Aborto, infanticidio di massa e la cultura della vita.
Aborto, infanticidio, guerre che sterminano bambini e la cultura della vita hanno una matrice comune, che si veda le cose da un punto di vista o dall’altro, senza dimenticare che siamo nella società della finanza e dei consumi dove esistono sempre più ricchi da un lato, e fra questi politici pieni di privilegi e denaro, e sempre più poveri dall’altro, e la vita vale sempre meno.
E vorrei ritornare, per un ulteriore approfondimento, sul tema dell’aborto, permesso in Italia ad alcune condizioni dalla legge 194/78 che sancisce che ogni donna che lo desideri può abortire entro i primi novanta giorni della gravidanza, in una struttura pubblica. Inoltre la legge sostiene che: “Dopo i 90 giorni di gestazione la valutazione di un’eventuale interruzione di gravidanza avviene in caso di gravi compromissioni dello stato di salute della madre o del feto, sempre da parte di personale medico, e può avvenire solo entro il quinto mese di gravidanza. La donna che desideri abortire può rivolgersi al Consultorio di riferimento”.
Ma in Italia, in un clima di ‘pensiero retrogrado ed a senso unico’’ è avvenuto il primo blocco alla realizzazione della legge, ed io conosco un caso di consultorio nato senza ginecologo e quindi monco, così nessuna donna credo potrebbe rivolgersi allo stesso per richiedere l’applicazione della legge 194. E lo stesso consultorio, al tempo stesso, per anni si è dedicato alle adozioni. Inoltre ora pare ci sia una tendenza dei medici antiabortisti ad entrare nei consultori, che parallelamente, senza motivo plausibile alcuno, ma solo per volontà di un politico o dell’ altro, vengono chiusi, come due utilissimi a Trieste. E ormai pare che da alcuni il consultorio sia vissuto come un abortificio, ma non vi è nulla di più errato, come ho già scritto nel mio: ” A favore dei consultori familiari, strutture di prevenzione, che discendono dall’ Onmi, benemerita, a tutela della donna e del bambino, e contro la politica di Riccardo Riccardi.” E ormai certo pensiero unico derivato da propaganda neppure tanto sommersa ma palese, ha invaso la società italiana, limitando pure servizi indispensabili per la maternità ed infanzia ed utili per la prevenzione al diffondersi di malattie in età pediatrica anche attraverso la conoscenza delle condizioni igieniche di vita. Basta infatti ritenere che meno consultori ci sono, meno le donne potranno abortire, chiudendone pertanto alcuni e di conseguenza accentrando un mare di lavoro in altri, per creare un reale danno a madri e bambini, con la scusa dell’ aborto. E basta che passino due mesi da quando una donna sa con certezza di essere incinta per non poter più abortire, ed in questo gioca un grande ruolo anche mamma burocrazia e quelli che si definiscono antiabortisti in un società dove qualcuno diceva, anni fa, che nel mondo medico facevi facilmente carriera solo se eri fra quelli. E se erro correggetemi.
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Il secondo problema è quello messo in evidenza da una immagine anche da me già utilizzata su www.nonsolocarnia.info, che riporta delle giovani donne sotto un cartello che dice: “Non è la legge ad inventare l’aborto”. (1). E mi viene alla mente quello che mi narrava zia Emma, relativamente a pozioni che una donna che voleva abortire avrebbe potuto bere, mettendo in pericolo pure la sua vita. Ora non viviamo però come nel Medioevo, quando la donna doveva giungere vergine al matrimonio, almeno nelle ‘classi alte’ e poi borghesi, onde dare la certezza della ‘limpieza de sangre’ e della appartenenza del nascituro alla stirpe paterna che doveva essere nota e spesso scelta, e se una restava incinta prima di sposarsi poteva venir ripudiata dalla famiglia intera, in particolare da padre e fratelli, il che significava non avere più un tetto, un giaciglio, un pezzo di pane. Ed anche in questo contesto sociale si sviluppò, fin dalla notte dei tempi, la pratica dell’aborto ma anche l’infanticidio che è considerato giustamente reato pure nella società attuale, tranne che, per alcuni giornali, politici ed altri ‘benpensanti’ quando lo applica Israele su vasta scala praticando quella che io ho chiamato la strage degli innocenti (2), che grida vendetta al cospetto del Dio della Bibbia e non ha giustificazione alcuna.
