Oggi 2 giugno 2018, felice di avere un governo nato da una intesa fra le forze politiche elette dal popolo e grazie al consenso del Presidente della Repubblica, vorrei parlare del mio no in Italia ad una Repubblica presidenziale.

Mi giunge via email una richiesta di firmare una petizione a favore di una repubblica presidenziale, sostenuta dalle destre, alla francese o non alla francese, e mi chiedo a chi sia venuta la bella idea, anche se forse allora il governo non era ancora insediato, di chiedere quanto, cambiando la Costituzione. «La proposta è arrivata da Matteo Salvini, in diretta video su Facebook: “La Lega raccoglierà le firme su una proposta di legge per un Presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini, in modo che possa rispondere direttamente ai cittadini del suo operato”, ha dichiarato il leader del Carroccio. Della stessa linea è Giorgia Meloni, che ha annunciato banchetti di Fratelli d’Italia in tutto il Paese per far firmare una petizione (anche online) per il presidenzialismo. “La più grande riforma che possiamo fare è l’elezione diretta del capo dello Stato. Perché se il capo dello Stato vuole scegliere i ministri lo devono votare gli italiani”, ha spiegato Meloni».  (Cfr. Governo, Salvini: “Raccolta firme per l’elezione diretta del capo dello Stato”. Meloni: “Facciamo il presidenzialismo” in: Il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2018. Per la raccolta firme ed adesioni, cfr. https://firmiamo.it/italia-presidenziale–elezione-diretta; lanciata da Giampaolo Corrias, https://www.change.org/p/parlamento-italiano-elezione-diretta-del-capo-dello-stato, petizione lanciata da Rosario Vitale, pare di Gorizia; http://italiapresidenziale.blogspot.com/2017/). Per fortuna le firme sono pochissime, mentre più adesioni ha il testo di italiapresidenziale.blogspot.com/2017, il che fa pensare che, magari, in ipotesi, sotto Gentiloni anche alcuni sostenitori del Pd potessero averlo sottoscritto, in presenza di qualche confusione fra pensiero di destra e pensiero di sinistra, che non sono affatto identici o desueti, mentre una scelta del genere comporterebbe rischi grandissimi per la nostra democrazia già ammalata.

«Questi che vogliono una repubblica presidenziale sono come Berlusconi e Renzi» – penso tra me e me- cui forse ‘sogni personali’ fecero inseguire tenacemente l’idea di poter esercitare un potere quasi assoluto. E mi scuso subito per aver pensato quanto, ma si sa che detto desiderio fu di molti e ci fece pure finire sotto un regime, che raggiunse il suo scopo  ‘con il ferro ed il fuoco’ con i picchiatori, l’olio di ricino, le uccisioni, Italo Balbo e consimili.

Per quanto riguarda poi il presunto testo attribuito a Calamandrei (perché non vi è la fonte e io non l’ho trovato) e senza contesto: «A chi dice che la Repubblica presidenziale presenta il pericolo delle dittature, ricordo che in Italia come si è veduta sorgere una dittatura non da un regime a tipo presidenziale, ma da un regime a tipo parlamentare, anzi parlamentaristico, in cui si era verificato proprio il fenomeno della pluralità dei partiti e della impossibilità di avere un governo appoggiato ad una maggioranza solida che gli permettesse di governare.” Piero Calamandrei 5 Settembre 1946», citato da https://firmiamo.it/italia-presidenziale–elezione-diretta, e da http://italiapresidenziale.blogspot.com/2017/, se è vero che il regime seguì ad un governo eletto dai voti maschili e dovette uccidere Matteotti e creare l’errore dell’Aventino per prendere il potere assoluto, con la compicità della monarchia, è anche innegabile che il fascismo, e di questo mi occuperò pure in seguito, non fu come molti pensano statalista, ma al soldo di potentati agrari ed industriali che lo vollero e finanziarono per interessi personali, per timore che i troppi poveri prendessero il potere e guadagnassero il pane a spese dei loro privilegi, per concentrare capitali e sfruttamento territoriale in poche mani private, succhiando ad altri soldi e risorse. Emblematici restano il caso dell’Ente per l’economia montana in Friuli, quello del cooperativismo del nord Italia e dell’Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione, rapinato dal fascismo dei soldi raccolti, e trasformato dallo stesso, nel 1929, in Banca Nazionale del Lavoro, con mutamento dei fini per cui il denaro era stato versato. (http://www.raccontolimpresa.it/wp-content/uploads/2014/04/BNL-Dal-1913-al-1940.pdf).

