Per il Natale vorrei mettere due righe personali di riflessione. Una è presa da una serata di Corrado Augias dedicata alla Roma cristiana ed alla figura di Cristo ed ai suoi insegnamenti (1), tra cui quel condividere il pane, il vino ed il pesce con gli amici, uniti nella fede, in incontri conviviali. «Questa nuova comunione fra persone che si riconoscono nel nome di Cristo, manda in frantumi le differenze sociali e culturali: ognuno si sente parte di una stessa famiglia, di uno stesso popolo, il popolo di Dio» – afferma Augias nel corso del programma. (2). Ed ancora Augias riprende Giovanni Battista che dice, dopo aver abbracciato Gesù: «È giunta la nuova luce!».

Quando il programma andò in onda, Augias, in chiusura disse che egli non era credente, ma che l’insegnamento di Gesù aveva rivoluzionato il mondo ed aveva davvero portato una morale nuova. (3). E non a caso un suo volume è intitolato: “Inchiesta sul Cristianesimo. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo”.

Per questo è importante ricordare la nascita di Gesù, perché è il momento in cui viene alla luce colui che cambierà i valori del mondo romano, ebraico ed occidentale. Non più dei che hanno comportamenti umani e parteggiano come gli umani, non più un Dio che però pare prerogativa di un popolo solo, l’eletto, ed anche sostenitore acceso dei suoi, ma un Dio Padre, che accoglie anche il figliol prodigo e la pecorella smarrita, un Dio di tutti, nessuno escluso. Ed egli non nasce in una reggia, ma in una stalla, scaldato dal fiato del bue e dell’asinello, perché per lui le porte degli alberghi erano chiuse. E questo ci dovrebbe fare davvero riflettere.

Inoltre Gesù non obbliga nessuno a seguirlo, ma solo chi desidera farlo, e rompe con la legge ferrea ed antica, che vorrebbe la adultera lapidata, dicendo: «Chi è senza peccato lanci la prima pietra», si lascia toccare dall’emorroissa e la guarisce, cura il servo del centurione, che era in punto di morte, pur non essendo costui nemmeno un liberto ed essendo di proprietà di un occupante, chiede da bere ad una samaritana, quando i giudei non parlavano mai con i samaritani.

Crea una nuova etica dell’amore, basata su questi principi: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”; “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro, perché questa è la legge dei profeti”; “Non giudicate per non essere giudicati”;Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”; “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci”. Ed ancora: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde.” (5).

Gesù appare pure attento ai bisogni corporali dell’uomo: durante le nozze di Cana, mancando il vino, trasforma l’acqua in esso; quando una folla lo aveva ascoltato ed aveva fame, moltiplicò i pani ed i pesci. Inoltre accanto alle opere di misericordia spirituale: «Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. Sopportare pazientemente le persone moleste. Pregare Dio per i vivi e per i morti», pone le opere di carità corporali, che dovranno indicare il comportamento verso gli altri dei suoi seguaci: «Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti». (6). Ed ancora, rivolto a chi lo seguiva: «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato». (7).

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Ma, pur professandosi molti cattolici o cristiani, quanto vengono presi in considerazione, di questi tempi, gli insegnamenti morali ed etici di Gesù, che avrebbero potuto rivoluzionare la storia, se non ci fosse stato Costantino, che convocò e presiedette il Concilio di Nicea, dando una svolta al Cristianesimo per far raggiungere, nello stesso, una unità dogmatica funzionale al mantenimento del suo potere terreno? Ben poco direi, e siamo rimasti alla ricerca egemonica, da parte di alcuni, del potere su tutti; alla mancata distribuzione fra tutti gli uomini dei beni che la terra ci offre per vivere e dell’acqua bene comune; alla violazione della madre terra invece che alla sua custodia; alla guerra come mezzo per risolvere le diatribe, invece che utilizzare il dialogo; al sogno della ‘Grande abbuffata’ (8) e della ricchezza monetaria come fine della vita, oltre che a ‘il farla vedere agli altri’.

Insomma la morale cristiana è affossata del tutto, e l’individualismo viene coltivato ad oltranza.

Ed è ripresa la guerra. Così scrisse così Papa Benedetto XV°, salito al soglio pontificio il 3 settembre 1914, nell’Enciclica “Ad beatissimi apostolorum”, datata 1°novembre dello stesso anno:
«Sembrano davvero giunti quei giorni, dei quali Gesù Cristo predisse: “Sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre … Infatti si solleverà popolo contro popolo, e regno contro regno”. Il tremendo fantasma della guerra domina dappertutto, e non v’è quasi altro pensiero che occupi ora le menti. Nazioni grandi e fiorentissime sono là sui campi di battaglia. Qual meraviglia perciò, se ben fornite, come sono, di quegli orribili mezzi che il progresso dell’arte militare ha inventati, si azzuffano in gigantesche carneficine?

Nessun limite alle rovine, nessuno alle stragi: ogni giorno la terra ridonda di nuovo sangue e si ricopre di morti e feriti. E chi direbbe che tali genti, l’una contro l’altra armata, discendano da uno stesso progenitore, che siano tutte della stessa natura, e parti tutte d’una medesima società umana? Chi li ravviserebbe fratelli, figli di un unico Padre, che è nei Cieli? E intanto, mentre da una parte e dall’altra si combatte con eserciti sterminati, le nazioni, le famiglie, gli individui gemono nei dolori e nelle miserie, funeste compagne della guerra; si moltiplica a dismisura, di giorno in giorno, la schiera delle vedove e degli orfani; languiscono, per le interrotte comunicazioni, i commerci, i campi sono abbandonati, sospese le arti, i ricchi nelle angustie, i poveri nello squallore, tutti nel lutto».

Questo Natale ha una caratteristica. Tra covid prima, e sanzioni Ue di fatto a noi poi, che siamo entrati in povertà energetica ed in una spirale di aumenti di prezzi che poco ci fanno ben sperare in futuro, anche bambini, oltre che adulti, palesano di ‘non sentire il Natale’, come invece accadeva gli anni scorsi. Ed allora io credo che sia importante riprendere almeno a riflettere sul significato della venuta al mondo di Gesù, in riferimento anche a quel ‘ comandamento nuovo’: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” che è importante ribadire per poter guardare oltre e verso il futuro, un futuro che non sia Apocalisse, come prefigurato da Biden, ma un futuro di fratellanza, pace, prosperità.

Prendete queste riflessioni come mie note personali, tenendo conto che io non sono una teologa, e come introduzione ad un Buon Natale a tutti, nel segno del Vangelo.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna il testo è tratta da: https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQ-lsntlx4SiKAriLRjKjyFBidvvAz7t6BQcnabD5wzvyRSOW5uIxAyWzMXa7Xfh1IftJo&usqp=CAU. L.M.P.

 

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