Vorrei qui riportare due brevi riflessioni mie e tre contributi non miei contro i progetti dei cogeneratori Siot in terra carnica, nella Val del Lago e fra Paluzza e Cercivento, autorizzati dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che spareranno nei nostri cieli fumi di metano, mentre noi dovremo stare a 19 gradi in casa. E se volete un impianto fotovoltaico accomodatevi pure, se avete una bella sommetta da spendere e se riuscirete ad avere gli incentivi regionali per pagare metà dello stesso.

Il primo articolo riassume la storia del recente progetto per i cogeneratori Siot, è stato scritto da Emilia Accomando, è stato pubblicato il 5 dicembre 2022 su: https://www.puntocriticoblog.it/ e si intitola: “Braccio di ferro tra Comitato Alto But e Siot”.

Questo il testo:
«Tre soggetti in campo sulla questione degli impianti di cogenerazione proposti dalla SIOT (Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino) accettati dalla Regione FVG e contestati da un gruppo di Comitati del territorio carnico: non sempre i cittadini tacciono. E’ in atto un braccio di ferro; evidentemente noi, cittadini della Regione (in prima fila il Comitato Difesa dell’Alto But, il Comitato Tutela delle Acque del Bacino Montano del Tagliamento, il Comitato Pro Lago Tre Comuni, Legambiente Carnia, Fridays For Future e il Comitato Stop TTIP di Udine), parteggiamo per chi difende un territorio già fragile e vede l’ingresso a gamba tesa di una Società privata che ha come finalità il proprio profitto con l’Assessore regionale Scoccimarro che, tra mille tentennamenti e frasi persuasive, promette soluzioni e tenta di rabbonire la protesta, sia al tavolo aperto in Regione sia sulla stampa. Importante e circostanziato l’intervento di Legambiente sulla questione, a difesa del territorio.

Di cosa si parla?

Si parla della domanda di approvazione presentata alla regione per i 4 nuovi impianti di generazione di elettricità per alimentare le pompe dell’oleodotto transalpino, da parte della SIOT. Come già detto in un precedente articolo, il progetto nel suo insieme riguarda le 4 stazioni di pompaggio di San Dorligo della Valle, Reana, Somplago e Paluzza-Cercivento ed è dichiarato nelle relazioni tecniche come “efficientamento energetico basato sulla Cogenerazione ad Alto rendimento”.

Manifestazione contro i cogeneratori Siot a Trieste. Si notano: Maria Grazia Santoro (consigliere regionale del Pd), Carlo Cimenti (Lega), seminascosto con maglia rossa Aulo Maieron, (Sip/Cgil), Franceschino Barazutti, Luca Boschetti, (consigliere regionale della Lega ed ex- sindaco di Cercivento), Sandro Cargnelutti, (presidente regionale Legambiente), Cristian Sergo, (consigliere regionale di M5S), Giampaolo Bidoli, (consigliere regionale di Patto per l’Autonomia), dietro, seminascosto, Marco Lepre, (presidente Legambiente Carnia) e Ira Conti di Co.S.Mo (Comitato per la Salute della Montagna). (Foto da: https://www.ilfriuli.it/articolo/politica/-sugli-impianti-siot-regione-tenuta-ad-applicare-la-legge-/3/272015).

Cosa chiedono gli abitanti attraverso i loro rappresentanti?

I rappresentanti dei Comitati a difesa dell’Alto But hanno presentato, nell’incontro al tavolo di lavoro convocato in Regione, presente il dott. Lilli in rappresentanza SIOT e con l’assessore regionale Scoccimarro insieme ad altri soggetti interessati, una serie articolata di osservazioni sul tema.

Nel documento con i quesiti, messi in discussione proprio al tavolo di lavoro, viene richiamato il rispetto della Convenzione Alpi che prevede la difesa del territorio e l’ascolto degli abitanti. Viene poi segnalata la mancanza di dati attuali sia sui rischi di inquinamento per uomini, coltivazioni e piante, soprattutto in una vallata così stretta, sia sulla gravità per la sommatoria delle emissioni degli impianti di cogenerazione, la mancanza di una valutazione acustica e la presentazione di dati “ritenuti” inconfutabili su eventuali vantaggi della produzione di calore per scaldare il greggio per farlo scorrere più velocemente.

Si chiede conto altresì dei rischi complessivi sulla salute ed anche di alcune ricadute sul territorio come la svalutazione degli immobili e un prospettato danno al turismo, fonte di reddito nella valle. Garantire poi la salute degli abitanti diventa certo un elemento decisivo per la sopravvivenza della comunità e, per finire, sembra venir meno la politica regionale a tutela dei territori e il mancato interessamento, da parte SIOT, dei dipartimenti universitari. I comuni interessati non possono assistere silenti a tanta indeterminatezza e superficialità.

Anche il Movimento difesa del cittadino FVG e nazionale ha chiesto un intervento urgente nei confronti della Regione «per sollecitare la revoca delle tre autorizzazioni concesse e sospendere l’approvazione di quella in itinere (Paluzza-Cercivento), chiedendo alla società il ritiro dei progetti relativi a tutti i quattro impianti di cogenerazione ad alto rendimento, da realizzare nelle stazioni di pompaggio del greggio Paluzza/Cercivento, San Dorligo della Valle, Reana del Rojale e Cavazzo Carnico». (Ivi).

Poi l’articolo pone una domanda che si è posto, forse, già qualcun altro: Ma l’assessore Scoccimarro che fa si schiera a favore dell’ambiente e di chi lo abita o pronuncia solo tranquillizzanti parole di circostanza?”

E così continua l’articolo: «La regione FVG è rappresentata al tavolo dall’Assessore Scoccimarro, che articola frasi in cui è dominante il verbo promettere. “Resterà sempre massima l’attenzione dedicata alla sostenibilità ambientale e alla tutela del nostro territorio, in particolare quello montano, sul quale abbiamo investito decine di milioni affinché le nostre montagne tornino a vivere e a essere valorizzate dalla nostra gente”. Nei suoi interventi assicura attenzione e rigore e si dichiara aperto al dialogo, da quanto abbiamo potuto ascoltare noi attivisti esclusi dal poter entrare nell’aula del dibattito, perciò costretti a tendere l’orecchio attraverso una app del cellulare che non permetteva un audio soddisfacente. L’Assessore non si trattiene, però, dal lanciare qualche freccia, riferendo che su alcuni iter (come quello in corso) sono le leggi nazionali che fanno testo, non quelle regionali. Non è forse un modo di dirottare la responsabilità verso altri destinatari?»

Barazzutti parla alla manifestazione contro i cogeneratori Siot l’8 maggio in val del lago. (Foto da: https://www.studionord.news/in-300-alla-manifestazione-di-somplago-contro-il-progetto-della-siot/).

Il secondo testo è stato scritto dal dottor Emilio Gottardo, dottore forestale e referente per l’energia di Legambiente Regionale, è stato pubblicato il 10 gennaio 2023 su: https://legambientefvg.it/, e si intitola: “Impianti SIOT: interessi privati e danni pubblici”. Più chiaro di così ….

Il testo è il seguente:
«La questione SIOT continua a tenere alta l’attenzione, e non solo perché riguarda alcuni comuni, ma perché, in realtà, riguarda tutta la Regione. E spiego perché.

Al di là dei numerosi impatti che i quattro nuovi impianti creeranno nei comuni di S. Dorligo, Reana, Cavazzo e Paluzza/Cercivento dove verranno installati i cogeneratori, e al di là della indimostrata  (da parte di SIOT, nonostante le legittime e ripetute richieste in tal senso di Legambiente e dei Comitati  locali oltre che di alcuni sindaci) efficienza energetica e climatica dell’operazione, resta il fatto che i nuovi  motori cogenerativi che verranno installati consumeranno circa 50 milioni di mc di gas all’anno (energia  fossile) sostituendo l’energia elettrica (rinnovabile al 38%) oggi usata per spingere il greggio lungo la  linea.

50 milioni di mc sono il 6% dei consumi regionali di privati, PMI, enti pubblici; qualcosa come il corrispettivo del consumo di 40.000 famiglie per non parlare delle relative emissioni aggiuntive di CO2 oltre che di altri inquinanti, per stimabili 100.000 t/anno.

Siccome siamo dentro un percorso di transizione energetica che deve portarci all’azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2045 (secondo decisione della Giunta regionale e dell’ass. Scoccimarro, il F-VG anticiperà al 2045 la completa decarbonizzazione anticipandola di 5 anni rispetto al resto del mondo!), la Regione, prima di autorizzare questi progetti, avrebbe dovuto chiedersi se l’operazione SIOT fosse compatibile con gli obiettivi succitati che, ricordiamolo, sono obiettivi cogenti derivanti dagli accordi di Parigi ai quali l’Italia e, piaccia o no, anche il FVG, ha l’obbligo di attenersi.

Ciò significa che gli obiettivi di Parigi hanno un significato giuridico anche per il progetto di cogenerazione proposto dalla SIOT che ha il dovere di contribuire a prevenire l’aggravamento dei processi climalteranti.

SIOT doveva dimostrare che il suo progetto non peggiora la situazione ambientale e climatica (e a maggior ragione doveva farlo visto che da tale operazione potrà godere di milioni di euro con i certificati bianchi) e la Regione aveva l’obbligo di chiedere tale dimostrazione. Ciò, purtroppo, non è avvenuto. La Regione ha voluto tirare dritto riducendo la faccenda a una mera verifica tecnica di rispetto di livelli emissivi o di altri parametri ambientali, chiudendo prima possibile questa spinosa vicenda. Ciò premesso, la faccenda riguarda tutta la Regione perché per decarbonizzare i 50 milioni di mc che SIOT immetterà in atmosfera, si dovrebbero installare circa 170 MWp fotovoltaici su una superficie stimabile di circa 150 ha. Ma chi pagherà questo costo? Non certamente SIOT con la quale la Regione non ha nemmeno contrattato qualche minima forma di compensazione per i danni arrecati, ma i cittadini della regione, tutti quelli che, diligentemente, pensando di fare cosa utile all’ambiente, vedranno azzerato l’impatto positivo dei loro impianti sui tetti per almeno 6 anni. Come dire che la decarbonizzazione di questa regione è rinviata al 2051. Altro che regione virtuosa.

Se l’ass. Scoccimarro sta dalla parte dei cittadini, come ripetutamente afferma sulla stampa, allora dica ai cittadini, non solo dei quattro comuni interessati, ma di tutta la Regione, perché dovrebbero pagare loro un così consistente rinvio per colpa di un’impresa privata che fa solo i propri interessi».

Il terzo testo mi è giunto sotto forma di immagine dal   Comitato “Pro Lago Tre Comuni di “Alesso” e lo pubblico per dar voce ai giovani che lo hanno prodotto, come mi ha assicurato Franceschino Barazzutti. I giovani parlano per immagini e frasi d’effetto, e questa è l’espressione della loro angoscia di abitanti della Val del Lago, di quella valle che fu bellissima ed ora potrebbe essere ulteriormente deturpata con la benedizione di “mamma regione”, per usare un termine magari un po’ provocatorio, di cui mi scuso subito.

Il manifesto giuntomi e che circola. Essendo a me giunto in pdf, ho preso per la pubblicazione questa copia come immagine dal profilo facebook: “Comitati Salviamo il Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni”.

Esso ha un titolo tristissimo e profondamente provocatorio: «Gjavâ il spolert…ma OK par il fum da SIOT !» – (Togli la cucina economica a legna, …Ma ok ai fumi della Siot!).
Sottotitolo: «Nel 2023, partirà un piano regionale per la sospensione dell’uso della legna nella combustione contro l’inquinamento dell’aria… ma il discorso della Regione cambia quando si parla dell’inquinamento dalla SIOT»

Ora io non so se nel 2023 questa giunta regionale vorrà approvare una legge che limita l’uso della legna da ardere, ma mi auguro di no, perché vorrei proprio sapere come potrebbero scaldarsi i poveri e meno poveri della Carnia, dato che non vi è rete per metano nei paesi, il pellet richiede stufe apposite e costa un ‘botto’, il prezzo dell’elettricità, che scalda meno del fuoco a legna, e non è indicata in alta montagna, a meno che non si abbiano impianti particolari domestici, è collegato a quello del metano, mentre quattro legna si fanno nel proprio bosco o tagliando il bosco comunale previa domanda ed autorizzazione. Resterebbero solo i bomboloni di gpl, che deturpano il paesaggio e richiedono estrema cura, oltre che terreno per porli…  Inoltre lo ‘spolert’ è un’istituzione, è un simbolo affettivo ed identitario e vorrei proprio sapere come si potrebbe toglierlo a chi lo ha già. Eppoi si dovrebbero togliere anche i caminetti, a maggior ragione, che spesso si trovano nelle case dei ricchi e pure qualche focolare in locali tipici ed unici.

Ed il manifesto termina con questa frase emblematica, che si potrebbe pure allargare alla Carnia intera: «La difesa della Valle del Lago: una lotta di generazione in generazione …», un eterno passaggio del testimone – direi io (che, per inciso, di lotte per la Carnia e contro tante brutture ne ho fatte nei miei 71 anni di vita) come ormai accade presso i nativi dell’Amazzonia, presso i ‘pellerossa’ ghettizzati nelle riserve d’ America tra i quali il disagio, come in Carnia, regna sovrano.

Ma  i Sioux si sono opposti all’oleodotto Dakota, o North Dakota che dir si voglia, e la Corte Suprema americana ha dato loro ragione, perché “L’impatto ambientale è troppo alto” ma nonostante questo i signori del petrolio hanno continuato a farlo funzionare, (https://www.lifegate.it/corte-suprema-usa-oleodotto-dakota-access), non so con quali esiti. Ed anche il gruppo Wet’suwet’en, formato da nativi canadesi, si sta opponendo alla costruzione di un gasdotto, lungo circa 670 chilometri, che dovrebbe passare in un’area incontaminata all’interno della riserva gestita dalle popolazioni indigene, alle quali, però, il governo non ha mai riconosciuto il diritto di proprietà. I Wet’suwet «abitano un territorio che si estende su 22mila chilometri quadrati e il gasdotto, che si pone l’obiettivo di trasportare il gas naturale estratto a Dawson Creek fino alla città costiera di Kitimat, dovrebbe attraversare un terzo di quest’area». – precisa Maurizio Bongioanni, autore dell’articolo intitolato: “Canada, il gasdotto GasLink minaccia il territorio dei nativi americani”, in: https://www.lifegate.it/. E le manifestazioni contro questo progetto da 4,8 miliardi di dollari, sono iniziate nel 2018. (Ivi).
Quindi non ditemi che non possiamo dire: “la Carnia come una riserva indiana!

Ma perché il territorio e la terra degli avi, oltre le acque, devono essere piegati ai voleri della finanza, che distrugge pure equilibri ancestrali, ma guadagna, guadagna, guadagna, e questo nelle Americhe come in Europa, distruggendo le possibilità di vita sul pianeta?

Insomma il cosmopolitismo attuale che azzera la diversità e porta il marchio del neoliberismo più sfrenato indica la via del futuro anche per noi: quella di essere tanti “Paperini” inermi davanti ad un esiguo numero di “Paperon de Paperoni” anche grazie ad alcuni nostri poco accorti sorestants. E concedetemi, vi prego,  il rinvio a Disney.

Infine, riprendendo il discorso sui cambiamenti climatici, che dovrebbero esser presi in considerazione da tutti, ci si chiede come mai in Italia la piccola utenza civile sia riuscita, nell’ultimo trimestre del 2022, a far risparmiare alla nazione ben 5,6 miliardi di metri cubi di gas naturale come riportato in: “Gas: in Italia -5,6 miliardi di metri cubi nel quarto trimestre 2022” (msn.com), e qui si permetta di far funzionare tre cogeneratori a metano!

Ma secondo voi è giusto ed etico, quanto sta accadendo, e perchè la Regione non può mai domandare ulteriori approfondimenti sull’impatto ambientale, in particolare, in questo caso,  dopo il parere firmato da Ape ma anche dall’ ing. Franzil?
Chiediamocelo, e ricordiamocelo anche quando dovremo porre il nostro voto, dato che votare è ancora possibile ed è un sacrosanto diritto.

Senza voler offendere alcuno, ma solo per diffondere informazioni e testi e continuare un dibattito aperto, questo ho scritto. 

Laura Matelda Puppini

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/01/SIOT-LAGO-ULTIMOindex.jpg?fit=194%2C259&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/01/SIOT-LAGO-ULTIMOindex.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniAMBIENTEVorrei qui riportare due brevi riflessioni mie e tre contributi non miei contro i progetti dei cogeneratori Siot in terra carnica, nella Val del Lago e fra Paluzza e Cercivento, autorizzati dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che spareranno nei nostri cieli fumi di metano, mentre noi dovremo stare a...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI