Ci sono cose che, in questa disastrata sanità non dispiace leggere, sperando non vengano modificate, altre che impensieriscono.

Leggo su di una intera pagina dell’aas3, su Il Messaggero Veneto di domenica 27 novembre 2016, che l’aas3 ha individuato un modello specifico di CAP, adatto ai territori dell’aas3, il “Cap di Montagna – CAP Extraurbano”, studiato assieme ai medici di famiglia ed al personale dei Distretti. (Comunicazione istituzionale a cura dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n.3 Alto Friuli – Collinare – Medi Friuli. C.A.P. dell’AAS3. C.A.P di montagna e C.A.P. extraurbani, in Messaggero Veneto, 27 novembre 2016). 

Esso prevede che ogni Cap abbia almeno 6 medici di medicina generale di riferimento, ma che essi operino a livello di sede, in questo modo: «i MMG (medici di medicina generale) che hanno l’ambulatorio ubicato nel comune di sede CAP restano o si spostano nella sede dei CAP, gli altri medici mantengono i loro ambulatori attivi nei diversi Comuni ed effettuano attività presso la sede CAP almeno un giorno alla settimana». (Ivi). Questa determinazione, che vedremo come si attuerà, risponde alle esigenze territoriali specifiche dell’aas3, caratterizzata da «densità abitativa bassa, con difficoltà di trasporto.»

Inoltre «Ogni cittadino mantiene il rapporto che ha sempre avuto con il medico che ha scelto. Presso la sede CAP è infine garantita una presenza medica e infermieristica continuativa lungo l’arco della giornata, arricchita da specialisti per attività di consulenza su richiesta dei medici di famiglia». (Ivi).

In sintesi si mantengono o vengono ripristinati i vecchi poli- ambulatori di vallata, che in Carnia, però, proprio per la peculiarità del territorio, implicano anche la riattivazione di quello di riferimento per la Val del But e della Val Tagliamento. Ma per queste due valli non si sa ancora nulla, né verranno attivati i Cap nel 2017, dato che nello spazio informativo citato si legge che entro il 2016 verranno attivati i CAP di Tarvisio, Ovaro, Buia e Mortegliano, e se le verifiche saranno positive, a seguire quelli di Tolmezzo, Gemona, San Daniele e Codroipo. Inoltre non si capisce che significhi: «Nel frattempo si stanno studiando modelli adatti per l’evoluzione delle Cure Primarie nei restanti territori».

Inoltre ogni poliambulatorio dovrebbe essere dotato di attrezzature per fare un elettrocardiogramma, alcune ecografie (ma con che tipo di macchinario e da chi fatte, non si sa. Cfr. nel merito il mio: Sanità pubblica. Tra Stato e Regioni “fai da te”, dove si andrà a finire? In: www.nonsolocarnia.info) anche se potrebbe essere lodevole, l’esame del fondo oculare, la spirometria. Il problema restano le analisi che devono andare a finire ad Udine. Non si capisce però se a Tolmezzo resteranno i medici di base o se verrà creato un solo Cap, o che. Inoltre non si capisce perché si debbano, per esempio a Tolmezzo, fare ecografie in un Cap da parte di medici di base quando c’è una radiologia. Forse perchè ciò implica passare per il pronto soccorso? Si potrebbe fare in altro modo. Infine si ricordi che ad ogni ecografia fatta in un Cap deve seguire una fatta in una radiologia e come l’ecografia non sia spesso dirimente sulle cause di qualcosa, e molte volte non esaustiva, che io sappia.

Comunque fin qui credo siano notizie positive. Inoltre pare importante vengano attivate, nei CAP o meglio vengano riproposte nei poliambulatori: cardiologia, oculistica, (che però non risolve il problema del pronto soccorso oculistico) ma non so perché non ortopedia, visto l’alto numero di patologie di pertinenza di questa branca della medicina negli anziani e, pare, sempre più nei giovani, a causa di zaini pesanti ( noi andavamo a scuola con una cartella leggera e poi, alle superiori, con quattro libri, due quaderni ed un astuccio chiusi da una cinghietta ed erano sufficienti),  sedentarietà anche lavorativa, posture errate, obesità crescente, attività sportiva agonistica in età giovanile, in sintesi da modifiche negli stili di vita. Ed anche in fonte governativa, relativa alle malattie più frequenti, però con dati riferiti all’anno 2000,  (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_379_allegato.pdf, p.7), compaiono, ai primi posti malattie del sistema muscolo scheletrico cioè artrite, artrosi, osteoporosi, lombosciatalgia, seguite da patologie dell’apparato cardio-circolatorio, cioè ipertensione arteriosa, vene varicose, e “altre malattie del cuore”, dalla cataratta, che riguarda la vista, da insufficienza renale e problemi polmonari come l’enfisema, dal diabete che occupa, però, solo il penultimo posto, dal mal di testa che chiude l’elenco.

