Fvg. Piano regionale della prevenzione 2021-2025: quale aderenza alla realtà?
PREMESSA
Premetto che ritengo che, forse, il lavorare spesso a computer in rapporto con una realtà virtuale, da parte di coloro che ormai si ritengono i nuovi managers della politica, avendo una idea aziendalizzata della sanità e della società, possa incentivare in loro la difficoltà a cogliere i problemi pratici che assillano noi, poveri abitanti del Fvg, che pare proprio ben poco pesino sulle scelte di vertice. Ed in questo modo non tengono conto neppure della sapienza dei sultani, che si diceva girassero fra la gente di notte, travestiti ed accompagnati dai loro visir, per conoscere direttamente i problemi del popolo.
L’INTERVENTO DI FURIO HONSELL PER DIRE NO AL PIANO.
Pertanto non posso che essere favorevole all’intervento che Furio Honsell ha fatto il 16 febbraio 2022, quando ha palesato la sua dichiarazione di voto negativo al ‘piano regionale prevenzione’ (1), che così ha motivato: «Questo piano regionale della prevenzione è un documento estremamente articolato, enciclopedico, antologico, però non vi è un aggancio immediato con una operatività che permetta di dare risposte a tutte le sollecitazioni, che sono sempre più frequenti, che ciascuno di noi, come rappresentante dei cittadini di questa regione, sente e riceve. Io capisco che la stesura di questo documento, forse per la sua stessa natura, illustra più una strategia di lungo termine che raccoglie un po’ tutto che altro, e non c’è nulla che qui sfugga, e non c’è un tema che non venga trattato, ma rimane il problema che non è chiaro, poi, come tutto questo si possa tradurre nella pratica se le risorse economiche non sono specificate come non lo sono le risorse di personale.
Io – ha continuato Honsell – ho avuto moltissime sollecitazioni dalla Carnia, proprio negli ultimi tempi, su di una situazione che parte dalla continuità assistenziale fino a giungere al tipo di risposta che può dare l’ospedale di Tolmezzo, ed al tipo di garanzie che ci sono di poter vivere in serenità anche in zone periferiche come quelle della montagna […]. E questo mi fa veramente preoccupare. E non vedo come questo atto, che qui andiamo a programmare, possa dare delle risposte a problemi pratici, e forse c’è bisogno di abbassare un po’ l’orizzonte dei ragionamenti, tralasciando un po’ i grandissimi disegni di strategie e calandosi invece nella quotidianità, dove ogni cittadino ha il suo nome, dove ogni cittadino ha la sua patologia o ha i suoi rischi, che bisogna in qualche maniera ridurre, prevendendo possibili degenerazioni. (…)». (2).
E COSÌ SIMONA LIGUORI, MOTIVANDO IL SUO NO.
E così Simona Liguori medico oncologo, consigliere regionale di ‘Cittadini’, sempre sullo stesso argomento ed in sede di voto: «Nell’ambito della discussione abbiamo chiesto all’assessore Riccardi con quali risorse di personale intenda realizzare un Piano di oltre 500 pagine di buone intenzioni, vista l’ormai cronica carenza di medici e infermieri. Come spesso capita, abbiamo ottenuto risposte generiche che ci hanno indotto a non avallare con il nostro voto il documento. È stato un no all’ennesima non risposta». Ed ancora: «Un Piano che si fonda anche su Dipartimenti di prevenzione, Distretti sanitari, Dipartimenti di salute mentale e delle dipendenze […] non può non tener conto delle difficoltà che il personale impegnato in tali strutture sta attraversando in termini di carichi di lavoro. Il palliativo della delibera di Giunta che permette l’assunzione in deroga con impiego temporaneo di professionisti con titolo non riconosciuto dal ministero della Salute è, per dirla con le parole delle organizzazioni sindacali dei dirigenti medici, “un progetto che svende l’assistenza e la salute al miglior offerente sul mercato”». (3).
E ROBERTO COSOLINI PUR AVENDO DATO PARERE FAVOREVOLE AL TESTO ….
Ma anche Roberto Cosolini consigliere del Pd aveva sottolineato, in un comunicato nel merito, come «Il Piano regionale della prevenzione, per essere uno strumento realmente utile ad affrontare le esigenze di salute dei cittadini del Fvg, deve necessariamente essere aggiornato ai profondi cambiamenti che hanno colpito tutta la comunità regionale in questi due anni di pandemia. Diversamente avremo solo un documento che assolve a un adempimento burocratico e ci fa perdere la possibilità di offrire il livello di qualità dei servizi sanitari che il Fvg ha saputo offrire negli anni» (4), ed inoltre: le «attività svolte dai servizi sanitari considerati i blocchi subiti in moltissimi casi, […] fanno diventare la prevenzione quasi una chimera» (5).
IN SINTESI …
In sintesi: di quale prevenzione si parla, se la sanità è falcidiata? Perché solo in una visione ancestrale delle tematiche, queste possono esser vissute come linee parallele che non si incontrano mai, mentre ora, a livello scientifico, vi è una visione strutturale ed interdipendente di vari fattori anche quando si parla di sanità, salute e prevenzione. Non solo: giustamente Cosolini sostiene che la prevenzione va fatta sulla base di un contesto realmente analizzato, non teorico anche se suffragato da qualche dato assoluto ed in percentuale, dico io, come quello che compare in questo Piano. (6).
Inoltre per la giunta regionale pare basti creare una sovrastruttura con un manager perché ogni problema sia risolto. Infatti a p. 56 del piano così si legge: «Per la realizzazione delle attività di promozione della salute nella comunità e nei diversi contesti si rende necessario attivare una governance riconosciuta a livello delle singole aziende sanitarie con l’istituzione di un gruppo di promozione della salute, formalizzato, con la chiara identificazione delle figure di cui dovrà esser composto e del coordinatore del gruppo […]». (7). Ma non solo: «Verrà avviata una formazione specifica rivolta agli operatori sanitari sull’uso di strumenti, tecniche di facilitazione, metodologie innovative, e pratiche dialogiche» (8), quando il personale è inesistente o risicato anche per sopperire alle normali attività, e si sta falcidiando il settore che risponde al disagio ed ai problemi mentali, oltre che alla dipendenza, che coi i primi due va a nozze, in epoca post covid, e cioè Serd e Csm, già in crisi, e, dopo pagine e pagine con dati e analisi generali, si legge che «La complessa interazione tra fattori soggettivi, relazionali, sociali, ambientali che influiscono sull’eziologia delle dipendenze, rende necessario un approccio combinato e integrato tra strategie di comunità (orientate alla promozione della salute, intersettoriali e per setting) e strategie basate sull’individuo», (9) che è come dire tutto e non dire niente. Naturalmente sopra tutti c’è la Direzione regionale Salute, che controlla e monitora.
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PIANO DI PREVENZIONE O PIANO DI CONTROLLO PERSONALE E SOCIALE E COLPEVOLIZZAZIONE?
Ora a me, dopo aver dato una scorsa al documento, questo piano regionale prevenzione pare piuttosto un piano per dire che ogni cosa che ti accade è colpa tua, se non riesci a trasformarti in quel ‘guerriero di terracotta’ plasmato dalle linee che tutti omologano presenti in detto documento, che come il solito sono irrealizzabili e talmente teoriche da essere quasi patetiche, oltre che basarsi su statistiche non si sa come realizzate.