E se, sotto il P.N.F., le ferrovie funzionarono, nel lombardo – veneto ed in Friuli, era credo più per il retaggio di una mentalità austriaca che andava scemando che per altro. «Co’ ierimo sotto Cecco Beppe – penso tra me e me –  una pure pedante organizzazione faceva funzionare tutto» – non l’inseguire i sogni di un impero del piccolo Mussolini, che fece di migliaia di italiani carne da macello.
Se poi qualcuno, a Latina e dintorni, ringrazia il fascio per una casa ricevuta, è comprensibile, ma il potenziamento dell’edilizia pubblica popolare era anche nei piani pregressi di liberali e socialisti. Quindi a me pare che Benito Mussolini non abbia espresso nulla di nuovo, e parlando terra a terra, abbia fatto spendere alla Nazione un mare di lire per i suoi sogni di grandeur al fianco di Hitler, appoggiati magari da qualche industriale, agrario, o speculatore, pronto poi a voltar gabbana alla fine del secondo conflitto mondiale.

Inoltre quando si parla della Francia e di ‘sistema alla francese’ non ci si ricorda che qui non siamo in Francia, che non abbiamo la storia della Francia, che non dobbiamo scimiottare nessuno, e che dobbiamo fare i conti con la nostra storia ed il nostro passato, che è ben poco europeo, non europeista, e che in Italia, come dappertutto, alcuni hanno il desiderio di comando, fregandosene della pluralità di pensiero. E tristemente penso, per esempio, a Berlusconi, che fu a due passi dal trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale, ed al sogno, per fortuna fermato dalle urne, di un governo plenipotenziario di Matteo Renzi, più simile, nella sua concezione, a mio avviso, al Gran Consiglio del fascismo che ad altro. E se erro correggetemi. E se si può in poco tempo rottamare tutto, incoscientemente, dando un discutibile giudizio negativo globale sul pregresso, si sa però che poi non è possibile senza analisi, ricerca e conoscenza, ricostruire dalle ceneri in cui potrebbe esser finito anche ciò andava bene, come puntualmente abbiamo visto, senza creare il caos.

Ed io credo che chi ha voluto dittature e repubbliche presidenziali siano sempre stati potentati economici od oligarchie, siano stati inizialmente membri dell’aristocrazia o persone che tendevano a raggiungere tale status, della chiesa e dell’esercito, come spesso la storia insegna, dalla Spagna al Cile, e persone legate ad interessi personali in economia e nell’accaparrarsi il territorio e le risorse altrui, di cui parlava anche il vescovo di Baghdad nel 2003. (Cfr. Laura Matelda Puppini, Dialogo a più voci. Il vecchio mondo sta morendo. Coglieremo il lucignolo fioco che ci indicherà la strada alternativa?, in: www.nonsolocarnia.info).

Interessante appare poi, anche la seconda parte del testo della raccolta firme e consensi in: http://italiapresidenziale.blogspot.com/2017/,  intitolato : «Italia Presidenziale, Repubblica del Popolo Sovrano», (quando anche un cretino capirebbe, come lo capirono i padri costituenti, che il popolo è sovrano in una democrazia rappresentativa, e non delegata o presidenziale), che sottolinea come la richiesta di una Repubblica presidenziale prenda «come spunto la proposta Presidenziale PDL del 2013( per la parte espressamente riguardante il Presidente della Repubblica)». Quindi questa richiesta dell’elezione diretta del presidente della Repubblica che lo trasformerebbe in “Capo di Stato”, è vecchio sogno di Berlusconi e c., che speriamo di non vedere mai avverato.

