Scrivevo nel mio: “Sanità: fra diritti messi in gioco e responsabilità non sempre chiare”, che, leggendo velocemente il bilancio consultivo 2016 dell’Aas3, da profana, mi pareva che il costo per il personale sanitario non incidesse sul deficit di ben otto milioni dell’Aas3, e il lavoro privato degli specialisti comportasse un attivo, mentre incidevano i debiti con altre aziende anche regionali, i trasporti, spese per tecnici non sanitari, e spese anche verso aziende extraregionali, rimanenze, ecc., e la quota regionale non era stata del tutto introiettata. In sintesi questo bilancio in rosso era, secondo me, frutto della adesione, obbligata, ai desideri dell’Assessore regionale alla salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e famiglia dott. Maria Sandra Telesca, e della sua riforma della sanità, approntata con il dott. Marcolongo, e si spendeva di più per avere molto di meno. E sottolineavo come, a Tolmezzo, non si potesse avere un ospedale a metà, con laboratorio a metà, perché la politica possa dire non che toglie, ma che generosamente dà, mentre a Gemona si è al totale sbaraccamento.

E già avevo evidenziato una delle cause dei problemi: l’aver sommato sanità e sociale, in aziende sociosanitarie né carne né pesce, con mille incombenze, frutto di un a politica volta a decidere ed a spargere sopra i nostri occhi “polvere di stelle”, perché vediamo tutto rosa. Siamo alla debacle della riforma sanitaria, penso, di un progetto creativo frutto della fervida fantasia di pochi, e senza attinenza con la realtà, che si è retto su promesse, per poi mostrare il suo vero volto, segnato dai tagli massicci e dall’assenza di un approccio cognitivo e sistemico al problema. Infatti pare che essa abbia trovato la sua linfa nel desiderio, materno ma anche interessato, di non spendere, sperando che si stia tutti bene, che nessuno si ammali, che si stia in salute, il che, francamente, pare almeno anacronistico. E pare che qui si sia modificata persino la finalità della sanità, passata dall’organizzazione della rete di diagnosi e cura e strutture relative, rispondendo alle esigenze dei cittadini, a quella di convincerli, in qualche modo, a comportarsi in una maniera o nell’altra, senza poter realmente agire sui contesti di vita, e quindi ad una azione coercitiva e dissuasiva sul singolo. Ma ci si ammala, eccome, anche per fattori ambientali, per stili di vita che non dipendono da noi, ma per esempio dalle condizioni di lavoro imposte o dalla povertà, e le malattie vanno curate.

Inoltre viaggiando fra fantastici elisoccorsi magari tutti muniti di Zulu, grandi ospedali faraonici e centrali uniche di emergenza urgenza, fuori dai territori e dalle esigenze concrete, ed ipotetici piani di prevenzione non si sa  su che realtà tarati e per chi, si sono messi nel cassetto ospedali, sanità reale, esami diagnostici e di controllo, agendo anche sulle prescrizioni dei medici di base, creando degli assurdi protocolli, ed andando ad incidere sulla professionalità di medici ed infermieri, in un marasma fra scelte regionali e statali che ha dell’incredibile e che porta a vedere il sistema sanitario riformato come un’enorme zanzara che succhia il nostro sangue e affievolisce le nostre forze, fra dictat, proclami, personale esausto e che manca, imposizioni dai toni fortemente paternalistici e colpevolizzanti, su cui si potrebbe scrivere un manuale di psichiatria. E questo accade in Fvg dai monti al mare nelle aree marginali, da Tolmezzo a Latisana, passando per la distrutta Gemona, da Gorizia a Trieste, passando per Monfalcone, mentre sta per ora meglio l’udinese con Palmanova al seguito, che fruiscono dell’idea progettuale non solo illiana, di costruire un grande polo centrista sanitario.

Per capire questo basta leggere il bilancio preventivo 2016 dell’Aas3, (sito Aziendale Aas3, albo pretorio, Bilancio_preventivo_016_integrale.pdf) ricordando, come si precisa ivi, che l’Azienda deve seguire gli obiettivi regionali dando applicazione a quanto stabilito dalla Regione nei numerosi atti programmatori e di revisione dell’assetto dell’offerta, emanati nel corso del 2015.
Permanevano problemi per il non completo scorporo di personale dipendente dall’Aas4 e per prestazioni afferenti alla stessa, forse retaggio della impostazione ad area vasta, (problema che non sarebbe sorto se vi fosse stata l’ azienda unica prima ipotizzata) non credo ancora risolti; pesa l’attuazione dei nuovi Lea, incide sulla progettualità la realizzazione di quanto disposto dalla regione in ambiti delicati come l’emergenza urgenza, e di quanto deliberato dalla regione Fvg con il DGR 2365/2015, che afferisce, secondo me, al “Meraviglioso mondo di Amely”, non alla realtà.  Detto Dgr, lunghissimo e non si sa come attuabile, impegna risorse delle aziende socio- sanitarie specifiche in progetti quali: Migliorare la salute nei soggetti a rischio MCNT e malati cronici; Promuovere la salute nelle scuole, che è aspetto proprio della didattica, e non necessariamente delle aziende sanitarie,  il cui personale, un tempo, veniva invitato a parlare all’interno di progetti scolastici; Prevenire le dipendenze e gli incidenti stradali, obiettivi che un tempo afferivano ai relativi Ministeri; promuovere l’attività fisica, che era compito dello sport, altrimenti esso diventa solo agonismo; Prevenire gli incidenti domestici, quando basta un libretto, già prodotto anni fa; Migliorare l’attività del dipartimento di prevenzione, che non si sa cosa significhi; Prevenire e promuovere la salute nei luoghi di lavoro, che non so come si pensi di attuare con lo jobs act, la precarizzazione del lavoro e la sua, in certi casi, schiavizzazione, e creando un surplus di ore lavorative per il personale medico e paramedico ospedaliero, dando così non certo un buon esempio; Migliorare le condizioni ambientali, senza incidere sulla politica che, per esempio in Carnia, vuole i fiumi captati e ogni rio sfruttato a fini energetici, ed in una situazione in cui lo stato italiano e sociale volgono, per dissennate politiche anche renziane, alla fine, ed i privati comandano ovunque; Migliorare la sorveglianza e prevenzione delle malattie infettive, ove si scambiano le stesse, pare, con le malattie virali, ed il tutto si risolve con una serie di vaccini obbligatori, non si sa con che criteri scelti, che prosciugano il budget; Comunicare il rischio e gestione delle emergenze, che è quello che il medico ed ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Trieste Cattinara,  Walter Zalukar ed altri prima di lui stanno facendo da tempo, segnalando i limiti della centrale unica, e tutte le carenze del sistema emergenze urgenze regionale, ormai allo sbando tra volontari, privati non si sa come preparati  in moto rombanti, punti di primo intervento, carenze di personale e mezzi, e via dicendo; Puntare a sani stili di vita alimentari, senza ricordare che il cibo spazzatura costa meno, e senza poter condizionare la pubblicità. Infine il programma preventivo Aas3 punta molto sulla diagnosi e cura del cancro al seno, per cui esiste screening regionale e centro operatorio ad Aviano; sull’allattamento materno al seno, senza valutare come si curano le normali ragadi, che sanguinano, dolorosissime per la madre ed infastidenti per il bimbo, che vengono alle prime poppate, e che io ho risolto subito con una pomata antibiotica prescrittami e lavando i capezzoli prima di attaccare i miei figli, problema poi naturalmente superato con l’indurimento dei capezzoli stessi, e per cui qualche anno fa si prescriveva, invece, una pomata erboristica forse dagli scarsi effetti; dedica tempo e forze alle cure palliative e del dolore , che non si sa neppure se si possano fare in loco, quando prima di instaurare una terapia del dolore si dovrebbe vedere cosa lo origina, per non mascherare i sintomi, e ricorrervi solo se necessario, scegliendo i farmaci più adatti, non parteggiando sempre e comunque per la anche rischiosa tachipirina mai che io sappia antinfiammatorio, come pare stia accadendo. E se erro correggetemi.

In sintesi detto DGR 2365/2015 per il fvg pretende l’impossibile togliendo fondi, forze e risorse agli ospedali ed alla sanità, ormai al collasso, a cui il bilancio preventivo aas3 dedica in premessa solo poche righe, sotto forma di obiettivi vaghi e non si sa come realizzabili quali: «garantire nell’ospedale per acuti le migliori cure disponibili», non si sa con quale personale e dotazione strumentale, ecc.,  e farlo «secondo riconosciuti standard internazionali» che non si sa chi decida, «per i pazienti che si programma di prendere in carico», come l’ospedalizzazione non fosse diritto, il che è aberrante; e poi di nuovo «Prevenire le malattie attraverso il miglioramento degli stili di vita dei cittadini e dei pazienti»; Offrire opportunità di inserimento sociale (incluso l’inserimento lavorativo/occupazionale – sia pure protetto) alle persone fragili o disabili; e udite, udite, «Realizzare tutte le attività minimizzando il dispendio di risorse (lavoro del personale; tempo dei pazienti; risorse del SSR; risorse delle famiglie); semplificare i processi ed eliminare tutto quello che non produce valore». Io credo che queste righe, così espresse e se da me ben comprese, possano essere anticostituzionali e possano essere impugnate in più sedi, ledano la salute ed i diritti dei lavoratori in Aas3 e che questa ottica possa ledere la salute di tutti i cittadini afferenti alla stessa. E se erro correggetemi. Il punto 6, successivo, sostiene che si deve “Avvicinare i servizi al cittadino”, ma io penso che così lo si faccia fuggire di corsa. (Documento di riferimento: sito Aziendale Aas3 – Azienda per l’Assistenza Sanitaria n° 3 “Alto Friuli – Collinare – Medio Friuli” -, albo pretorio, Bilancio_preventivo_016_integrale.pdf, che riporta la: Deliberazione del direttore generale n. 522 –  Seduta deliberativa del 31.12.2015 –  Oggetto programmazione aziendale 2016: adozione del piano attuativo locale 2016, adottato dal Direttore Generale dott. Pier Paolo Benetollo, Nominato con Decreto n° 0255 del 24.12.2014 / Pres. Regione Friuli V. G., con la partecipazione «del Direttore Amministrativo f.f. dott.ssa Ilaria Venturini nominata con deliberazione n° 184 del 30.04.2015, del Direttore Sanitario dott. Luca Lattuada nominato con deliberazione n° 22 del 29.01.2015 e del Coordinatore Sociosanitario f.f. dott. Massimo Sigon nominato con deliberazione n° 95 del 24.03.2015, bilancio preventivo 2016 integrale).

Giovedì scorso, in consiglio comunale, Dario Zearo, sottolineando, giustamente, come la sanità ed i diritti del cittadino non abbiano colore politico e vedano tutti accomunati, faceva un quadro raggelante delle difficoltà del nosocomio tolmezzino, partendo dalla mancanza di personale medico e para medico, che ha portato, fra l’altro, alla scelta di chiudere dal 19 giugno al 3 settembre l’ortopedia, (forse nel quadro del piano ferie che però fa chiudere o limitare servizi anche nelle altre aziende regionali senza un piano comune) mentre Gemona, che faceva pendant con Tolmezzo è ridotta a un presidio, né carne né pesce.  Secondo Zearo l’aas3 ha effettuato delle scelte e attuato una riorganizzazione interna fallimentare, che sta determinando un sensibile ridimensionamento anche dell’ospedale tolmezzino. Ma le scelte, dico io, sono frutto anche delle imposizioni dall’alto, regional-statali, fin nei minimi percorsi e nelle opzioni diagnostico curative, e quindi figlie di quella riforma che anche Tolmezzo aveva approvato, illudendosi in un miglioramento, accecata dalla polvere delle nuove “stelle” regionali. Poi il brusco risveglio. La vastità della nuova aas3, i legami per alcuni servizi derivanti dal pregresso con l’ospedale di Udine, le aft che sono favole e comunque ridimensionano e non potenziano (cfr. nel merito ancheMedici di famiglia. Il flop delle aggregazioni funzionali. Cinque regioni a confronto, in http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=39743), i professionisti che sciamano verso nuovi lidi o la pensione, per non morire o sbagliare per super lavoro, per non dover obbedire invece che scegliere, per non veder agonizzare lentamente quella sanità in cui tanto avevano creduto …

Decolla tutto e non decolla niente, è tutto a metà, è sanità posta nel limbo. Unica funzionante è la macchina burocratica che stritola e frantuma. Ma ritornando a Zearo, egli parla, riferendosi all’ospedale di Tolmezzo, di «una progressiva, inesorabile riduzione dell’ offerta assistenziale, terapeutica e diagnostica», e sono parole che pesano come macigni, di «problemi nell’organizzazione del personale infermieristico nei reparti e nei servizi», situazione che si va esacerbando a causa della creazione di nuove piattaforme organizzative e per mancati reintegri e coperture  di personale paramedico e medico; di ritardi nella istallazione della risonanza magnetica perché non si era pensato a far eseguire le opere edili ed impiantistiche indispensabili; di un programma di esecuzione della rete oncologica, che si sta approntando in regione, che non permetterà più di eseguire numerosi trattamenti di questo tipo presso il nosocomio tolmezzino. E mentre leggo queste parole mi viene alla mente il povero R.B. che, praticamente in metastasi e con forte mal di schiena, doveva, d’inverno, farsi circa 50 + 50 km al giorno, (Tolmezzo – Udine – Udine – Tolmezzo) per andare al Santa Maria della Misericordia per la chemioterapia, che anche egli non sapeva quanto gli sarebbe giovata, con tanta fatica, coraggio, angoscia.

Inoltre Dario Zearo affermava che, nel nosocomio tolmezzino, da informazioni avute, il problema del laboratorio analisi si fa sentire, creando non pochi problemi alla gestione ottimale dei pazienti; il personale del punto di primo intervento di Gemona del Friuli è ridotto all’osso a livello tale da non permettere il suo funzionamento 24 h su 24 come dovrebbe, e si tende ad attingere personale da Tolmezzo, creando ulteriori criticità qui e là; l’automedica preventivata dal piano emergenza – urgenza per il nosocomio di Tolmezzo non è mai giunta; la Direzione aziendale non ha ritenuto di rinnovare il noleggio delle apparecchiature per il controllo e la sicurezza delle trasfusioni a letto del paziente, che pur non essendo obbligatoria, era presente in precedenza, nonché, a livello di appalti, la discussa assegnazione alla Cooperativa Capodarco dell’ esternalizzazione dei servizi di cup (Cfr. interrogazione regionale di Roberto Novelli, gennaio 2017); e lo scoramento generale del personale operativo in ospedale.(La registrazione dell’intervento di Dario Zearo al consiglio comunale del 20 luglio 2017 si può ascoltare e trascrivere da: “Tolmezzo – Consiglio comunale di giovedì 20 luglio 2017 – YouTube https://www.youtube.com/watch?v=0K8vqb8F0_g).

Sulla sanità Fvg interveniva pure Riccardo Riccardi, (“La ricetta” di Riccardi “Un welfare per i friulani” Messaggero Veneto, 9 luglio 2017) affermando che se l’assessorato alla salute può spostare il 10% delle risorse dagli ospedali al territorio, deve però, in precedenza, aver organizzato i servizi territoriali; e che gli ospedali sono in sofferenza, come il territorio ed il progetto di cura.

Il Sindaco di Gemona concedeva un’intervista, pubblicata il 30 giugno 2017 sul Messaggero Veneto, in cui ricordava l’ampiezza dell’aas3, il fatto che le percentuali di morte attesa sono più alte che altrove (Cfr. per questi problemi in Aas 3, il mio: “Su quei mille morti in più in pochi mesi in Fvg. ed ancora sui tagli a sanità e salute”, e “Quale politica sanitaria per la montagna? Qualche considerazione personale su dati ed informazioni relativi all’Aas3”, in: www.nonsolocarnia.info), e come con tre ospedali territoriali si potesse avere risposte efficaci con più posti letto e filtro verso Udine, mentre invece la riforma ha fallito proprio nei territori più deboli. «È necessario approntare- continuava – dei correttivi per restituire dignità ad una popolazione che non merita di esser trattata in modo diverso rispetto agli altri. Non è accettabile che i nostri anziani passino più tempo sulle ambulanze per esser spostati da un posto all’ altro invece che nei reparti di un ospedale».   E terminava dicendo che, se ci devono essere più finanziamenti a fronte di tagli massicci, significava che non era la spesa per l’ospedale Gemonese a dar problemi.  (Piero Cargnelutti, Inaccettabile il buco di bilancio dell’Aas3 Alto Friuli, in Messaggero Veneto, 30 giugno 2017).

Ma numerosi sono, dal parto di questa riforma sanitaria fvg, gli interventi critici, basti vedere quelli da me riportati nei vari articoli di www.nonsolocarnia.info, in particolare quelli di Anaao Assomed anche con altre sigle.