Pensate che, solo per i poveri nostri bimbi, ridotti a ‘soggetti monitorati’ dalla politica sanitaria, «In regione sono attive le sorveglianze sugli stili e abitudini di vita, sullo stato di salute e sulla qualità di vita percepita, nelle diverse fasce d’età […]; OKkio […] monitora, a cadenza biennale, il peso e l’attività fisica svolta dai bambini delle scuole primarie tra i 6 e i 10 anni; HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) svolto ogni 4 anni si rivolge ai ragazzi di 11,13 e 15 anni e rileva, attraverso dei questionari, le loro abitudini sull’alimentazione, attività fisica, l’uso del fumo e alcol, le relazioni tra giovani; […]. È prevista, inoltre, l’attivazione in FVG della sorveglianza 0 – 2 anni nei centri vaccinali, al fine di avere informazioni su alcuni indicatori importanti del percorso nascita (dall’assunzione dell’acido folico in epoca periconcezionale alle azioni raccomandate durante la gestazione e l’allattamento), oltre ad altri aspetti della salute del bambino piccolo, come le vaccinazioni, la posizione corretta in culla, l’esposizione agli schermi (come TV, tablet e cellulari) e la lettura precoce in famiglia. Sarà inoltre attivata la sorveglianza periodica GYTS (Global Youth Tobacco Survey), un’indagine globale sull’uso del tabacco fra i giovani, che affianca le rilevazioni del progetto HBSC». (10).
E si vorrebbe persino dare linee guida, par di capire, e monitorare «La qualità della relazione con i genitori, intesa come facilità a parlare con loro di aspetti importanti della propria vita, (che) tende a ridursi con l’età, risultando più bassa fra i quindicenni rispetto agli 11enni. Ciò indica che a tutt’oggi, nonostante negli ultimi anni il rapporto genitori-figli sia caratterizzato da un dialogo aperto, la fase adolescenziale presenta maggiori difficoltà di relazioni con i genitori. Considerando il rapporto genitori/figli sotto il profilo di genere è emerso che, in tutte le età considerate, le ragazze hanno più frequentemente difficoltà a parlare con il padre rispetto ai ragazzi. Con la madre, invece, le differenze di genere si riducono, indicando come all’interno del nucleo familiare la madre sia il principale riferimento di sostegno emotivo» (11).
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Ma in sintesi questa ultima rilevazione a cosa ha portato? A scoprire, ancora una volta, l’acqua calda, ad evidenziare, come si capisce dalle righe sopraccitate, che più un ragazzo cresce e tende a volgere alla giovinezza, più si distacca dai genitori, il che è normale, normalissimo. Semmai potrebbe essere patologico l’opposto. Inoltre, secondo voi, una ragazza a cui compaiono le mestruazioni, aprendosi alla vita riproduttiva ed al sesso, parlerebbe di questi aspetti più facilmente con la madre o con il padre? Ed un maschietto a cui inizia a modificarsi la voce, a comparire una lieve barba, a rizzarsi il pene, secondo voi ne parla con la madre o con il padre, restando in ambito familiare? Ma poi, magari, anche madre e padre cercano di parlare con i loro figli, sia bimbi che adolescenti che giovani, e questo si chiama dialogare, e cercano di capirli ed ascoltarli.
Non solo: queste considerazioni non tengono conto delle caratteristiche personali dei soggetti, perché vi sono bimbi/e e ragazzi/e che parlano molto e bimbi/e ragazzi/e telegrafici. Non solo: vi sono pure giovanetti/e che hanno avuto esperienze di vita che li hanno condotti ad essere chiusi e schivi o più aperti. E ci sono figli che hanno visto i genitori separarsi e comparire nuove figure accanto ad uno od all’altro, e, recita un detto: «il mondo è bello perchè è vario».
Invece a me pare tristissima e fa paura l’immagine di società futura che sgorga da questa visione sociale che tutti ‘omologa’, che a me fa venire alla mente alcune situazioni per fortuna da me non vissute e finite prima che io nascessi, dove la libertà era un sogno, e l’esser controllati una realtà, senza scomodare Orwell. Ma naturalmente questo paragone è frutto della mia mente, e mi scuso subito con voi. E – penso fra me e me, con spirito un po’ polemico – nel prossimo piano, si fa per dire, magari ci dovremmo attendere di trovare anche quante volte un cittadino Fvg può fare l’amore in base al sesso, in base all’età, in coppia fissa, non fissa, con sesso a pagamento, e magari quali posizioni e giochi erotici siano consentiti e quali no.
