“La strada fantasma degli anni ’50 per il Marinelli” di Marco Lepre, ed altre considerazioni sulla strada per il Marinelli di L. M. Puppini
Ho avuto un problema con il sito, miei lettori; sapete, io non sono tecnologica, come mi dicono i miei figli, e mi scuso con voi, e finalmente ora sono riuscita a trovare il testo ed inserire tutto l’articolo predisposto.
Marco Lepre. La strada fantasma per il Marinelli degli anni ’50.
«Molti cittadini, non solo quelli appassionati di montagna, stanno seguendo i recenti sviluppi della vicenda della strada sul Marinelli, da noi già contestata e meritevole di una “bandiera nera” assegnata alla Regione la scorsa estate.
Recentemente, oltre le considerazioni di Legambiente e Cai regionali, che risalgono al novembre scorso, come l’interrogazione nel merito di Furio Honsell, c’è stata anche la presa di posizione contraria della SAF (Società Alpina Friulana), proprietaria del rifugio, mentre il consigliere Moretuzzo ha presentato una sua interrogazione, a cui ha risposto l’assessore alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche e alla montagna Zannier (1), che ha sostenuto che l’intervento è stato individuato dal Commissario Delegato, di cui non si conosce il nome, e che l’ultimo tratto della strada, quello che parte da Casera Plotta e porta al Marinelli, è giustificato dal fatto che “una mulattiera/carrareccia […] già esisteva almeno dagli anni’50 cartografata dall’IGM (2)”
Sentiero per il Marinelli, che secondo l’assessore era ed è una strada da ripristinare. Immagine inviata da Marco Lepre.
Da parte nostra possiamo solo ribadire tre aspetti:
1 – il progetto in questione parla di “ripristino di viabilità agro-silvo-pastorale” a seguito degli eventi atmosferici della Tempesta Vaia (è un intervento promosso dalla Protezione Civile Regionale). Sappiamo bene quali immagini, inedite e terribili, questo evento faccia venire alla mente (intere foreste e milioni di piante abbattute al suolo). Bene nell’area interessata dalla nuova strada di accesso al Marinelli non solo non ci sono alberi caduti, ma non ci sono proprio alberi, perché a quelle quote (comprese tra i 1960 m e i 2111 m di altitudine) ci troviamo ben al di sopra del limite della vegetazione arborea che caratterizza le Alpi Carniche, fenomeno ben studiato tra gli altri da Michele Gortani.
2 – Il percorso terminale esistente, interessato dal progetto, non ha subito danni, come dimostra il fatto che il Comune di Paluzza chiedeva un intervento molto più a valle, dove ci sono effettivamente stati vari disastri.
Altra immagine del sentiero per il Marinelli, che secondo l’assessore era ed è una strada da ripristinare. Immagine inviata da Marco Lepre.
3 – Le autorizzazioni date dalla Regione e la stessa recente risposta dell’Assessore Zanier parlano di una viabilità esistente alcuni decenni fa, – un tempo transitabile da veicoli a motore e oggi ristretta a seguito di cedimenti a monte e a valle e che quindi andrebbe riportata alla larghezza originaria di 2,50 metri. Quale prova essi abbiano dell’esistenza di una strada, che non esitiamo a definire “fantasma”, non si sa. La cartografia ufficiale esistente (IGM 1963) e le Carta Tabacco dal 1986 in poi indicano solo l’esistenza di una “mulattiera”, che, nei pressi del Laghetto Plotta si collega alla trattorabile, realizzata solo negli anni 80, che sale dal versante di Timau. Si tratta della stessa mulattiera che, come si vede dalle foto scattate lo scorso novembre, in occasione della marcia di protesta da noi organizzata, risulta tuttora in più tratti non più larga di 40 cm!!!
Ci troviamo pertanto di fronte non solo ad un’opera inutile e dannosa per l’ambiente ed il paesaggio, ma a delle motivazioni riportate in atti ufficiali che risultano non veritiere e che sono state utilizzate per giustificarne la realizzazione.
Marco Lepre
presidente circolo Legambiente della Carnia».
(1) XII legislatura. Interrogazione a risposta immediata n. 632. – “Lavori per la strada da Val Collina al rifugio Marinelli, urgente una riflessione”., risposta a Massimo Moretuzzo di Patto dell’Autonomia da parte dell’assessore Stefano Zannier. Testo dell’interrogazione e risposta giuntami da Marco Lepre in formato pdf intitolato “risposta IRI 632.pdf.
(2) Istituto Geografico Militare.