Infine guardiamo ad alcuni aspetti della storia francese e della sua politica, che ci ha regalato pure migliaia di migranti libici. La Francia fu uno dei primi stati nazionali, fu uno stato con suoi illustri rappresentanti antisemiti, soprattutto dalla seconda metà del 1800, fu la nazione del caso Dreyfus, fu potenza coloniale che utilizzò verso le popolazioni sottomesse i metodi del colonialismo. E se è vero che fu lo Stato in cui avvenne la rivoluzione francese, è innegabile che alla stessa seguì l’assolutismo di Napoleone Bonaparte imperatore, anche se organizzatore di una nuova struttura politico- amministrativa, per passare poi al secondo impero, fino a raggiungere la terza Repubblica, che portò ad un minimo di struttura parlamentare decisionale. Quindi, «dopo il mancato sostegno del governo di Fronte popolare alla Spagna repubblicana impegnata nella guerra civile, la sostanziale subalternità alla Gran Bretagna in politica estera condusse il governo del conservatore Daladier ad appoggiare la politica dell’’appeasement nei confronti della Germania nazista, ed ad essere tra i promotori di quel Patto di Monaco (1938) che di fatto sancì l’incapacità delle democrazie europee di trovare subito la forza di opporsi frontalmente all’aggressività hitleriana». (‘Francia’in:  http://www.treccani.it/enciclopedia/ francia_(Dizionario-di-Storia)/).

Nel secondo dopoguerra vi fu un governo provvisorio capeggiato a Charles De Gaulle, che si dimise nel gennaio 1946, in polemica con il sistema dei partiti, e che dette vita al movimento di destra Rassemblement du peuple français, mettendo in crisi le alleanze di governo basate sulla collaborazione dei partiti della Resistenza (socialisti, comunisti e Mouvement républicain populaire). «I governi successivi si orientarono verso un liberalismo conservatore», mentre all’orizzonte si profilavano i problemi dell’Indocina e del Maghreb. (Ivi).

Ma per ritornare a Charles De Gaulle, il movimento”Rassemblement du peuple français”, da lui fondato, riportò un grande risultato alle elezioni amministrative, ma non alle politiche del 1951. Quindi il Generale iniziò un periodo di volontario esilio politico nel suo ritiro di Colombey-les-Deux-Eglise, da cui fu richiamato il 1° giugno 1958 ed eletto Presidente del Consiglio dall’Assemblea nazionale, con pieni poteri e la possibilità di elaborare una nuova Costituzione, il cui testo venne approvato il 28 settembre dello stesso anno.

Il 21 dicembre del 1958 fu eletto Presidente della Repubblica, dando origine alla Quinta repubblica, con un sistema elettorale e politico fortemente presidenzialista. Ai tempi dei fatti di Algeria, sostenne l’autodeterminazione per la colonia del nord- Africa, nel 1962 introdusse in Francia l’elezione diretta del Presidente della Repubblica,  alle elezioni del 1965 vinse contro il socialista François Mitterand, e potenziò ulteriormente lo Stato, rifiutando l’adesione alla Nato.  Nel 1968 si trovò a dover gestire il maggio francese, caratterizzato da scioperi e cortei, e così prese contatto con le forze militari e sciolse l’Assemblea Nazionale creando una situazione simile ad un golpe. Dopo il fallito referendum per dare maggior potere alle regioni ed al Senato, con la Francia in mano alle destre contrarie ad ogni innovazione, il 28 aprile 1969 si dimise da Presidente della Francia, ritirandosi a vita privata a Colombey, dove morì il 9 novembre 1970. (Charles De Gaulle biografieonline.it/).