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Inoltre chi ha approvato questo piano, ha mai visto quante difficoltà incontrano le famiglie di lavoratori per gestire figli, avendo magari lavoro precario e orari e situazioni quasi impossibili di lavoro; dovendo correre in auto qua e là; dovendo fare i conti con l’aumento dei prezzi? La Regione ha mai prodotto una statistica per verificare quante coppie con figli non abbiano sostegni adulti che le possano aiutare, siano spesso vicino realmente alla povertà, e quanto incida anche solo l’aumento di una bolletta sulla qualità della vita di genitori e figli? E se si vuol promuovere benessere e prevenzione, come si intende intervenire su questi aspetti? Perché è facile parlare, quando si vive in un Olimpo dorato, con uno stipendio non da poco e sicuro, senza mai scendere fra la gente, e dettando norme e principi agli altri. E scusatemi se lo scrivo.
Infine in Friuli Venezia Giulia, secondo la Caritas, che riporta dati al novembre 2021, il 57, 7% dei nuovi poveri afferisce alla fascia di età fra i 18 ed i 35 anni. E sono persone «in povertà assoluta con bassi titoli di studio e lavori precari, con famiglie frequentemente a loro volta in situazioni di disagio multidimensionale con più problemi, non solo disagio economico, ad esempio legati a dipendenze e malattie». (12). Ma la giunta regione, in questo piano, non aggiorna i dati sulla povertà in Fvg, e riporta solo quelli pre-pandemia, cioè del 2019. (13). Non solo: detto testo precisa, a chi abbia coraggio di leggerlo, avendo un numero notevole di pagine, che il carico di malattia nella popolazione pesa sui costi per il sistema sanitario, quasi che non si trattasse di soldi dei cittadini ma di cifre sborsate da privati, quasi che la colpa della propria malattia fosse di ogni cittadino e non, spesso, delle condizioni di vita ed ambientali che il singolo non può mutare. E il pensiero corre a chi viveva vicino all’Ilva di Taranto, a chi abitava nella terra dei fuochi. Infine si parla di “rete curante” (14), quella per la montagna dov’è?
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QUELLO CHE PIANI COME QUESTO, COME ANCHE IL DGR 2365/2015, CI NASCONDONO ED HANNO NASCOSTO.
Quello che piani come questo nascondono e ci hanno nascosto è quello che dovrebbero fare lo Stato, la Regione, le Aziende Sanitarie ed i comuni per promuovere la salute dei cittadini. In primo luogo dovrebbero tutelare l’ambiente, i luoghi di lavoro, le condizioni di lavoro e di vita della popolazione e calmierare i prezzi dei generi di prima necessità. Ma lo fanno?
A me non pare proprio, dato che non si curano dell’acqua potabile, e nessuno in Italia ha distinto le vie nere dalle bianche, utilizzando tranquillamente acqua pulita per i water, e neppure alcuno ha pensato di recuperare sostanze utilissime per l’agricoltura dalle feci umane, preferendo il concime chimico; non abbiamo mai avuto sufficienti mezzi di trasporto pubblico, che non è mai stato sostenuto; si lascia e si è lasciato in Fvg che privati colonizzassero a loro uso e consumo ogni rigagnolo e corso d’acqua montano per usi personali, costruendo centraline con concessione delle acque per 30 anni, senza, temo, alcuna valutazione reale dell’impatto ambientale, negli anni, di dette sovrastrutture anche su fragili ecosistemi con la loro flora e fauna, in sintesi sull’eco-ambiente anche e pure sulla vita. Ed ora si pensa di costruire, con soldi nostri, strade camionabili sui monti, disincentivando l’attività fisica a piedi e non avendo ben chiara, forse, la friabilità del terreno, e non avendo precisato la reale utilità di dette costosissime opere (cfr strada per il Marinelli e quella paularina, la viabilità sul Varmost etc. etc), e si sono spesi due milioni di euro per nuovi mezzi battipista sulla Zoncolan (15), sottraendoli ad altro. Non solo: si riempie il rione di Cattinara a Trieste di cemento e di parcheggi favorendo il traffico privato, e per fare questo si distrugge una intera pineta. Ma scusate di quale prevenzione stiamo parlando? E mi si narra che nella stessa città, forse non ora, vi è stato chi ha chiuso l’ospedale per infettivi, poi sostituito da un centro commerciale. Ma cosa vuoi che sia … l’importante è che noi cerchiamo da soli di stare in salute, presentandoci magari a monitoraggi periodici magari da noi pagati, e sottoponendoci, obtorto collo, a questionari dove ognuno può rispondere cosa vuole se, fra fatica, sfinimento, impegni, si ricorda di compilarli.
E che qualità dell’aria abbiamo in montagna, fra esercitazioni militari, voli in elicottero di piacere, oltre che a causa della barriera alpina che pare freni e faccia ricadere su di noi l’inquinamento anche del Veneto; che aria respiriamo nelle nostre città, fra fabbriche contigue ed un traffico di mezzi a motore non di poco conto? Ma vi siete mai trovati sull’autostrada Udine- Trieste ingolfata da camion diretti in Slovenia; sulle strade della Carnia in una mattinata in cui si muove mezzo Friuli per raggiungere le piste da sci od i monti, che è preferibile per noi locali restare tappati in casa; avete mai incrociato camion della ‘Goccia di Carnia’, ormai non più regionale ma che sfrutta acqua nostra, e di altre ditte sulla strada che porta da Villa Santina a Rigolato e Sappada; vi siete mai trovati, sempre in Carnia, vicino a luoghi ove si sta svolgendo qualche gara di motocross o qualche rally fra i paesi o nei paesi, con la benedizione degli enti pubblici locali? Ed avete mai incontrato, come capitato a me, moto rombanti che ti piombano da dietro mentre percorri un sentiero?
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E poi: chi ha mai controllato i luoghi di lavoro, quanti rilievi ha fatto l’Arpa, quante multe ha dato? E potrei continuare così, partendo dalla salute mentale che viene pure messa a dura prova dall’iper burocrazia, dallo stress, dalla fatica, dalla fretta, dagli orari, dal rumore, dal terrore del giudizio altrui. Cosa si è fatto per migliorare queste condizioni di vita da parte di chi ci parla di ‘prevenzione’? Perché vivere in questo nuovo secolo è difficile e faticoso, molto faticoso, senza certezza alcuna, con mass media che istillano paure anche infondate, e propongono la liquefazione di ogni certezza, finendo poi, come la politica, a concentrarsi sul parlare solo di un virus che ha disturbato l’economia anche cosmopolita, per sconfiggere il quale non esisteva neppure il piano pandemico nazionale, che doveva, all’inizio del 2020, esser predisposto da parecchio. Inoltre, secondo voi non avevano ragione gli operai ai primi Novecento, quando proponevano giornate per tutti suddivise in 8 ore di lavoro, 8 ore di riposo e 8 di svago? Ma ora chi se le può permettere? E non pensate che, per esempio, se questo piano dovesse venire davvero attuato, si dovrebbero abolire i riders, per prevenire mal di schiena e possibilità di finire sotto una macchina, ma anche i turni massacranti nei luoghi di lavoro pure per il personale medico ed infermieristico, e dovrebbero esser a tutti garantite le ferie?
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Ed ancora: come tutelare la salute, se abiti a Forni di Sopra, a Sauris od a Treppo Carnico, e l’ospedale di Tolmezzo non è più territoriale, per cui devi andare magari a fare una visita richiesta dal medico di base, senza che neppure venga rispettata la priorità posta sulla prescrizione, fino a Trieste? (È accaduto ad uno di Tolmezzo. Poi la persona si è ammalata e pur stando meglio, non si è sentita di andare fino là). E quando passi davanti all’ospedale che fu civico, cosa pensi? C’è ma non è per me? E cosa sarebbe questo? Fare prevenzione buttando giovani e vecchi su di una strada in macchina, (io l’ho chiamata sanità on the road) senza neppure dei taxi di distretto con compiti di accompagnamento in sanità, come si trovano in Normandia?
Infine: i giovani devono venir tutelati unendo le forze in una reale lotta al disagio giovanile ed all’uso di stupefacenti e sostanze dannose: ma come e con chi? Con Csm che si vogliono chiudere, con Serd accorpati, senza centri giovanili ed educazione a vivere e sopravvivere, con corsi sportivi solo a pagamento, con forze dell’ordine che fanno quello che possono? E questi non sono compiti della scuola, che non può esser gravata in ogni modo di tutti i problemi.
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E poi bisogna mangiare sano. Ma il fatto che mangiamo sano o meno dipende da principalmente da due fattori: dai produttori e dal costo dei prodotti, ed anche dall’invasione della pubblicità. Ed inoltre il cibo spazzatura costa meno, sazia di più, forse fa ingrassare di più. E pensate all’obbrobrio udinese e non solo, di una mensa scolastica pessima (16) e, a livello italiano, di bimbi che dovevano e forse devono ancora portarsi il panino da casa perché i genitori non avevano ed hanno i soldi per la mensa scolastica (17). Non solo: a p. 34 del piano si evidenza l’uso e abuso per i bimbi di bevande zuccherate, quando in commercio lo sono praticamente tutte, e si parla di uso della frutta senza sapere quanto costa oggi e quanto è, dovunque, immangiabile perché raccolta acerba e posta in celle frigorifere, il che la rende indigesta e senza sapore. Con questo non voglio però criticare queste indicazioni sacrosante, ma solo chiarire che, talvolta, “fra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare”.
E POTREI CONTINUARE COSÌ …
E potrei continuare così e critiche scritte da me, analoghe a queste, le potete trovate relativamente al dgr 2365 del 2015. (6). Infatti nel mio: “Fvg. Ospedali marginali, fra ‘polvere di stelle’ e macete” in nonsolocarnia.info, ricordavo come detto Dgr, lunghissimo e non si sa come attuabile, impegnava risorse delle aziende socio- sanitarie specifiche in progetti quali quello di prevenire e promuovere la salute nei luoghi di lavoro, che non so come si pensasse già allora di attuare con la precarizzazione del lavoro e la sua, in certi casi, schiavizzazione, o creando un surplus di ore lavorative per il personale medico ed infermieristico ospedaliero, dando così non certo un buon esempio; come quello di migliorare le condizioni ambientali senza incidere sulla politica che, per esempio in Carnia, vuole i fiumi captati e ogni rio sfruttato a fini energetici, ed in una situazione in cui i privati, che hanno come fine il loro guadagno e non il benessere della popolazione, comandano ovunque, e criticavo il cercare di rifilare alla scuola, che non dipende però né dal Ministero della sanità né dalle aziende sanitarie, compiti ampi di prevenzione, senza incidere in modo alcuno, invece, sulla organizzazione della sanità per volgerla a questi scopi. E per esempio, già allora, si puntava molto sull’allattamento materno al seno, senza valutare come si curano le normali ragadi, che sanguinano, dolorosissime per la madre ed infastidenti per il piccolo, che vengono alle prime poppate, e che io ho risolto subito con una pomata antibiotica prescrittami e lavando i capezzoli prima di attaccare i miei figli, e per cui qualche anno fa si consigliava, invece, una pomata simil erboristica presumibilmente dagli scarsi effetti? E se erro correggetemi. Ma da un po’ di anni pare viga la ‘antibiotico fobia’. E certe volte la novità teorica, scaturita da non si sa dove, elimina l’osservazione ed il buon senso, dimenticando quanto insegnatoci da esperienze pregresse, che non sempre è da buttar via.
