Acqua diritto o profitto? Il caso del rio Chiaradia a Forni di Sotto e del rio Fuina in Val Pesarina.

Ho letto con grande interesse e sconcerto il comunicato di Patto per l’Autonomia, firmato da Massimo Moretuzzo, relativamente a quanto accaduto a Forni di Sotto riguardo all’utilizzo del rio Chiaradia, l’ho condiviso su facebook e lo pubblico qui, con il permesso di Patto per l’Autonomia, aggiungendo poi alcune righe sulla difesa del rio Fuina da parte degli abitanti della Val Pesarina.

«LA LEZIONE DI FORNI: ACQUA, DIRITTO O PROFITTO?

Apprendiamo dalla stampa che un Comune della montagna friulana, Forni di Sotto, è stato citato al Tribunale superiore delle acque pubbliche da parte di una azienda privata, la Edipower spa.
Il reato contestato al Comune è quello di voler realizzare un acquedotto per portare l’acqua potabile nelle case dei propri cittadini, utilizzando la sorgente del rio Chiaradia; invece la suddetta impresa ritiene che le acque di questo rio montano debbano essere prioritariamente disponibili per i propri fini di produzione di energia idroelettrica.

Quindi siamo nella situazione in cui un’Amministrazione comunale, democraticamente eletta a rappresentanza di una Comunità, che intende garantire ai suoi cittadini un diritto fondamentale come quello dell’accesso all’acqua potabile, utilizzando una risorsa che è presente sul suo territorio e che è innanzitutto un bene comune, viene citata in giudizio da parte di una impresa privata quotata in borsa che utilizza questo bene comune per produrre profitto e dividendi da spartire ai propri soci, che nulla hanno a che fare con i cittadini e le comunità di Forni di Sotto e della Carnia.

Ritengo che questo sia inaccettabile da qualunque punto di vista.
Non è accettabile perché ancora una volta alle comunità della Carnia e del Friuli viene negata la possibilità di utilizzare liberamente le risorse del proprio territorio, nel rispetto dei bisogni primari dei cittadini e della sostenibilità ambientale.
Non è accettabile perché ancora una volta il profitto di pochi viene anteposto al diritto di molti.
Non è accettabile perché si tratta dell’ennesima dimostrazione di come le nostre comunità stiano pagando le conseguenze di una politica regionale che sui temi dell’acqua e dell’energia è stata ed è tuttora impresentabile.

Negli ultimi anni le centrali idroelettriche della Carnia sono state oggetto di scambi di pacchetti azionari fra società come A2A, multi utility lombarda cui appartiene Edipower, e SEL, Società elettrica altoatesina, che hanno trattato i nostri “tesori” montani come le proprietà di un cinico monopoli.
Ora non serve essere ferocemente autonomisti per capire che a queste spregiudicate mosse industriali e finanziarie di player “foresti” sarebbe dovuta seguire una reazione forte da parte della Regione F-VG, anche in forza del proprio statuto di autonomia.
Basterebbe copiare quanto altri, evidentemente più svegli dei nostri sorestans, hanno fatto: costituire una società pubblica regionale che gestisca le centrali idroelettriche del nostro territorio.
Rivendicare la nostra autonomia non sulla carta ma nella gestione diretta delle nostre risorse, a beneficio delle nostre comunità e non di qualche azionista lombardo o tedesco.
Invece chi ha guidato la regione negli ultimi dieci anni ha preferito tacere, per non dispiacere ai padroni che nelle segreterie dei partiti romani decidono chi deve guadagnare e chi deve subire.

Massimo Moretuzzo – Coordinatore Patto per l’Autonomia».

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E nel merito sul Messaggero Veneto di ieri, 6 ottobre 2017, compariva un articolo di Gino Grillo, che qui riporto.

VERTENZA EDIPOWER: PRIORITÀ AI CONSUMI UMANI

FORNI DI SOTTO. Il sindaco Marco Lenna replica a Edipower sull’utilizzo delle acque del Rio Chiaradia.

«Il Comune ha richiesto alla Regione la concessione di derivazione d’acqua dal Rio Chiaradia per fare fronte alla situazione di grave deficit di acqua potabile causata dal fatto che l’acquedotto comunale soggiace alle prese di derivazione a scopi idroelettrici di Edipower. Negli ultimi anni le derivazioni per finalità idroelettriche di Edipower hanno provocato un’insostenibile riduzione delle portate disponibili per la comunità locale nei periodi di siccità».

La Regione aveva condizionato il rilascio della concessione alla corresponsione di un indennizzo a favore di Edipower, a carico di Forni di Sotto. Il Comune ha fatto presente che tale condizione si poneva in contrasto con il principio di priorità del consumo umano dell’acqua. «Una priorità – prosegue Lenna – ribadita dalla legislazione in materia di difesa del suolo e di utilizzazione delle acque approvata dalla Regione. Nella legge regionale sono ripresi principi già espressi nella normativa nazionale di riferimento. Uno di questi è quello secondo il quale l’uso dell’acqua per il consumo umano deve considerarsi prioritario rispetto agli altri utilizzi e gli usi diversi sono consentiti nei limiti in cui le risorse siano sufficienti e a condizione che non ne pregiudichino la qualità». Questo vale soprattutto per le sorgenti montane. Già nella concessione rilasciata a suo tempo alla Sade (cui è subentrata oggi Edipower) era previsto l’obbligo per il concessionario di assicurare al Comune la quantità d’acqua necessaria agli acquedotti.

La Regione, accogliendo i rilievi del Comune, ha rilasciato la concessione senza prevedere alcun indennizzo a carico dell’ente pubblico. «Edipower ha impugnato la concessione, citando in giudizio la Regione e il Comune. Il giudizio – chiude Lenna – non è ancora concluso. Confido che i giudici diano il giusto rilievo al principio per cui lo sfruttamento delle risorse idriche per finalità economiche non può e non deve prevalere sul prioritario diritto della popolazione a utilizzare l’acqua per uso potabile e domestico»

Gino Grillo.

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A ciò aggiungo queste righe relative ad una manifestazione per il  rio Fuina, tratte dal Messaggero Veneto del 27 agosto 2017.

IN CAMMINO PER DIFENDERE L’AMBIENTE DEL RIO FUINA

«Prato Carnico – Un centinaio di persone hanno partecipato alla “camminata alla riscoperta del Rio Fuina” organizzata dal Comitato spontaneo “Salviamo la Fuina”. L’escursione rientra tra le iniziative del comitato per sensibilizzare la popolazione sulla bellezza della Forra del Fuina, nota come “pedancja”. Sul rio Fuina un privato ha avviato la pratica per la realizzazione di una centralina idroelettrica e il Comitato ha presentato le proprie osservazioni sottoscritte da oltre 600 persone. Con questa camminata si è voluto mantenere alta l’attenzione sullo sfruttamento idroelettrico che sta prosciugando i corsi d’acqua della Val Pesarina e della Carnia, in un momento in cui i cambiamenti climatici evidenziano l’importanza dell’acqua e di un suo utilizzo per garantire il diritto delle generazioni future a fruire di un ambiente integro. Questi mini-impianti sono il 60% ma producono solo l’1,99% dell’energia idroelettrica che nel bilancio energetico è pari a zero. La camminata si è conclusa con l’auspicio che chi di dovere non rilasci alcuna concessione a derivare».

Tanja Ariis.

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Credo che ci siano sufficienti spunti di riflessione ma anche di richiesta prima che sia troppo tardi. Siamo forse ormai terra di conquista e di colonia?

E chiudo invitandovi a leggere su www.nonsolocarnia.info:

Franceschino Barazzutti. Montagna: acqua nostra o acqua loro?

L’acqua non si vende. Ai margini della confluenza di Carniacque in Cafc.

L’acqua è bene collettivo, non statale o regionale, Dio ce l’ha data: teniamocela! 

Ancora sull’acqua pubblica. Da cittadinanzattiva.

Acqua, tubi, gestore unico di che cosa? Considerazioni ai margini dell’incontro per il referendum abrogativo legge regionale n.5 del 15 aprile 2016.

Comunicato del Comitato Acque delle Alpi sulla perdita di corsi d’acqua per speculazione a fini incentivi idroelettrici.

Da Carniacque a Cafc: affare strategico, fusione obbligata, o privazione dell’acqua per la montagna e de profundis per la sua autonomia?

Chiare, dolci, fresche acque di un tempo che fu. Siccità, lago dei tre comuni o di Cavazzo, fra intenti e politiche.

Il Lago di Cavazzo, tra sogno, natura e sfruttamento.

L’immagine che correda l’articolo è quella che accompagna il comunicato di Patto per l’Autonomia. Laura Matelda Puppini.

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About Laura Matelda Puppini

Laura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.

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