Sul tentativo Usa – Ue di passare dal mercato globale al friend-shoring, velocizzato dalla guerra in Ucraina.

Io credo che molti di noi italiani, che facciamo parte della gente comune, continuiamo a chiederci perché la guerra in Ucraina continui, portando l’Italia in povertà energetica ed aumentando nella Nazione la povertà assoluta, e perché la Ue non si smarchi da questa tragedia e cerchi la via della mediazione e della pace, invece di seguire Zelensky sulla via della guerra ad oltranza. Il problema è però che non abbiamo mai preso in seria considerazione i contesti, gli antefatti, la storia che precede questo conflitto ed alcune teorie economico/finanziarie pregresse. Alcuni di questi aspetti, che io non conoscevo, sono stati descritti in un interessante articolo di un sociologo e giornalista francese Pierre Rimbert che, se fosse stato italiano sarebbe già finito nella gogna mediatica di noti quotidiani e fra gli indagati dal Copasir, per aver detto la verità. Ma, in fin dei conti, a Julian Assange avevano detto che poteva finir male a pubblicare dati ed immagini di sicura provenienza che avrebbero imbarazzato gli Usa, e del resto un detto armeno così recita: «A chi dice la verità dona un cavallo, ne avrà bisogno per fuggire». 

 Ma per ritornare a Pierre Rimbert, (che non mi consta la Francia abbia demonizzato od arrestato, anche perché Emmanuel Macron ha ben altro da fare, mentre gli scioperi in Francia si ripetono e si stanno estendendo a macchia d’olio) egli ha pubblicato il suo pezzo su ‘Le monde diplomatique’, di cui è vicedirettore, numero dell’ottobre 2022- edizione italiana per ‘Il Manifesto’, – con titolo: “L’Ucraina e i suoi falsi amici”. Sottotitolo: «Referendum nelle regioni occupate, minaccia nucleare, parziale mobilitazione: la Russia ha scelto l’escalation in risposta alla controffensiva ucraina condotta con armi occidentali. Alcuni Stati dell’Unione europea, di fatto cobelligeranti, concretizzano un vecchio progetto: agganciare l’Ucraina all’ovest e farne un laboratorio per le delocalizzazioni di prossimità». (1).

Pierre Rimbert inizia il suo articolo dicendo che, ciclicamente, saggisti e giornalisti decretano la fine della globalizzazione dei mercati, e questo è accaduto anche ora a causa della pandemia. E si ritorna a parlare, a livello internazionale, di deglobalizzazione, rilocalizzazione, ‘de-multilateralismo’, ritorno al protezionismo (2) e via dicendo, come dopo l’attacco alle torri gemelle, come dopo … E mentre la caduta del muro di Berlino aveva segnato la nuova era del mercato globale ora, invece, questa guerra pare contraddistinta da ben altre prospettive, da un voler modificare le regole del mercato mondiale da parte di Usa e Ue, dividendo il mondo in paesi amici e nemici. E gli Usa si sono pure auto dati, da tempo immemore, il ruolo di difensori dei valori base della vera civiltà. Ma alla luce dei fatti, si può dire che l’America sia sempre stata la portatrice di valori libertari e democratici? Se così fosse stato, non avrebbero avuto bisogno di lottare Martin Luther King ed altri, John e Robert Kennedy non sarebbero stati uccisi, milioni di neri non sarebbero finiti schiavi, Sacco e Vanzetti non sarebbero mai stati portati, innocenti, sulla sedia elettrica, il maccartismo non sarebbe mai esistito, Julien Assange, australiano, avrebbe potuto pubblicare tranquillo su Wikileaks, gli orrori di Abu Ghraib non avrebbero avuto corso,  la bambina vietnamita raggiunta  dal napalm non sarebbe mai stata fotografata da Nit Ut l’8 giugno 1972, 50 anni fa, i movimenti per la pace non si sarebbero propagati in America, l’Iraq non sarebbe finito invaso e via dicendo. 

Eppure il concetto di autodeterminazione dei popoli fu americano e venne sostenuto dal Presidente Usa Woodrow Wilson, premio Nobel per la pace, che lo decretò in un discorso pronunciato l’8 gennaio 1918 davanti al Congresso degli Stati Uniti. (3).

Inoltre, come dicevo, ora in Usa e Ue a riporto, vi è chi non ama più la globalizzazione dei mercati, sia per motivi di prestigio e potenza o meglio potere sugli altri (4), sia per le fluttuazioni del mercato, sia perché la globalizzazione non permette di creare monopoli di vendita verso paesi definiti ‘amici’, come stanno facendo gli Usa con il gas verso parte dei paesi della Ue, ridotti dalle sanzioni alla Russia allo stremo energetico, e cioè impoveriti. E anche se si fa un gran parlare di metano forse sufficiente in Italia, se il suo prezzo è altissimo e non si può comperare è come non ci fosse, tanto che ora lo stiamo vendendo. E pare che le fluttuazioni dei prezzi e il gioco al rialzo non siano mai stati così presenti come ora. Perché anche io so che, nel mondo del liberismo economico e del neo liberismo, la concorrenza è fondamentale ed il monopolio letale per chi acquista, ottimo per chi lo detiene. E proprio gli Usa hanno prodotto le prime norme antitrust, a fine Ottocento.

Comunque, sia come sia, una delle persone che sostiene il ritorno a blocchi contrapposti in politica ed economia è Christine Lagarde, ora alla guida della Bce, che, nel corso di una conferenza, ha sostenuto che l’interdipendenza fra paesi «può rapidamente diventare una vulnerabilità qualora cambiasse la geopolitica e i paesi con obiettivi geopolitici diversi dai nostri diventassero partner commerciali di quelli più rischiosi». (4). Ma detta linea e dette perplessità sul mercato globale sono state espresse anche dalla ministra statunitense alle finanze Janet Yellen, mentre, nel 2021, usciva un rapporto della Casa Bianca che sosteneva e faceva propria questa impostazione e parlava di un mercato limitato ai paesi amici, puntelli degli Usa, prima grande potenza, cioè parlava di ‘friendshoring’ (5). Ma c’ è un piccolo particolare: per gli Usa, da quel che ho capito, i paesi amici devono dimostrare una fedeltà assoluta agli States, in “pensiero, parole, azioni”, trasformandosi, praticamente, in colonie americane tout court. E se erro correggetemi.

Richie Wang, attivissimo su istagram, ci ha spiegato, pari pari, che «La segretaria (al tesoro degli Stati Uniti n.d.r.) ha rimarcato, il 13 aprile 2022 il significato del concetto di ‘friend- shoring’ (letteralmente puntello amico, in sintesi: amico sostenitore), che è quello di impegnarsi, finanziariamente, a lavorare solo con paesi che hanno una forte aderenza alle norme ed ai valori (americani) relativamente al come operare in una economia globale ed a come muoversi nel mercato globale». (6). In sintesi devono appoggiare in tutto e per tutto il neoliberismo invece che il benessere delle popolazioni e, se gli Usa non amano la Russia, nessun ‘paese amico’ deve comperare dalla Russia, dimenticando però che gli Usa sono autosufficienti dal punto di vista energetico, non la Ue, e via dicendo.  

Ma, per ritornare a Richie Wang, egli si è pure chiesto se davvero questa sia la via migliore, «Perché secondo Tom Wroblesky, co- leader dell’Istituto Korn Ferry’s ed esperto in pratiche di ottimizzazione delle catene di approvvigionamento, il friend- shoring può essere estremamente rischioso» (7). Inoltre gli Usa in economia puntano a fare i propri affari, come sottolineava Vincenzo De Luca mesi fa, non quelli degli altri (8). In sintesi il friend- shoring potrebbe significare, praticamente, solo un assoggettamento agli States da  parte di alcuni paesi, definiti amici, ed ai loro voleri, con esiti, come in questo caso, per noi europei tragici e che potrebbero segnare la fine della Ue.

Non solo: sempre Wang precisa che questo schierarsi e voler far schierare gli altri paesi, potrebbe pure creare ‘sangue cattivo’, squilibri, carenze di metalli preziosi e materiali per alcuni stati, aumenti dei prezzi ed altro ancora, provocando non di certo il bene per l’umanità. E lo si sta vedendo. Ma forse Draghi era venuto qui mandato dalla Ue nel post pandemia, per farci transitare nella sfera americana? Non lo so chiediamocelo.

E non dimentichiamoci che è pure la pandemia del covid 19 che ha dato l’accelerata verso la creazione, per volontà Usa- Ue-Nato, di due blocchi contrapposti, cercando di realizzare il friend- shoring nel mondo. L’ invasione dell’Ucraina da parte russa, ed il non volere la pace da parte ucraina, europea ed americana, ha fatto il resto. Ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti.  

L’Ucraina ed un trattato di annessione volontaria. (9).

«Da una quindicina di anni- scrive Pierre Rimbert – Bruxelles promuove la delocalizzazione di prossimità con un grande paese posto sulla sua frontiera, provvisto di manodopera qualificata e poco onerosa, ma eroso dalla corruzione e zavorrato da un’architettura giuridica arretrata rispetto alle norme europee: l’Ucraina». (10).  Questo partenariato – sempre secondo il giornalista e sociologo francese – aveva iniziato il suo percorso nel 2009, in un contesto di tensioni per il gas con Mosca ed ad un anno dal conflitto russo-georgiano.

In quel periodo la Polonia contava sull’entrata dell’Ucraina nella Ue, che aveva caldeggiato persino prima della sua stessa adesione nel 2004, perché la sua politica era volta a sottrarre detto paese all’influenza russa, perorando il suo transito nell’Unione Europea. Ma Parigi e Berlino si mostravano più prudenti. (11).

Nel 2014, veniva siglato un accordo di associazione tre Ue ed Ucraina, che entrava in vigore il 1° settembre 2017, accompagnato da un programma di sostegno di 11 miliardi di euro, da distribuirsi tra il 2014 ed il 2020. Detta convenzione, che consta di 2.135 pagine, in realtà però potrebbe definirsi, sempre secondo Pierre Rimbert, un “trattato di annessione volontaria”. Infatti si basa su un «accordo di libero scambio globale ed approfondito» ma non solo: per avviare rapporti fondati sul principio del libero mercato, l’Ucraina avrebbe dovuto fare «quanto in suo potere (…) per avvicinare gradualmente le proprie politiche a quelle dell’Unione Europea, conformemente alle linee guida di stabilità macroeconomica di benessere delle finanze pubbliche e di sostenibilità della bilancia dei pagamenti». In sintesi stabiliva per l’Ucraina l’austerità, unica via possibile, secondo Rimbert. (12).

E nel testo dell’accordo si esplicitavano in modo preciso una serie di richieste che andavano dalle riforme amministrative fino all’ obbligo di legalizzare le attività di lobbying, facendo volgere l’Ucraina ad un quadro giuridico che piacesse all’Europa. Inoltre le parti concordavano sulla necessità di consultare nei tempi opportuni e con regolarità i rappresentanti del mondo degli affari sulle proposte di legge». (13).

E detta convenzione tra l’Ucraina e Ue prevedeva pure delle chiare finalità geopolitiche e cioè la «progressiva convergenza nell’ambito della politica estera e della sicurezza e di difesa comune», incoraggiando la «cooperazione nel settore dell’energia, compreso il nucleare» e raccomandando di «diversificare le fonti, i fornitori, i canali di approvvigionamento e i metodi di trasporto dell’energia». (14).

Tutto questo veniva richiesto ad un paese ampiamente dipendete dalla Russia e suonava, sempre secondo il giornalista francese, come una sfida lanciata a Mosca. E per finire, l’accordo richiedeva all’ Ucraina di integrare progressivamente il corpus di norme europee nelle proprie norme nazionali, revocando ogni norma nazionale contraria e cessando «in particolar modo di applicare sul proprio territorio le norme inter-stati (Gost) elaborate prima del 1992» (15).  In sintesi si chiedeva all’Ucraina di ‘derussificare’ la propria economia. (16).

Da che si sa, però, nessuno aveva mai chiesto alla popolazione ucraina se questo accordo potesse andar bene, né credo avesse capito a che cosa sarebbe comunque andata incontro, anche senza l’invasione russa. Esso fu siglato dal governo Yanukovich alla fine della sua esistenza, nel 2014, e mirava ad agganciare l’Ucraina all’occidente, per riequilibrare i rapporti con la Russia che, nel 2013, aveva spinto l’Ucraina ad aderire alla propria unione doganale cioè alla Comunità economica euroasiatica, terminata però nel 2015. Ma il golpe contro il governo Yanukovich, dopo le manifestazioni di piazza Maidan e tutto quello che accadde allora, spostarono l’Ucraina inesorabilmente verso la Ue e gli Usa. (16).

Pertanto l’’occidentalizzazione’ dell’Ucraina avvenne dopo la rivoluzione arancione. Ma questa scelta comportava pure la «modernizzazione e ristrutturazione dell’industria», la «ristrutturazione del settore del carbone- cruciale per l’economia del Donbass», la «ristrutturazione e modernizzazione del settore ucraino dei trasporti», che non dovevano più essere statali, e la «soppressione degli aiuti statali che falsano o minacciano di falsare la concorrenza», il dare garanzia alle medie imprese.  (17).

Per esser sicura che gli impegni venissero rispettati, la Ue aveva pure creato un ‘Consiglio di associazione’, incaricato di vigilare sulla concretizzazione degli impegni ucraini che, a fine gennaio 2020, si rallegrava per i progressi raggiunti.  (18).

Ma cosa c’entra tutto questo con la delocalizzazione delle imprese desiderato dalla Ue? La guerra, secondo Rimbert, ha garantito lo status dell’Ucraina a candidata ad entrare nella Ue, ma parallelamente Zelensky, in piena guerra, nell’agosto 2022, ha ratificato una legge che prevede che nelle piccole e medie industrie, ove operano il 70% dei lavoratori, non si applichi più il codice nazionale del lavoro, lasciando in vigore solo le regole stabilite dai contratti del datore di lavoro. Per un soffio e per ora, sempre secondo Pierre Rimbard, i sindacati sono riusciti a ottenere il ripristino dello status quo antecedente, ma non si sa fino a quando. (19). E il vicedirettore di Le Monde Diplomatique precisa pure che il destino futuro dell’Ucraina pare segnato: quello di diventare un luogo di delocalizzazioni di prossimità. (20)  E Zelensky, con la scusa della guerra, ha pure iniziato una ‘purga’ degli oppositori alla sua linea (21), che non fa ben sperare, e decretato che non farà mai pace con la Russia (22), ai cui confini, però, prima dell’inizio della guerra, da quello che si sa, avrebbe permesso di porre missili che avrebbero potuto colpire Mosca (23), che chiedeva la neutralità dell’Ucraina. Non solo: a febbraio Scholz offrì l’intesa con la Russia ma Zelensky disse: no. (24).

E Hanna Lichman, deputata del partito di Zelensky, ha spiegato che «L’estrema iper- regolamentazione del lavoro contraddice i principi di autoregolazione del mercato e di gestione moderna del personale» (25), cosicché potrebbe andare a finire, come si legge su Opern – Democracy, sempre secondo Rimbert, che potrebbe venir introdotta una norma per portare il lavoro sino a 12 ore giornaliere. E Halyna Tretyakova, presidente della Commissione parlamentare sulla politica sociale ha affermato: «Dobbiamo ‘resettare’ il codice del lavoro e il modello sociale poiché non è stato fatto durante la transizione del paese dal socialismo all’ economia di mercato».  (26), sostenuta in questo pensiero anche da Danylo Hetmantsev, deputato dello stesso partito. Infine il 29 agosto Zelensky è stato invitato a pronunciare online il discorso inaugurale all’ incontro degli Imprenditori francesi, riscuotendo una ovazione. Ma forse detto applauso corale «non celebrava solo la sua combattività di fronte all’ invasore russo…» – (27) termina il suo pezzo Pierre Rinald. 

Forse l’Ucraina capirà poi che non è oro tutto ciò che luccica? Intanto noi italiani, trascinati in una guerra non nostra ma di finanza neppure tanto sottile, e dettata da mancato buon senso fino quasi a rasentare la follia, stiamo precipitando in un baratro per la povertà energetica mista all’aumento dei prezzi dell’energia che ci strozza. E se anche, bontà sua, gli Usa ci vendessero metano liquido, questo inquinerebbe, in una situazione resa ancor più complessa dai repentini mutamenti climatici a cui la guerra non è aliena, dovremmo spendere per i rigassificatori e pagarlo il gas 4 volte tanto come minimo. Perché la iper liberista Europa non può e vuole calmierare i prezzi, rispondendo al dettato americano, non può parlare di speculazione, ed affossa la popolazione europea tutta sull’altare del Dio pagano che venera. 

Il 19 ottobre 2022 qualcuno al programma 8 e ½ si è meravigliato delle uscite di Berlusconi su Putin ma anche degli applausi di Forza Italia, chiedendosi chi sta dietro questo sostenere la Russia. Forse stanno Confindustria e più di qualche industriale, in ciò uniti al popolo italiano, che vedono un futuro con poco metano e con costi aumentati come un grossissimo problema. Ma nei salotti ove dottamente si parla di politica, talvolta la possibile ovvietà sfugge … come sfuggono i problemi della quotidianità che gli italiani devono, giorno dopo giorno, affrontare, mentre la Ue si perde in applausi a Zelensky, come in un teatrino, e lascia i suoi popoli a sé stessi. 

Ed intanto l’economia mondiale si trova in stato di shock, come si può leggere su di un altro articolo di Le Monde Diplomatique. (29). 

Senza offesa per alcuno, ma per informare su di una delle altre sfaccettature di questa guerra assurda. E se vi sono errori fateli presente. L’articolo di riferimento è, come già scritto: Pierre Rimbert, “L’Ucraina e i suoi falsi amici, in Le monde diplomatique’ – il Manifesto, ottobre 2022.

Laura Matelda Puppini

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NOTE.

(1) Pierre Rimbert, “L’Ucraina e i suoi falsi amici, in Le monde diplomatique’ – il Manifesto, ottobre 2022.

 (2) Ivi.

(3) Riccardo Rossotto, Autodeterminazione dei popoli: principio sacrosanto salvo … doverlo applicare, in: https://www.lincontro.news/autodeterminazione-dei-popoli-principio-sacrosanto-salvo-doverlo-applicare/.

(4) James Dobbins, Raphael S. Cohen, Nathan Chandler, Bryan Frederick, Edward Geist, Paul DeLuca, Forrest E. Morgan, Howard J. Shatz, Brent Williams, Extending Russia. Competing from Advantageous Ground”, in: https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html. Ivi si legge, che la Russia, ad avviso di chi scrive, ha una grande vulnerabilità a livello economico, rispetto agli Usa, e che la sua economia è poco ed allo stesso molto dipendente dalla esportazione dell’energia. Inoltre la Russia cerca una stabilità della classe dirigente, cioè politica, e il modo più promettente per stressare la Russia sta nell’intaccare la sicurezza nella produzione di energia e la pressione internazionale. Detto e fatto, anche se l’editore dello studio ha precisato un mese fa, cioè nel settembre 2022, non prima, che egli incoraggia a leggere detto testo e : “Overextending and Unbalancing Russia”, (https://www.rand.org/pubs/research_briefs/RB10014.html) ma che non si deve, come accaduto nelle ultime settimane, collegare l’invasione dell’ Ucraina con quanto scritto nello studio, se ho ben compreso, mistificandone le finalità.  Ma rimarco che chi comprava gas e petrolio dalla Russia era la Ue, non gli Usa. Pertanto lo studio su come stressare la Russia è relativo a noi come attori, non agli americani. E chi scrive su come stressare la Russia dovrebbe parallelamente scrivere anche come scaldare gli europei e come tutelare il pianeta. Inoltre è facile scrivere e pubblicare prima e poi chiedere di non essere tirati in ballo. Perché la catastrofe europea ed italiana per queste politiche dissennate è sotto gli occhi di tutti, e noi non vediamo più futuro per noi ed i nostri figli, ma non lo vedono neppure in Francia.  Non solo ora siamo alle sanzioni sulla carta igienica che si leggono un po’ dovunque, forse con una risata goliardica da parte di chi scrive, ma in Russia non manca l’acqua e quando io ero bambina non esisteva carta igienica ma siamo vissuti ugualmente.

(5) Pierre Rimbert, op. cit.

(6) Richie Wang, What does friend-shoring mean for the global supply chain?, in: https://www.linkedin.com/pulse/what-does-friend-shoring-mean-global-supply-chain-wang/, 24  agosto 2022.

(7) Ivi.

(8) 21 minuti di analisi lucidissima sulla guerra in Ucraina di Vincenzo De Luca governatore della Campania. In: www.nonsolocarnia.info.

(9) Questo titoletto è ripreso dall’ articolo di Pierre Rimbert, op. cit.

(10) Pierre Rimbert, op. cit.

(11) Ivi.

(12) La citazione secondo Pierre Rimbert, è tratta dall’art. 343 dell’accordo.

(13) Pierre Rimbert, op. cit.

(14) Ivi.

(15) Ivi.

(16) Ivi. Ma qui Pierre Rimbert fa però un po’ di confusione con le date, perché la Russia portò nella sua sfera doganale l’Ucraina nel 2013, secondo lo stesso autore, e firmò l’accordo con la Ue dopo la ‘rivoluzione arancione’ antirussa, nel 2014.

(17) Ivi. Il riferimento è agli articoli 379, 339, 368, 262 della convenzione.

(18) Ivi.

(19) Ivi.

(20) Ivi.

(21) Le purghe di Zelensky contro i traditori colpiscono anche l’opposizione, in: https://europa.today.it/attualita/purghe-ucraina-traditori-opposizione.html.

(22) Ucraina, Zelensky firma il decreto sulla “impossibilità di condurre negoziati” con la Russia. Il Cremlino: “Non possiamo negoziare la pace senza Kiev”, in: https://www.agenzianova.com/news/ucraina-zelensky-firma-il-decreto-sulla-impossibilita-di-condurre-negoziati-con-la-russia/.

(23) Paolo Mastrolilli, Più truppe e più basi, la nuova strategia Usa nel Pacifico e in Europa. Sottotitolo: “Contro Cina e Russia il Pentagono rivede la sua presenza a partire da Guam e Australia. Sconfessato il disimpegno di Trump dall’Ue: “Conseguenze serie se Mosca assale Kiev”in: https://www.repubblica.it/esteri/2021/11/30/news/usa_pentagono_truppe_basi_mondo_pacifico_europa_germania_guam_australia-328450017/; La mia intervista a DiMartedì sulla guerra in Ucraina e l’inconsistenza del Governo italiano, in: https://www.youtube.com/watch?v=-SPqNMuWnxU. Qui Di Battista ha precisato pure come si sia confuso nord atlantismo con europeismo, che a suo avviso è un errore storico madornale, e Fassino che l’Europa era il partner commerciale della Russia prima della guerra.

(24) A febbraio Scholz offrì l’intesa: Zelensky disse no”, in: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/05/a-febbraio-scholz-offri-lintesa-zelensky-disse-no/6548763/.

(25) Pierre Rimbert, op. cit.

(26) Ivi.

(27)Ivi.

(28) Gas, imprese senza metano e Confindustria dà l’allarme: «Non si arriva a Natale», in: https://www.ilmattino.it/economia/news/gas_imprese_senza_metano_falliscono_natale_confindustria_ultime_notizie-6935605.html. Ma la stessa notizia, il 18 settembre 2022, è stata pubblicata da ‘Il Messaggero’ ed altre testate. Inoltre l’8 ottobre 2022 compariva su ‘La Repubblica’ un articolo di Carlotta Scozzari intitolato: “Confindustria vede un 2023 a crescita zero per l’Italia. Ma può salvarci un “price cap” sul gas”, (https://www.repubblica.it/economia/2022/10/08/news/confindustria_previsioni_economia_centro_studi-369085233/) che però la Ue non intende varare.

(29) Raûl Sampoganro, L’economia mondiale in stato di shock, in: Le Monde Diplomatique- Il Manifesto, ottobre 2022.

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L’immagine che accompagna il testo è la scannerizzazione da me fatta di una parte dell’articolo di Pierre Rimbert, volta in b/n. . L.M.P.

 

 

 

 

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