Inoltre cosa vuol dire ‘responsabilizzazione della comunità”(18), quando la stessa non esiste più? Forse significa “promuovere il controllo sociale”? E certe volte la novità teorica, scaturita da non si sa dove, elimina l’osservazione ed il buon senso, dimenticando quanto insegnatoci dai nostri avi, che non sempre era da buttar via.
Ed ancora: perché non proporre ai bimbi e ragazzi anche letture e meditazione, ascolto e silenzio, autodisciplina e qualche educativo ‘No’, e la collaborazione fattiva nei lavori domestici e non, compatibilmente con l’età, non lasciando ciondolare i giovani con un cellulare in mano? E dovremmo proporre ai bimbi, ai ragazzi, ai giovani, anche la nostra calma, il nostro ascolto, il nostro condividere con loro giochi ed esperienze, senza però mai voler essere amici dei figli perché questo non afferisce al ruolo genitoriale.
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E mi fermo qui per non tediare nessuno, ma voglio raccogliere lo spunto dato coraggiosamente dal prof. Honsell ed altri consiglieri regionali sintetizzabile in: basta teorie, scendete dai cieli e muovetevi sulla terra. E basta produrre testi che portano a declinare i verbi al futuro al “fasarin e viodarin” come si dice in friulano, cioè inapplicabili nel presente. In fin dei conti i nostri vecchi ci hanno insegnato che non si può progettare un grattacielo senza sapere neppure dove fare le fondamenta e come. Sarebbe preferibile, invero, realizzare concretamente una casetta, anche semplice e di legno. E poi, se la sanità è falcidiata, come si pensa di tutelare la salute? Se il welfare non esiste più, che si pensa di fare? Almeno parliamone e parlatene, prima di farci cadere adddosso documenti dall’alto, se volete che li prendiamo seriamente in considerazione.
Vorrei terminare però scrivendo che questa sono solo mie personali osservazioni, e come tali discutibilissime, e ben vengano commenti e critiche. Senza offesa per alcuno.
Laura Matelda Puppini
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(1) Il testo del “Piano regionale della prevenzione 2021-25” è leggibile in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/salute-sociale/promozione-salute-prevenzione/allegati/24012022_delibera_2023_2021.pdf. La delibera è giuntale.
(2) Trascrizione dell’intervento di Furio Honsell per la dichiarazione di voto al Piano Regionale Prevenzione 21-25.
(3) http://www.cafetv24.it/friuli-vg/parere-negativo-della-consigliera-regionale-simona-liguori-sul-piano-regionale-della-prevenzione-2021-25/.
(4) Salute. Cosolini (Pd): Serve piano prevenzione aggiornato su pandemia, in: https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/comunicatiStampaDettaglio.aspx?ID=735921
(5) Ivi.
(6) Piano regionale della prevenzione, op. cit., pp. 9-10. Qui a mio avviso, si leggono più i problemi su cui non si è riusciti ad intervenire, dando l’impressione di non avere la minuma idea di come farlo.
(7) Ivi, p. 56.
(8) Piano regionale della prevenzione, op. cit., p. 56.
(9) Ivi, p. 90.
(10) Ivi, p. 5.
(11) Ivi, pp. 23-24.
(12) https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2021/11/fvg-nuovi-poveri-pandemia-giovani-richieste-aiuto-caritas-trieste-d09fd3d4-3116-4aca-b8d1-ae39f6f780da.html.
(13) Piano regionale della prevenzione, op. cit., p. 9.
(14) Ivi, p. 98.
(15) Azzurri sullo Zoncoaln per gli allenamenti in vista delle Olimpiadi, in Messaggero Veneto, 28 gennaio 2022.
(16) “Mense scolastiche ad Udine e in Friuli: 4 arresti per frode nelle pubbliche forniture”, in https://www.telefriuli.it/cronaca/appalti-mense-scolastiche-udine-friuli-arresti-frode-pubbliche-forniture/2/221902/art/. L’ipotesi di reato riguardava le mense scolastiche dei comuni di Udine, Varmo, Trivignano Udinese, Tarcento, Arta Terme, Rive d’ Arcano, Vito D’Asio in Friuli Venezia Giulia e quelle nei comuni veneti di Cimadolmo, San Polo di Piave e Motta di Livenza. Dopo segnalazioni dei genitori dall’ ottobre 2020, infine si è proceduto per «la presenza di corpi estranei nei pasti, le scarse quantità delle porzioni, la non rispondenza dei pasti a quanto previsto dai menù, le temperature di trasporto dei pasti non idonee, i tempi di consegna non rispondenti a quanto contrattualmente previsto». (Ivi).
(17) Vi è stato chi, in Italia, ha proposto di far portare panini a scuola ai bimbi i cui genitori non potevano pagare la mensa, creando disparità. (Vicenza. Bambini a mensa con il panino: i genitori non pagavano la retta. https://www.avvenire.it/attualita/pagine/bambini-panino 201003231637331400000; Se i genitori non pagano la mensa scolastica, pane e olio per i bimbi, in: https://www.mamme.it/pane-olio-mensa-scolastica-bambini/, 9/11/2017; Giulia Crepaldi, Stop al panino a scuola: per la Cassazione non c’è il diritto al pasto da casa nelle mense. Il commento dell’Adi, in: https://ilfattoalimentare.it/panino-scuola-mensa-cassazione.html). In Fvg pare ci si preoccupi maggiormente di riscuotere che di sondare perché uno di fatto non paghi la mensa per il figlio, (La ristorazione scolastica. Linee guida della Regione Friuli Venezia Giulia, p. 42), ma non ho trovato casi di ‘panino a scuola’. Anzi Udine si è dimostrata contraria. «In merito alla questione del “panino” a scuola il Comune di Udine precisa di non aver mai emesso un divieto in quanto non è suo compito o meno vietare il consumo di pasti domestici in ambito scolastico. Il permesso o meno di mangiare a scuola cibi preparati a casa spetta infatti, sempre in ambito scolastico, esclusivamente ai dirigenti scolatici. “Chiarito questo – spiega l’assessore all’Educazione, Sport e Stili di Vita, Raffaella Basana – come amministrazione comunale sosteniamo pienamente la posizione assunta collegialmente da dirigenti scolastici, amministratori locali e Azienda sanitaria. Una posizione contraria al consumo del pasto domestico nelle mense scolastiche». (https://www.ilpais.it/2017/12/15/panino-a-scuola-la-precisazione-del-comune-di-udine/). Ma il problema è ancora aperto. (https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/12/02/news/guerra_del_panino_il_consiglio_di_stato_a_scuola_va_consumato_assieme_agli_altri_compagni_-276740801/).
(18) Piano regionale della prevenzione, op. cit., p.101.
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L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.tuttowelfare.info/sanita-welfare/metasalute-welfare-sociale-e-prevenzione-sanitaria. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/fvg-piano-regionale-della-prevenzione-2021-2025-quale-aderenza-alla-realta/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/02/Metasalute_fondo.jpg?fit=1024%2C512&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/02/Metasalute_fondo.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ETICA, RELIGIONI, SOCIETÀPREMESSA Premetto che ritengo che, forse, il lavorare spesso a computer in rapporto con una realtà virtuale, da parte di coloro che ormai si ritengono i nuovi managers della politica, avendo una idea aziendalizzata della sanità e della società, possa incentivare in loro la difficoltà a cogliere i problemi pratici...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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