Nel lontano 2013, il 9 novembre, si teneva a Tolmezzo un incontro, dal titolo: “Cos’è la sinistra?”, da me e per me mutato in: “Cosa vuol dire essere di sinistra oggi?” – domanda a cui di fatto, i partecipanti risposero. Ripropongo qui la sintesi, frutto principalmente delle mie note, integrate con quelle di Tommaso Brollo e Marco Craighero, che la firmarono con me, già pubblicata il 1° dicembre 2013, sul sito: www.casadelpopolo.org, con il titolo “Essere di sinistra”.

Possono essere ancora valide queste considerazioni, (che propongo con qualche modifica solo nei verbi, per renderle più leggibili)? A me pare di sì e pare che si dovrebbe riprendere un dialogo interrotto su che cosa significhi essere di sinistra oggi.

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Marco Craighero, dopo aver introdotto l’incontro, si soffermava sul moderatismo della sinistra, sull’appoggio della stessa a scelte liberiste, sul balbettare sui diritti civili quali il diritto di amare chi si vuole, se adulti e consenzienti, e sull’omofobia. Ribadiva, poi, l’importanza delle scelte a favore dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, e sottolineava la necessità di dare attuazione alla Costituzione, portandola ad esempio di “compromesso al rialzo”, in contrapposizione ai “compromessi al ribasso” a cui si sottopone spesso la sinistra odierna.

Tommaso Brollo si soffermava, invece, sul concetto di uguaglianza; sulla positività delle industrie cooperative basate sulla fiducia e sui rapporti amicali; sui limiti del neoliberismo. A suo avviso bisognava cambiare la tipologia d’investimenti, finalizzandoli ad una politica incentrata sull’ambiente, l’istruzione, la filosofia e la cultura, ed il saper pensare come uno degli obiettivi. Inoltre, a sua avviso, solo costruendo un’idea di sé un popolo evita i populismi che periodicamente lo funestano.

Furio Honsell, sindaco di Udine, portava esempi pratici della sua vita amministrativa dicendo che per lui essere di sinistra è fare, anche in campo amministrativo, scelte coerenti con i principi etici propri della sinistra, come quelli di giustizia, equità, solidarietà, sostenibilità ambientale. Inoltre essere di sinistra comporta ricercare la verità, nella storia e nei fatti, fare scelte coraggiose, e mettere, nell’agire politico quotidiano, al primo posto la dignità della persona. Affermava, quindi, la necessità di valorizzare e salvaguardare il patrimonio artistico-culturale e di riqualificare la scuola e la ricerca. Spiegava, infine, le enormi difficoltà del muoversi all’interno del patto di stabilità.

 Leopoldo Coen, docente del Dipartimento di scienze giuridiche all’Università di Udine, diceva che votare a sinistra non può essere un dovere, ma un piacere; che la sinistra deve riprendere a pensare perché è carente nel ragionamento; che la verità è rivoluzionaria. A suo avviso la sinistra doveva riscoprire gli intellettuali che non ci sono più, o perché hanno sposato la mera politica, perdendo il pensiero critico, o perché si sono appiattiti dimenticando il loro ruolo. Per Coen il ruolo dell’intellettuale è quello di pungolare, incalzare i politici, utilizzando il pensiero critico. E per lui, infine, chi è di sinistra deve spendersi affinché la Costituzione Italiana venga applicata e salvaguardata. Egli riteneva che a livello economico mancassero una riflessione ed un pensiero di sinistra, e per questo la sinistra sposava il neoliberismo. Sottolineava pure, in chiusura, l’importanza del “gusto della libertà” e la necessità dell’utopia.

Alessio Gratton, consigliere regionale per S.E.L., sottolineava che mentre l’ azione del cristiano è definita dalla carità, a sinistra si deve ribadire l’agire secondo il principio di giustizia. Libertà non significa, per chi è di sinistra, fare ciò che pare e piace, come per l’attuale destra, ma invece rispetto dell’altro. Essere di sinistra è quindi, per Gratton, sposare i principi di verità, libertà e giustizia, agendo in loro nome, promuovendo i diritti civili e muovendosi secondo un’utopia necessaria. Senza utopia non vi può essere sinistra.  Vi è dovunque una perdita di dignità personale, dignità che può esser ritrovata solo sulla base di una diversa fratellanza.

Isabella De Monte, allora senatrice del Pd, parlava della difficoltà dell’agire politico in parlamento, in considerazione del fatto che l’attività parlamentare si esplica quasi esclusivamente nella conversione dei decreti legge, fino a che non ci sarà l’attuazione delle riforme costituzionali; ed ha portato esempi pratici. Diceva che per lei essere di sinistra significa che la legge è uguale per tutti, con chiaro riferimento al caso Berlusconi; è sostenere la scuola pubblica, la ricerca e la cultura; è sostenere il lavoro e l’identità territoriale e culturale; è lottare contro la cementificazione dell’ambiente e lo spopolamento; è sostenere una politica dell’ascolto e non sposare il modo di pensare ed agire della destra.  Evidenziava, inoltre l’improrogabile necessità di un cambiamento della legge elettorale, e sottolineava, con riferimento al caso Ablyazov, la necessità che le forze di polizia rispettino i limiti operativi loro imposti.

Serena Pellegrino, deputata di SE.L., affermava che la sinistra è ecologia, comunità, costituzione. Diceva di non amare la parola conflitto e di preferire armonizzazione; che al parlamento la destra  ragiona sulla base dei soldi e del tornaconto personale senza progetti; che ci sono soldi per chi si vuole. Il problema sono le scelte che si fanno, perché quando li si chiede per l’ecologia vengono negati, ma per opere come la Tav li si trova sempre. Sottolineava, quindi,  il problema degli immigrati e dei C.I.E., affermando che vi è mancanza di dignità e assenza di diritti umani all’interno di questo tipo di centri, che però dagli immigrati vengono visti, paradossalmente, come luoghi di lavoro. Diceva di non ritenere che che lo sviluppo fosse sostenibile al giorno d’oggi, ma che invece fosse praticabile e necessario un altro modello di economia. E si diceva contraria alle larghe intese, bollandole come improduttive, dannose ed innaturali,  soffermandosi sulla necessità di un ritorno alla coalizione Italia Bene Comune.

Vincenzo Martines, consigliere regionale per il Pd, si chiedeva cosa significasse militare a sinistra, e diceva di diffidare di chi, in quanto persona di sinistra, si comportava solo da intellettuale, facendo finta, così, di fare politica, ma di fatto demandando ad altri l’agire politico. Sottolineava, quindi, come, a suo avviso, chi è di sinistra debba essere militante e solo con la militanza i principi hanno un senso ed esistono, possono essere praticati e resi concreti. Riprendendo il titolo dell’allegato intitolato “Left” all’Unità del sabato, precisava che Left significa sia sinistra che cose dimenticate (part pass di to leave n.d.r.), da recuperare per la sinistra stessa. Riteneva che l’ultima campagna elettorale fosse stata sbagliata perché non si era compresa fino in fondo la nuova domanda di politica, perdendo voti nel proprio elettorato da parte della sinistra, cosa estremamente grave per la stessa.

Rispetto non al pensiero critico, ma alla critica, egli sottolineava come, nella sinistra, si fosse campioni a criticarsi l’un l’altro, diventando spesso incomprensibili, mentre si sente forte l’esigenza di una sinistra comprensibile ed analitica.  Rifletteva, poi, sulle “parole perse”, come Uguaglianza. Riteneva che, prima debbano esser date a tutti le stesse possibilità, poi debba subentrare la meritocrazia. Infine si  soffermava sulle difficoltà di organizzazione e partecipazione all’interno della sinistra e del PD. Ed era stato critico verso l’agire del PD a livello nazionale che prima aveva fatto delle promesse alla base e poi le aveva disattese con il governo delle larghe intese, sulla cui costituzione si era ben guardato dal chiedere un parere agli altri iscritti, e verso il quale egli era estremamente critico. Infine sollecitato da una domanda specifica, diceva di guardare con favore ai principi, quali quello della sussidiarietà, definiti a Lisbona, principio che sta alla base del concetto di autonomia locale in un’Europa che cambia, un’occasione in più anche per il FVG. Precisava, pure, come si debba tendere ad una società emancipata e libera, che presupponga il concetto di libertà collettiva e non solo individuale: in questo senso un’altra parola di sinistra.

DIBATTITO.

Nel corso del dibattito emergeva: il problema della possibilità o meno di esistere, anche a livello di pensiero, di un centro sinistra; (Pasquale D’Avolio) della  possibilità di agire almeno sospendendo, fino al piano energetico, le concessioni per realizzare piccole centraline in Carnia, privando ancora una volta il territorio di acqua a favore dei privati,  ed il problema della gestione pubblica dell’acqua, non ancora realizzata, in barba al referendum; di come il centro-sinistra attuale fosse figlio di “aghe sante” e “tiere”, e che l’acqua santa e la terra fanno solo “paltan” (Franceschino Barazzutti); il problema di come stimolare una educazione alla cittadinanza (rappresentante di Casa per l’Europa Gemona); il problema di riappropriarsi, nell’agire politico, di alcuni termini e concetti  quali:  essere cittadino, collettività , pubblico, privato, servizi pubblici, e di alcune soluzioni economiche di sinistra come la cooperazione, (Laura Matelda Puppini), il problema di quanto l’ Europa possa influenzare le scelte statali, quello delle scelte economiche contingenti, come il patto di stabilità, che vieta, di fatto,  di fare opere pubbliche e il pareggio di bilancio, in un’ottica che è propria del neoliberismo.

Marco Iob interveniva criticando  il fatto che argomenti relativi  alla formazione del capitale, alla redistribuzione della ricchezza ed alla rendita finanziaria fossero stati  marginalizzati mentre, a suo avviso,  avrebbero dovuto essere posti al centro della riflessione della sinistra.

Luca Scrignaro si soffermava, invece, sul termine compagno. Egli diceva che vi è quasi timore ad usarlo nel senso di compagno comunista e quindi di ideale politico, mentre si usa tranquillamente nel senso di compagno di viaggio, di scuola, ed in altri contesti. Egli sosteneva che “compagno” è una bellissima parola il cui uso deve venir riaffermato perché indica colui che condivide qualcosa con te.

Sintesi di Tommaso Brollo, Marco Craighero, Laura Matelda Puppini.

Prima pubblicazione su il 1° dicembre 2013 su http://www.casadelpopolo.org/.

Ometto qui la presentazione dei partecipanti alla tavola rotonda e degli intervenuti fra il pubblico, perchè ho già scritto chi sono i primi, accanto al loro nome, ma anche i secondi credo siano noti.  Io ritengo che quanto emerso da questo dibattito possa essere ancora interessante.L’ immagine che correda l’articolo è una mia elaborazione che fa riferimento alla prima pubblicazione di detto testo.

Laura Matelda Puppini

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