«L’ordine del giorno approvato dalla Giunta regionale il 29 luglio scorso e relativo alla realizzazione di grandi infrastrutture sul territorio regionale, dalla Cimpello – Gemona al traforo del Monte Rest, ha suscitato un dibattito importante, non solo su queste pagine. Alcuni degli intervenuti hanno cercato di semplificare il tutto riconducendolo alla solita visione manichea per la quale da una parte ci sono i promotori dello sviluppo economico della Regione e delle sorti magnifiche e progressive dell’umanità e dall’altra i sostenitori della decrescita felice e del ritorno a bucolici paesaggi pre-industriali.

Credo che in realtà la questione sia decisamente più complessa.

Innanzitutto ritengo fondamentale partire dal cambiamento degli scenari globali, che evidentemente interessano anche la nostra Regione.
Non è pensabile che la crisi economica del 2008, la crisi ambientale che periodicamente determina fenomeni estremi dal punto di vista climatico (tempesta Vaia docet) e la crisi sanitaria dentro la quale siamo ancora immersi, non implichino un radicale ripensamento dei modelli di sviluppo cui abbiamo fatto riferimento fino a pochi anni fa.

La globalizzazione neoliberista, con il suo aumento esponenziale di produzione e di trasporto di merci da un capo all’altro del pianeta, sta inevitabilmente segnando il passo. Il numero di coloro che sostengono la necessità di assecondarne i diktat si sta progressivamente assottigliando e la teoria di Milton Friedman per la quale “nel grande supermercato globale non è necessario conoscersi né tantomeno essersi simpatici” non è più così condivisa.

Durante il recente lockdown si sono sprecati gli appelli da parte di donne e uomini di scienza, fra i quali diversi economisti, che hanno chiesto alle istituzioni globali e locali di cogliere le opportunità presentate dalla pandemia del Covid-19, avviando immediatamente un drastico cambio di paradigma economico. L’errore più grande, si diceva, è immaginare di tornare al modello di sviluppo precedente.

A poche settimane di distanza pare che questi richiami ad una razionale, per quanto tardiva, presa di coscienza, siano già stati scordati.
Nelle stesse scelte della maggioranza che governa il consiglio regionale del Friuli – Venezia Giulia si possono facilmente riscontrare i segnali evidenti della scarsa consapevolezza con la quale si sta affrontando questa situazione.

La proposta di chiedere allo Stato una quota parte delle risorse del Recovery Fund per realizzare opere come la Cimpello – Gemona o i trafori del Monte Rest e di Monte Croce, la bocciatura della proposta di chiedere il riconoscimento del Tagliamento come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, oppure gli svariati milioni di euro dedicati alla costruzione di nuovi impianti sciistici a quote inferiori a 1800 metri, sono dati decisamente significativi e se è vero che tre indizi fanno una prova,  non c’è di che rallegrarsi.

Eppure questa nostra Regione, che più di altre ha subito le conseguenze delle recenti crisi economiche e ambientali, avrebbe un’occasione straordinaria per sperimentare un suo, peculiare, processo di cambiamento. Potremmo arrivare prima e meglio di altri a dettare le linee di uno sviluppo diverso, basato su una pianificazione di governo del territorio capace di traguardare tempi lunghi. Rigenerazione urbana, sistemi di mobilità sostenibile e in grado di collegare i centri periferici, prevenzione del rischio idrogeologico, tutela e valorizzazione dei patrimoni naturali regionali per un turismo di qualità, aumento della competitività delle imprese attraverso l’innovazione tecnologica ed ecologica.

Queste, a mio avviso, dovrebbero essere le idee su cui la Regione dovrebbe iniziare a discutere con lo Stato per gestire in modo autonomo la quota di risorse che arriveranno dal Recovery Fund, dal Resilience Plan e, più in generale, dalla Programmazione europea 2021-2027.

Diversamente, continueremo a discutere di opere e infrastrutture che serviranno solo a soddisfare alcuni interessi di bottega. Opere per le quali chi abiterà questa terra fra venti o trent’anni, nel migliore dei casi, riderà della nostra insipienza.

Massimo Moretuzzo – segretario e capogruppo del Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia».

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Grazie a Massimo Moretuzzo per avermi inviato, su mia richiesta, questo suo testo anche per voi lettori, per pensare e riflettere sul nostro territorio ma anche su quello nazionale.

Questo testo è stato pubblicato anche dal Messaggero Veneto il 19 agosto 2020. L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: http://www.earthday.it/Vivere-Green/Mettiamo-mano-al-nostro-futuro.-Tutto-pronto-per-il-terzo-Festival-dello-Sviluppo-Sostenibile. Laura Matelda Puppini 

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