Prima di leggere questo articolo, vi ricordo l’uso che si faceva nelle miniere dei canarini in gabbia. «Le prime miniere di carbone non avevano sistemi di ventilazione, quindi i minatori portavano nei tunnel dei canarini in gabbia: un canarino che iniziava a soffocare era un avvertimento di un ambiente tossico e serviva da allarme per un’immediata evacuazione» (Andrew Harmstone, Diamo retta al canarino, in: https://www.morganstanley.com/im/publication/insights/macro-insights/mi_heedthecanary_it.pdf).

E, passando al paragone sociale, così si legge su: “Siamo piccioni o canarini?” in https://nobrainnopain.org/, ove viene ripreso pure il pensiero che Shoshana Zuboff ha espresso nel suo ” The Age of Surveillance Capitalism: “I canarini, «in particolare quelli che i minatori usavano portare in miniera: erano i primi a svenire in presenza di gas tossici: se il canarino non canta o sviene, vuol dire che tra poco sverranno e moriranno anche gli esseri umani. Non sappiamo quante vite umane abbiano salvato i canarini, ma la gratitudine dei minatori per questi piccoli uccelli deve essere grande. La Zuboff ci dice: nel nostro mondo i canarini nella miniera sono i bambini, i giovani e gli artisti. Sono quelli che segnalano con la loro sofferenza quando le cose non vanno bene, e che le raccontano con le loro emozioni: “narrating the mental and emotional milieu of life in an instrumentarian society with its architectures of behavioral control, social pressure, and asymmetrical power (narrando l’ambiente mentale ed emotivo di vita in una società strumentale, con le sue architetture di controllo comportamentale, di pressione sociale, di assimetria di potere n.d.r) Anche se non approfondisce molto questo aspetto e si limita a lanciare questo paragone e qualche esempio di artisti che denunciano la società della sorveglianza digitale, la metafora ispira e merita di essere approfondita – commenta mmzz, autore dell’articolo da cui questa parte è tratta».

Anche noi stiamo percependo dei segnali precisi, come quei canarini, e quindi vediamo di non ‘finire morti in gabbia’, ed usciamo prima possibile da questa asfissìa sociale, europea, politica. Questo mi pare il senso del titolo dato da  Ira Conti a questo suo articolo. Laura Matelda Puppini.

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Queste le considerazioni di Ira Conti:

«Ora ditemi, se questa é una Sanità Pubblica.
Non lo é e penso che sia nostro dovere scendere in campo per ribadire alcuni capisaldi che oggi si stanno sciogliendo al sole come ghiacciai sotto la pressione del riscaldamento globale.

I segnali di una regressione accelerata ci sono tutti: pronto soccorso sempre più inutili, privi del personale minimo e di specialisti, andati, come anche molti reparti ormai chiusi; posti letto in estinzione, aumento incontrollato di prestazioni erogate presso strutture private che non sempre si rivelano all’altezza, fasce di popolazione esente da ticket (per reddito, età o invalidità), costrette a pagare perché “sono finiti i fondi” presso le dette strutture, sempre maggiori distanze da copŕire per ottenere visite o accertamenti diagnostici, tempi infiniti di attesa, specialisti, medici, infermieri e ausiliari sfruttati e demotivati, mancanza di strategie per l’assunzione di nuovo personale strutturato, medici di base insufficenti, servizi esternalizzati e conseguente lavoro precario con scadimento di pulizie, mense e molto altro, mortalità che aumenta inesorabilmente nelle fasce medio basse per mancanza di prevenzione e cura.
Questa é la realtà che ognuno di noi scopre a sue spese; il resto sono chiacchiere e vuote promesse.

In pratica siamo di fronte ad un VOLUTO e PERSEGUITO depauperamento del servizio pubblico, un’azione messa in atto con criminale determinazione; gravissima, tanto più a fronte dell’invecchiamento della popolazione e di un impoverimento generalizzato delle fasce economiche medio basse.

I diritti si sgretolano lasciando, come rocce irte al sole, privilegi ed elargizioni discrezionali, ruberie e pelosa carità; ah, quanto piace ai ricchi fare la carità ai poveri.

Mentre scrivo, sopra la mia testa passano aerei da guerra; forse sono i nuovi e costosissimi cacciabombardieri, pilotati dai nostri militari addestrati di fresco alla guerra nucleare.

Mentre scrivo arriva la notizia dell’ombra oscura che si allunga dai cieli dell’Ungheria per mischiarsi alla nebbia fetida che si alza dal nostro paese.

Mentre scrivo il riscaldamento globale e i suoi criminali attori politici ed economici, si prendono nuove vite.

Mentre scrivo un altro ragazzo perde la vita perché non gli é stato permesso di studiare per migliorare sé stesso e il proprio futuro, ma si è preteso che imparasse a diventare ” forza lavoro”, sottoposta a rischi e sfruttamento.

Mi appello a voi donne, a noi; stiamo all’erta, nessuna conquista é per sempre, nessuna buona certezza ci deve cullare; noi siamo sempre le prime vittime in caso di imbarbarimento, siamo il canarino nella miniera.

Noi per prime, insieme ai più fragili della comunità, ai più indifesi, rischiamo seriamente, oltre al disastro climatico ed alla guerra nucleare, di veder scomparire quei diritti basilari per cui tanti e tante si sono battuti in passato e che davamo per scontati. Non possiamo più permetterci di delegare.

Buona lotta! Buon futuro!

Ira Conti».

il da cui è stato ripreso, con il titolo: “Il canarino nella miniera”.

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.amoreaquattrozampe.it/altri-animali/polli-e-volatili/i-canarini-possono-stare-allaperto-in-inverno/87654/.  L.M.P.

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/09/canarini-possono-stare-allaperto-inverno-1-1280x720-1.jpg?fit=1024%2C576&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/09/canarini-possono-stare-allaperto-inverno-1-1280x720-1.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniECONOMIA, SERVIZI, SANITÀETICA, RELIGIONI, SOCIETÀPrima di leggere questo articolo, vi ricordo l'uso che si faceva nelle miniere dei canarini in gabbia. «Le prime miniere di carbone non avevano sistemi di ventilazione, quindi i minatori portavano nei tunnel dei canarini in gabbia: un canarino che iniziava a soffocare era un avvertimento di un ambiente...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI