Vorrei riprendere da un programma condotto da ‘Paola’ su you tube questa interessantissima disamina sui motivi per cui Israele si comporta così da un paio di anni a questa parte, utilizzando strumentazioni sofisticate tanto da far esplodere i cellulari in mano a persone distantissime, aumentando fronti di guerra e portando a termine un genocidio che grida vendetta anche al cospetto di Dio. Gente inerme torturata in ogni modo, lasciata morire fra dolori indicibili, anche donne incinte, bambini di ogni età, ed i morti accertati, per il Fatto Quotidiano, in questo dolore indicibile ed inenarrabile dovrebbero essere 100. 000. Ma a chi uccide non importa, e pensa già alla villa la mare (vi ricordate il reclame del 2023?), al petrolio al largo, a un territorio da annettere. Inoltre ormai anche l’Europa pare succube di Israele, del popolo ebraico, con il Mossad pare presente dovunque anche in Italia dai tempi della lotta al terrorismo. E l’abbiamo saputo anche da un paio di articoli sul naufragio di una barca sul lago Maggiore oltre che da altre fonti. Ma anche la nostra cybersicurezza è stata, dal governo Meloni, affidata ad Israele, almeno così si legge, ma se sotto vi è un disegno preciso allora si capisce anche perchè, trasformandoci una seconda volta in colonia di stato estero, quando lo siamo già dal 1945 degli Usa. Quella che invece non si capisce è la battuta del Ministro Tajani sulla bandiera europea, che ha offeso senza se e senza ma, secondo me, e che, se me l’avesse detta uno che conosco a tu per tu, gli avrei bonariamente chiesto se avesse fumato o bevuto o sniffato qualcosa in precedenza. Però la bandiera israeliana a Pordenone sul palazzo ove vi è la sede di Confindustria Alto Adriatico, (vedi post su facebook di Il Be Comune datato 29 giugno 2025) potrebbe essere un altro elemento di comprensione di cosa sta accadendo, tolto il fatto che non si può esporre, per legge, su di una istituzione seppur privata, una bandiera di stato estero. Ma forse è indicativo o che ne so … 

Ma ritornando al programma romano, mi riferisco alla puntata intitolata: “Non abbiamo capito nulla”, in: ‘Pubble’ in: https://www.youtube.com/watch?v=LXmgnxoX8mg, con 172.000 iscritti, trasmessa il 27 giugno o giù di lì (sapete è scritto quattro giorni fa, ma dovrei sapere quando ho salvato il video). che ipotizza, spiegandolo in modo chiaro e con fonti dichiarate, quelli che potrebbero essere i reali motivi dell’attacco plurimo israeliano a stati vicini e del genocidio di Gaza. Vi trascrivo qui la puntata, che vi invito, se volete, anche a sentire.

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«Questo per me è un video molto doloroso da fare – inizia Paola – Avevamo forse sfiorato la superficie delle cose quando in precedenti video avevamo detto che il più grande inganno del diavolo è quello di convincere il mondo che lui non esiste. Forse ancora meglio quando avevamo detto che non si poteva parlare di ‘banalità del male’ per Israele, perché con Israele il male non è mai banale, è scientifico. Poi sono avvenuti i massacri di Gaza 8ancora in corso N.d.r.) ed allora giustamente abbiamo visto quelli, abbiamo visto 4 o 5 fronti aperti contemporaneamente, ed abbiamo attribuito tutto alla follia di Netanyahu e siamo ocsì arrivati alla guerra dei 12 giorni.

Per tutto questo ci siamo domandati. “perché”: perché nessuno li fermava, perché ci fossimo trovati ad assistere impotenti a quello che vedevamo, esattamente come oggi ci domandiamo. Ma chi l’ha vinta questa guerra dei 12 giorni? E proprio perché il male per Israele non è mai banale ma scientifico, beh, alla fine di questo video saranno più chiare moltissime cose […]. Ma, come sempre, andiamo per gradi. Quindi chi ha vinto e chi ha perso questa guerra dei 12 giorni? Non ci si sta capendo più nulla, ed è diventata ormai, ufficialmente, una guerra di propagande. […]. (…). Non ce ne si capisce più niente, hanno vinto tutti, non ha vinto nessuno? (…). E sul programma nucleare iraniano c’è un grosso punto interrogativo, sul quale però, ve lo dico da subito, qualunque chiacchiera, interpretazione, analisi rimane una chiacchiera da bar. Perché a darci una risposta su questo punto può essere solo il tempo. (…). Perché il resto è, appunto, cicaleggio da bar o analisi da primedonne che cercano di ritagliarsi un ruolo in questo conflitto. (…). E ce lo dirà il tempo chi mente. Ma è vero che gli Stati Uniti sono riusciti a portare a casa il 5% del Pil europeo in armi e, con questi eventi, sono tutti corsi a portar loro i soldi con i portafogli aperti […]».

Apparentemente, quindi nessuno ha vinto questa guerra dei 12 giorni, non Israele, non gli Usa, non l’Iran, ma solo apparentemente, perché quando si parla di Medio Oriente, le realtà sono sempre un po’ più complesse, e quando si parla di Israele lo sono ancora di più.

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Allora, per rispondere alla domanda: “chi ha vinto?” vi sembrerà assurdo ma dobbiamo tornare proprio alla data fatidica: sì proprio al 7 ottobre. Il 7 ottobre sappiamo tutti quello che è accaduto: sulla carta Hamas sfonda la linea di demarcazione, entra in territorio israeliano e conduce raid sui Kibbuz e sui civili del Novo (1) festival, il festival che diventerà l’immagine simbolo di quella data. Sulla carta. Fuori dalla carta, tutt’oggi quello che non si dice, e lo abbiamo investigato assieme a Roberto Iannuzzi (2), è che Israele fosse a conoscenza del fatto che Hamas avrebbe attaccato, già un anno prima (3), che anche l’intelligence egiziana   aveva avvisato che qualcosa sarebbe successo in quella data (4) ma il Novo festival veniva approvato nonostante Israele sapesse, proprio perché avvisato, che qualcosa sarebbe successo. E non lo dico io – continua Paola – lo dice perfino il ‘The Time of Israel’ (5) perché riporta che, nonostante i membri della catena di comando dell’IDF sapessero dei rischi, l’informazione non è stata trasmessa alle truppe di stanza, lasciando i partecipanti del rave indifesi, tanto che Hamas si imbatte nel Novo Festival per caso. Un massacro evitabile quindi, che ha aperto non pochi punti interrogativi, di cui tutt’ oggi si parla troppo poco.

E fuori dalla carta, gli attacchi del 7 ottobre bloccarono di fatto quegli accordi di Abramo (6) che si stavano estendendo anche all’Arabia Saudita.

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Ma ve li ricordate i famosi accordi di Abramo? (…) Sono stati sempre il sottofondo silente, solo che ad un certo punto ne siamo dimenticati. E ce ne siamo dimenticati perché avevamo gli occhi troppo pieni dei massacri di Gaza, della famosa Iron Dome arma, degli spari sulla folla alla ricerca di un pacco di farina. E giustamente, vedendo tanto orrore, non ce ne potevamo ricordare. Ed invece è proprio lì che dobbiamo tornare a guardare.

I primi accordi di Abramo risalgono al 15 settembre 2020. La Casa Bianca Ospita i primi “Abraham accords peace agreements”. Protagonisti: Netanyahu, Donald Trump, Abdullah bin Zayed Al-Nahyan, Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti e Abdullatif bin Rashid Al-Zayani, Ministro degli Esteri del Bahrain (7). Che l’intesa si sarebbe raggiunta era già stato anticipato il 13 agosto 2020, ma è il 15 settembre che vengono messe le quattro firme sul documento, le firme che sanciscono la normalizzazione dei rapporti con Israele ed il riconoscimento dello Stato di Israele: un enorme passo in avanti per Israele perché questo riconoscimento si aggiungeva ai riconoscimenti antecedenti dell’Egitto (1979) della Giordania (1994). Ed ora la schiera degli inchini ad Israele si estendeva anche al Bahrain ed agli emirati arabi.

Questi accordi di Abramo avevano solo un grande problema e non era certo quello che toglievano via la questione palestinese perché ormai avremmo dovuto capirlo bene che dei palestinesi “non frega un cazzo a nessuno”, arabi compresi. Invece il riconoscimento dello Stato di Israele (allora) significava riconoscere Israele con i confini territoriali attuali, compresi i territori legalmente occupati: i confini del 1967 e Gerusalemme est annessa nel 1980, le alture del Golan annesse nel 1981 e parti della Cisgiordania sotto controllo militare. E questo totalmente ‘in barba’ alle risoluzioni dell’ Onu che, nel corso del tempo, avevano considerato quelle occupazioni illegali: la risoluzione 252 del 1968, dove si consideravano le acquisizioni territoriali di Israele come inammissibili, la risoluzione 267 del 1969, che considerava le ambizioni di Israele sullo status di Gerusalemme invalide, la risoluzione 298 del 1971, idem, sostanzialmente, la 446 del 1979 che riguardava tutti i territori, Cisgiordania compresa, annessi dopo la guerra dei 6 giorni come illegali; e la 465 del 1980 che ribadisce le condanne (Onu) imponendo lo smantellamento delle occupazioni.

Con gli accordi di Abramo del 2020, tutti questi illeciti venivano spazzati via e Israele veniva riconosciuta anche nelle sue annessioni illegali e non solo dagli Stati Uniti ma anche da pezzi del mondo arabo.

Quando il 7 ottobre 2023 accade quello che sappiamo, da lì ad un mese questi accordi di Abramo avrebbero dovuto essere estesi anche all’Arabia Saudita, che si sarebbe quindi aggiunta alla lista degli inchini ad Israele.

Sulla carta si dice che Hamas abbia voluto far saltare proprio quel tavolo, ma per Israele forse quel tavolo non era abbastanza. Sì, pezzi del mondo arabo andavano a corte a fare la riverenza, ma restavano fuori attori troppo importanti, importanti e pericolosi. Restava fuori la Siria che aveva ancora Assad, alleato e pilastro d’oro dell’Iran, restava fuori il Libano con gli Hezbollah in forze, direttamente collegati all’Iran, e restava fuori anche Gaza, il cui controllo militare restava in mano ad Hamas, con a capo sempre l’Iran. E in Cisgiordania, evidentemente, c’era ancora un po’ da fare.

I pezzi del mondo arabo che riconoscevano Israele, quindi, non bastavano. e non ci vuole una scienza per capirlo: basta confrontare la situazione pre 7 ottobre con quella a post 7 ottobre per vedere l’enorme differenza, per capire che le condizioni di adesso per Israele sono di gran lunga migliori rispetto a quelle pre 7 ottobre, soprattutto per quanto riguarda le conquiste territoriali, il che apre ad altri punti interrogativi enormi su quella data. Perché da quella data ad oggi la condizione è migliorata di brutto per Israele […].

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E mentre cerchiamo come sempre di valutare le vittorie in base ai missili, ai danni, ai buchi sul terreno, perdiamo completamente di vista che la guerra è uno strumento politico, e così abbiamo completamente perso di vista il vero piano di Israele.

Ad oggi abbiamo Gaza rasa al suolo, con l’operazione Gedeone la striscia è stata sfollata, a nord di Gaza tutto è distrutto, rendendo impossibile il rientro degli sfollati, che non torneranno di certo indietro a vivere tra le macerie, là dove non ci sono più neppure gli aiuti umanitari, perché le linee degli aiuti umanitari sono state chiuse da tempo, ed alla ricerca di acqua e cibo, allo stato attuale dele cose, 2 milioni di persone sono ammassate al valico di Rafah, umanamente parlando una merdata. Ma militarmente parlando è importante per Israele essersi allargato nella conquista di Gaza.  

