Scrissi, prima di partire per Roma, ove mi sono fermata ben più di quanto avessi previsto, che esisteva un documento datato 2 febbraio 1945, firmato da Bolla (Francesco De Gregori) ed Enea (Gastone Valente), che dimostrava che Paolo Alfredo Berzanti, delegato politico della prima Brigata, non era ancora rientrato a Topli Uorch (impropriamente Porzûs), sede temporanea della stessa. Pertanto è ipotizzabile realisticamente che non fosse mai rientrato, e quindi non si capisce come abbia firmato lui un documento relativo a Elda Turchetti il 1° febbraio 1945 e lo abbia trasmesso il 4 febbraio, 3 giorni dopo, sempre con sua firma assieme a quella del capitano De Gregori.

E questo aspetto è importante perché Paolo Strazzolini ha replicato, il 14 giugno 2023, sempre tramite il Messaggero Veneto di fatto al mio: “Risposta alla domanda di Strazzolini: “Ma dove si trovavano Berzanti e Lizzero” nell’inverno 1944-45?, (1) (che avevo sintetizzato in una lettera inviata al noto quotidiano, pubblicata dallo stesso il 28 maggio 2023) che, secondo lui, Berzanti dall’1 al 4 febbraio era a Topli Uork, perché il documento relativo a Elda Turchetti, assolta e poi partigiana, redatto l’1 febbraio e trasmesso il 4 dello stesso mese, da lui reperito in Ifsml, Fondo Lubiana, lo collocava lì in tale periodo, avendo lo stesso firmato il documento e la sua trasmissione.

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Non ho trovato in rete detto testo di Strazzolini dal Messaggero Veneto, ma è stato riportato da Sergio Zilli come commento al mio sopraccitato, ripreso dal noto sito pordenonese storiastoriepn.it. «Diverso è il caso del Delegato Politico Alfredo Berzanti “Paolo” – scrive Strazzolini, dopo aver insinuato, sul nulla che Lizzero fosse stato il mandante della strage di Porzûs – che, difformemente da quanto asserito da Laura Puppini, si trovava regolarmente presso il Comando di Topli Uorh il 1 e il 4 febbraio quando firmava e trasmetteva di pugno agli Organi superiori di Udine, congiuntamente al Comandante Francesco De Gregori “Bolla”, il verbale di assoluzione dall’accusa di spionaggio e la notifica di inquadramento della partigiana Elda Turchetti “Livia” (la documentazione inerente si trova regolarmente depositata nel “Fondo Lubiana” conservato presso l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine)». (2). Ma non forniva altro elemento utile, e men che meno la foto dei die documenti in questione.

Ed io così replicavo subito dopo, sempre tramite commento su quel sito: «Ci sono tre tendenze utilizzate dai politici ma che non dovrebbero appartenere al mondo della ricerca: una è quella di voler avere sempre ragione, l’altra è quella di arrampicarsi sui vetri, la terza è quella di non spostarsi di un millimetro dalle loro opinioni. Ma nel mondo degli storici non è possibile sparare opinioni senza nulla a fondamento, non un documento, non un volume serio […]. Inoltre vorrei sapere quale documento dice che i Gap dipendevano da Lizzero. Così, tanto per sapere. Poi […] non era facile per chiunque andare su e giù per la Carnia con i cosacchi armati fino ai denti, per fare trame oscure inutili. (…). Inoltre il diario di Bolla dice che Enea era venuto a sostituire Berzanti in licenza (il diario è pubblicato dall’Apo), e ho trovato, fra i documenti visionati presso l’archivio dell’IFSML, un testo ufficiale firmato da Bolla ed Enea il 2 febbraio 1945, il che significa che Berzanti non era ancora rientrato.
Il documento che, secondo te, afferma che dall’1 al 4 febbraio 1945 […] Paolo era a Topli Uorch non è stato da me reperito in Ifsml, […], pertanto ti prego, onde io possa consultarlo, di darmi la sua collocazione analitica. Infine gli ufficiali segnavano se uno era rientrato o meno, e lo faceva anche De Gregori, che era un uomo ed un ufficiale corretto e competente. Ed essendo andato Paolo/Berzanti ad Udine, ed essendo anche la Osoppo in fase di ristrutturazione, avrebbe potuto fermarsi lì anche per questioni partigiane. Comunque la prova di quello che affermi spetta a te, ed io sarò ben felice di darti ragione qualora tu mi dia documentazione seria a sostegno delle tue teorie. Laura Matelda Puppini». (3).

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Poi non vi sono stati altri interventi nel merito, che io sappia, io dovevo andare a Roma, dove mi sono fermata un mese, e così riprendo ora l’argomento, tanto nessuno mi corre dietro, come si suol dire.

Ho già detto che questo documento, che ora qui trascrivo, è importante anche perché testimonia il fatto che sia osovani che garibaldini sottoponevano possibili spie e chi violava le norme di vita partigiana con furto, omicidio per motivi personali etc., a processo interno, e la sentenza non poteva essere, come ben ha precisato Giorgio Gurisatti Ivo, di carcerazione, semplicemente perché i partigiani non avevano carceri ed era difficile pertanto, per loro, tenere prigionieri (4), ed erano organizzati in gruppi armati che si spostavano sul territorio.

Questo quindi il documento in oggetto, da me reperito in Ifsml, Fondo Lubiana.

Foto del documento qui riportato, senza le prime righe dove di trovano nome, cognome e nome di battaglia del soggetto sottoposto a processo partigiano, da me volutamente oscurati. 

«Tipi della Osoppo. (Notizie raccolte da Enea).

Patriota D […]. S […]. (C […]. B […] nato nel […] – […]).

«Giovane ardito, generoso, freddo fino al cinismo, capace di ogni azione sia buona che cattiva, non brillante fisicamente, piccolo, con due occhi grigi taglienti, sempre vivi e mobili. Della sua vita civile, precedente, non si fanno appunti. Militare in Albania, nel settembre ‘43, passa subito tra i partigiani della zona, e si distingue per la sua freddezza; i questo periodo (settembre – novembre 1943) egli uccide una decina di nemici e durante queste azioni, viene, in varie riprese, ferito tanto che rientra in famiglia in condizioni precarie di salute.

Alla chiamata della sua classe, risponde, certo di ottenere l’esonero sanitario, invece, dopo una degenza di una settimana in ospedale militare, viene arruolato di forza e inviato in zona di operazioni.

Nel luglio ‘44 viene prelevato e, dopo un periodo di quarantena, incorporato nella 1° Brigata Osoppo. Diventa perzioso (sic! prezioso n.d.r.), per le sue doti di calma e sangue freddo nel pericolo ed effettua numerosi colpi di mano contro macchine e persone; a queste azioni ardite egli era portato più che dalla fede o dalla convinzione, dall’esigenza del suo carattere. Durante uno di questi atti (contro lo squadrista T […] il 20/7/1944) viene catturato, imprigionato e, in seguito, internato per la Germania. Durante il viaggio, riesce però a fuggire e si pipresenta (Sic! ripresenta n.d.r.) al comando dove è trattenuto fino ad espletamento dell’inchiesta, essendo risultato non perfettamente chiaro il suo comportamento in carcere.

Viene però assolto es assegnato al Btg Guastatori dove prende parte alle numerose azioni di sabotaggio, comportandosi sempre con molto coraggio.

Dopo il rastrellamento di fine settembre lavora in pianura e qui accanto ad atti di bella generosità ed iniziativa registriamo smargiassate che intimorivano la popolazione civile; richiamato più volte con scarso risultato.

Alla fine di novembre uccide per ragione di donne un giovane, attendendolo all’incrocio di una strada di campagna al buio e freddandolo con due colpi di pistola a bruciapelo.

Raccontando poi di aver trovato un cadavere sulla strada, per far perdere la traccia dell’uccisore, e ciò con calma e serenità sconcertanti. Viene però scoperto e processato; tenta di negare ma infine confessa. Viene condannato a morte. Ascolta, rassegnato la sentenza, scrive ai familiari ed ai suoi comandanti fieramente, ma senza rancore, ed ha parole di incitamento per tutti i presenti. Si confessa e si comunica.

