Quale politica e servizi per la Carnia? Me lo sto chiedendo da alcuni anni, in particolare da quel lontano 2014, quando l’abbinata regionale Serracchiani – Telesca propose la riforma del sistema sanitario regionale, approvata da quasi tutto il consiglio, forse per ‘senso di responsabilità’ e via dicendo. Si trattava della poi diventata tristemente famosa legge 17/2014, sul “Riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario Regionale (SSR) e norme in materia di programmazione sanitaria e socio-sanitaria”, che venne pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regionale il 22 ottobre 2014.

Da quel giorno, secondo me, per la sanità montana della Carnia, del Gemonese del Tarvisiano è iniziata la debacle, anche se il Tarvisiano può utilizzare, per sua fortuna, la sanità austriaca, da che mi si dice.

“Meno ospedale più territorio”, (1) fu il motto della dott. Maria Sandra Telesca, coadiuvata da Adriano Marcolongo, con il risultato che stiamo perdendo sia ospedale che sanità territoriale, di cui tutti parlano ma che non si sa di fatto che sia e come si debba articolare. In quasi 5 anni, io non l’ho ancora capito, ma può essere limite mio. E le uniche parole che mi vengono alla mente sono quelle di Mauro Saro, già direttore della Cartiera di Tolmezzo e prematuramente scomparso, che diceva che il venerdì pomeriggio si doveva pure abbandonare gli abiti civili e ‘vestire il camice bianco’ per assistere parenti e congiunti. E non mi si dica che per una sanità efficiente bastano ora i medici di base, tra l’altro con fino a 1300 pazienti cadauno, e con un contratto mai rivisto.

Nel frattempo Renzi e company, coadiuvati da Yoram Gutgeld, israeliano, ignoto ai più ma pagato con le nostre italiche tasche,  pensavano, nel 2015, in combutta con Beatrice Lorenzin del Nuovo Centro Destra, di cui ora nessuno si ricorda più (sia del partito che della Lorenzin), di fare ulteriori tagli, e di vietare la prescrizione di alcuni esami, speranzosi di rimpolpare le casse dello Stato, quando sarebbero bastate ben altre quisquiglie per realizzare questo desiderio, per esempio lottare efficacemente contro la corruzione, la mafia, il malaffare, l’evasione fiscale, ed impedire a Renzi, solo per fare un esempio e come minimo, di diventare operativo per volare su di un suo aereo personale. (2).

Primo risultato della riforma per la Carnia ed il Gemonese: la chiusura dell’ospedale di Gemona del Friuli, che aiutava a snellire le liste d’attesa, e che, con la sua chirurgia e medicina interna, era di grande aiuto alla popolazione locale e non, trasformato in un non ben definito ‘presidio ospedaliero’, e l’allargamento della vecchia Ass3 fino al codroipese, che non è sulla porta di casa, si fa per dire, oltre il taglio dei posti letto, la diminuzione del personale anche per la trasformazione di Gemona e per il mancato turn over, il pronto soccorso del San Michele mutato in un punto di primo intervento, né carne né pesce, e l’instaurarsi, per chi abita in Carnia, della sanità on the road, cioè dei viaggi della speranza, per trovare una visita e via dicendo. E per chi non lo sapesse, solo per andare da Tolmezzo ad Udine e ritorno si devono percorrere circa 100 chilometri, pensate se si abita a Forni di Sotto o Rigolato! Già perché, con la riforma, l’utenza regionale piombava ad invadere l’ospedale tolmezzino unico rimasto in ‘Alto Friuli’, che così perdeva totalmente i connotati di territorialità comunque prima in qualche modo mantenuti. Colpa del dirigente Pier Paolo Benetollo, che ringrazio per quanto fatto, fra mille vicissitudini, come dirigente generale dell’Aas3, ed a cui auguro buon lavoro in Trentino, in questi anni? Neanche per sogno, colpa della riforma, che ha destabilizzato, senza riuscire a costruire nulla di positivo. Inoltre, il sostegno smaccato al Santa Maria della Misericordia, ove lavorava come direttore amministrativo Maria Sandra Telesca (3), da parte della stessa, mai eletta dal popolo, e da parte della regione Fvg credo fosse sotto gli occhi di tutti. Ma anche nell’ ospedale udinese non è oro tutto ciò che luccica, per esperienza personale.  Già in precedenza l’idea di area vasta udinese aveva penalizzato la Carnia e l’ospedale tolmezzino, ma la riforma Serracchiani – Telesca ha fatto Bingo.

Insomma io temo che pagheremo tutto noi, montanari, pagheremo tutti i lussi e le spese del nuovo ospedale, ora già declassato a Padiglione 15, dove già piove dentro (se andate in oncologia lo potete vedere da soli), e il personale ricorre a secchi e stracci, in ciò accomunato al San Michele di Gemona. «Inoltre, l’ospedale nuovo di Udine è straziante: ha spazi vuoti anche stile reception a gogò, non si sa per chi, come riscaldabili e con che spesa, ambulatori piccoli e senza adeguata tenda che copra le nudità dei pazienti durate la visita, se per caso qualcuno dovesse entrare od uscire nel mentre (pessima abitudine presente dovunque) essendo il lettino posto di fronte alla porta, mentre questa si apre sulla fila delle sedie d’ attesa. In alcune stanze per due pazienti della chirurgia non stanno neppure i due letti e le due poltrone per far sedere il malato; gli infermieri, almeno quelli di una chirurgia, sono assemblati in uno spazio in vetro- resina o che ne so, praticamente in vetrina, almeno questa è l’impressione, senza sedie sufficienti; i gabinetti per i non ricoverati di fatto non si sa dove siano, e per uscire dall’ edificio devi scoprire la porta che si apre. […].
I corridoi sotterranei sono ben colorati e lunghissimi, e d’inverno fa un tale caldo, dovunque, che ci si chiede se i batteri vadano così a nozze; le finestre non si sa se si possano aprire, forse a causa dei possibili aspiranti suicidi, che troverebbero più comodo però buttarsi dai parapetti delle scale, numerosi ed agibilissimi; le luci sono per lo più artificiali e gli spazi di attesa, talvolta anche poco illuminati, ricordano più un carcere che un ospedale. Insomma, io mi sono chiesta, e scusate l’ardire, chi ha approntato il progetto e chi lo ha approvato, perché il nuovo ospedale è tutto, secondo me, e ben contenta se verrò smentita, tranne che spazialmente funzionale all’uso che ne deve venir fatto, senza tener conto dei problemi già sottolineati l’anno scorso: difficoltà del sistema smaltimento dei gabinetti e quant’altro. Quando guardo i vecchi padiglioni, che dovevano solo esser sottoposti, nel tempo, a manutenzione, penso a come essi fossero più funzionali, anche se, probabilmente non esenti da pecche […]».  (4).

Inoltre la perdita del laboratorio analisi per l’ospedale di Tolmezzo e Gemona è stata una specie di tragedia, di cui man mano che passa il tempo si vedono gli esiti non certo positivi, per esempio nei tempi di attesa per le risposte, ma anche nell’ impossibilità di conferire con il laboratorio come accadeva prima, mentre lo stesso non riesce, mi pare, ad essere in attivo, ma è in costante perdita.

Ed ora le ultime novità. La nuova giunta regionale, guidata da Massimiliano Fedriga, non sa come quadrare i bilanci delle Ass regionali sempre in perdita, anche perché non si vogliono tagliare reparti come quelli per i trapianti che potrebbero convergere in un’unica struttura interregionale funzionante 24 h su 24, ed allora che fa?  In linea di continuità con la giunta Serracchiani, taglia 2 aziende sanitarie, quella del monfalconese – isontino e quella della Carnia, Gemonese, tarvisiano, sandanielese, codroipese, cioè la 2 e la 3, facendole convergere verso Trieste ed Udine, già in netto affanno, che hanno sempre sposato la politica del ‘cicero pro domo sua’ e non si sa perché dovrebbero mutare prospettiva.

È chiaro che pagheremo tutto noi montanari, e quelli di parte della Venezia Giulia. Non so se servissero esperti per fare queste scelte che non solo ci penalizzano ma temo ci distruggano il servizio, mentre continuiamo a vagare qua e là, senza che nulla più funzioni, se non sulla carta e nelle parole dei politici di ieri e di oggi.

A questo punto per fortuna che ci sono  i privati, anche convenzionati? Ma ha un senso sotto-utilizzare il laboratorio di Casa di cura città di Udine, per esempio, per voler far convogliare ( a causa di una imposizione della giunta Serracchiani – Telesca) le analisi in convenzione al Santa Maria della Misericordia, avendo le risposte più tardi e magari neppure online?

