Laura Matelda Puppini. Porzus. Ma siamo proprio sicuri che nel caso dell’eccidio di Porzus il mandante fosse la Natisone? Secondo me no e, come scritto più volte, fu una idea di Giacca, che comandava i Gap.
Vorrei riprendere un discorso già iniziato in miei numerosi articoli sul mio: www.nonsolocarnia.info sulla Resistenza al nazifascismo, i reali contesti, ed anche sul’eccidio di Topli Uork solo perché alcune ricostruzioni non mi hanno convinto, pure per rispondere a Tommaso Piffer che sostiene, in una lettera al Messaggero Veneto intitolata: “L’eccidio di Porzûs. Leggere i libri di storia senza andar per lapidi”, pubblicata il 28 maggio 2025 che: «La documentazione oggi disponibile non lascia dubbi sul fatto che all’origine dell’eccidio ci fu la decisione del Comando della Divisione Garibaldi Natisone di eliminare il presidio osovano». Dio solo sa perché.
Devo precisare che spesso l’ossessione anticomunista e di ‘normalizzazione a destra’ dell’Italia futura per una parte della Osoppo, quella democristiana, nel corso della guerra dopo la crisi di Pielungo e per alcune forze politiche al potere in Italia dal 1948, ha portato a non avere chiarezza su alcuni fatti come l’eccidio detto di Porzûs ma avvenuto a Topli Uorch, neppure per quanto giudici encomiabili abbiano cercato di comprendere l’accaduto nei due lunghi processi pieni di testimoni oculari che ci si chiede cosa potessero davvero ricordare e quanto fossero forse stati influenzati da racconti e ricostruzioni, se il primo processo prese avvio nel settembre 1951. Non solo: una serie di noti garibaldini fu subito incarcerata senza processo alcuno, ricordando sicuramente metodi fascisti.
Il fatto poi che Candido Grassi e Alfredo Berzanti che presentarono denuncia abbiano fatto in modo di far processare anche la Natisone per possibile tradimento, a causa del suo passaggio nella zona libera slovena, non ha fatto altro che ingenerare confusione. Ma sullo spostamento della Natisone, verso la fine della zona Libera del Friuli Orientale, (il cui attacco da parte nazifascista non iniziò il 27 settembre 1944, data, secondo Bolla, della battaglia finale) alle dipendenze militari del 9° Corpo ma mantenendo la propria autonomia, giocarono anche la fame, l’inverno alle porte, l’essere stata la formazione schiacciata insieme alla Brigata Osoppo, come mi ha narrato Annibale Tosolini, nella zona di Campo di Bonis e «a lis Farcadicis par furlan, Canebola, Porzûs, Claps, a Robedischis e verso Platischis e Montmaiôr». (https://www.nonsolocarnia.info/e-tu-seis-chi-a-contale-annibale-storia-di-un-partigiano-friulano-della-divisione-garibaldi-natisone/).
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Ma il rischio per i partigiani, restando ammucchiati, di soccombere, senza abiti adatti e denutriti, alle forze nemiche che anche Bolla scrive che scendevano con gli sci, vestite di bianco e sparando, ed esser eliminati era altissimo. Inoltre basta leggere le richieste di Vanni (Giovanni Padoan) per i partigiani della Natisone per capire che essi mancavano di tutto. (Documenti in Archivio Istituto Gramsci – Roma – Veneto – Friuli – Friuli – documenti in Fondo BG – Sez IX – Cart 2 – Fasc 5: “Divisione Natisone” doc. pp. 09496 e 09497). Inoltre detto passaggio della Divisione Garibaldi Natisone sotto il Comando Operativo del 9° Corpo d’Armata Sloveno fu comunicato sia al Corpo Volontari della Libertà, sia alla Delegazione Triveneta Brigate Garibaldi ed al Comitato di Liberazione Alta Italia ed a quello nazionale, seppur tardivamente, e nessuno aveva avuto nulla da obiettare. (Documenti in Archivio Istituto Gramsci – Roma – Veneto – Friuli – Friuli – documenti in Fondo BG – Sez IX -Part 2 – Fasc 5 -: “Divisione Natisone”, pp. 09508- 09511 con 4 allegati singolarmente numerati). Ed allora, come vedremo, anche gli Alleati vedevano di buon occhio una collaborazione militare fra le varie forze partigiane slovene, della Garibaldi e della Osoppo, dovendo essere ancora sconfitto del tutto il nazifascismo, mentre l’ala cattolica della Osoppo e don De Luca in particolare, sempre in qualche modo al potere, erano totalmente contrari. Ed in difficoltà, leggendo il suo diario, si trovò anche Bolla, che inviò a casa gran parte dei suoi seguendo pure il Proclama Alexander e non avendo nè mezzi nè strumenti sufficienti per continuare la lotta armata in quell’inverno zeppo di neve.
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Ora molti danno, a mio avviso, solo una lettura politica e partitica di fatti che ebbero anche altra origine, e parlano e straparlano di Porzûs, come la resistenza fosse ancorata lì, e tutta la resistenza potesse essere ridotta a quel fatto ed ad una lotta ideologica fra fazioni: una capeggiata da sloveni stranieri, e l’altra da osovani italianissimi, per un confine, il che è mistificazione dei fatti a mio avviso, dimenticando i contesti: la seconda guerra mondiale, il nazismo, il fascismo, gli alleati in guerra, che erano gli Usa, la Gran Bretagna, e l’ Urss, in collaborazione anche con l’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia (acronimo EPLJ) e le forze partigiane presenti in Europa.
Ma che io legga un documento o che legga l’altro, credo sia chiaro ormai a tutti che quella strage fu compiuta da un gruppo di gappisti comandato da Giacca che uccisero gli osovani in parte alle malghe in parte a Bosco Romagno. Ma perché? Lo dice Giacca stesso (Cfr. Intervista al Comandante Giacca, La verità su Porzus. Quaderni di Rivoluzione, pp. 13- 16): egli considerava gli osovani come degli opportunisti ed anticomunisti , forse anche per quanto accaduto pochi giorni prima a Cancellier, (cfr. “Il diario di Bolla” a cura di Giannino Angeli, Apo, Ud, 2001, pp. 100- 106) ma questo lo aggiungo io; per la presenza della Turchetti; per fatti antecedenti, come l’infiltrarsi di Guido Marcon Wolf prima osovano, poi passato ai Gap e quindi riconosciuto come una spia e fucilato, di cui ampiamente parla Alessandra Kersevan nel suo “Porzûs. Dialoghi sopra un processo da rifare, Kappa Vu ed., 1995, pp. 106-107, e per la notizia giuntagli di due garibaldini uccisi da fazzoletti verdi. (Intervista al Comandante Giacca, op. cit.).
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Ma, oltre l’uccisione per altri motivi di un garibaldino ‘Alighieri’ da parte di un osovano poi giustiziato, di cui ho riportato documentazione su questo sito, e su cui si trova pure un documento congiunto firmato da Bolla, Paolo/Berzanti, Ettore (Gino Lizzero) e Banfi (Documenti in Archivio Istituto Gramsci – Roma – Veneto – Friuli – Friuli – Fondo BG Sez IX -Part 2 Fasc 5- “Divisione Natisone” Allegato 3 n. 09514 al documento n. da 09508- 09511) io ho trovato solo un documento presso l’Archivio dell’Istituto Gramsci che riporta una “Relazione dei responsabili del terreno del Btg. ‘Anita Garibaldi” in cui Furore (att! non Elio Martinis!) informava che il giorno 21/11/1944 presumibilmente a Conegliano (ma su altre fonti Conoglano di Cassano) si era presentato il Patriota Goi della Osoppo, comandante del btg. Montenero, che aveva chiesto 4 uomini per fare una azione congiunta con gli osovani. Detti uomini erano stati inviati al luogo convenuto, ma lì avevano trovato solo il comandante Goi. Quindi questi, sempre da solo, aveva condotto i 4 garibaldini verso una casa da cui erano uscite 2 persone, a cui Goi aveva sparato a bruciapelo da due metri circa, uccidendoli. Avendo chiesto i 4 inviati da Furore chi fossero gli uccisi, Goi aveva detto che erano dei traditori. Quindi Goi, accompagnato dai 4 compagni, si era recato in un’osteria dove erano giunti due giovani e il comandante osovano, avvicinatosi, dopo aver scambiato con loro poche parole, ne aveva ucciso uno subito con la pistola. Aveva sparato anche al secondo, che era riuscito però a fuggire, ma Goi, raggiuntolo nel vicino fienile, lo aveva freddato. Il giorno seguente Furore, si era recato a vedere gli uccisi ed aveva notato che avevano documenti garibaldini. (Documento in (Documenti in Archivio Istituto Gramsci – Roma – Veneto – Friuli – Friuli – Fondo BG Sez IX -Part 2 Fasc 5 “Divisione Natisone” Allegato 4 n. 09515 al documento n. da 09508- 09511). Su detta copia del documento è scritto ‘Conegliano’ ma ho aggiunto Conoglano dopo aver parlato con il mio gemello Marco, la cui fonte consultata cita detto paese). Per questi fatti egli scrive anche dell’esistenza di un processo nel suo: “Recensione di Marco Puppini al secondo volume su Porzûs di Tommaso Piffer” in: www.nonsolocarnia.info. Goi è Raniero Persello che comandava in un primo tempo il Btg. Italia inserito nella terza Brigata della Osoppo, che inizialmente era schierato nella pedemontana tra Clauzetto, Vito d’Asio e Anduins e fu fra coloro che arrestarono Abba essendo in favore di Verdi e Aurelio e quindi dell’ala conservatrice della Osoppo. Poi, formatosi il Btg. Montenero, sempre nella terza Brigata, egli passò si presume a comandarlo. (Giampaolo Gallo, La resistenza in Friuli 1943-1945, ed. IF.S.M.L., p. 126 e p. 247). Come mai si trovasse a Conoglano il 21 novembre 1944 non mi è dato sapere.
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Infine Giacca, sempre in: Intervista al Comandante Giacca, op. cit, a p. 13 dice pure che era venuto a contenzioso con Bolla ai tempi della zona libera per una azione gappista fatta contro una fabbrica, una fonderia, che produceva a suo avviso anche armi per i tedeschi, in quanto sovvenzionava la Osoppo. Questa avrebbe potuto essere verosimilmente quella gappista contro la Bertoli di Udine, avvenuta nell’aprile 1944, (di cui parla pure un documento in Archivio Gramsci – Roma – Veneto- Friuli – Friuli -varie. Fondo BG. Sez IX- Cart. 2 Fasc.9. Attività Gap. Mese aprile. Provincia di Udine. Doc. 09145), ma allora la Osoppo era davvero sul nascere e Bolla e Giacca si incontreranno solo poi, nella zona libera del Friuli Orientale, dove Giacca giunse con i suoi, creando un mare di problemi.
Ma vi è un’altra intervista a Giacca, antecedente, in cui egli afferma che l’aver visto la Turchetti alle malghe scatenò la sua ira ma anche che aveva fatto tutto da solo. (Intervista a Giacca, firmata da Mario Bruno Bellato e datata Capodistria 11/12/1993). «Go fato tuto mi. Lizero (sott. Mario Lizzero) no lo go mai visto. Lo gavarò visto in tuta la guerra una volta solo. Lizero nol g’era con noi. Stava sempre drio, nascosto; in montagna. Gera politico, no […]. Alora semo rivai lassù, gera tanta neve no, gera tanta neve. Dentro una malga gavemo trovà Bolla e una dona che lavava i piati. Mi no savevo che gera la Elda Turchetti, la pericolosa spia dei nazisti. Nisun la gaveva vista mai. Alora semo lì, no, quando un putel russo de quindize ani, il ragazzo russo che gera con noi, save no, quelo che gera vegnuo in Italia con la ritirata de li alpini e dopo se gera messo con noi gappisti, me tira per il brasso e me dize: Giaca è lei la Elda Turchetti, la spia dei nazisti! Se nol gera il ragazzo russo che la conosceva, no se gaveria savuo niente.
Alora Balila, il giovane Balila, quel del Cividale, me dize: copemoli subito Giaca sti traditori.
Alora mi dimando a Bolla: come fai a nascondere e protegere una pericolosa spia denunciata da radio Londra. Bolla risponde che così gaveva deciso il maggiore Mac Pherson. E dove ze questo maggiore Mac Pharson dimando mi. È fuori in missione: forse torna fra due o forse tra quindeze giorni.
Alora go deciso de far cozì: pra-pra-pra. (…). Ma se trovavo il MAGGIORE Mac Pherson copavo anche lui, perché disubidiva il suo Governo, perché Radio Londra, il suo Governo gaveva dito che la Elda Turcheti era una pericolosa spia dei nazisti e nol doveva tradire il suo governo e protegere la spia». In detta intervista, attribuisce a Marco (Iuri) e Valerio l’uccisione degli altri osovani, ma non si potevano tenere con loro.
Infine anche Fabio Vander, scrive nel suo: Porzus, “guerra totale” e resistenza a Nord Est, Leg ed., nota 132 a p. 81 non numerata «A titolo informativo va segnalato che il responsabile diretto della strage, Mario Toffanin (Giacca), ha da ultimo dichiarato di aver agito di sua iniziativa: “nessuno, mai nessuno mi ha dato l’ordine. Neppure un consiglio. Niente».
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Quindi, per ritornare a Toli Uorch, vista la Turchetti, Giacca uccise subito De Gregori, che riteneva un monarchico reazionario e chi che era al suo fianco, scambiando, pare, Enea (Gastone Valente del P.d’A, favorevole alla collaborazione fra le forze partigiane, con Paolo (Alfredo Berzanti, democristiano) Poi il gruppo saccheggiò i magazzini, in quanto anche il suo gruppo era rimasto senza quasi nulla da mangiare, come altri, come la Natisone, come la popolazione, e fece portare quanto trovato a Bosco Romagno dagli altri osovani presenti lì, a cui chiese poi se volevano passare con loro o meno. Due soli dissero di sì per salvarsi la pelle, ed uno fu Leo Patussi, poi generale dell’esercito e grande accusatore, mentre gli altri pare abbiano rifiutato e siano stati quindi uccisi, non avendo carceri.
E la Natisone? Da quello che sappiamo il comandante ed il commissario politico della 157^ Brigata, la più raggiungibile dalla Missione Inglese, (ricordiamoci la difficoltà di spostamento) incontrò il capo della stessa ed il suo aiutante e, ritenendo non insormontabili gli screzi avuti con gli osovani, guardarono positivamente la proposta alleata di formare un «Comando di coordinamento sloveno- Garibaldi – Osoppo per l’attività di tutte le formazioni partigiane esistenti nella zona compresa tra il Natisone e il Tagliamento». purché anche le formazioni osovane si uniformassero «ai principi democratici per cui si combatte». (Documento sotto riportato datato 15 dicembre 1945).
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«Corpo Volontari della Libertà. Divisione d’Assalto Garibaldi Natisone. 157a Brigata “A. Picelli”.
Comando.
N.171 di prot. Zona lì 15.XII. 1944.
AL COMANDO DELLA DIVISIONE D’ASSALTO GARIBALDI ‘NATISONE’
ALLA DELEGAZIONE TRIVENETA DELLE BRIGATA D’ASSALTO GARIBALDI. LORO SEDI.
Dietro richiesta del maggiore capo della Missione Inglese in zona, si è tenuta oggi una riunione con l’intervento del Maggiore stesso e il suo aiutante tenente Tajlor (1) ed i rappresentati della Divisione Gar. Natisone Compagni Bruno (2) e Ettore. (3).
Il Maggiore Inglese ha iniziato la conversazione, rilevando che la seduta odierna era da considerarsi come il seguito di quella avuta precedentemente con il Comando della Divisione Garibaldi nella quale detto Comando aveva richiesto alla Missione aiuti in armi e materiali per la continuazione della lotta, secondo le promesse più volte fatte al riguardo dal maggiore capo dell’attuale Missione e dal suo predecessore.
Ha proseguito dicendo che le formazioni Garibaldine hanno avuto sempre il dubbio che la missione inglese in zona non avesse un compito puramente militare, ma che si interessasse anche di questioni politiche.
Questo è da escludersi in quanto la Missione è in zona solamente per aiutare solo le formazioni partigiane esistenti e per concretare il programma organico di azione secondo la forza e la consistenza delle varie formazioni armate. Ha soggiunto che tale programma, per quanto lo riguarda, comprendeva azioni di sabotaggio da compiersi con piccoli gruppi della brigata “Osoppo” e azioni militari in grande da effettuarsi con le formazioni Garibaldine essendo queste le più forti ed addestrate.
Ha rilevato poi, a malincuore, che dal giorno del passaggio della Divisione Garibaldi “Natisone” alle dipendenze operative del 9° Corpo d’ Armata sloveno si sono verificati numerosi incidenti fra le formazioni della “Garibaldi” e dell’ “Osoppo”, i quali hanno fatto sorgere in lui l’impressione che le formazioni garibaldine intendono assumere un atteggiamento ostile nei confronti degli osovani: se tale impressione risultasse vera, ciò servirebbe unicamente a favorire il nemico.
Ha soggiunto di essere a conoscenza delle divergenze politiche che esistono fra le formazioni osovane e garibaldine, ma che queste devono essere assolutamente rimandate a dopo la vittoria e in ogni caso non devono intralciare le operazioni militari.
Il Maggiore, continuando, ha dichiarato di aver fatto le stesse raccomandazioni al Comando della Brigata “Osoppo” con l’autorità che gli deriva dal fatto che l’Osoppo si è messo “alle direttive dipendenti del Comando Supremo Alleato. Concludendo l’ufficiale ha chiesto ai garibaldini una collaborazione anche passiva, rimandando al dopoguerra tutte le questioni interne, ribadendo il principio che conformemente agli accordi internazionali, basati sulla libertà, gli Alleati non si interesserebbero delle questioni politiche interne di ogni singolo Paese.
Qualora i garibaldini non si sentissero di dare la collaborazione richiesta, il maggiore dovrebbe naturalmente riferire ai suoi superiori la situazione creatasi che renderebbe praticamente impossibile la realizzazione del programma fissato, nel qual caso si sospenderebbero automaticamente gli aiuti da parte degli alleati e si dovrebbero richiedere delle formazioni paracadutiste per l’attuazione del programma stesso.
Con la collaborazione di tutti i partigiani della zona, tuttavia, si potrebbe togliere al Comando Alleato questo peso non indifferente. In caso di accettazione, la Missione sarebbe disposta a dare il massimo appoggio alle formazioni partigiane garibaldine.
Come conclusione generale, il Capo della Missione Alleata ha proposto la costituzione di un Comando di coordinamento sloveno- Garibaldi – Osoppo per l’attività di tutte le formazioni partigiane assistenti (sic! Ma forse è esistenti n.d.r.) nella zona compresa tra il Natisone e il Tagliamento.
Ha terminato chiedendo l’assicurazione formale che non si intraprenderanno iniziative dirette ad impedire l’attività militare di altre formazioni, di poter contare sulla collaborazione dei garibaldini per il momento dell’attacco finale che sarà ordinato dal Comando Alleato.
Al finale della esposizione del Capo della Missione Inglese, i rappresentanti delle formazioni garibaldine hanno fatto notare che la responsabilità dei piccoli banali incidenti verificatisi in questi ultimi tempi, non deve ricadere sulle proprie unità, ma piuttosto sulle unità osovane le quali, dopo l’adesione della Divisione Garibaldi Natisone al 9° Corpo, hanno iniziato una sistematica azione diffamatrice nei riguardi dei garibaldini e delle formazioni slovene. In ogni caso è stato precisato che gli incidenti non hanno ritardato in nessun modo le azioni militari degli osovani, in quanto – all’infuori di qualche azione di sabotaggio – si fa sempre più largo in quelle formazioni una mentalità opportunistica, già denunciata del resto dalla circolare della Delegazione Triveneta delle Brigate d’Assalto Garibaldi “Opportunismo e lotta”.
È stato chiesto al Maggiore Inglese:
“come considerate l’esercito di Liberazione del Maresciallo Tito?
Il Maggiore ha risposto: “tale esercito io lo considero alla stessa stregua degli eserciti Alleati.”
“Riconoscete questa zona come settore operativo del 9° Corpo d’Armata Sloveno?
“No, considero che la zona di operazione del 9° Corpo per esigenze tattiche si debba limitare all’Isonzo e anche il fatto che la Divisione Garibaldi dipenda dal 9° Corpo non modifica la situazione”.
Dovete riconoscere che le formazioni garibaldine in questi ultimi tempi sono state private di qualsiasi aiuto, mentre si è data la possibilità alle formazioni osovane di portare a termine piccoli atti di sabotaggio. Tutto questo senza tener conto alcuno dei rapporti di forza esistenti a netto favore dei garibaldini i quali, per procurarsi armi e munizioni, hanno dovuto attaccare dei presidi trascurando azioni di più ampia portata.
A questa domanda il maggiore non ha dato una esauriente risposta ripromettendosi di indagare per quale motivo il 30% del materiale lanciato per conto della brigata “Osoppo” non era stato passato ai garibaldini secondo gli accordi intervenuti.