Infine spiace che i Cap vengano aperti, come pare dall’articolo “Nessun ritardo al via ai superambulatori”, in: il Piccolo 4 dicembre 2016, dall’assessore Maria Sandra Telesca e da un dg per rispondere alle accuse del consigliere regionale di Forza Italia Bruno Marini. Ormai i Cap si aprono per motivi politici ed è in sanità tutto e solo politica personale?

Però preoccupa quanto accaduto in Veneto.

Corriere della sera. Veneto. Mercoledì 23 novembre 2016. Marco Bonet, Usl, spese ingiustificate per 76 milioni la Regione minaccia di licenziare il dg.

«Venezia. Troppe spese ingiustificate da parte delle Usl (76 milioni, non esattamente spiccioli) mettono a rischio l’equilibrio economico finanziario del sistema sanitario del Veneto ed impongono alla Regione di richiamare all’ordine i direttori generali. (…). Nel redigere il bilancio di previsione della sanità, che con i suoi 9 miliardi rappresenta la quasi totalità del bilancio della Regione, la giunta stabilisce ogni anno una “perdita programmata” ossia un disavanzo fisiologico tenuto sotto controllo trimestre dopo trimestre, calcolato in base alle spese dell’anno precedente ,all’aumento stimato dei costi dell’anno in corso e alle entrate attese, poi ripianato a fine anno grazie al “tesoretto” gestito direttamente dal segretario della Sanità Domenico Mantoan[…]. Per il 2016 la perdita programmata era inizialmente di 660 milioni, poi scesi a 420 milioni grazie ad alcuni ipotizzati (e non meglio precisati) “miglioramenti delle previsioni economiche”. Nel corso dell’anno, però, i conti non tornano. Le Usl comunicano infatti a Palazzo Balbi perdite per 566 milioni, e cioè 146 milioni in più rispetto agli annunciati 420». Dall’articolo si sa che a quel punto il Segretario Mantoan chiede 200 milioni al vicepresidente Forcolin, con delega al bilancio, ma di fatto non li ottiene. Allora, ( ma in coscienza non si sa perché non lo abbia fatto prima di chiedere altro denaro alla Regione) il Segretario si mette a spulciare tra i conti e scopre che mentre 70 milioni sono stati spesi in base alla programmazione sanitaria ( per medicina di gruppo, farmaci per epatite C, indennizzi ai danneggiati da vaccini e trasfusioni), altri 76 «sono stati spesi dai direttori generali nella più totale autonomia».

Ma vediamo per cosa. L’Usl di Treviso li ha spesi per l’acquisto di nuovi macchinari, ( non si sa se indispensabili, necessari o meno, e questo è dato importantissimo, ma l’articolo non lo precisa) 12 milioni sono stati spesi dalla Usl di Padova sul Patrimonio immobiliare, ma non si sa per cosa, 6 milioni dalla Usl di Verona per aumentare i posti letto di comunità. Inoltre altre cifre sono state spese per l’acquisto di dispositivi medici, e per il personale. Alcune spese dovevano avere l’autorizzazione del Crite (Commissione Regionale per l’investimento In Tecnologia ed Edilizia) che non si sa a che serva.

Nel frattempo la perdita programmata è stata ulteriormente abbassata ed è stata portata a 349 milioni rispetto ai 566 comunicati dalle Usl. Dove è intervenuto, notate, il Segretario che fa da ministro? Impedendo nuovi ospedali di comunità, con la limitazione dei posti letto per la salute mentale, con la sospensione di nuove autorizzazioni Crite, che quindi ad un certo punto c’erano state, par di capire. Le Usl, infine «dovranno fare anche una ricognizione del loro patrimonio immobiliare “finalizzata alla predisposizione di un piano di alienazione utile a finanziare nuovi investimenti. (insomma si vende)». Speriamo non vendano locali dove si trovano servizi indispensabili, penso, ma ormai siamo abituati a tutto. Certo anche i direttori generali potevano chiedere qualche permesso, ma anche il Segretario, prima dice che ci sono tot soldi poi no, poi … Comunque non sappiamo dove questi direttori abbiano speso.

Se non ce la faranno i direttori generali potrebbero perdere il posto. Ma ai cittadini poco importa, importa invece cosa sarà ancora tagliato grazie a assessori, segretari, commissioni, scelte nazionali. Inoltre l’aumento dei ticket sanitari, posti anche per piccoli interventi, pongono ulteriori problemi all’utenza, mentre la povertà aumenta, il lavoro manca, l’acqua si paga.

E quello che fa paura è che un Segretario possa improvvisamente tagliare servizi per quadrare bilanci, sforati anche però per cattiva comunicazione delle cifre possibili da spendere. Ma ciò dipende pure, secondo me, da mancate puntuali e precise contabilità. Inoltre siamo nell’era che si dice della comunicazione ed informazione liquida, ma i bilanci dovrebbero essere meno “liquidi” e più precisi possibile.

Scrivo quanto solo per chiarire alcuni aspetti positivi ed altri di incertezza generale secondo me, e per porre problemi, senza voler offendere alcuno. Se non siete d’accordo con quello che scrivo comunicatemelo con un commento.

Laura Matelda Puppini

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