Ma lo strabiliante è che, avendo la Regione chiesto il parere dei sindaci dell’Ass3, questi hanno approvato di passare tout court all’Ass4 e cancellare l’Aas3, tranne Francesco Brollo che ha votato contro, ma senza magari prima riunire i sindaci e discuterne con calma. Ed il Presidente Uti è lui. Quindi la Conferenza dei Sindaci ha perso il suo presidente, il sindaco di Cavazzo Carnico Gianni Borghi, dirigente infermieristico dell‘Ass4, ora non più compatibile, ma compatibile per votare positivamente la morte dell’Aas3, che ha, come immediato riflesso, un esubero di 100 amministrativi, che se ne andranno dalla Carnia e dal gemonese, dal sandanielese e dal codroipese, da quelle cosiddette ‘ aree interne’ o marginali di cui tanto si parla o meglio si ‘strombazza’ (5), senza però che sinora si sia visto nulla di concreto, tranne una perdita secca in servizi territoriali ed in territorialità. E credo non ci rendiamo neppure ancora conto, in Carnia, cosa significherà questo distruggere l’Aas3 per noi carnici e dell’Alto Friuli. Ma tranquilli, il vostro sindaco ha votato sì, anche se magari non leghista, anche magari se è Mentil, forse per quello che chiamano, ‘senso di responsabilità’ che forse nasconde una mancanza di capacità di prender posizioni autonome. Il mio, Brollo, ha votato no, ma se voleva salire sulle barricate, cosa che Francesco Brollo non è mai riuscito a fare, doveva fare in altro modo. Inoltre egli è sempre stato un entusiasta della riforma Serrachiani – Telesca, e si è mostrato più che favorevole a cancellare il laboratorio analisi tolmezzino, il cui personale ora dipende dall’ Ass4, come del resto quello del Centro Trasfusionale tolmezzino, dott. Cristiana Gallizia compresa.

Infine l’ultima picconata. La nuova ass4, che comprende la defunta 3, si chiamerà Ass del Friuli Centrale, praticamente come prima. (6). Viva la sincerità!
Inoltre i bilanci di grandi aziende sono sempre meno chiari di quelli delle piccole, e meno leggibili da non super addetti ai lavori, e ogni attivo verrà speso secondo le decisione dell’Ass del Friuli centrale. Ma ci rendiamo conto di ciò? Continuiamo a leggere di stare tranquilli, che la politica penserà anche a noi, ma come non è dato sapere. Ed allora quale futuro per la sanità locale e noi, carnici? Dovremo prendere la valigia?
Senza voler offendere alcuno, ma solo per palesare alcune mie perplessità, e se erro correggetemi. A tutti buon anno.

Laura Matelda Puppini

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(1) http://www.regione.fvg.it/rafvg/giunta/dettaglio.act;jsessionid=7B430D5F1FCBD4194D3BB8B4D9028B93?dir=/rafvg/cms/RAFVG/Giunta/Telesca/comunicati/&id=92554&ass=C04&WT.ti=Ricerca%20comunicati%20stampa.

(2) Daniele Martini, L’eredità di Renzi: ecco il contratto dell’Airbus. Il jet di Matteo – Tutti i dettagli dell’accordo (sconvenientissimo) tra Alitalia, Etihad e la Difesa, in: Il Fatto Quotidiano, 4 luglio 2018.

(3) http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/GEN/amministrazione-trasparente/FOGLIA2/FOGLIA7/allegati/Curriculum_Telesca.pdf.

(4) Cfr. in: www.nonsolocarnia.info: “ Riforma sanitaria: un aggiornamento, si fa per dire”    ed anche: “Note sulla riforma sanitaria in Friuli Venezia Giulia”.

(5) Tania Ariis, Fondi europei per sviluppare progetti per la Carnia, in. Messaggero Veneto, 30 dicembre 2018, dove pare che il discorso delle aree interne si limiti a dare una consulenza per domandare soldi all’Europa per progetti non definiti nell’articolo, della cui valenza nulla si sa. E rammento a me stessa quanti soldi abbiamo già buttato via per la Carnia, tanto da riportare a Giorgio Ferigo ed alal sua nota frase. ‘Duta chesta straciaria’.

(6) Messaggero Veneto, 29 dicembre 2018.

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L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: http://www.blogdem.it/angelo-costanzo/2012/05/10/sanita-di-montagna-un-malato-da-rianimare/, e rappresenta un manifesto di invito ad un incontro con relatori del Pd, dal titolo. “Sanità in montagna. Un malato da rianimare”, ma in Carnia e nel gemonese non so se si potrà neppure fare quello. Laura Matelda Puppini 

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