Venuto il momento di partire per il luogo dell’esecuzione, dopo essersi raccolto in preghiera, di alza sereno e dice ai compagni: “Ed ora sono pronto; andiamo pure.” Lungo la strada assicura pure il Cappellano Militare che lo accompagna, che egli non serba rancore per alcuno e che dal Cielo continuerà a pregare per la sua Brigata. Ai compagni ripete: “Sempre avanti, senza tentennamenti o scoraggiamenti sino alla Vittoria”.

Chiede di poter ordinare il fuoco del plotone. Sul luogo dell’esecuzione vuole un ‘ultima benedizione, poi abbraccia e bacia tutti i compagni presenti.
Riordina il plotone: si mette dinanzi ad esso, ponendosi le mani sui fianchi. Rivolge un ultimo saluto a tutti i presenti e grida: “Fuoco”.
Case esanime ed il chiarore della luna illumina la sua faccia cerea, rimasta nell’atteggiamento calmo e sereno di chi dorme placidamente. Sono le ore 22. 30 del 30 novembre 1944.

CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ GRUPPO BRIGATE OSOPPO DELL’EST.

Enea.

Per la veridicità e l’autenticità di quanto sopra.

Z.O. 2/2/1945.

Il Delegato Politico Enea.                                               Il Comandante Bolla».

Il documento riporta pure il timbro rotondo in inchiostro azzurro: CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ – BRIGATA OSOPPO FRIULI.

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Questo sta ad indicare che Bolla ed Enea stavano, in quel periodo, pure sistemando documenti, del tutto ignari di ciò che sarebbe potuto avvenire pochi giorni dopo, e che Gastone Valente era allora a Topli Uorch. Le firme sono in penna (forse stilografica) ad inchiostro nero ed autografe. Si precisa che non era la prima volta che Enea sostituiva Paolo/Berzanti come delegato politico al fianco di Bolla. Si ricorda che Bolla, il romano Francesco De Gregori, zio del famoso cantante che porta il suo nome, era un capitano effettivo dell’Esercito Italiano, organizzatore della Resistenza fin dal suo sorgere, che aveva dovuto allontanare da Udine la famiglia perché non subisse possibili angherie da parte dei nazisti occupanti e che era attivamente ricercato dagli stessi per la sua attività partigiana. Gastone Valente, laureatosi a Torino dopo aver frequentato il liceo Marinelli, ‘Filantropo, benefattore, combattente per la libertà’, come recita la lapide a ricordo, del P d’A e sottotenente di complemento degli autieri, (5) era, presumibilmente, pure persona più adatta di Alfredo Berzanti a trattare con sloveni e garibaldini, e ben si poteva prestare, in alcune situazioni, ad affiancare De Gregori. Ma questa è solo una mia impressione ricavata da alcune letture.

Questo è quindi il mio ulteriore contributo documentato al dibattito iniziato da Paolo Strazzolini, che riporta sue mere opinioni. 

Laura Matelda Puppini.

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(1)   Il titolo del mio articolo è: su www.nonsolocarnia.info: L.M.P. Risposta alla domanda di Strazzolini: “Ma dove si trovavano Berzanti e Lizzero” nell’inverno 1944-45?  ed è stato pubblicato il 15 maggio 2023. Sul sito www.storiastoriepn.it è stato pubblicato senza le mie inziali e con analogo titolo ma poi precisando l’autrice: Laura Matelda Puppini, il 17 maggio 2023.

(2) Il secondo intervento di Strazzolini è stato pubblicato dal ‘Messaggero Veneto’ il 14 giugno 2023, e riportato poi da Sergio Zilli come commento al mio: “Risposta alla domanda di Strazzolini: “Ma dove si trovavano Berzanti e Lizzero” nell’inverno 1944-45?” su storiastoriepn.it.

(3) La mia risposta a quanto scritto da Strazzolini e riportato da Zilli, si trova ivi.

(4) Giorgio Gurisatti (Ivo) nel verde la speranza, A.P.O., Ud, 2003, p. 71.

(5) https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/04/21/news/lapide-e-un-libro-in-memoria-di-gastone-valente-enea-1.13341773.

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L’ immagine che accompagna il testo è quella che si trova al suo interno. L.M.P.

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