La politica, che lo volesse o meno, ci ha praticamente rovinato il 25 aprile che ci ricorda la gioia allora per la fine della seconda guerra mondiale e la liberazione dal nazifascismo, dall’occupazione nazista, dall’ Ozak, dal Terzo Reich, per aggrapparsi in modo impositivo al paragone tra la Resistenza italiana e la risposta del regolare esercito ucraino all’ invasione russa. Ma chi fa una azione politica di questo tipo comunica, a chi sa qualcosa che purtroppo è una minoranza, solo la sua abissale ignoranza ed il suo voler piegare gli altri alla propria lettura dei fatti. E questo per giustificare un invio di armi alla già armatissima Ucraina, fregandosene bellarmente della nostra Costituzione, nata dalla resistenza e che ripudia la guerra.

In primo luogo la lotta contro il nazifascismo nacque e si organizzò dopo un periodo particolare, che nulla ha a che fare con quello che precedette l’invasione russa dell’Ucraina: l’ Italia, retta dalla dittatura fascista, si era legata al Terzo Reich ed al nazismo con il cosiddetto ‘patto d’acciaio’ trascinando poi la nostra Nazione in una lunga guerra contro gli Anglo americani, i sovietici, ed inizialmente la Francia, poi occupata in parte dai tedeschi ed in parte retta da un governo collaborazionista con gli stessi, con il fine di creare un grande impero italico e di partecipare al nuovo ordine europeo voluto da Hitler, continuando la politica espansionista e colonialista già iniziata, in un modo o nell’altro, dai tempi dell’Unità d’ Italia, e rinfocolata sotto Mussolini.   

Fin dal 1919 il fascismo era penetrato nella società italiana ed aveva, in modo brutale, picchiando incendiando, pestando, uccidendo, preso il potere, distruggendo, tra l’altro, la fiorente economia socialista e cooperativa che caratterizzava in particolare l’Alta Italia, ed accaparrandosene i beni. E, tranne gli antifascisti, che erano rimasti in pochissimi in Italia e che erano segnalati, sempre perseguitati, e mandati a riempire i posti di confino tra cui Ventotene, non vi fu una reale opposizione politica organizzata in Italia, semplicemente perché essa era sistematicamente cancellata con la violenza, la forza, il dileggio, la tortura, la distruzione di beni personali e famiglie, portando alla povertà ed impossibilità di vivere sul suolo patrio. E non a caso molti antifascisti emigrarono in Francia e ci restarono finché riuscirono a farlo, in modo regolare o da clandestini.

Ritirata di Russia. Furono 100.000 soldati del R.E.I. che finirono tra morti, feriti, prigionieri e dispersi. Foto di Giulio Bedeschi. Da Mario Candotti, Ricordi di un uomo in divisa, naia, guerra, resistenza, Ifsml, 1986.

Ma dopo la disfatta di Russia, avvenuta nel contesto della seconda guerra mondiale, quel patto d’ acciaio non piaceva più, e si aveva sentore che la guerra, se si fosse rimasti al fianco dei Tedeschi, sarebbe finita non male ma malissimo. Infine il 9 luglio 1943 iniziava l’operazione Husky, (nome in codice degli anglo-americani per designare l’invasione della Sicilia), preceduta, nel mese di giugno, dall’occupazione delle isole di Lampedusa, Linosa, Lampione e Pantelleria. Il 10 luglio 1943 avveniva lo sbarco degli Anglo americani in Sicilia. L’11 luglio l’8ª Armata occupava senza difficoltà Siracusa e Augusta, il 14 luglio gli Alleati congiungevano le loro teste di ponte e conquistavano Ragusa e Comiso. Probabilmente oramai sia i vertici del fascismo che i tedeschi sapevano che l’occupazione della Sicilia intera, da parte degli anglo americani, era solo questione di tempo. E chi rallentò ancora una volta l’avanzata Alleata furono i tedeschi, che schierarono in Sicilia la veterana 29. Panzergrenadier-Division e l’eccellente 1ª Divisione paracadutisti del generale Richard Heidrich, trasferita d’urgenza dalla Francia meridionale. Di fronte a questa situazione, ed avendo compreso che gli Anglo americani non si sarebbero fermati nella loro avanzata, il Gran Consiglio del fascismo, il 25 luglio 1943, sfiduciò Mussolini, che venne arrestato, e si cercò di giungere ad un armistizio con gli Alleati che stavano avanzando da sud. 

Naturalmente i tedeschi avevano chi li informava, e così non restarono certo a guardare, iniziando a portare od a lasciare in maggior misura unità del loro esercito in suolo italiano. Infine il 3 settembre venne firmato l’armistizio di Cassibile, nascostamente, e di esso fu data informazione solo l’8 settembre, dopo un programma di canzonette. All’alba del 9 settembre 1943 il re Vittorio Emanuele III, il capo del Governo Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, alcuni esponenti della Real Casa, del governo e dei vertici militari fuggivano a Brindisi, il giorno seguente occupata dagli Alleati, lasciando l’Italia nel caos e l’esercito e le forze armate allo sbando ed allo sfascio. E tutto questo avveniva nel contesto della seconda guerra mondiale, che durò, per noi italiani, dal 1940 al 1945, che opponeva i nazifascisti agli angloamericani, ai russi, all’esercito popolare di liberazione della Jugoslavia, alla resistenza europea.

Affido a Bruno Cacitti, militare del Regio Esercito Italiano e poi partigiano osovano, narrare  la situazione nella quale vennero a trovarsi i militari, i soldati, gli appartenenti alle Forze Armate, abbandonati anche nei luoghi dove stavano combattendo, mentre i nazisti volgevano le armi contro di loro ed entravano ad occupare l’Italia settentrionale e centrale: «Senti, bambina: ci siamo trovati, il vot di …di settembre quarantatrei, abbandonati, soldati abbandonati: i capi, il re, Badoglio, andati al Sud, […] … e noi altri ci siamo trovati in un mare di fango. Per salvarci abbiamo dovuto andare in montagna. Se non si andava, ci aspettavano i lager tedeschi. Basta. Non fu una questione politica. Siamo scappati perché ci hanno abbandonato i capi – chiuso. Ma come si fa? Loro scappano, e noi … Ci hanno messo in una condizione … (…) Ci hanno lasciato in un mare di fango e di guai, abbandonati». (Uomini che scrissero la storia della democrazia: Bruno Cacitti, Lena, osovano. Perché resti memoria, in www.nonsolocarnia,info). Ma per questa parte vi consiglio di leggere il mio: “6 agosto 1943: l’incontro di Tarvisio tra italiani e nazisti”, in: www.nonsolocarnia.info.

Quindi Hitler, fatto liberare Mussolini, lo faceva portare a Monaco dove gli intimava di formare un nuovo stato al servizio del Reich, poi denominato “Repubblica Sociale Italiana” collaborazionista con i tedeschi occupanti anche quei territori. Ed infatti non a caso si dice che fu una Repubblica, (peraltro solo di nome ma non di fatto) fantoccio. Essa comprendeva tutta l’Italia non Ozak, non Ozav, e non già occupata dagli angloamericani.

Questo il contesto della Penisola creatosi dopo l’8 settembre 1943. In verde Ozav e Ozak sotto diretto controllo tedesco, zone cuscinetto di protezione al Terzo Reich e in giallo l’R.S.I., collaborazionista dei nazisti occupanti. Puglia e Calabria formavano in Regno d’ Italia del Sud, in territorio presidiato dagli Angloamericani.

Però dopo l’invasione nazifascista della Jugoslavia nell’aprile 1941, si era formato lì un movimento di resistenza armata all’occupante, che non era formato solo da comunisti ma anche da liberali, cattolici ed altri, solo che i loro sforzi si unificarono sotto la dirigenza dei comunisti perché gli stessi erano più preparati a gestire ed organizzare la lotta clandestina. Nel 1942 italiani che si opponevano al fascismo iniziarono a prendere contatti con loro per vedere come muoversi ed avere eventualmente un aiuto in particolare materiale. Infine dopo l’8 settembre 1943, iniziarono a formarsi, embrionalmente, dei gruppetti di ex militari intenzionati pure a reagire in armi all’occupante nazista coadiuvato dai fascisti, ma la vera e propria organizzazione della lotta armata partigiana, sia garibaldina che osovana, si ebbe in Carnia solo nel marzo 1944, quando si sciolsero le nevi, permettendo il movimento.

Ma un altro aspetto portò giovani a salire sui monti in Ozak: dopo qualche tentativo di chiamata alla leva prima di Ermacora Zuliani, seniore fascistissimo, friulano, e collaborazionista con i tedeschi, che stava formando ad Udine il Rgt. Tagliamento (che pur poi definendosi alpino, nulla aveva a che fare con il corpo militare degli alpini) e che tentava di coartare giovani e meno giovani ad aderirvi, e della Repubblica sociale italiana, sempre fermati dai tedeschi occupanti, il 22 febbraio 1944 il Gauleiter Rainer chiamava alla leva obbligatoria per i nazisti i giovani residenti in Ozak, che avrebbero potuto optare fra entrare nella Wehrmacht o nelle SS, aderire alla Milizia di Difesa Territoriale (Landschutz-Miliz) o lavorare per il Reich nella Todt.

«Per ordine del Supremo Commissario del Litorale Adriatico i cittadini appartenenti alle classi 1923-1924- 1925 vengono chiamati al servizio di guerra obbligatorio. A tal fine sono costituite apposite Commissioni di arruolamento che entreranno in funzione l’8 marzo sotto la guida del Deutsche Berater e alle dipendenze del Consigliere Germanico …». (Flavio Fabbroni, Il 33° Comando Militare Provinciale di Udine. Novembre 1943- Aprile 1944, in: Storia Contemporanea in Friuli n. 43, Ifsml, p. 209).

L’ ordine di arruolamento forzato portò molti giovani, che non volevano combattere o lavorare per il Reich, a salire sui monti ed una delle prime forme di azione partigiana fu quella di bruciare le liste dei chiamati alla leva, che si trovavano nei comuni. Quindi il movimento partigiano andò ampliandosi, fino ad organizzarsi, in Friuli in due Divisioni: la Garibaldi e la Osoppo.

Nelle altre zone sotto la R.S.I., invece, erano i fascisti collaborazionisti che la formavano che chiamavano i giovani alla leva obbligatoria, portandoli a salire sui monti ed ad unirsi ai partigiani. Ed infatti furono emanati dalla Repubblica Sociale Italiana «una serie di bandi di reclutamento militare obbligatorio, destinati ai giovani italiani nati negli anni tra il 1916 e il 1926, emanati dal Ministro della Difesa della Repubblica Sociale Italiana, Rodolfo Graziani, per la costituzione del nuovo esercito della RSI (…). Ma dei 180.000 chiamati si presentarono solo 87.000». (https://it.wikipedia.org/wiki/Bando_Graziani). Poi vi furono truppe italiane che si allearono subito con i nazisti, come per esempio la X Mas.

E si può dire che la Resistenza italiana fu una vera e propria ‘guerra di popolo’, anche per ricostruire l’Italia come Nazione, che non esisteva più, a cui collaborarono pure molti civili dando appoggio, sostegno, cibo. Le divisioni partigiane italiane si unirono agli Angloamericani ed all’Esercito di Liberazione Jugoslavo nella lotta comune e questi collaboravano con l’Urss che avanzava da est verso ovest per liberare l’Europa sottomessa.

I primi due militari, due tenenti dei rispettivi eserciti, seguiti poi dagli altri, si incontrarono su di un ponte pericolante. (https://russianamericanhistorymonth.org/2020/03/03/elbe-day-a-handshake-that-made-history-2/). Spero che immagini di questo tipo, che segnano la fratellanza dei popoli e la fine della guerra, possano ripetersi.

In Italia dall’agosto 1944 alla primavera 1945, l’esercito angloamericano, coadiuvato dai partigiani, riuscì a sfondare la linea gotica, e quindi le Divisioni partigiane incominciarono a liberare il nord Italia, dove la guerra finì il 7 maggio 1945, mentre nell’ ottobre 1944, l’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo coadiuvato da quello russo, prendeva Belgrado.    

Infine il 25 aprile 1945, i soldati angloamericani che avanzavano liberando i territori occupati dal Terzo Reich da Ovest, e i soldati russi dalla stella rossa che avanzavano liberando i territori occupati dal Terzo Reich da est, si incontrarono e si abbracciarono a Torgau, sull’Elba, segnando la fine della seconda guerra mondiale, del nazismo, del sogno tedesco di un nuovo ordine europeo.

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INVECE ORA … E QUESTE DUE STORIE, UNA DI 80 ANNI FA, UNA RECENTE NON SONO PARAGONABILI.

L’ invasione russa dell’Ucraina nasce in un contesto diversissimo ed avviene nel 2022. In primo luogo non vi è un contesto di guerra mondiale già in atto, e speriamo di non doverci trovare mai in una situazione di guerra totale a causa dell’insipienza umana e di Russia, Ucraina, Ue, Usa e Nato. Ma in ogni caso questa sarebbe a posteriori e cioè causata dalle forze in gioco nella guerra Russia – Ucraina. E quando inizia la guerra armata partigiana contro i nazifascisti, gli angloamericani e russi si erano già uniti contro Hitler ed i suoi alleati, e gli angloamericani si trovavano già nella penisola italiana.

L’ Italia come Regno non esisteva più e non aveva più un esercito e delle forze armate che potessero difenderla. Pertanto molti ex militari, per cacciare i nazisti e far finire il fascismo che aveva creato quella situazione, che aveva tolto ogni libertà, che aveva imposto un clima di terrore e sopraffazione per 20 anni, che aveva mandato italiani al macello in guerre coloniali, che si era alleato con il nazismo, compiendo orrori di ogni tipo pure con le bande nere, si unirono alla resistenza. 

L’ Italia quando si sviluppò il movimento di resistenza all’occupante, era già stata occupata, al centronord dai nazisti, a sud dagli Alleati.

Invece la guerra in Ucraina nasce dalla complessa storia dell’Ucraina stessa, dalle varie ingerenze e desiderata altrui dopo la fine dell’Urss voluta da Yeltsin, dai dissidi tra componente russofona e ucrainofona ipernazionalista della popolazione. Ma, dopo la caduta del muro di Berlino, in cambio del passaggio sotto la Nato della Germania dell’Est, gli Usa e la Nato garantirono che l’Alleanza Atlantica non si sarebbe espansa oltre ad est.

A questo punto, però «Una serie di problematiche si infiltrarono nel malcontento generale, la grave situazione economica ucraina vide un facile terreno per il sorgere della russofobia nell’Ucraina occidentale e dell’ucrainofobia nell’Ucraina orientale. Nell’Ucraina si fecero largo posizioni nazionaliste e identitarie contrapposte, e nella parte occidentale del paese emersero elementi che differenziavano l’Ucraina dalla Russia» (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del Donbass). La situazione esplose nelle proteste dei filo occidentali nel 2014, con la conseguente fuga di Janukovic e l’instaurarsi di un governo guidato da Petro Porošenko. Ne seguì un’ondata iconoclasta, similmente a quanto avvenne nei paesi baltici in seguito al crollo dell’URSS, i manifestanti anti russi abbatterono le statue di epoca sovietica, le amministrazioni cambiarono il nome dei luoghi pubblici che evocavano il passato sovietico e li sostituirono con i nomi dei collaborazionisti. Particolarmente emblematico fu l’abbattimento delle statue di Lenin e la loro sostituzione con quelle del collaborazionista con la Germania nazista Stepan Bandera, ancor oggi considerato eroe nazionale ma che fu un criminale di guerra, e terrorista, che collaborò con la Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, sostenendo i piani espansionistici nazisti e giurando fedeltà ad Adolf Hitler. (https://it.wikipedia.org/wiki/Stepan_Bandera).

Stefan Bandera nazista. (https://www.kulturjam.it/costume-e-societa/stepan-bandera-eroe-filonazista/).

Ma ritorniamo ai giorni nostri. La penisola di Crimea, abitata per lo più da russofoni, era stata donata ai tempi di Nikita Chruščёv, per motivi a tutti ignoti, dal Soviet Supremo alla RRS Ucraina. (https://it.wikipedia.org/wiki/Cessione_della_Crimea). Ma nel 2014, gli abitanti di quella penisola, spaventati dalla crescente russofobia dell’Ucraina stessa e da quanto accaduto in Donbass, e vedendo crescere movimenti di estrema destra, decisero di promuovere un referendum per scegliere se restare con l’Ucraina o andare con la Russia, e vinse quest’ultima opzione, con una altissima maggioranza di voti favorevoli. Intanto l’Ucraina, la cui politica pare risentisse pure di qualche ingerenza straniera, entrava in Donbass, russofono e favorevole alla Russia. Da qui distruzioni, orrore e terrore, ed il ‘rogo di Odessa’ datato 2 maggio 2014. Infine dopo varie vicende, il Doneck e il Lugansk ottennero l’indipendenza ma questi stati non riuscirono a prendere il controllo della totalità dei rispettivi territori, che furono prontamente presidiati dalle Forze Armate ucraine. (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Donbass). Questo è quello che ho compreso dopo una brevissima e velocissima ricerca. Ma è la storia dell’Ucraina è storia lunga e ingarbugliata, di guerre e violenza e di ingerenze,  almeno così pare.  

E  pur avendo raggiunto gli accordi di Minsk, pare che la guerra del 2014 e la contrapposizione fra la componente  ucrainofona e quella russofona di questa parte del continente europeo di fatto sia continuata in un modo o nell’altro, con appoggi esterni reciproci ed ingerenze, e, pur avendo la Nato e gli Usa dato, ai tempi della caduta del muro di Berlino, assicurazioni a Yeltsin della loro non ulteriore espansione ad est,  alcuni stati che componevano prima l’Urss e poi indipendenti, sono entrati a far parte della Nato senza che la Russia li invadesse.

E per cortesia, se non ho capito bene questa storia di Ucraina, correggetemi e scrivetemelo, ve ne sarò grata.

Pertanto il problema sorto nelle zone o Ovest dell’attuale Russia, dopo la fine voluta da Yeltsin dell’Urss e la fine del muro di Berlino, con varie vicende anche di morte e soprusi, e la lotta dell’esercito regolare ucraino, nello Stato dell’Ucraina invasa dalla Russia, non hanno nulla a che fare con la lotta armata italiana, in una Italia che non esisteva più e già occupata dai nazisti. E la Resistenza italiana non fu resistenza all’invasione, ma tentativo anche di militari che erano stati delle Forze Armate Italiane poi sciolte, di cacciare l’occupante, in un territorio dove lo stato non esisteva più.

Certamente, da quello che si sa, fra le forze militari che combattono per l’Ucraina ci sono dei personaggi che si rifanno al nazismo e forse leggono anche Kant, per carità nessuno può negarlo, ma il loro comportamento non è certo da ‘Critica della ragion pura’ da quanto si vede e si legge. E sono, per esempio, per quanto è noto, quelli del btg Azov, le cui mogli o compagne si trovano in Italia ed hanno partecipato ad una puntata di ‘Porta a Porta’ diretta da Bruno Vespa. «Ospiti d’ onore nel salotto del decano di Rai Uno, ci sono quattro donne. Sono mogli e fidanzate dei soldati di Azov, il battaglione criminale e nazista assediato a Mariupol. Qui siamo ben oltre la riabilitazione: con Vespa si approda nel campo della ammirazione aperta, della celebrazione convinta, dell’empatia commossa». (Tommaso Rodano, Vespa visionario: celebra gli ‘eroi’ nazisti, in Il fatto Quotidiano, 1° maggio 2022). Ma invece, per Human Rights Watch ed altri osservatori indipendenti «i soldati del reggimento nazista, che espongono orgogliosamente simboli del Reich, sono stati protagonisti di stupri, torture ed altri crimini di guerra anche ai danni della popolazione civile, sin dall’inizio del conflitto in Donbass, nel 2014». (Ivi). Ma invece, visti solo con gli occhi delle loro mogli o compagne di vita, questi soggetti «diventano eroi che difendono Mariupol a nome di tutto l’Occidente, sacrificando la loro vita». (Ivi).

E per concludere guardate cosa dice miss Prokopenko, ucraina, anche a nome delle altre, per sottolineare che dobbiamo andare subito a salvare i loro mariti e compagni, bloccati a Mariupol: «Pochi giorni fa in Italia avete festeggiato la festa di Liberazione dal nazismo, adesso c’è il fascismo vivo a Mariupol e deve essere combattuto» (Ivi), senza sapere nulla e, pare, senza che il conduttore abbia ribattuto. Insomma: «La Tv di stato completa la riabilitazione di Azov: “Combattenti per la libertà”» (Occhiello all’articolo di T. Rodano cit.) come se i nostri partigiani fossero paragonabili a quelli di un reggimento filonazista. O tempora o mores!  E per cortesia non scrivetemi che io, perchè faccio una analisi storica sono così o colà, perchè non siamo più ai tempi dei gladiatori con pollici alti o versi, senza saper più ricercare, dialogare, conoscere, discutere.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle già utilizzate la suo interno, e la pongo come auspicio per il futuro dei bimbi e delle genti della terra. Lmp.

 

 

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