Leggo sul Messaggero Veneto gli ultimi articoli sulla foiba o fossa comune di Rosazzo, citata in un documento, di cui mi sono già occupata (Cfr. Laura Matelda Puppini, Su quel documento appena pubblicato dal Messaggero Veneto che si dice proveniente da La Farnesina … note critiche, in:www.nonsolocarnia.info),  datato 12 ottobre 1945, che afferma vi fossero dai 200 agli 800 cadaveri in detto luogo, non specificando di chi ed a che periodo preciso risalenti, ed accusando due persone di detto eccidio, e mi sto chiedendo che cosa sappiamo di nuovo rispetto all’ 11 febbraio 2016. Infatti il luogo era cancellato sul documento ma pareva si vedesse comunque, e  non voglio neppure pensare che il giornale diretto da Tommaso Cerno pubblichi un documento cancellato da chi è andato a fotografarlo all’archivio del Ministero degli Esteri, che prima pareva fossero Salimbeni Lorenzo assieme ad altro, di cui non ricordo il nome, poi il signor Urizio, presidente della sezione di Gorizia della Lega Nazionale, associazione che «vive e lavora nella difesa dell’italianità di Trieste e di tutta la Venezia Giulia» (http://www.leganazionale.it/) e che umanamente non so che cosa possa fare ora per perseguire il fine propostosi. Ma può essere limite mio.

Inoltre ora per il Messaggero Veneto la fossa di 800 cadaveri o forse 200, ma potrebbero essere anche 500, 400, ecc. ecc., si trova a Poggiobello di Manzano, (Davide Vicedomini, La fossa è a Poggiobello, in Messaggero Veneto 26 febbraio 2016). E pare che almeno per questa zona vi sia il figlio di un testimone, Renato Paoluzzi, che però parla di una casa ove andava a giocare da bambino, in mezzo al bosco, ma non ritrovata in questi giorni, essendo egli andato a cercarla, ove secondo il genitore, non registrato, e quindi per quel che ricorda il figlio, avvenivano cose atroci e avvennero degli omicidi, ma non secondo lui fatti da partigiani, ma da criminali comuni, che rubavano e non erano eroi, par di capire. Ma non sa nulla della fossa comune. Parla invece di un camion pieno di formaggi per i tedeschi fatto scomparire e di due fascisti, uccisi dietro casa sua, di cui nulla seppe più sua madre, e di persone che sparivano genericamente. (Davide Vicedomini, Il figlio del testimone: “Così venivano uccisi nella vecchia cjasate” in Messaggero Veneto, 26 febbraio 2016).  Non sarà che magari i genitori del Paoluzzi vennero influenzati anche da quello che si narrava, in epoca post bellica, sui cattivi comunisti e partigiani garibaldini, e che poteva circolare in ambienti parrocchiali, mi chiedo, o aderivano al fascismo? Sarebbe interessante saperlo, ma non possiamo domandarglielo.

Riferendomi invece alla evidenziazione del luogo, sperando che il Messaggero Veneto non abbia seguito solo il signor Paoluzzi, che io, lettrice del quotidiano locale per lo specifico, non so se aderisca ad un partito dell’estrema destra, come Simone Lansotti, (giovane segretario della sezione udinese di La Fiamma Tricolore, come da: http://salmestefano.myblog.it/2009/01/13/la-fiamma-tricolore-elegge-il-segretario-cittadino-di-udine/, cosa che evita di dire quando firma le sue lettere), mi chiedo chi abbia fornito ulteriori notizie al quotidiano locale, sperando che i sindaci non si mettano,come pare quello di Premariacco,  a fare gli investigatori in proprio, (Davide Vicedomini, La fossa, op. cit.) essendo in corso un’inchiesta della Procura della Repubblica. (Corno di Rosazzo, Foibe, la Procura apre un’indagine sulla fossa comune. Secondo alcuni documenti emersi nelle scorse settimane, nel 1945 potrebbero essere stati sepolti tra i 200 e gli 800 cadaveri, in Messaggero Veneto, 18 febbraio 2016).

Preciso inoltre che, pur comparendo sul documento pubblicato dal Messaggero Veneto il timbro del Maggiore Lo Faso, egli non firmò detto documento ma fu firmato per lui da altro che pare fosse, dalla firma in calce, il maggiore Bonelli.
Faccio presente in ogni caso che sinora trattasi solo di un documento pasticciato, che non si sa come si trovasse alla Farnesina né perchè, e che non si sono visti né documenti al plurale né dossier. E su detto documento rimando al mio: Laura Matelda Puppini, Su quel documento appena pubblicato dal Messaggero Veneto che si dice proveniente da La Farnesina … note critiche, in: www.nonsolocarnia.info.
«Per ora non c’è certezza né che ci sia stato un reato né chi sia l’autore», spiega il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo che ha avviato un’investigazione preliminare insieme con il Procuratore aggiunto Raffaele Tito «sulla base di alcune notizie di stampa» – come si legge sempre in: Corno di Rosazzo, Foibe, la Procura apre un’indagine, op, cit., 18 febbraio 2016, e secondo me siamo ancora a questo punto.

La Procura della Repubblica, attraverso i suoi magistrati, svolge le indagini necessarie per accertare se un determinato fatto, segnalato da un cittadino o da una delle Forze di Polizia, costituisca reato e chi ne sia il responsabile. Il Pubblico Ministero conduce personalmente le indagini, servendosi della Polizia giudiziaria. Se acquisisce prove sufficienti, porta l’accusato davanti al Giudice per il processo, sostenendo il ruolo della “pubblica accusa” in contrapposizione alla “difesa” dell’imputato. Se le prove a carico della persona accusata non sono sufficienti o le prove acquisite dimostrano che l’accusato è innocente, la Procura chiede al Giudice di non procedere.
Pertanto giustamente la Procura ha affidato ai Carabinieri, con compiti pure di polizia giudiziaria, la ricerca della fossa comune, per evidenziare se almeno esista. Ma se esista e dove non si sa perché la Procura o i Carabinieri, che so onestamente lavorare, non hanno certamente avvertito il Messaggero Veneto, che non cita una dichiarazione ufficiale della Procura stessa sull’argomento, del procedere della loro indagine. 

Pertanto credo che il Messaggero Veneto faccia indagini in proprio, e si fidi di sentito dire, ma allora ci avvisi che sono solo sue congetture, onde non si faccia confusione, ed avvisi di ciò  la Procura della Repubblica.

Inoltre Antonio Comelli, di Nimis, avvocato e Presidente della Giunta della Regione Friuli Venezia Giulia, aveva combattuto nelle file della resistenza osovana nella zona, (Licio Damiani, Dieci anni fa moriva Comelli, presidente della ricostruzione, in: Messaggero Veneto, 28 giugno 2008) e mi par di ricordare aveva acquistato non so se per sé o azienda di cui curava affari o di cui era presidente o … molti terreni nella zona in questione e dintorni, prima non coltivati a vite, negli anni 60-80, per trasformarli in vigneti, che erano una sua passione, tanto da esser considerato egli  il padre della viticoltura friulana (Presidenza: Illy inaugura centro “Antonio Comelli” a Nimis, in: Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, 29 ottobre 2005). È possibile non avesse mai sentito parlare della fossa dei duecento-ottocento, e di cadaveri, secondo il Messaggero Veneto, sepolti in superfice? E’ possibile che non ne sapesse nulla Gaetano Perusini, che non abbiano lasciato traccia di una simile tragedia i preti locali?

Comunque la notizia data da Urizio al Messaggero Veneto un risultato su di me lo ha avuto. Non berrò più vino che, da che scrive il Messaggero Veneto, potrebbe esser stato prodotto da viti  cresciute su una marea di cadaveri putrescenti, un vero cimitero. Mi dispiace ma sono schizzinosa. E poi, se in una località, segnata come centro di eccidi, vi è  azienda od attività commerciale, e scrivo in generale senza voler in alcun modo offendere alcuno, siamo sicuri che dietro chi testimonia il luogo, se vi sia solo di fatto una testimonianza orale, non vi sia uno che ha avuto qualche problema con la stessa o suoi proprietari o gestori? Ora come allora, in ipotesi poteva accadere che altri motivi spingessero verso denunce e spiate, basti vedere il numero enorme di denunce dopo la prima guerra mondiale in Carnia. Per questo è preferibile che le indagini le svolga la Procura della Repubblica e che si attenda un comunicato ufficiale della stessa. Almeno io penso così. 

Sull’uso delle fonti orali nella storia e limiti delle stesse, rimando al mio Laura Matelda Puppini, Lu ha dit lui lu ha dit iei, l’uso delle fonti orali nella ricerca storica, la storia di pochi, la storia di tanti, in: storiastoriepn.it, e riprendo qui una lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 28 dicembre 2013: «Spesso per sostenere opinioni sulla resistenza o sulla storia del confine orientale, alcuni si richiamano alla testimonianza di una nonna o di altra persona, magari senza riportarne il nome e la data di nascita, e senza che esista, come minimo, registrazione. A lu ha dit lui a lu ha dit iei, pare sia uno dei motivi per sostenere che si è sicuri che sia andata così, e che sia andata così per tutti, generalizzando un’esperienza personale. Ma si sa che, da che mondo è mondo, esistono persone che hanno il vizio di essere “malelingue” o di interpretare fatti solo ed unicamente secondo proprie concezioni e credenze; si sa che i fatti narrati possono subire effetti distorsivi , che possono esser progressivi nel tempo, passando da “un orecchio all’altro”, o dati dal sovrapporsi di letture ed interpretazioni, o da mitizzazioni e demonizzazioni acritiche. Inoltre i fatti narrati risentono di chi è il narratore (fenomeno detto dei punti di vista) e dell’ amplificazione emotiva, che riportano a studi di psicologia; e l’intervista risente del modo di condurre la stessa da parte dell’intervistatore (con possibili errori dello stesso), e di possibili decontestualizzazioni degli eventi. Questi fenomeni sono stati studiati in sociologia ed antropologia, discipline in cui la narrazione è fonte specifica, mentre la metodologia scientifica in storia richiede anche altri strumenti di indagine e l’incrociare fonti. Senza offesa per nessuno e per precisione. Laura Matelda Puppini»

Laura Matelda Puppini

Laura Matelda PuppiniSTORIALeggo sul Messaggero Veneto gli ultimi articoli sulla foiba o fossa comune di Rosazzo, citata in un documento, di cui mi sono già occupata (Cfr. Laura Matelda Puppini, Su quel documento appena pubblicato dal Messaggero Veneto che si dice proveniente da La Farnesina … note critiche, in:www.nonsolocarnia.info),  datato 12...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI