Ho sempre ricordato la giornata della memoria, ma, trovandomi a Roma, non ho avuto il tempo di scrivere qualcosa se non ora. E voglio ringraziare l’Anpi del Trullo che oggi, con parole semplici e la lettura di due poesie, con un microfono in mano che raggiungeva  le persone di piazza Cicetti e gli abitanti del circondario, ha rammentato cosa è accaduto ai tempi del nazifascismo ma anche cosa sta accadendo in Palestina ed altre stragi totalmente dimenticate, come quella degli armeni o dei tutsi in Ruanda, oltre ai milioni di civili russi uccisi dai nazifascisti in Urss nel corso dell’invasione nazifascista.
Ma per ritornare al 27 gennaio, riporto anch’io qui due poesie, che mi paiono molto belle per non dimenticare l’orrore ed il terrore sia della shoah che della “Nakba” palestinese, cioè del genocidio a Gaza e dintorni, che fanno parte di una stessa storia di annientamento, terrore, orrore, sopruso.

Shemà.                                                                                 

«Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case,/  voi che trovate tornando a sera / il cibo caldo e visi amici: / considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango/ che non conosce pace / che lotta per mezzo pane/ che muore per un sì o per un no.
 Considerate se questa è una donna, / senza capelli e senza nome/senza più forza di ricordare/
vuoti gli occhi e freddo il grembo/ come una rana d’inverno.
 Meditate che questo è stato: /vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore / stando in casa andando per via, /coricandovi alzandovi;/
 ripetetele ai vostri figli. (…)».

Primo Levi. 

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Un paio di scarpette rosse.

C’è un paio di scarpette rosse / numero ventiquattro/ quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica/ “Schulze Monaco”.

C’è un paio di scarpette rosse / in cima a un mucchio di scarpette infantili/
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo/ chi sa di che colore erano gli occhi/
bruciati nei forni/
ma il suo pianto lo possiamo immaginare/ si sa come piangono i bambini/
anche i suoi piedini li possiamo immaginare/ scarpa numero ventiquattro/ per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.

C’è un paio di scarpette rosse/ a Buckenwald/ quasi nuove/
perché i piedini dei bambini morti/non consumano le suole.

Joyce Salvadori Lussu
Le due poesie sono tratte da: https://www.donnad.it/giornata-memoria-poesie.

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I bambini palestinesi non hanno scarpette rosse, ma forse piedi nudi o sandali, ma anche a loro, sterminati da Israele,  dedico questa poesia ed a tutti i palestinesi uccisi, amputati, lasciati morire di fame, sete, mancate cure. Perché non si può chiudere gli occhi davanti a ciò che accade a Gaza per tema dell’ antisemitismo, se noi siamo uomini.

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Infine rinvio agli altri articoli che ho scritto sull’argomento, pubblicati su questo sito ed a quelli relativi a  ciò che sta accadendo in Palestina, sempre su www.nonsolocarnia.info, oltre a quello di Francesco Cecchini sulla strage dei popoli Herero e Nama. L’ immagine che accompagna l’articolo è di Paolo Di Pasquale, si intitola:”crisi” ed è tratta da: https://www.artapartofculture.net/

Laura Matelda Puppini.

 

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