Ma inspiegabilmente, da che so, i movimenti antiabortisti per la vita non hanno detto una parola contro coloro che ammazzano, con potenti armi ed altri mezzi bambini e li fanno soffrire in totale spregio alla vita! E questa mattanza di bimbe/i e di ragazze/i è ben peggio di un aborto entro il terzo mese, anzi non ha paragone alcuno, ma certi moralisti nostrani pare parlino e sparlino di aborto, giustificando però ben altro, con inenarrabili distinguo che non si possono leggere né sentire o non parlandone affatto, come i fatti non esistessero. E ci si interessa, nella carneficina che inonda di sangue il Medio Oriente, non della stessa, ma di una coppia di giovanissimi israeliani che forse voleva abortire, forse no ma lo desideravano le famiglie, ma che poi ha perso il giovane ucciso da forze israeliane che volevano evitare il suo suicidio. (3).
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E se papa Francesco, che però è il capo della chiesa cattolica da sempre antiabortista, esagerando a mio avviso, ha definito i medici che per legge praticano l’aborto come sicari, ritenendo però un embrione già totalmente formato, quasi che fosse un feto all’ottavo mese, il che non è vero, allora come dovremmo definire gli uomini e le donne dell’ esercito israeliano o che appartengono ai coloni israeliani che uccidono, torturano, lasciando in preda a malattie senza acqua e cibo bambini di ogni età, e martirizzano un popolo intero? E proprio papa Francesco ha ribadito anche ultimamente: « Sono vicino a tutte le popolazioni coinvolte di Palestina, Israele e Libano, dove chiedo che siano rispettate le forze di pace delle Nazioni Unite. Prego per tutte le vittime, per gli sfollati, per gli ostaggi che auspico siano subito rilasciati, e spero che questa e grande inutile sofferenza generata da odio e vendetta finisca presto. Fratelli e sorelle, la guerra è una illusione, è una sconfitta, non porterà mai la pace, non porterà ma la sicurezza, è una sconfitta per tutti soprattutto per chi si crede invincibile. Fermatevi, per favore». (4). Ed ha avuto una parola anche per il popolo ucraino. Ma questa riflessione è passata nel dimenticatoio.
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Ma ritorniamo all’aborto che può essere anche naturale, ma che dopo la legge che permette quello volontario, pare sia da alcuni condannato in ipotesi che sia stato procurato o per mille balzelli anche se è frutto della natura stessa come per gli altri mammiferi. Ma su questo ed alcuni casi, anche relativi alla mia persona, mi sono già soffermata nel mio: “Riflessioni sull’aborto”.
Allora perché riprendere un discorso già fatto premettendo che io non ritengo abortire volontariamente un diritto ma rappresenta, in molti casi, una necessità? Perché in una società dove la morte regna sovrana a causa di uno sterminio in atto per mano israeliana ed una guerra assurda in Ucraina, voluta da Usa e Nato in primo luogo, con l’Europa accodata, ci si occupa ancora della legge sull’interruzione volontaria entro tre mesi dal concepimento quando assolutamente non si può parlare di feto ma di embrione e si è scoperto un raccapricciante cimitero degli embrioni abortiti con il nome, non si sa da chi diffuso, della madre, quasi che in queste storie il padre non c’entrasse per nulla?2
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Ma nessuno sa invece perché una donna desideri fare una cosa tanto straziante quale è porre fine ad un concepimento. Una donna, per esempio, potrebbe non poter permettersi economicamente un figlio od un altro figlio, e credo che la povertà ed il rischio di perdere il lavoro se incinta, in un contesto ove tutto aumenta di prezzo mentre i salari scendono o restano identici a prima, possano essere dei motivi. Ma ben pochi li prendono in considerazione, e parlano invece a sproposito di volontà personale al di là di qualsiasi contesto. E secondo me più aumenta la povertà più aumenteranno gli aborti, in particolare illegali e quindi clandestini, quelli che non lasciano traccia.