È stato inoltre fatto notare che le formazioni garibaldine in tutti i campi hanno svolto intensa attività per l’unità di lotta contro il comune nemico e che non sarebbero certamente esse ad ostacolare iniziative per il rafforzamento della lotta.
È stato fatto notare che per il passato le divergenze di carattere politico fra le rispettive formazioni non hanno impedito una stretta collaborazione militare per decisiva o preponderante iniziativa dei garibaldini.
Sentito il parere dei superiori comandi, si ritiene che quest’ unità di lotta possa effettuarsi purché anche le formazioni osovane si uniformino ai principi democratici per cui si combatte.
È stata posta la seguente domanda:
Come tenete (forse errore di battitura intendisi pensate N.d.r.) si possa realizzare praticamente il comando di coordinamento sloveno- garibaldino- osovano?
“Dovrebbe essere composto da un comandante rappresentante (almeno a me pare sia scritto così N.d.r.) per ciascuna formazione e da ufficiali addotti in base ai rapporti di forza esistenti nella zona?
Che compiti dovrebbe avere tale comando?
Compiti di carattere esclusivamente militare (coordinare i piani di azione, suddividere le zone di competenza delle varie formazioni, la roba di rifornimento viveri, dirigere questioni di carattere politico che potrebbero sorgere fra le formazioni ecc.).”
CONSIDERAZIONI dei compagni garibaldini: Bruno e Ettore.
1° Gli aiuti continuamente promessi sono talmente condizionati che rimangono sempre allo stato di promesse;
2° Le dichiarazioni del maggiore inglese hanno tentato di porre in stato di accusa le formazioni garibaldine senza risultato;
3° Si è voluto sottolineare l’intangibilità degli osovani in quanto dipendenti dal “Comando Supremo Alleato”.
Per incidenza si fa notare che ad una nostra precedente domanda il maggiore inglese ha affermato che gli osovani non accetterebbero la dipendenza operativa dal 9° Corpo per ragioni di nazionalità.
4° Pensiamo, date le nuove condizioni createsi, cioè la venuta di forze garibaldine- osovane dalla Carnia (di cui non si sa nulla N.d.r.), una volta esclusi elementi reazionari si potrebbe anche giungere al Comando di Coordinamento proposto purché le forze osovane marcino veramente nel vero spirito democratico per cui tutti lottiamo in questo momento.
A più ampia chiarificazione stiamo preparando documentazione dei fatti intervenuti fra le formazioni garibaldine – osovane, documentazione che vi sarà inviata successivamente.
C.V.L. – Comando Div. d’ Assalto Garibaldi Natisone.
157° Brigata GA. Picelli.
F.to Ettore. F.to Bruno»
(Ettore è Gino Lizzero, fratello di Mario, e Bruno è Brillo Bertolaso).
(Documento senza firme autografe, ma la cui autenticità viene ipotizzata sulla base dell’intestazione, del numero di protocollo, data ecc. Potrebbe trattarsi di fotocopia di copia in carta carbone. Una copia del medesimo si trova anche in Archivio Istituto Gramsci Roma.).
(ARCHIVIO IFSML UDINE. – FONDO LUBIANA – BUSTA 3 FASCISCOLO 64 – DOCUMENTO N.18 (3 fogli)).
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Per concludere, vi invito davvero caldamente a leggere l’articolo di Marco Puppini su www.nonsolocarnia.info intitolato Recensione di Marco Puppini al secondo volume su Porzûs di Tommaso Piffer, con prefazione di L.M.P. e l’elenco degli articoli pubblicati su Porzus qui. che parla di questi argomenti anche se il titolo rimanda ad una recensione del secondo volume di Tommaso Piffer su Porzûs, e anche i miei articoli sull’argomento già scritti.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che accompagna l’articolo ritrae Gino Lizzero Ettore al centro insieme a due ufficiali inglesi e fa parte del fondo fotografico Anpi Udine. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/laura-matelda-puppini-porzus-ma-siamo-proprio-sicuri-che-nel-caso-delleccidio-di-porzus-il-mandante-fosse-la-natisone-secondo-me-no-e-come-scritto-piu-volte-fu-una-idea-di-giacca-che-comandava/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/07/lizzaro-gino-garibaldino-con-due-uff-inglesi482.jpg?fit=1024%2C792&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/07/lizzaro-gino-garibaldino-con-due-uff-inglesi482.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaVorrei riprendere un discorso già iniziato in miei numerosi articoli sul mio: www.nonsolocarnia.info sulla Resistenza al nazifascismo, i reali contesti, ed anche sul’eccidio di Topli Uork solo perché alcune ricostruzioni non mi hanno convinto, pure per rispondere a Tommaso Piffer che sostiene, in una lettera al Messaggero Veneto intitolata:...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Premetto quello che sostengo da sempre, e cioè:
– che Porzus è stata un’imboscata anticomunista riuscitissima, facendo passare, tramite il GAP di Giacca, i partigiani garibaldini dalla parte del torto per sempre;
– riducendo così tutta la Resistenza friulgiuliana ad un monotema “Porzus&foibe” ed annullando tutto il resto;
– imboscata in cui i protagonisti&codificatori della storiografia resistenziale sono caduti come polli, credo per difendere innanzitutto posizioni personali, creando un danno, sia storiografico che politico, irrimediabile;
– fatti questi per i quali, innanzitutto per esigenze di buon senso, è il caso di tornare ad occuparsi di tutto il resto, relativizzando il tema specifico, che vale quello che vale.
Fatta questa premessa, aggiungo solo che:
a) il valore storiografico delle “scoperte” di Piffer vada classificato nella previsione di quel detto popolare secondo cui “calunnia, calunnia, qualcosa resta”, e di “scientifico” abbia solo il successo in carriera del disinvolto accademico;
b) lo spazio ha la sua importanza, per cui credo che non possa trattarsi, come scrivi tu, di “Conegliano”, ma di “Conoglano”, frazione di Cassacco. Fanno 100 km. stradali odierni di differenza tra i due centri, che a quei tempi (senza ponti, con le strade presidiate, ecc.,), corrispondevano, ad una media di 10 km. al giorno – velocità verificata sul campo da alcuni diari partigiani – a 10 giornate, moltiplicate per 2 andata/ritorno.
Ciao.
In un’intervista a Famiglia Cristiana del 1997, Moretti espresse anche l’opinione secondo la quale gli Alleati, pensando già al dopoguerra e temendo la collaborazione tra i partigiani cattolici e quelli comunisti, avessero cercato di dividere quel fronte fino a sacrificare la Osoppo per mano delle formazioni comuniste oramai al servizio degli jugoslavi, al fine di screditarle: «…lavorare per dividerci, anzi di sacrificarci per gettare l’ombra del discredito sulle formazioni comuniste, alle dipendenze di un esercito, quello jugoslavo, che ormai era visto come conquistatore e non più come alleato. Insomma gli Alleati erano preoccupati del loro futuro governo nella zona.».
Ancora, secondo Moretti, le stesse denunce di Radio Londra contro Elda Turchetti sarebbero rientrate in tale strategia. Questi sostenne inoltre che gli attriti fra i garibaldini e gli osovani dell’autunno del 1944 avevano dato la stura a voci di collaborazione tra il gruppo Osoppo e le forze nazifasciste, voci peraltro recisamente negate: «Qualche intesa umanitaria, nessun tradimento. Tentavamo solo di anticipare la pace in un angolo del fronte»[. In quell’atmosfera di sospetto due proposte di alleanza contro le formazioni comuniste giunsero alla Osoppo da parte del federale fascista di Udine Mario Cabai per conto dello Sturmbannführer delle SS Ludolf Jakob von Alvensleben[8], ma furono subito respinte da Moretti con due lettere, datate 28 dicembre 1944 e 10 gennaio 1945, fatte pervenire al federale di Udine tramite l’arcivescovo Giuseppe Nogara[9]. Le voci tuttavia divennero insistenti quando Cino Boccazzi, partigiano della Osoppo preso prigioniero dalla Xª Flottiglia MAS, fu effettivamente mandato a Udine (secondo la ricostruzione data da Moretti – e ribadita in sede processuale dallo stesso Boccazzi – sotto la minaccia di veder uccisa la propria moglie e i propri figli se si fosse rifiutato) per cercare un contatto ai fini di una possibile intesa RSI-Alleati per la difesa del confine orientale.