Due macchinine giocattolo poste a verificare i soli mezzi a quattro ruote transitabili lungo il sentiero 146 – 148 che porta al Marinelli. Immagine inviata da Marco Lepre.
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Laura Matelda Puppini. Alcune considerazioni serali su quanto risposto dall’ assessore Zannier a Moretuzzo.
Ci sono aspetti nella risposta sin troppo generica dell’assessore Zannier a Moretuzzo che inquietano. Io ho capito, dalla risposta dell’Assessore, che la Regione ha dato in gestione, fino al 2034, due malghe di sua proprietà, la malga Collina Grande e la malga Plotta, ad una azienda agricola, non si sa se italica o foresta, e non si sa perché l’assessore sia rimasto così elusivo sul nome della stessa, quando ben altro richiederebbe la trasparenza. Comunque la malga Collina grande, che io ho reperito solo con il nome di casera di Collina grande, ma poco importa, è già «raggiungibile tramite la carrareccia di servizio che sale dai primi tornanti della strada per il passo di Monte Croce Carnico» (1), e malga o casera Plotta pure (2), pertanto non necessitano di ulteriore viabilità carrabile, e quindi non capisco come l’assessore possa affermare che dato che la regione ha dato in gestione due malghe di sua proprietà, peraltro già in attività in precedenza, almeno secondo sentierinatura, ora debba spendere soldi Vaia per fare grandi lavori pare per detta ditta, che nulla hanno a che fare con il disastro ambientale del 2018. Ma può darsi che il non capire sia limite mio.
Inoltre come si eviterebbero le pendenze longitudinali della carrareccia esistente, di cui parla l’Assessore nella risposta a Moretuzzo, e già tranquillamente percorsa in precedenza? Si farà una spianata? Perchè senza aver visto un così delicato e in ipotesi sconvolgente progetto, fa paura leggere nella risposta: «Per lo sviluppo dell’attività malghiva è necessaria la sistemazione e messa in sicurezza della viabilità, con la realizzazione di alcuni tratti in variante all’attuale percorso, al fine di abbandonare alcuni tratti instabili dal punto di vista idrogeologico e caratterizzati da eccessive pendenze longitudinali, insufficienti larghezze trasversali e sistemi di sgrondo delle acque totalmente inadeguati». (3). Pare quasi che la Regione si comporti come una ditta privata, non come un Ente pubblico, ma mi scuso subito per averlo pensato. Ma lasciando perdere questo particolare: dette modifiche di un tracciato, da cause si spera dimostrate, non potrebbero alterare in senso peggiorativo il territorio circostante? Perchè le montagne sono imponenti e fragili al tempo stesso, in particolare in questo nostro tempo di mutamenti climatici. E poi: quando ormai, forse, alla malga si giungerà con un camion, che senso avrà parlare della bellezza di salire a piedi in casera, per poi ristorarsi magari con il latte e la ricotta fresca? Andrà a finire, in questa nostra Carnia alpina, che dovremo andare a cercare prati, monti fiumi e cime non raggiungibili da ampie strade dai nostri amici sloveni? Ma scusatemi per questa considerazioni e se erro correggetemi.
Malga raggiunta dopo un percorso a piedi in zona dolomiti Pesarine. Ora malghe addio? (Foto di Laura Matelda Puppini).
Infine non si può ‘asfaltare’ e spianare le montagne con la scusa della possibilità di farvi giungere una ambulanza, piuttosto che un’auto medica. Esiste pur l’elisoccorso. E poi si inviti chi non sta benissimo a non andare in montagna, come minimo. E resta sempre il problema delle moto con o senza targa, e dell’approvvigionamento idrico se la azienda agricola a cui si sono affittate le due casere intende sviluppare una produzione industriale poco adatta per le montagne, o dedicarsi all’allevamento intensivo (4). Ma su quanto nulla è dato sapere. Non da ultimo, credo che chi parla di mettere una telecamera per i possibili motociclisti abusivi ed una sbarra non sappia che sotto una sbarra si può passare anche con una moto e che la telecamera si può rompere facilmente.
Queste mie righe sono state scritte con il cuore, e dettate dal non capire bene, ma mi pare di non essere sola. Qualcuno potrebbe informare noi, poveri cittadini del Fvg, in particolare carnici, che Vaia lo abbiamo subito, su questo progetto e su come si stanno spendendo i fondi per danni da Vaia?
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Per considerazioni puntuali sul progetto, cfr l’interessantissimo :
Nuove piste forestali Fvg: il documento congiunto Legambiente – Cai sul ripristino viabilità agrosilvo – pastorale Collina – Plotta in Comune di Paluzza, in www.nonsolocarnia.info (https://www.nonsolocarnia.info/nuove-piste-forestali-fvg-il-documento-congiunto-legambiente-cai-sul-ripristino-viabilita-agrosilvo-pastorale-collina-plotta-in-comune-di-paluzza/).
Laura Matelda Puppini
(3) XII legislatura. Interrogazione a risposta immediata n. 632, op.cit.
(4) Cfr. Nuova strada veso il Marinelli la regione conferma: si farà, in Messaggero Veneto 29 aprile 2021.
L’immagine che accompagna l’articolo, è una di quelle giuntemi da Marco Lepre. L.M.P.
Aggiungo che Moretuzzo ha chiesto, con l’appoggio delle altre minoranze, una Audizione in Commissione consiliare.
…ho visto ora che era già stata data notizia
Io non capisco più nulla di quanto detto dall’assessore. Il bando per dare in concessione le due malghe così recita: “Viabilità di accesso al bene. Il complesso di Collina Grande e di Plotta è raggiungibile tramite una strada agro-forestale percorribile con fuoristrada che si stacca dalla SS 52-bis da un tornante nel tratto che da Timau conduce al Passo di Monte Croce Carnico. Detta strada nel corso della concessione potrà essere utilizzata anche da terzi per l’accesso alle proprietà che precedono la proprietà regionale e per l’esbosco del legname dalle proprietà stesse con possibili temporanee interruzioni del transito per posizionamento sulla strada stessa di stazioni di gru a cavo. Al Concessionario non verrà riconosciuto alcun indennizzo o riduzione del canone per l’interruzione temporanea della strada di accesso”. (https://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/MODULI/bandi_avvisi/strutture/Direzione_centrale_risorse_agroalimentari_forestali_e_ittiche/allegati/Z_Bando_di_gara_Concessione_malghe_Collina_Grande_e_Plotta_30_01_2020.pdf). Pertanto nel bando di concessione non è prevista alcuna nuova strada per l’attività malghiva.
Inoltre il bando non parla di allevamento ma dice: “Si richiamano, in particolare, gli obblighi, a pena di decadenza della concessione, relativi al numero minimo di capi da monticare al fine di conservare il pascolo in buone condizioni e a valorizzare adeguatamente il bene in concessione tra cui l’obbligo a monticare, per tutta la durata della concessione, un numero minimo di 50 UBA complessivi di cui almeno 20 UBA costituiti da vacche da latte, nonché a produrre latte in malga, a lavorarlo nelle strutture della malga”. E portare a ‘monticare’ il bestiame e ‘fare un allevamento di bestiame’ non vogliono proprio dire la stessa cosa. Perchè monticare significa in italiano portare e tenere animali ai pascoli estivi, (https://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=monticare). La monticazione delle vacche avveniva in questo modo. Ogni famiglia aveva delle bestie nelle stalle, e quando sopraggiungeva l’estate, i malgari passavano a prenderle e le portavano alla malga che era circondata da terreni dai nomi precisi ad indicarne l’uso. Dalla malga bassa il bestiame saliva poi a quella alta (le malghe hanno la malga bassa e quella alta con lo stesso nome) e gli animali, dopo aver mangiato nel periodo più caldo dell’estate l’erba più alta, (ma mai a livello del pino mugo) scendevano di nuovo alla malga bassa ed infine ritornavano ai legittimi proprietari. Quindi monticare ed allevare non sono sinonimi.
A parte il fatto che il tratto di strada da aprire per il Marinelli nulla a che fare con i fondi messi a disposizione per la tempesta Vaia non posso che meravigliarmi della incompetenza dei nostri attuali amministratori Regionali che non riescono a vedere al di là del proprio naso e questo solo per scopi che solo loro conoscono avendo contro anche tanta parte del loro stesso elettorato. Tutto ciò per accontentare qualcuno, e sono pochi, che in montagna ci vuole andare solo in macchina e tra essi anche loro stessi.
Purtroppo “usano” le normative attuate dal dopo VAIA per giustificare ogni cosa, in questo caso usano il termine “resilienza” (rendere più sicuro il Marinelli in caso di evacuazione) per giustificare una violenza al quel territorio sotto tutela SIC ecc. Stanno semplicemente facendo il gioco delle tre carte e tentando di farci passare per stupidi. Il problema è che l’amministrazione locale sembra accondiscendente… e molti cittadini non sono informati correttamente.