E io che sono nata nel 1951, ricordo benissimo che la legge per l’interruzione volontaria di gravidanza non è nata in Italia dal voler garantire un diritto ma dalla volontà di voler fermare l’aborto in cliniche private o presso privati, senza controllo del rischio per la salute della madre e praticato non si sa in quali condizioni igienico- sanitarie, magari pagato dal maschio, che non intendeva essere padre. E per questo ho scritto e pubblicato sempre su: www.nonsolocarnia.info il mio: “25 novembre 2022. Contro la violenza sulle donne, costrette in un modo o nell’altro ad abortire” in cui ho ripreso pure alcune frasi di una celebre canzone di Francesco Guccini “Piccola storia ignobile”.
Inoltre mai nessuno che chiami in causa i maschi, che faccia ai ragazzi ed agli uomini un corso sulla genitorialità responsabile, forse solo qualche consultorio, e ricordo che i consultori seguono anche madri, bambini, donne incinte, che non saprebbero altrimenti dove andare e che l’opera gratuita ‘maternità ed infanzia’ fu creata in epoca fascista ed ora i suoi compiti, dove possibile, li svolge il consultorio, finché potrà in una società che ripropone sempre più modelli maschilisti.
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E qui voglio pure riportare il testo di questa interrogazione, datata 31 maggio 2013, ma che ritengo ancora attuale, visto che il problema dell’aborto clandestino non è stato poi mai evidenziato e trattato, che io sappia, in Italia negli ultimi anni. L’ho trovata mettendo a posto il mio archivio digitale, è di Irene Tinagli del Pd, è stata presentata all’ allora Ministro della salute Beatrice Lorenzin e tratta della situazione ben poco chiara relativamente all’applicazione della legge n.194 sull’ interruzione di gravidanza in Italia oltre che dell’arte di arrangiarsi andando all’estero in cliniche private o prendendo, invece di intrugli vari, come un tempo, un mare di pillole acquistate a prezzo altissimo di sottobanco o magari su internet. Titolo dell’ interrogazione “Aborti clandestini e applicazione della L.194”. Motivo della presentazione dell’ interrogazione: la richiesta di «interventi urgenti per arginare il fenomeno degli aborti clandestini, in forte crescita a causa di una sempre maggiore inapplicazione della legge 194 da parte di ginecologi e anestestisti». (5).
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Interrogazione a risposta orale
Al Ministro della Salute.- Per sapere – premesso che:
è disarmante quanto si apprende dagli organi di stampa e da recenti statistiche Istat in merito agli aborti clandestini praticati negli ultimi anni in Italia. In tutto il territorio nazionale senza nessuna eccezione da Nord a Sud, in intere regioni l’aborto legale è stato cancellato, oltre l’80% dei ginecologi, e oltre il 50% di anestesisti e infermieri non applica più la legge 194;
in Italia il numero dei ginecologi obiettori di coscienza in cinque anni, dal 2005 al 2009, è passato dal 58,7% al 70,7%. Si è rilevato un aumento di obiettori anche tra gli anestesisti, passati dal 45,7% al 51,7%. E’ quanto emerge dalla relazione del ministro della Salute sull’attuazione della legge 194, trasmessa al Parlamento. Percentuali superiori all’80% tra i ginecologi si registrano principalmente al Sud: 85.2% in Basilicata, 83.9% in Campania, 82.8% in Molise, 81.7% in Sicilia e 81.3% a Bolzano. Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al Sud, con un massimo di più di 77% in Molise e Campania e 75.6% in Sicilia e i più bassi in Toscana (27.7%) e a Trento (31.8%);
il Ministero della Salute calcola ventimila aborti illegali all’anno e con stime più aggiornate, dal 2008 quarantamila, forse cinquantamila quelli reali, settantacinquemila gli aborti spontanei nel 2011 dichiarati dall’ISTAT, ma un terzo di questi, frutto probabilmente di interventi “illeciti casalinghi” non eseguiti in modo corretto;
la conseguenza di tutto ciò è un aumento della mortalità e delle complicanze che portano alla sterilità. Contrabbando di farmaci (misoprostolo clandestino), cliniche fuorilegge, fenomeni che riemergono grazie all’abbandono della legge 194 e della prevenzione delle gravidanze indesiderate;
usando in maniera priva di controllo e indicazioni un farmaco per la cura dell’ulcera gastrica molte ragazze italiane e immigrate rischiano la vita, solo per una dose o un quantitativo sbagliato di un farmaco facilmente reperibile e che non risponde a nessuna garanzia per la salute di chi ne fa uso. Chi può permetterselo decide di andare all’estero: in Francia, Svizzera e Inghilterra si spendono 400 euro per un aborto;
siamo al cospetto di ragazzine che cercano e trovano i blister clandestini di farmaci “anti-ulcera” (10 pillole al costo di 100 euro) con un rischio serissimo per la loro vita;
la legge 194 del 1978 era nata proprio per poter prevenire e tutelare il diritto di scelta di ogni donna nel rispetto della propria salute, e il suo cardine è la prevenzione dell’aborto e non l’aborto;
è drammatico constatare che siamo nel 2013 e le donne muoiono ancora di setticemia o rimangono sterili a vita, tutto questo perché c’è gente che si ostina ad ignorare una legge emanata per la tutela della persona. Le agghiaccianti conseguenze di ciò sono: ambulatori fuorilegge, contrabbando di farmaci abortivi, cliniche private dai costi esorbitanti, viaggi della speranza all’estero. Solo nell’ultimo anno sono stati calcolati 188 procedimenti penali aperti per violazione della legge 194, molti dei quali verso insospettabili professionisti che agivano indisturbati tra le mura dei loro studi;
medici e chirurghi denunciano che è sempre più difficile accedere ai servizi e le donne meno esperte, le più fragili, le più giovani, le straniere, finiscono nella trappola dell’illegalità. Oggi nel mercato clandestino si trova qualunque farmaco, addirittura la Ru486. In merito a questa problematica, si è espressa anche Silvana Agatone, ginecologa e presidente della Laiga, la lega italiana per l’applicazione della 194, che evidenzia in una sua intervista come “L’aborto clandestino ormai riguarda tutti i ceti della società. Ci sono gli aborti d’oro, quelli dei ceti elevati, che si svolgono in sicurezza negli studi medici, oppure all’estero. E poi ci sono gli aborti delle donne povere, delle clandestine, che comprano le pasticche nei corridoi del metrò, e se qualcosa va male si presentano al Pronto Soccorso affermando di aver avuto un aborto spontaneo”:-
quali i provvedimenti urgenti previsti e atti ad impedire che molte donne siano lasciate da sole e debbano ricorrere a forme di aborto clandestino, mettendo a repentaglio la propria vita;
in che modo intenda far rispettare il diritto di scelta che la legge 194 del 1978 garantirebbe se correttamente applicata e quali le misure atte a garantire il rispetto della prevenzione ampiamente tutelato dalla citata legge del 1978, ma puntualmente disatteso al momento dell’applicazione della legge stessa». (6).
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Non so però se tale interrogazione abbia ricevuto risposta.
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Anche nel 2023 il Ministero della salute ha pubblicato una serie di dati piuttosto disaggregati, sulle interruzioni di gravidanza nel settore pubblico, relativi al 2021, intitolato : ” Ministero della Salute – Relazione annuale 2023 sull’attuazione della legge 194/1978″ (7) ma non ha posto dato assoluto alcuno sul numero di ginecologi obiettori di coscienza, limitandosi a registrare un lieve aumento dei non obiettori.
«La percentuale delle obiezioni di coscienza è leggermente diminuita: tra i ginecologi si registra il 63,4% (64,6% nel 2020), tra gli anestesisti il 40,5% (44,6% nel 2020), e per il personale non medico il 32,8% (36,2% nel 2020)». Ma basta manchi l’anestesista per non poter più praticare anche l’isterosuzione, che ha in moltissimi casi sostituito il raschiamento, ora ben poco praticato. (8).
Inoltre esistono intere strutture ospedaliere ove non si praticano aborti volontari. Infatti « Il numero di strutture ospedaliere dotate di un reparto di ostetricia/ginecologia è pari a 562, ma solo 335 (59,6%) eseguono IVG» (9) il che significa che 127 non li praticano del tutto, mentre il 4, 3% delle interruzioni volontarie di gravidanza è stata eseguita in cliniche convenzionate autorizzate» (10). In sintesi risultano disponibili 2,8 punti IVG ogni 100.000 donne in età fertile.
Inoltre il 27,1% delle donne richiedenti l’applicazione della legge 194 era straniera, il tasso di abortività più elevato si riscontra fra le donne con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, ma bisognerebbe sapere se vi hanno giocato fattori economici, di prima occupazione o quali; risulta in lieve aumento (2,7%) il tasso di abortività per le minorenni; il 47,2% delle donne che hanno richiesto l’applicazione della 194 aveva un lavoro, il che significa che il 52,8% era disoccupata. Inoltre il 59,5% del totale era nubile. (11). Se invece di pubblicare percentuali così il Ministero si preoccupasse pure di analizzare i dati che possiede incrociandoli, forse si potrebbe ritenere che chi non si sente di tenere un figlio sia una donna nubile e disoccupata. Inoltre pare evidente che l’età in cui una donna chiede di abortire sia nella fascia maggiormente fertile, ed è al periodo fertile delle donne che il dato percentuale dovrebbe rapportarsi e non a quello complessivo.
Infine se non metto in dubbio che in Italia il numero di aborti volontari, compresi quelli ottenuti farmacologicamente con mifepristone e prostaglandine, sia in diminuzione, io non credo si possano sommare a questi casi anche quelli ipotizzabili ma non sempre realistici ottenuti con la pillola del giorno dopo, utilizzata prima che una donna sappia di esser rimasta incinta. E, visto lo stigma presente nella società verso chi abortisce, sarebbe interessante avere almeno una traccia di ipotesi sul dato di possibili aborti illegali in Italia a pagamento o di italiane all’ estero, anche se è molto difficile credo avere qualcosa. Inoltre mancano dati completi per regione di appartenenza e considerazioni nel merito. Non solo: sarebbe interessante sapere che ruolo ha svolto il maschio nella domanda di aborto ‘spontanea’ della donna.
Infine rispetto a questi dati si legge che «Nonostante la proporzione di dati mancanti sia risultata inferiore rispetto al 2020, permangono alcune criticità relative alla completezza delle informazioni nei dati forniti dalle Ragioni. In particolare, si segnala la necessità di effettuare anche per il 2021 integrazioni con il dato proveniente dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) per 350 IVG trasmesse con dati incompleti dalle Regioni Calabria (138), Piemonte (121), Sicilia (33), Emilia-Romagna (31), Basilicata (12), Sardegna (9) e Abruzzo (6). Questa criticità può limitare le possibilità di approfondimento e interpretazione dei dati a causa delle possibili distorsioni che le proporzioni elevate di informazioni mancanti potrebbero introdurre nelle analisi». (12).
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E voglio concludere solo dicendo che bisognerebbe fare davvero una indagine sociologica basata sull’anonimato, delle situazioni in cui si trovano le donne che ricorrono alla interruzione di gravidanza, non in periodo ‘covid’, come era il 2021, ma poi ed ancora negli anni futuri, quando la crisi innescata folle politica europea in Ucraina e al servizio degli Usa si farà sentire. E dato che secondo me una buona parte di aborti volontari potrebbe essere anche legata a condizioni economiche e sociali di vita, vorrei pure sapere se vi sia e sarà correlazione tra l’aver tolto il reddito di cittadinanza, che dava respiro ai poveri, la richiesta di interruzione volontaria di gravidanza, il crollo della natalità. Inoltre in questa società bacata e malata di soggettivismo feroce, oltre che di mal celato puritanesimo, si continuerà, ritornando al Medioevo, a colpevolizzare la donna che richiede l’interruzione di gravidanza senza analisi alcuna del perché. Ma il caso del figlio illegittimo del Duce, nato e fatto nascere, tanto per dirne una, dovrebbe far riflettere. Infatti la madre (che pare fosse stata legalmente sposata con Benito Mussolini) e il figlio furono internati in manicomio per aver osato ribadire il loro rapporto con il capo dell’ Italia intera, poi sposatosi con donna Rachele. (13). Insomma, prima di condannare bisogna pensare ed analizzare.
Infine in una società più legata al mondo naturale come quella dei pellerossa, ogni bimbo che veniva al mondo senza qualche tara era considerato un dono. Ma invece l’occidente già praticava l’infanticidio dei figli dei nemici, legale anche per la chiesa di un tempo. Forse una riflessione anche in ambito cattolico si impone.Inoltre una seria politica di diffusione degli anticoncezionali potrebbe limitare anche l’aborto volontario, ma la chiesa deve finirla di opporsi anche ad un profilattico. Preciso infine che ho scritto questo articolo perché la mattanza di bambini per mano israeliana mi turba e perchè non capisco come mai il movimento o i movimenti per la vita, pronti a levare scudi in ogni dove e a demonizzare singole scelte, davanti a quei piccoli sbudellati, violati, torturati, ormai senza affetti, speranza, un tetto ed un futuro tacciano vigliaccamente. E vi garantisco che non pensavo di vedere e sentire cose di questo tipo a 73 anni, e di vivere la fine di ogni etica cristiana soppiantata da un’etica fatta da quattro politici a loro uso e consumo, e definita ‘politicamente corretta’ non si sa da chi. E se esistesse un inno alla vita bisognerebbe proprio cantarlo subito, sulle case distrutte e sui cadaveri di Gaza e del Libano, e ricordarlo al mondo intero. E se erro correggetemi, ma non ditemi che sono antisemita perché scrivo di fatti che sono sotto gli occhi di tutti.
Laura Matelda Puppini
(1) Cfr. su www.nonsolocarnia.info il mio: “Riflessioni sull’aborto”.
(2) Cfr. su www.nonsolocarnia.info il mio: “Israele Palestina: la strage degli innocenti”
(3). https://www.provitaefamiglia.it/blog/israele-un-dramma-riaccende-il-dibattito-sullaborto.
(5) Il testo è leggibile in: https://www.irenetinagli.eu/aborti-clandestini-e-applicazione-della-l-194-3/
(6) Ibidem.
(7) Ministero della Salute – Relazione annuale 2023 sull’attuazione della legge 194/1978, in: https://www.biodiritto.org/Biolaw-pedia/Docs/Ministero-della-Salute-Relazione-annuale-2023-sull-attuazione-della-legge-194-1978.
(8) Ivi.
(9) Ivi.
(10) Ivi.
(11) Ivi.
(12) https://www.epicentro.iss.it/ivg/epidemiologia#:~:text=Nel%202021%2C%20sono%20state%20notificate,pi%C3%B9%20bassi%20a%20livello%20globale.
(13) https://it.wikipedia.org/wiki/Benito_Albino_Dalser.
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L’immagine che accompagna questo testo è già stata da me utilizzata e ritrae due piccoli palestinesi morti a Gaza. L.P.M.
https://www.nonsolocarnia.info/aborto-infanticidio-di-massa-e-la-cultura-della-vita/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/06/bimbi-uccisi-sa-ISRAELE-img.jpg?fit=543%2C380&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/06/bimbi-uccisi-sa-ISRAELE-img.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaAborto, infanticidio, guerre che sterminano bambini e la cultura della vita hanno una matrice comune, che si veda le cose da un punto di vista o dall'altro, senza dimenticare che siamo nella società della finanza e dei consumi dove esistono sempre più ricchi da un lato, e fra questi...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Su https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2024/11/26/aborto-dati-inaccessibili-secondo-lindagine-dellass.-coscioni_940ab92a-7f1c-4399-94fe-03568ab6e2a3.html è comparso un articolo intitolato “Aborto, dati inaccessibili secondo l’indagine dell’Ass. Coscioni” in cui si legge che non solo l’interruzione volontaria di gravidanza non è uniformemente garantita sul territorio nazionale, ma anche che mancano alle donne le informazioni necessarie su a chi rivolgersi. Infatti le indicazioni reperibili sono per Asl e non per struttura, e risalgono a tre anni fa. Inoltre all’indagine dell’Associazione Coscioni, tre regioni: Sicilia, Calabria ed Abruzzo non hanno risposto, in altre sono stati oscurati i dati sulla quota di medici obiettori. Le poche informazioni giunte – secondo Filomena Gallo dell’Associazione Coscioni – confermano la difficoltà in Italia, per le donne che vogliano interrompere la gravidanza, ad accedere alle strutture che la permettono.