L’ufficiale britannico in incognito a Udine Thomas Rowort “Nicholson” – a cui era stata riferita la proposta – attese prima di consultarsi con il comando a Londra, che rispose poi negativamente all’offerta così come risposero negativamente gli osovani. L’attesa rese ancora più forti le voci di una possibile trattativa tra la Osoppo e la Decima Mas. Le accuse di collaborazionismo con i fascisti e con i tedeschi continuarono anche dopo la fine della guerra e vennero ripetute ancora negli anni novanta e negli anni duemila[10]. L’ipotesi di Moretti del coinvolgimento dei servizi segreti britannici non fu in seguito approfondita dalla storiografia internazionale, se non da alcuni autori – segnatamente Alessandra Kersevan e Goradz Bajc – in termini più ampi, laddove le attività di detti servizi segreti vengono inserite in un quadro di doppi e tripli giochi comprendente svariati altri attori.
Carissimo Gigi, il documento originale in mio possesso riporta Conegliano, e ci potrebbe essere anche un motivo se ci ricordiamo i famosi e, si ritiene leggendo alcuni documenti, non solo ipotetici ‘contatti con il nemico’ della Osoppo. Comunque la Terza Brigata non aveva nulla a che fare nè con Conegliano nè con Conoglano di Cassacco, non lontano da Tricesimo, vista la sua zona operativa. E dalla Z.O. della 3^ Brigata era più semplice giungere in qualche modo a Conegliano che a Conoglano. Ho chiesto a mio fratello Marco ed a Piffer di chiarire le loro fonti, ma temo che Marco abbia preso da Piffer l’informazione. Quindi se sul documento originale si parla di Conegliano, per ora per me resta Conegliano, terra di R.S.I e X Mas fino a nuova documentazione. Laura M. Puppini
Secondo me fai confusione (come spesso accade). Già nel tuo testo parlavi di “Conoglano di Cassano”, dove è evidente il refuso per “… di Cassacco”. Dire poi che la 3^ brigata Osoppo fosse più vicina a Conegliano che Conoglano, è un’evidente dimostrazione che non sai neanche come si legge una cartina geografica – la cui visione rende evidente il contrario. Consiglierei, come sempre, di evitare di scrivere a vanvera: che i garibaldini abbiano ucciso ingiustamente una quindicina di osovani è purtroppo incontestabile; che si trattasse di un irrimediabile errore politico, pure; così come il fatto che la situazione spiegasse il contesto (hai citato Moretti, ma non il passo in cui lui, rispondendo alle memorie di Boccazzi, affermò che, con tutta la confusione fatta sulle trattative Osoppo-X Mas ad Udine, era inevitabile – a prescindere dai fatti – che qualcuno si arrabbiasse). Quanto al criterio della velocità di trasferimento all’epoca partigiana, ricordo nuovamente (ai Piffer, ma anche a te) che per andare dalla valle dell’Isonzo al Friuli, e dal Friuli al Veneto, ad un reparto partigiano ci voleva una vita. Insomma: BASTA, VONDE PORZUS!
Ciao
Gentilissimo Gigi, leggo solo ora e ti rispondo. La prima volta ho copiato il documento ed è scritto Conegliano. E così ho pubblicato. Poi ho riletto l’articolo di mio fratello Marco Puppini “Recensione di Marco Puppini al secondo volume su Porzûs di Tommaso Piffer, con prefazione di L.M.P. e l’elenco degli articoli pubblicati su Porzus qui” ed ho visto che Marco aveva scritto Conoglano di Cassano vicino a Tricesimo. Quindi gli ho telefonato ed egli mi ha confermato Conoglano, avendo pure come fonte Piffer, e così mi ha confermato Piffer che ringrazio per avermi risposto. Pensando che vi fosse un errore, senza riprendere in mano il documento ho corretto ma poi, rivisto il documento, era proprio scritto Conegliano e così ho nuovamente modificato. L’informativa sul fatto specifico che sto per pubblicare con il documento a cui è allegata ed altri allegati, proveniva dalla “Anita Garibaldi”, e apre alcuni problemi. L.M.P.
Carissimi, se posso dare un contributo, la semplice logica degli eventi e dei luoghi, in relazione alla dislocazione sul terreno e alla provenienza dei protagonisti, deporrebbe per CONOGLANO invece che CONEGLIANO. Per il resto direi che Gigi potrebbe moderare i toni, senza per questo penalizzare le sue argomentazioni. Ma temo che, considerato il curriculum, l’invito sia destinato a cadere nel vuoto. Saluti. Paolo Strazzolini