Pompidou vinse le successive presidenziali del 1969, ma la sua morte diede il via a un duello elettorale a destra tra Chaban-Delmas e Giscard d’Estaing, rappresentante del liberalismo. L’appoggio dei gollisti favorì Giscard, che raggiunse il 51% al secondo turno delle presidenziali, contro il 49% per Mitterrand, leader del Partito socialista. Motivi di tensione sociale, aggiunti alle rivalità a destra e al crollo del PCF al 15%, che rassicurò alcuni settori elettorali, facilitarono l’elezione di Mitterrand alla presidenza, con il 51% dei voti nel 1981. Il governo P. Mauroy (1981-84), cui partecipò il PCF, realizzò numerose riforme (abolizione della pena di morte, nazionalizzazioni, imposta sul capitale, settimana di 39 ore, pensionamento a 60 anni, abbozzi di cogestione nelle imprese ecc.), ma la crisi economica portò a scegliere il rigore e il blocco dei salari (1983). Con il governo di L. Fabius (1984-86), senza i comunisti, l’inflazione cadde al 5%, diminuì il carico fiscale, ma non la disoccupazione, e parve abbandonata ogni idea di riforma. Nel 1988, fu rieletto Mitterrand contro Chirac. Le elezioni politiche del marzo 1993 vedevano la forte affermazione dell’alleanza di centrodestra (giscardiani e gollisti) e il tracollo socialista. Poi la storia recente.  (‘Francia’ op. cit.).

Non mi pare quindi, anche leggendo Le monde diplomatique, che la Francia sia, per i veri democratici,  un esempio da seguire del tutto anche nella sua attuale struttura di governo, anche se dette lavoro a molti emigranti carnici e friulani, mentre credo che, sull’onda di quanto espresso dalla nostra Costituzione del 1948, redatta da chi aveva conosciuto il fascismo da vicino, la divisione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario assieme alla pluralità dei partiti e delle idee, espresse in modo realmente informato e non in mano alle mire della propaganda, di cui fu maestro Joseph Goebbels, nazista, la rappresentatività popolare e il ricambio dei rappresentanti dei partiti democratici nonché il confronto di ipotesi di soluzioni diverse, votandone poi una, possano essere il vero baluardo di una repubblica democratica che non dia spazio ad alcuna ipotesi presidenzialista, né a destra né a manca.

Quello che auspico, invece, è che in Italia vengano ridotti il potere mafioso e la corruzione, facendo presente che se pochi sono al potere, teoricamente sono più facilmente ricattabili e ‘corruttibili’. E non possiamo, se non mettendo la testa sotto la sabbia e facendo la politica dello struzzo e delle tre scimmiette, non riconoscere che quando qualcuno dice che la corruzione deve diminuire in questo suolo per me patrio ha ragione, come deve impensierire che «il 79,1% del campione di giovani considera come strumento più efficace per trovare lavoro ‘chiedere l’aiuto di una persona potente’ e questo senza differenze di genere, area geografica, titolo di studio, tipologia contrattuale e condizione lavorativa. Al secondo posto, il 66,7% del campione indica come canale efficace ‘chiedere l’aiuto di parenti, amici e conoscenti». (I Giovani italiani e la visione disincantata del Lavoro. Divergenze e convergenze con genitori e imprese, in: http://www.odmconsulting.com/mediaObject/odm/store/giovani-e-lavoro/executive_summary/original/executive_summary.pdf). Non da ultimo appare sconcertante come i servizi pubblici ed i loro operatori siano intoccabili, come il cittadino non facoltoso o potente non si riesca spesso o quasi sempre, neppure in presenza di torto subito, a chiedere giustizia e togliersi il ruolo di vittima, il che riporta a ben tristi pregressi. Ma questa è altra storia, per altro articolo, ed è un problema di tramonto dell’etica comune e comunitaria, nata anche dalla Resistenza, rispettosa del prossimo ed incentrata su diritti e doveri. Forse davvero bisognerebbe reintrodurre l’educazione civica a scuola. Questi sono i veri problemi da affrontare in Italia. 

Quindi No ad una forma di governo ancora più staccata dalla gente, No ad una repubblica presidenziale.

W LA FESTA DELLA REPUBBLICA, W LA REPUBBLICA ITALIANA. 

Laura Matelda Puppini

Ho scritto questo articolo senza voler offendere alcuno, ma solo per riportare mie impressioni personali e se erro correggetemi. Vi rimando pure al mio precedente per il 2 giugno 2017 sempre su www.nonsolocarnia.info.

Sul 2 giugno e la Repubblica

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: http://www.meteoweb.eu/2018/06/buon-2-giugno-2018-buona-festa-della-repubblica-video-auguri/1100362/ Laura Matelda Puppini

 

 

 

 

 

 

 

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