In Cisgiordania, mentre guardavamo agli orrori di Gaza ed orridivamo, Israele accelerava la sua opera di colonizzazione. Dopo il 7 ottobre, infatti, si registra una espansione significativa: almeno 15 nuovi avamposti e 18 nuove strade fra ottobre 2023 e gennaio 2024; da 127 a più di 140 insediamenti riconosciuti, nuovi piani autorizzativi, 22 nuovi insediamenti, più di 12.000 nuove unità abitative e più di circa 18.300 nuove unità a Gerusalemme est. Insomma, per farvi capire il rapporto, più di 12.000 ora, mentre nel 2022 erano 4000, con un aumento degli insediamenti in Cisgiordania di tre volte rispetto al prima del 7 ottobre.  Questa è una accelerata mastodontica, che espande la porzione di territorio illegalmente occupato.

Dopo il 7 ottobre la Siria, che prima era sotto il controllo di Assad, sappiamo benissimo che fine ha fatto: capitolata con il fantoccio Al- Jolani (8), da […] terrorista a uomo di Washington. Gli hanno tolto la taglia da 10 milioni di dollari che aveva sulla testa, gli hanno tolto la divisa militare e gli hanno messo la giacca e la cravatta, che fa molto occidentale style, […] ed hanno attuato lì sì il ‘regime change’, una botta al pilastro Siria, che era il pilastro iraniano per eccellenza, perché forniva un vero e proprio corridoio all’asse della resistenza Iran Iraq Siria e Libano. Il cuscinetto siriano, con Assad alleato dell’Iran, consentiva a Tehran di fornire armi, denaro, supporto logistico, soprattutto agli hezbollah in Libano. Un anello geografico importantissimo la Siria che permetteva all’ Iran di estendersi fino al Mediterraneo e che arginava lo strapotere israeliano. Caduto Assan e con Al – Iolani uomo di Washington, quel pilastro l’’Iran non ce lo ha più, non c’è più il corridoio e l’Iran ha perso un alleato di ferro.

In Libano, con la morte di Nasrallah (9) è stato inferto un altro duro colpo agli Hezbollah, e la situazione attuale in Libano è molto tesa a causa dell’apertura del fronte da parte di Israele, e delle destabilizzazioni politiche interne. Una nuova fase politica con l’elezione di Joseph Aoun a Presidente del Libano (10) e la nomina di Nawaf Salam a primo Ministro (11) segna quello che, per gli analisti, è un incerto cambio di rotta. L’idea di estendere l’autorità statale su tutto il territorio libanese e l’attenzione sul tema: monopolio statale delle armi rappresentano un cambio di passo significativo nei rapporti con Hezbollah adesso alle prese anche con pressioni interne in cui non si esclude una resa dei conti con la forza che, seppur ancora distante, potrebbe però essere innescata ad un certo punto soprattutto per la tensione dell’attuale governo libanese verso il disarmo degli Hezbollah.  

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Molto peggio, quindi, del pre 7 ottobre 2023, non solo nelle singole realtà ma in tutte le realtà collegate all’Iran che, per dirla in modo semplice, prima poteva contare su amici in più e, dopo il 7 ottobre, ha avuto decisamente amici in meno. Ed il cerchio si chiude con tutta una serie di notizie che proprio mentre discutiamo dei missili e dei missiloni, passano, come sempre totalmente in sordina.

In primis le recenti dichiarazioni di Witkoff (12) che accennano a grandi annunci e cioè che gli Accordi di Abramo potrebbero espandersi anche ad altri attori che non si erano considerati (13). Non solo quindi emirati arabi e Bahrein nel 2020, non solo l’Arabia Saudita in sospeso dopo il 7 ottobre 2023, ma già con accordi nel cassetto visti i nuovi rapporti commerciali con Trump (14), ma anche attori che prima non erano proprio previsti. La Siria ufficialmente candidata a far parte della festicciola (15) con Hanegbi (16), il capo del Consiglio di sicurezza, che ha rivelato un dialogo diretto fra Israele ed Al – Iolani e la possibilità che la Siria aderisca agli accodi di Abramo, un do ut des intavolato già da maggio, quando Trump si incontra proprio con Al -Iolani e promette proprio la revoca delle sanzioni alla Siria in cambio, beh è ovvio, dell’inchino ad Israele.

Altro possibile candidato è il Libano che, con il cambio politico in corso, sembra anche lui sulla strada dei Patti di Abramo (17). Il modello potrebbe essere lo stesso siriano: revoca delle sanzioni ma non solo: riapertura delle rotte terrestri per quanto riguarda il gas e gli idrocarburi, riapertura dei processi di importazione ed esportazione fra paesi, con il Ministro dell’energia libanese che ha già preso posizione su tutti i benefici che la revoca delle sanzioni comporterà anche in termini energetici, ovviamente sempre in cambio dell’inchino ad Israele […].

Ed ancora: se tutto questo andasse davvero in porto, Israele si ritroverebbe riconosciuta da Egitto, Giordania, Emirati Arabi, Bahrein, Marocco, Sudan, Turchia e con l’aggiunta eccellente dei due ex- alleati iraniani: Siria e Libano. Resterebbero fuori paesi come il Qatar, di fatto però già proiezione di Washington, la cui adesione o meno sarebbe niente di più che una formalità, il Kuwait, altra proiezione di Washington, l’Oman altra proiezione di Washington, e pochi altri, come l’Iraq che non ha manco più una difesa aerea anzi, nella realtà non ha più manco un esercito, e lo Yemen che, nonostante la tenace presenza degli Houthi, è però uno stato fallito. Quindi sì, sono sopravvissuti gli ayatollah in Iran, ma non resta nulla intorno agli ayatollah, cioè di quello che faceva la forza dell’Iran in funzione anti Israele.

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Ed è per questo che i Patti di Abramo pre 7 ottobre non erano abbastanza. È per questo che abbiamo visto l’apertura di più fronti contemporaneamente, non era solo il male banale di Netanyahu, era un progetto. Ed è per questo che abbiamo assistito alle accelerazioni colonizzatrici a Gaza ed in Cisgiordania: una firma dei patti di Abramo ma a queste nuove condizioni con più terra per Israele e più paesi nel circolino è una vittoria per Israele. E l’Iran può essere posticipato più in là. Quando si guardano le guerre solo nei missili, senza considerare la politica, ecco cosa succede, che si perde di vista quello che accade davvero e Israele […] non fa mai la guerra solo per fare la guerra: il suo male non è mai banale è scientifico. E tra l’altro che i piani fossero questi era stato ampiamente annunciato, ce lo dicevano in faccia ed eravamo noi che non vedevamo. (18). Lo dicevano tranquillamente anche su internet dove si trovano i 6 punti che chiariscono i progetti di Israele (19). Punto 1: la chiusura del fronte a Gaza con l’istituzione di un governo tecnocratico, dehamassificazione con rilascio degli ostaggi morti o vivi, non fa alcuna differenza.  Punto 2: Attuazione dell’accordo con il Libano medio orientale e politica della violazione 0 a cui Israele si ripromette di rispondere duramente e legittimandosi nella risposta, in caso di violazione. Punto 3: Dopo la caduta del regime di Assad, sfruttare le forze regionali per stabilizzare la Siria e trasformarla in un tampone contro l’asse iraniano. Punto 4: normalizzazione con l’Arabia Saudita tramite i Patti di Abramo. Punto 5: Piani di blocco contro l’Iran per il rallentamento del nucleare.  Punto 6. Separazione dei Palestinesi come parte di un accordo globale.

Dei 6 punti solo il primo è ancora “working in progress” quindi non terminato, ma sono intenzionati a chiudere i giochi anche lì nel giro di 15 giorni. Le ultime dichiarazioni dicono infatti che nel giro di 15 giorni si conta di finire l’opera, consolidare la conquista di Gaza, imporre il cessate il fuoco, e portare così a compimento anche il punto 1 con l’istituzione del governo tecnocratico che si traduce in un governo congiunto fra 4 stati arabi tra cui gli Emirati e l’Egitto per governare la striscia al posto di Hamas. E se non si fosse capito, gli obiettivi israeliani erano scritti, dichiarati, e sono ad un passo dall’attuazione. Ma abbiamo smesso di guardarli. Ed oltre il danno, potrebbe aggiungersi la beffa di una probabile candidatura al Nobel per la Pace di Trump così come proposto dal Congresso americano, oltre la salvata del culo di Netanyahu dal processo, che gli Stati Uniti si sono impegnati a fare. Se tutto questo dovesse realizzarsi, credo che la risposta alla domanda: “Chi ha vinto?” non lasci più alcuno spazio di interpretazione, purtroppo. Chi ha perso tutti i giorni e continuerà a perdere all’ infinito lo sappiamo tutti sono i palestinesi. (…).».  

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Io credo che questa sia la prima lettura dei fatti che a me ha fatto capire qualcosa, ed è come se i pezzi di un puzzle iniziassero a svelare un disegno chiaro. Non so se tutto quello che dice Paola sia vero, inoltre a me pare che gli Usa vogliano, creando una Ue satellite e così parte del Medio Oriente, con Israele unico reale alleato alla pari e garante per una parte di paesi mentre per l’altra sono gli Usa direttamente, creare una specie di accordo commerciale colonizzando però come si usa in occidente, gli altri Stati e soggiogandoli, da contrapporre all’unione dei paesi del Brics, che si sta allargando anche a Cina e Russia. Ma anche le due guerre mondiali furono guerre nata dalla brama di conquista, annessione e predazione di territori non propri. 

Senza voler offendere alcuno questo interessante contributo ho trascritto e riportato, perché è una analisi politica che non fa una piega, e ve la propongo come ipotesi. Ma una cosa mi sento di dire. Mentre il caldo aumenta, le montagne franano, l’Ucraina fa saltare nel Mediterraneo petroliere pare piene di petrolio non russe ma che pensa abbiano portato gas russo inquinandoci (ed ancora le diamo armi e quasi quasi le diciamo grazie) , ed i cosiddetti grandi della terra, gli uomini della finanza, dei mercati, del potere però pare senza cultura lacuna se non quella del denaro, giocano sulla pelle di tutti, la natura ci potrebbe considerare, se va avanti così, un esperimento non riuscito, e lasciare il genere umano andare verso la fine, dato che ora più che mai i boschi bruciano, (guardate il disastro del Canada), l’acqua potabile presa per produrre enormi surplus di energia da vendere scarseggia e vieen quotata in borsa, eventi atmosferici estremi mettono a dura prova la nostra vita come pure  la politica di certi nostri sorestanz, che non guardano al cittadino ma sempre altrove. Ma anche Dio ha detto: O segui me e mammona.

Laura Matelda Puppini.

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Note. 

1) Per altre fonti per esempio wikipedia festival musicale Supernova. (https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_del_festival_musicale_Supernova).

2) Analista di politica internazionale.

3) La conduttrice del programma manda una immagine di un articolo del New York Times o tradotto in italiano o versione italiana, intitolato: “Israele conosceva il piano di attacco di Hamas da più di un anno,” titolo originale “Israel knew Hamas’s Plan More Then a Year Ago, citato anche in: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/new-york-revelation 1 dicembre 2023 e https://www.internazionale.it/magazine/ronen-bergman/2023/12/06/israele-conosceva-i-piani-di-hamas 6 dicembre 2023. N.d.r).

4) La conduttrice manda un’immagine di un altro articolo della BBC intitolato: “L’Egitto ha avvertito Israele pochi giorni prima che Hamas colpisse, afferma il presidente del comitato statunitense” datato 12 ottobre 2023. In detto testo si sostiene che il Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti Usa Michael McCaul aveva sostenuto davanti ai giornalisti che Netanyahu era stato avvertito dall’Egitto tre giorni prima del 7 ottobre di possibili violenze da parte di Hamas. Il 12 ottobre 2023 era pure comparso, su https://www.ilpost.it/2023/10/12/egitto-avvertimento-israele/ un articolo intitolato. “L’Egitto aveva avvertito Israele che ci sarebbe stato un attacco di Hamas?” In esso si legge: «Il governo israeliano ha smentito di aver ricevuto un avvertimento specifico da parte dell’Egitto, ma martedì la notizia è stata confermata anche dall’intelligence statunitense. Michael McCaul, il presidente della commissione Affari esteri della Camera statunitense che riceve aggiornamenti diretti dalle agenzie d’intelligence americane, ha detto ai giornalisti che “sappiamo che l’Egitto aveva avvertito Israele tre giorni prima che un evento del genere sarebbe potuto accadere… Non voglio entrare troppo nel merito di questioni riservate, ma un avvertimento fu dato. La domanda è a che livello”».

5) La conduttrice manda in video l’immagine di un articolo da “The Time of Israel” scritto da Emanuel Fabian intitolato: “L’IDF ha autorizzato il festival musicale Nova, ma non ha informato le truppe dispiegate al confine, secondo l’indagine” – versione italiana o tradotta in italiano, pubblicato il 3 aprile 2025. Dal sottotitolo di detto testo si sa pure che «L’esercito non ha apportato modifiche alle difese, non ha effettuato alcuna valutazione sulla grande festa all’aperto. 100 terroristi di Hamas sono finiti lì dopo aver sbagliato strada sulla strada per Netivot».

6) “Gli accordi di Abramo sono una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, raggiunta il 13 agosto 2020. Successivamente il termine è stato utilizzato per riferirsi collettivamente agli accordi tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti (l’accordo di normalizzazione Israele-Emirati Arabi Uniti) e Bahrein, rispettivamente (l’accordo di normalizzazione Bahrein-Israele). Il 28 gennaio 2020 l’amministrazione Trump svelò la sua proposta di pace fra israeliani e palestinesi in una cerimonia presso la Casa Bianca. Il piano, che il presidente Trump idealizzava come l'”Accordo del Secolo” (il nome in realtà è Peace to Prosperity), prevedeva l’applicazione della legge israeliana o l’annessione a circa il 30% della Cisgiordania. Questo piano non fu accettato dai palestinesi, che criticarono sia le condizioni rigide dell’accordo sia l’accettazione del controllo israeliano su una porzione così consistente del proprio territorio. Il 12 giugno 2020 l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti, Yousef Al Otaiba, scrisse un articolo critico nel tentativo di fermare l’annessione pianificata da Israele del territorio della Cisgiordania; questo articolo, indirizzato al pubblico israeliano, fu pubblicato sulla prima pagina del quotidiano Yedioth Ahronoth. Anche la Casa Bianca aveva delle riserve sull’annessione, che il diplomatico statunitense Avi Berkowitz aveva discusso con Netanyahu in alcuni incontri tenutesi in Israele per tre giorni a fine giugno 2020. Negli incontri, il diplomatico aveva proposto come alternativa all’annessione, la normalizzazione dei rapporti con gli Emirati Arabi Uniti. Gli accordi furono negoziati da Jared Kushner (genero di Donald Trump) ed Avi Berkowitz”. (https://it.wikipedia.org/wiki/Accordi_di_Abramo). Cfr. anche nel merito: https://www.lexplain.it/accordi-di-abramo-cosa-sono-e-cosa-prevedono/https://www.osorin.it/uploads/model_4/.files/47_item_2.pdf?v=1605520087 ed altri

7) Il Regno del Bahrain o Bahrain è un piccolo stato formato da 33 isole a formare un arcipelago vicino all’Arabia Saudita, nel Golfo Persico. (https://it.wikipedia.org/wiki/Bahrein).

