Continuo qui la pubblicazione di testimonianze presenti in Ifsml relativamente alla Resistenza carnica. Questa è la trascrizione fatta da Mario Candotti di quanto narratogli da Giovanni Colledani Trapano nell’incontro avuto ad Udine con lui il 20 ottobre 1980. E mi chiedo come mai Gianni Conedera ed altri, se proprio volevano avere delle testimonianze di partigiani in Carnia, non abbiano letto quelle già esistenti invece di andare a ricercare magari nuovamente alcuni soggetti  ormai diventati davvero anziani di cui riportare poi parti in una qualche pubblicazione a giustificazione di una lettura individuale di persone senza il contesto dei fatti. E qui il riferimento è in particolare alla figura di Andrea Pellizzari Grifo ed alla sua morte.

Faccio ancora notare che la leva obbligatoria nazista in Ozak, ordinata il  22 febbraio 1944, riguardava anche la classe 1924, quella del Colledani, appunto, il quale fra servire l’occupante tedesco e passare alla Resistenza scelse per questa seconda via. Ma veniamo al racconto di Trapano.

________________________________________

«Trapano partigiano del distaccamento di Grifo (2) del Btg. Carnico (3) da agosto nella zona di Stavoli, Illegio, Novarlons, dopo il ripiegamento dalla Valle del But, ha seguito Grifo a Socchieve ed a Tolvis. È quindi un testimone attendibile di tutte le traversie del gruppo Grifo nell’autunno e inverno 1944/1945. Le notizie che egli dà sono precise circostanziate.

L’abitato di Tolvis è formato da due gruppi di casolari: “Tolvis di qua” (q. 656) e “Tolvis di là” (q. 643) separati da uno dei rami del Rio Torzulis; a poca distanza da quest’ ultimo luogo, verso Ovest, lungo il Rio di Navis, sopra una località chiamata “l’Angolo” (posizione di una vecchia stazione di scarico di una teleferica del perito Zigotti) fu costruita la base partigiana.

Al loro arrivo in zona, i partigiani di Grifo (verso il 19/20 ottobre 1944) si erano sistemati in un vecchio “casòn” di boscaioli, a circa 300 metri di distanza, posto sul costone di fronte a Val, “casòn” che in seguito servirà da base per gli elementi di passaggio.

♦♦

La base nuova di Tolvis fu costruita per i partigiani di Grifo dagli abitanti della località (De Prato Giulio detto Gjal, De Prato Lino e De Prato Giacomino “Min” assieme a Fachin Mario coL figlio  Marino); era precisamente a 200 metri sopra il sentiero che univa Tolvis  allo stavolo di Culàr e proseguiva per la forcella Sopareid, in una breve ansa del torrente di Navis, fra alcuni grossi macigni. Un fitto bosco di faggio, che cominciava circa 150 metri sopra i casolari di Tolvis, copriva completamente la base. Detta base distava da “Tolvis di là” 15 minuti di cammino.

La base di Tolvis era costruita nel seguente modo: in un piccolo pianoro, tra alcuni enormi massi, tra i quali passava un torrentello, il Riù da l’Aghe (affluente del Rio di Navis), in mezzo ad un folto bosco di faggi, si fece uno scavo;  dentro fu costruito il casòn, interrato in modo che sporgeva da terra solo il tetto di circa 2 metri; la costruzione, in tronchi di faggio, aveva le dimensioni di 3,50 X 4,00 metri. L’ apertura principale era rivolta a nord, verso la valle; un’ apertura secondaria, a forma di botola, era stata aperta nella parete verso la montagna, facilmente apribile in caso di necessità. Questa botola dava sul Rio da l’Aghe e serviva da uscita di sicurezza.

Il gruppo di partigiani di Tolvis era formato dai seguenti garibaldini: Andrea Pellizzari Grifo, Fachin Giuseppe Walter (4), Dorigo Osvaldo Sventola (5), Fachin Alfeo Zanni (6), Colledani

________________________________________

(fine foglio 1). Questo foglio riporta la firma autografa di Colledani Giovanni Trapano. E riporta questa nota scritta a mano di Mario Candotti: «ricorda anche che, passando nella riva (illeggibile) tra Grasia e i piedi della frana, si imbatterono in tracce di un recentissimo passaggio di truppe tedesche che avevano preso il sentiero che sale a forcella di Rest.

F.to con firma autografa: MCandotti».

________________________________________

«(Testimonianza di Trapano – pag. 2).