E Stefano Pustetto, urologo affermava su Il Piccolo, il 25 luglio 2017, che «Su sanità e Uti la maggioranza nega criticità evidenti. Mi ricorda l’etilista, che può essere curato solo quando ammette di esserlo. Speriamo che ci sia il tempo per le cure», segnalando che, per quanto riguarda l’urologia, nell’Aas2 «I frutti della splendida riforma sanitaria stanno arrivando» Infatti negli ospedali di Latisana e Palmanova fino al 26 agosto non ci sarà mai copertura urologica, mentre a Trieste e Monfalcone il servizio mancherà nei fine settimana di agosto pure dal 14 al 19 agosto. Ed egli chiude dicendo che è terminato il tempo degli ordini. Ed a certi ordini è lecito disobbedire.  

Il 23 luglio 2017 si apprendeva, poi, da un articolo di Donatella Schettini, che l’area emergenza urgenza di Pordenone è senza medici e chiede aiuto ad Udine, tramite una convenzione, già in atto, per “comperare” turni per il pronto soccorso. (http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2017/07/23/news/si-chiede-aiuto-a-udine-per-i-medici-di-emergenza-1.15647711?ref=search).

Poi il quadro nazionale, ove a 12 milioni di italiani le cure sono negate, (Virginia Della Sala, Sanità negata ad oltre 12 milioni di italiani, in: Il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2017); il lavoro è schiavizzante (Antonio Bevere, Il lavoro forzato e i diritti negati, in: Il Fatto Quotidiano, 9 maggio 2017), la siccità ed i danni ambientali si presentano giorno dopo giorno, (cfr. per esempio il polo di Augusta), le troppe leggi ed anche incomprensibili (Luciano Cerasa, Troppe leggi scritte con i piedi. Consulta intasata e gran caos, in Il Fatto quotidiano, 1 luglio 2017).

Ed infine, per noi del Fvg, arriva la bocciatura della politica regionale nel ranking 2017 dei Servizi sanitari regionali, curato dal Consorzio per la ricerca economica applicata in Sanità (Crea), che colloca il Friuli Venezia Giulia nella cosiddetta area “critica”, in base alle valutazioni di diversi stakeholder del sistema (utenti, management aziendale, professioni sanitarie, istituzioni e industria medicale), ed indagando cinque dimensioni: sociale (equità), economico-finanziaria, appropriatezza, esiti e innovazione (quest’ultima inserita per la prima volta nell’edizione 2017). Siamo in fondo alla classifica, con Calabria, Abruzzo, Puglia, e Molise. (ww.movimento5stellefvg.it/sanita-fvg-penultimo-posto/).

A questo punto anche il centro e la sinistra aprano gli occhi, smettano di giocare alle tre scimmiette, e si adoperino per fermare questo caos sanitario- sociale, prima di raggiungere il fondo. E chiudo rimandando ai miei ultimi due su www.nonsolocarnia.info di argomento sanitario e cioè: “Sanità: fra diritti messi in gioco e responsabilità non sempre chiare”, e: “Senza paraocchi. Sulla personalistic- dirigistica riforma della sanità regionale” dicendo che bisogna agire in fretta, prima che sia troppo tardi.

Nel rimandare ai miei articoli e a quelli non miei pubblicati sul mio blog: www.nonsolo carnia.info e relativi alla sanità, preciso che ho scritto queste righe per evidenziare alcuni problemi al tappeto, per esprimere il mio pensiero documentato nel merito, senza voler offendere alcuno, per avere pure ragguagli e precisazioni, e sperando che la regione fvg e le dirigenze delle aziende socio- sanitarie inizino a prendere in considerazione le difficoltà emergenti, creando un data base delle stesse, e quindi, dopo averle analizzate, cerchino di risolverle, velocemente, con un’ottica sistemica, e con la collaborazione di comuni,  personale sanitario, associazioni rappresentative dei cittadini e sindacali, invece che minimizzandole o leggendole in chiave oppositiva. E per cortesia non prendetevela con me che do solo voce ad un malessere generalizzato.

Laura Matelda Puppini

L‘immagine che correda l’articolo è tratta da: https://smartnation.it/news/emergenze-fvg-app-sanita-friuli-venezia-giulia. Laura Matelda Puppini

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