Scriveva così nel lontano 1956 Michele Gortani, perorando una sede adeguata per il Museo delle Arti e Tradizioni popolari:

«Dalla posizione geografica, che ne fa il capoluogo naturale della Carnia, viene a Tolmezzo la sua importanza ed il conseguente sviluppo come nodo stradale e commerciale, centro urbano e amministrativo, sede di scuole e di uffici. Attraente la posizione, nell’ampio slargo vallivo contornato da monti vari di forme, di altezza, di vegetazione. Ma all’infuori di questo, e del Duomo settecentesco con le sue tele pregevoli, ben poco è rimasto a Tolmezzo che possa attirare il forestiero.

In tale stato di cose, la maggiore attrattiva che Tolmezzo possa offrire al visitatore, è il suo Museo: quel Museo che fu chiamato volta a volta etnografico, folcloristico e di arte paesana, e che meglio si potrebbe chiamare Museo Carnico delle Arti e Tradizioni popolari.

Rapacità di soldatesche e di antiquari speculanti sulla miseria delle famiglie, hanno spogliata ormai tutta la Carnia di quell’arredamento domestico che si era lentamente formato e diffuso con caratteristiche proprie dal Seicento alla prima metà dell’Ottocento, e del quale soltanto il Museo di Tolmezzo può ormai dare testimonianza e documentazione completa. Da ciò l’interesse tutto particolare di questa raccolta, e la convenienza di renderne possibile una presentazione conveniente, adeguata all’ importanza dei materiali che la formano ed alle esigenze della tecnica museologica moderna.

A tal fine vi è, prima di tutto, bisogno di aria e di luce. Gli oggetti sono oggi accatastati, addensati in locali così angusti da dare più l’impressione di una bottega d’antiquario che di un ordinato museo. Non pochi mobili, anche di pregio, non vi hanno potuto materialmente trovar posto: e doni importanti si sono perduti per la manifesta impossibilità di farli degnamente figurare.       

Il problema di reperire locali adatti al Museo non dovrebbe essere insolubile. Due soluzioni s’intravvedono. L’antica idea era di costruire una sede apposita, disegnata sullo stile delle caratteristiche case carniche ad archi, chiamandovi a concorrere anche vari Comuni della Carnia. Ma forse più pratico, e di meno lontana realizzazione, è di destinare al Museo un fabbricato già esistente; e in tal senso il Sindaco di Tolmezzo ha un progetto degno d’attenzione.

La Casa canonica di Tolmezzo per varie ragioni, a cominciare dalla vastità eccessiva dei vani e dalla loro disposizione, non si presta più alle attuali esigenze, e si ha motivo di ritenere che non sarebbe sgradita una sostituzione di essa con un edificio più adatto. Si tratterebbe di costruire quest’ultimo, destinando l’altro al Museo, che vi potrebbe essere comodamente e degnamente accolto.

L’ordinamento modernissimo del Museo di Klagenfurt, rifatto dopo le distruzioni belliche, e quello dei Musei analoghi di Villacco, Bolzano, Merano e Gorizia, rendono particolarmente desiderabile che la raccolta tolmezzina venga messa nella giusta luce, dando alla città il voluto prestigio ed agli artigiani la possibilità di ispirarsi ai motivi tradizionali.

Quest’anno si è finalmente inaugurato a Roma, dopo lunga attesa e in decorosissima sede, il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari; dove in una vetrina ho visto far bella mostra vari numeri dello “Strolic furlan”, ma il nostro fogolàr è rappresentato… come l’architetto lo ha voluto. Auguriamoci che non sia troppo lontana la valorizzazione del Museo di Tolmezzo, che dall’essere regionale, e come tale fedele e completo, trae pregio e valore.

Michele Gortani».

(Michele Gortani, Museo carnico, in: http://www.friulinelmondo.com/assets/files/anni_50/034-09-1956.pdf).

A me la sede attuale del Museo Carnico delle Arti Popolari “Gortani” di Tolmezzo  pare ancora angusta e poco degna per una così pregevole raccolta. Mi ricordo che quando ero piccola mia nonna, la maestra Anna Squecco Plozzer, amica dei Gortani, nostri vicini di casa, parlava spesso di quella sede museale adeguata mai trovata dal comune, per un motivo o per l’altro, e di quel Museo che languiva, nonostante l’impegno del “Professore” e della Sua Signora.  E già in 5 novembre 1921, all’atto della presentazione del museo collegato alla Scuola professionale carnica, Gortani così si esprimeva: «Il museo dovrà avere degna e adatta sede in un edificio che riproduca il tipo delle nostre belle case antiche: e noi confidiamo nell’animo di tutti i carnici perché a suo tempo l’edificio sorga. Ma urge intanto di concentrare gli sforzi nella raccolta. Ai mobili ed arredi vogliamo aggiunti i tessuti, i costumi, i pizzi e ricami nostri. Di questi abbiamo esposto, per la circostanza odierna, una prima raccolta che mia moglie ed io siamo lieti di regalare al Museo, salvo a depositarvela effettivamente quando i futuri locali e vetrine adatte permetteranno esporla in permanenza, senza pericolo di deteriorarsi» (“A Tolmezzo. Il gagliardetto ai Combattenti. La commemorazione. S’inaugura la nuova sede della scuola prof. e del Museo”, in La Patria del Friuli, 5 novembre 1921).

Pertanto nel cinquantesimo della morte di Michele Gortani propongo all’ Ente proprietario, al Comune di Tolmezzo  alle Regione Fvg, alla Provincia all’Uti ed alle autorità tutte, che, essendo liberi in Tolmezzo gli edifici della vecchia scuola elementare di via Cesare Battisti poi liceo magistrale e di Palazzo ex Garzolini, antecedentemente Palazzo del Comune di Tolmezzo, uno dei due venga utilizzato come degna sede del Museo Carnico delle Arti Popolari “Gortani”.  

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: www.museocarnico.it

 

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