Giovanni Trapano, Vidoni Rank di Tolmezzo (7), Janes pure di Tolmezzo (8), un certo Durì, Canòn di Porpetto (9), Rassatti Antonio Bjcio di Socchieve (10).

La base di Tolvis era anche punto di passaggio di molti partigiani che provenivano o si recavano nella Pedemontana: Trapano conferma la presenza di Sergio Visintin Rino (11), di Durighello Felice Cincent (12), di gruppi dello “Stalin” che svernavano più in alto nella zona di Pezzuela: tutti costoro venivano ospitati nel vecchio casòn sopra ricordato.

♦♦

Precedenti: verso la fine del gennaio ‘45, due cosacchi avevano raggiunto i casolari di Tolvis, in cerca di qualche pecora. I due si sono imbattuti presso i casolari con Rank e Trapano: tale fu la sorpresa reciproca che i due gruppi si allontanarono senza sparare! Più volte invece pattuglie cosacche raggiunsero i casolari di Val o si appostavano tra Castoia e Nonta per osservare, pensa Trapano, i movimenti dei partigiani sui versanti nord del Pezzeit ben visibili da quella località.

♦♦

La sera del 1° marzo 1945, Grifo accompagnato da Silos (13), commissario del battaglione “Stalin”, arrivò alla base di Tolvis. Svegliò Trapano e Sventola incaricandoli di recarsi l’indomani presto ai casolari di Tolvis a prendere il pane che sarebbe stato portato colà da Socchieve.

Alla domanda di Trapano se ci fossero novità in giro, rispose testualmente: “Dicono a Socchieve che i cosacchi devono venire a Tolvis… Ma qui non vengono mai! “ Poi tutti si misero a dormire.

Al mattino del 2 marzo, alle prime luci dell’alba, Trapano e Sventola si alzano. Sventola esce per orinare: mentre è fuori gli sembra di vedere tra i faggi delle ombre e sentire dei leggeri richiami. Si accorge però che le ombre sono cosacchi che a gesti lo invitano a alzare le mani. Sventola indietreggia, inciampa nella soglia di entrata e cade all’ indietro. Trapano che è ancora seduto sul “loder” (14) in corrispondenza della porta, s’accorge della presenza cosacca e spara alcune raffiche con il mitra che aveva in mano. I cosacchi rispondono e la sparatoria diventa generale. Gli altri partigiani, risvegliati di soprassalto, si buttano fuori dalla botola posteriore, aperta ne frattempo da Trapano, e si riparano dietro ai roccioni nel retro del Casòn. Grifo e Trapano difendono il gruppo e permettono ai loro compagni di attraversare ad uno ad uno il breve pianoro e occultarsi nel bosco.

Grifo resta per ultimo, protegge il ripiegamento di Trapano quindi, mentre viene protetto a sua volta, con un intenso fuoco, da Trapano, cerca di attraversare di corsa lo spiazzo battuto

________________________________________

(fine foglio 2. Questo foglio riporta la firma autografa di Colledani Giovanni Trapano).

________________________________________

«(Testimonianza di Trapano – pag. 3).

dal fuoco dei cosacchi. In quel momento, da una quota superiore, un gruppo cosacco che tentava l’accerchiamento totale della base, pare il fuoco su Grifo. Questi non è abbastanza veloce, non riesce a fare l’ultimo balzo che lo avrebbe portato in zona defilata (Trapano dice che Grifo aveva difficoltà nel camminare per un male o un difetto ad una gamba) e, mentre ha già le mani appoggiate alla piccola elevazione che lo avrebbe portato al sicuro, viene colpito da una raffica: una pallottola lo colpisce alla schiena e, uscendo dalla gola, lo uccide.

Trapano cerca di trascinare Grifo oltre l’elevazione del terreno, lo prende per il bavero del giubbotto che Grifo porta, lo rivolta e s’accorge che un filo di sangue esce dalla sua bocca e che gli occhi sono ormai spenti.

♦♦

Desiste quindi Trapano nel tentativo di mettere in salvo il compagno; si impossessa invece della borsa dei documenti e dell’arma di Grifo e, mentre i cosacchi continuano a tempestare il pianoro e la base di raffiche e di bombe a mano, lungo il rio, riesce a sganciarsi verso l’alto. I suoi compagni si sono dileguati nel bosco e Trapano non riesce a trovare alcuno; dopo poco però una traccia di sangue nella neve lo avverte che qualcuno ferito è davanti a lui.