8) Vi sono fonti per Al – Jolani terrorista (Cfr. Al -Jolani da terrorista a presidente: la scalata al potere di Al Jolani in https://www.youtube.com/watch?v=hrDp_dCBaQE; o  wikipedia.org/wiki/Ahmad al-Shara’ che è sempre Al – Jolani, nativo del Golan.  

9) Sayyed Hassan Nasrallah era il leader degli Hezbollah dal 1992, è stato ucciso il 28 settembre 2024 da Israele con un attacco mirato. In seguito a questo, l’Iran ha inviato truppe in Libano. (https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2024-09/morte-nasrallah-hezbollah-libano-israele.html e https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2024-09/israele-libano-guerra-hezbollah.html).

10) Joseph Aoun è un generale libanese che si è addestrato in Usa anche nell’antiterrorismo ed in Siria, e guida il Libano da quest’ anno 2025. (https://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Aoun).

11) Nawaf Salam, diplomatico e giurista libanese, è stato nominato Primo Ministro del libano l’8 febbraio 2025. (https://it.wikipedia.org/wiki/Nawaf_Salam).

12) Steven Charles Witkoff nato a New York il 15 marzo 1957, è un imprenditore, funzionario e diplomatico statunitense, inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente. (https://it.wikipedia.org/wiki/Steve_Witkoff).

13) Nel video viene riprodotta alle spalle della conduttrice la fonte: un articolo di “The time of Israel” pubblicato il 26 giugno 2025 intitolato: “Witkoff: Paesi non presi in considerazione in precedenza aderiranno presto agli accordi di Abramo, di Giacobbe Magio. Versione in lingua italiana.

14) La fonte visibile sul video è un articolo di Luca Veronese pubblicato il 14 maggio 2025 intitolato “Tecnologia e difesa, Trump firma accordi miliardari con l’Arabia Saudita, in: https://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie-e-difesa-trump-firma-accordi-miliardari-l-arabia-saudita-AHpMctj.

15) Fonte evidenziata nel video: Hanegbi: Israele in contatto diretto e quotidiano con la Siria, esplorando la normalizzazione, di Dinava Freiberg, in The Time of Israel, 24 giugno 2025, versione italiana.

16) Tzaki Hanegbi è un uomo politico israeliano esperto in sicurezza nazionale ed è un membro del Likud. Attualmente è Capo del Consiglio di sicurezza nazionale di Israele. (https://en.wikipedia.org/wiki/Tzachi_Hanegbi). Testo in Inglese.

17) La fonte mostrata è un articolo pubblicato su Atalayar con titolo, in italiano: “Il libano ha una opportunità strategica con l’allentamento delle sanzioni statunitensi sulla Siria, ma cfr. anche https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/05/24/usa-allentano-sanzioni-a-siria-opportunita-per-nuovo-inizio_fef74756-7870-4c08-8e01-73352b393d45.htmle

18) Il riferimento visibile è ad un articolo intitolato “The Abraham Shield Plan” con sottotitolo: The Abraham Shield Plan of the Coalition for Regional Security is a new Israeli political – security initiative that paves the way for the State of Isreal to emerge from wars of attrition to a reality of security, stability and prosperity- based on the current regional opportunity.

19) Sarebbe troppo lungo copiarli dal video per cui rimando allo stesso ma mi raccomando di farlo perché sono interessantissimi. Però non si vede la fonte. Ma comunque la conduttrice li ha riassunti in poche parole.

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L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta il primo incontro per gli accordi di Abramo ed è tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Accordi_di_Abramo. Si ringraziano Paola e gli altri che hanno prodotto questo interessante testo. Laura Matelda Puppini 

 

 

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