Ricevo da Franco D’Orlando sulle Uti, e volentieri pubblico per continuare un dibattito. Laura Matelda Puppini

Con molto distacco stiamo seguendo il percorso della riforma regionale degli enti locali senza farci coinvolgere nel relativo progetto che riteniamo non confacente a dare peso e forza alle necessità dei vari territori. In merito, la nostra attenzione da tempo è rivolta alla contesa in atto tra chi propone e impone (il governo della Regione) e chi non vuole subire (molti sindaci e consigli comunali): per evitare un irrimediabile inasprimento tra le parti, avevamo auspicato uno stop alla contrapposizione e alle ostilità createsi prima di giungere alla sentenza dei giudici amministrativi ai quali si erano rivolti i dissenzienti per far valere le loro ragioni. Inascoltati, prendiamo atto che la recente sentenza del TAR del Fvg ha dato salomonicamente ragione e torto agli uni a agli altri lasciando tutto inalterato certificando così, purtroppo, solo l’ennesima sconfitta del territorio e di chi lo abita.

Ribadiamo la nostra non condivisione di questa riforma portata avanti con varie forzature e con ripetute toppe e aggiunte su un tessuto che da subito ognuno ha cercato di tirare dalla sua parte: gli enti di 2° grado (UTI) posti in essere costano, fanno parte del vecchio modo di gestire la politica, non aprono ad un modo nuovo ed efficace di intervenire sul territorio. La Comunità Montana della Carnia (con le altre), ente di 2° grado che persiste nel nostro territorio da oltre 50 anni, in questo nuovo millennio è stata commissariata per nove anni (di cui tre anche con la presidente Serracchiani) e lo è ancora e ciò la dice lunga su quali siano i grandi limiti che hanno questi enti.

Quale futuro dovremo affrontare in questo contesto? Ciò che interessa alla presidente Serracchiani e all’assessore Panontin è che questa cosiddetta riforma prenda il via: ciò che ne seguirà a loro poco importa dato che il vero potere decisionale resterà tutto nelle loro mani e solo la gestione di qualche servizio o di atti di ordinaria amministrazione verranno trasferiti ai nuovi enti. Abbiamo fatto la nostra proposta per una vera riforma che consenta di valorizzare le varie realtà territoriali con la creazione di sette enti per zone omogenee (EZO) ad elezione diretta (vedasi la Convenzione delle Alpi) dotati di adeguate funzioni e relative risorse e con il conseguente snellimento degli apparati regionali a cui resterebbero le funzioni più importanti che coinvolgono tutto il territorio. Non sarà così,purtroppo!

Dunque, avanti con il vecchio (altro che nuova riforma) soprattutto adesso che il tutto è stato confermato dal TAR; il territorio regionale, diviso in UTI, appare ora come un vero  colabrodo nel quale c’è chi ci sta per amore, chi per forza o timore, chi solo per interesse e chi non ci sta né ci starà mai ad accettare questa imposta suddivisione: il tutto, dicono, nell’interesse del cittadino e del territorio in cui abita. Questa per noi è una riforma non condivisa:ci chiamiamo fuori!

Mandi.

Franco D’Orlando (già Consigliere Comunale di Tolmezzo) e l’Unione Autonomista Alpina

 

 

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