Seguendo le tracce di sangue, raggiunge in breve tempo Sventola che sanguina forte per una ferita a una gamba e che si è arrestato, ormai privo di forze, sotto una “claupa” (piccola grotta sotto una roccia strapiombante). Non potendo trascinarlo con sé, né portarlo, Trapano invita Sventola a fermarsi in quel posto, promettendogli di mandare qualcuno ad aiutarlo in seguito.

Trapano continua verso l’alto e raggiunge il “cjampei” (l’alpeggio N.d.r.) di malga Pezzeit e la casera dove si ferma a prendere fiato. Sentendo delle voci, esce dalla casera e si nasconde con l’arma puntata, dietro un gruppo di alberi.
Ma quelli che arrivano sono amici, un gruppo del Btg. “Stalin” della base di Pezzuela che, avendo sentito la sparatoria, sono di pattuglia nei dintorni.  Trapano è quasi congelato: viene massaggiato e curato dai cosacchi e trasportato, su alcuni rami di faggio a mo’ di slitta, alla base di Pezzuela. Dopo 4 giorni Trapano è ristabilito e può muoversi.

Nel frattempo aveva già consegnato ai partigiani dello “Stalin” i documenti di Grifo da cui ricavare le indicazioni per ritrovare i depositi di viveri e di materiali e aveva comunicato la posizione di Sventola per i soccorsi ( i magazzini segreti erano posti lungo il Rio dai Cjamòz).

Trapano scese infine ad Avaris (15), ma non poté, data la sua debolezza (parola aggiunta a penna in corsivo n.d.r.)

_______________________________________

(fine foglio 3. Questo foglio riporta la firma autografa di Colledani Giovanni Trapano).

_______________________________________

«(Testimonianza di Trapano – pag. 4).

proseguire verso Viaso. Fu assistito e rifocillato da Antonio Fachin  “Toni Muini”, il quale gli costruì un rifugio sotto la rupe del Monte Corone (16) alla confluenza del Lumiei con il Tagliamento. Antonio Fachin divenne rifornitore e informatore di Trapano in tutto il tempo della sua permanenza nel rifugio.

Solo dopo 15 giorni Trapano poté muoversi: attraversò il Lumiei e raggiunse Viaso, poi accompagnato da Danelon Dina (17), ebbe ospitalità ad Enemonzo presso la maestra Fantoni e, ripulito a dovere, fu accompagnato dal marito di questa Aldo Gerussi al torrente Degano, passato il quale, poté raggiungere Trava, Chias di Sotto (18) e il distaccamento del “Leone Nassivera”.
Da quel momento seguì le sorti dei reparti garibaldini della Val di Lauco.

Trapano mi dà in seguito notizie degli altri partigiani: i partigiani del gruppo Grifo poterono occultarsi nel bosco e sfuggire alle ricerche dei cosacchi, il 2 marzo 1945; poi si diressero parte verso il basso (come per esempio Silos (19)  e Sorgjal (20) ), il resto verso l’alto.

Nel secondo casòn si trovavano alcuni partigiani di passaggio tra cui Bois (21) e Remo (22): costoro, al rumore della sparatoria, non ebbero difficoltà a ripiegare verso l’alto.

Sventola venne soccorso da Colomba, moglie di De Prato Lino; pure la madre di Jole, Romana, diede la sua opera in aiuto del partigiano ferito. I medicinali venivano portati da Socchieve ad Avaris dalle figlie di “Toni Muini”, Rina ed Esterina.

Alla fine, su mia interrogazione specifica, si assicura che Visintin Sergio Rino (23) e i partigiani della Brgt. “Picelli”  (24) partirono da Tolvis, assieme a Cincent (25), alla fine del dicembre 1944. Nessuno di loro restò a Tolvis dopo tale data.

Udine 20 ottobre 1980.

L’intervistatore

Segue firma autografa di Mario Candotti.

LETTO: confermo quanto sopra.

Conforme a quanto da me dichiarato:

Colledani Giovanni Trapano)

Segue firma autografa di Colledani Giovanni Trapano.

_______________________________________

NOTE.

(1) Giovanni Colledani Trapano di Socchieve, classe 1924. Di lui non si sa altro tranne che, per Gianni Conedera, venne arruolato in marina e si trovava, l’8 settembre 1943, sempre secondo la stessa fonte, in servizio lungo la costa Jugoslava. Dopo la guerra riprese la via del mare. (Gianni Conedera, lettera in morte di Giovanni Colledani, in Messaggero Veneto, 15 marzo 2011). Ma non so se sia vero no avendo trovato altri riscontri.

(2) Per Andrea Pellizzari Grifo, vedi quanto ho scritto in nota 13 del mio “Testimonianze su cosa accadde in Carnia ai tempi della Resistenza da I.F.S.M.L” sempre su nonsolocarnia.info avendo come fonte: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici). 

(3) Sul btg. “Carnico” di cui inizialmente fece parte anche Mario Candotti come Vice –Comandante, guidato fino all’ agosto 1944, quando venne ferito, da Angelo Cucito Tredici veneziano, si veda il volume di Mario Candotti: Ricordi di un uomo in divisa: naia, guerra resistenza, ed. IFSML, con la collaborazione dell’A.N.A. di Pordenone, 1986.

(4) Giuseppe Fachin, di Socchieve, era nato nel 1922 e dopo esser stato presumibilmente militare, passò alla lotta armata contro l’invasore prendendo come nome di copertura Su di lui non ho reperito altro. (Scheda n. 183 Fachin Giuseppe, in: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici

(5) Osvaldo Dorigo o D’ Origo di Socchieve, nato nel 1917, passò alla resistenza con nome di battaglia Sventola. Quando il nemico raggiunse la base di Tolvis, rimase ferito nello scontro in cui morì Grifo, ma riuscì a scappare miracolosamente. Boscaiolo, emigrò poi in Lussemburgo. (Scheda n. 165 D’Origo Osvaldo, in: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici.

(6) Trattasi di Alfeo Fachin di Socchieve nato nel 1917. Presumibilmente fece il militare e quindi passò alal lotta armata contro i nazifascisti con nome di copertura Zanni. A fine guerra divenne commissario del Btg. A. Pellizzari Grifo. (Scheda n. 177 Facchin o Fachin Alfeo, in: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici

(7) Potrebbe trattarsi sia di Vidoni Giacomo classe 1926, che di Vidoni Illario classe 1923, ambedue di Tolmezzo. (Cfr. Schede n. 446 e 447 in 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici. Vedrò di chiarire di chi trattasi se riesco.

(8) Trattasi di Giuseppe Candido, nome di battaglia Janes, di Tolmezzo, di cui non ho trovato per ora altro. (Scheda n. 37 Candido Giuseppe in: Altre 327 schede di partigiane e partigiani garibaldini carnici od operativi in Carnia.)

(9) Di questo partigiano si sa solo che si chiamava di cognome Durì, che era di Porpetto ed aveva come nome di battaglia Canòn (Scheda n. 98, Durì, in: Altre 327 schede di partigiane e partigiani garibaldini carnici od operativi in Carnia.) 

(10) Antonio Rassatti di Socchieve (Scheda n. 222 Rassatti Antonio, in Altre 327 schede di partigiane e partigiani garibaldini carnici od operativi in Carnia.). 

(11) Sergio Visintin, Rino, Sergio Visintin era nato a Cormons nel 1916. Non aveva ancora 17 anni quando, nel 1933, aderì al Partito comunista d’Italia diventando, quindi, segretario della Cellula giovanile di Cormons. L’anno dopo, diciottenne, finì in carcere, a conclusione di un’operazione di polizia politica, che portò davanti al Tribunale speciale 200 antifascisti dell’Udinese, di Trieste e dei Cantieri navali di Monfalcone. Visintin fu condannato a 8 anni di reclusione perché aveva l’aggravante di essere “avanguardista” (si era iscritto all’organizzazione giovanile fascista, per poter più agevolmente far proseliti tra i ragazzi). Liberato per amnistia, dopo tre anni passati nella fortezza di Castelfranco Veneto, venne però sottoposto a libertà vigilata. Ma egli riuscì a continuare ugualmente la sua attività antifascista. Subito dopo l’8 settembre 1943, entrò nella Resistenza con nome di copertura Rino, operando sulle colline del Collio nel primo Battaglione “Garibaldi”. Nell’inverno ’43-44, dopo i grandi rastrellamenti, si spostò sulla “destra Tagliamento” dove divenne il commissario politico della Brigata Garibaldi “Nino Bixio”; poi, dopo una proficua collaborazione con i partigiani osovani, commissario della Brigata unificata Garibaldi-Osoppo “Ippolito Nievo”, operativa nella pianura pordenonese. Giunse alla Liberazione come commissario delle Brigate Garibaldi della destra Tagliamento. Dopo la guerra, per lungo tempo, Sergio Visintin fu funzionario del PCI a Pordenone e a Udine. Poi, sopravvissuto ad un grave incidente automobilistico mentre, dall’alta Carnia, tornava da una riunione di emigranti, Visintin trovò occupazione in una azienda di confezioni  di San Vito in Tagliamento e si sposò. Fino alla morte, dedicò il suo tempo, all’ANPI, all’ANPPIA e alle altre associazioni antifasciste del Friuli-Venezia Giulia. Morì a San Vito al Tagliamento nel 2009. (https://www.anpi.it/biografia/sergio-visintin).

(12) Di Felice Durighello so solo che aveva come nome di battaglia Cincent , prima comandante di una squadra del btg. Carnico e poi del btg. Cossutti. (Scheda n.100, Durighello Felice, in: Altre 327 schede di partigiane e partigiani garibaldini carnici od operativi in Carnia).

(13) Trattasi di Bobcov Valentino Silos, (Scheda n. 5 in: “Partigiani russi (tranne 2 che non si sa se russi o meno) del btg. Stalin, basi di Forni di Sopra e di Pezzuela. – inverno 1944-1945. (da Candotti Mario, S.C. in F., n.11, op. cit., in: https://www.nonsolocarnia.info/altre-327-schede-di-partigiane-e-partigiani-garibaldini/)

(14) Loder in friulano caricatore in italiano.

(15) Avaris, località con dei casali, in comune di Socchieve. Attualmente in italiano, anche Avaria.

(16) Il monte Corona è una montagna di modesta altezza (742 metri) raggiungibile dal guado del Lumiei tramite una stradina che sale al casolare Dalchia e da qui percorrendo un sentiero. (https://www.cai-fvg.it/sentieri-cai-fvg/settore-2-dolomiti-pesarine-monti-di-sauris/s2-239/).

(17) Spesso i partigiani, se non conoscevano i luoghi, si facevano accompagnare da persone locali, un po’ come i passeurs che aiutavano coloro che erano senza documenti a passare il confine tra Italia e Francia.

(18) Ambedue le località si trovano in comune di Lauco.

(19) Vedi qui nota 13.

(20) Trattasi di uno dei tre Luigi Fachin, o di Enemonzo o di Socchieve, che aveva come nome di battaglia (pianta cresciuta del granoturco in friulano). (Vedi schede n. 185-186-187 in: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici ).

(21) Bois era il nome di battaglia di Amelio Colussi, partigiano assieme ai fratello Adino, nato a Staranzano di Monfalcone il 26 dicembre 1915. Operaio, comunista, entrò in Carnia con il primo gruppo di partigiani provenienti dal Monte Cjaurleç. Divenne poi Commissario del Btg. Cossutti. Sicuramente giunse vivo al dopoguerra. (Scheda n. 88 Colussi Bruno ma è Amelio in: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici).

(22) Per Remo, Bortoletto Mario, cfr. nota 12 in: https://www.nonsolocarnia.info/testimonianze-su-cosa-accadde-in-carnia-ai-tempi-della-resistenza-da-i-f-s-m-l/.

(23) Vedi qui nota 11.

(24) La Brigata Picelli faceva parte della Natisone che a Natale del 1944 passò nella Zona Libera slovena. Qui secondo me trattasi della Brigata garibaldina «Picelli-Tagliamento», operativa sulla destra Tagliamento, che comprendeva i Btgg. «Matteotti», «Sozzi», «Stalin». (http://storiaminuta.altervista.org/il-20-luglio-1944-fu-costituita-nella-destra-tagliamento-la-brigata-partigiana-osoppo-friuli-di-pianura/).

(25) Vedi qui nota 12.

Laura Matelda Puppini.

_______________________________________

L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle già utilizzata su www.nonsolocarnia.info. proviene dall’archivio di Vitotrio Pezzetta, per gentile concessione della moglie, e mi pare che Anna De Prato Pezzetta mi avesse detto che  uno è anche Pellizzari Andrea Grifo. Laura Matelda Puppini

 

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2018/08/partigiani-carnici-per-nigris-Immagine1.png?fit=825%2C568&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2018/08/partigiani-carnici-per-nigris-Immagine1.png?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSenza categoriaContinuo qui la pubblicazione di testimonianze presenti in Ifsml relativamente alla Resistenza carnica. Questa è la trascrizione fatta da Mario Candotti di quanto narratogli da Giovanni Colledani Trapano nell’incontro avuto ad Udine con lui il 20 ottobre 1980. E mi chiedo come mai Gianni Conedera ed altri, se proprio...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI