Io credo che questa destra, che è legata mani e piedi agli Usa, ora come allora, alla Ue e via dicendo, dopo aver preso voti nelle periferie romane all’urlo via Draghi per poi, preso il potere, esserne una versione peggiorativa, e per la quale non pare serva sapere, prima di parlare, ma alla quale pare che basti solo riempirci di parole, abbia in Ignazio La Russa, avvocato e non storico, un suo degno rappresentante. Egli è riuscito ancora una volta a far pubblicare la sua immagine ed a far scalpore per una sua versione simil fiabesca della storia di via Rasella e fosse Ardeatine (1) urlata ai quattro venti, come ha urlato ai quattro venti il suo desiderio di non partecipare al 25 aprile, dando ai ‘giornaloni’ la notizia mesi prima. Ma questo poteva andar bene per qualcosa di meramente propagandistico e presuppone una visione soggettivo- centrata su sè stessi, ove la scienza non esiste più e neppure quel ruolo istituzionale che però tante altre volte viene poi rivendicato. Un risultato però l’avv. La Russa (che da anni manteniamo con i nostri soldi a suon di forse 20.000,00 euro al mese come gli altri)  lo ha raggiunto: quello di apparire, unico possibile in questo caso, in quanto la storia non si può riscrivere quando è fondata su documenti storici. Insomma, tanto per capirci, io non posso svegliarmi la mattina e dire che Troia non è mai stata distrutta, che i Romani non hanno mai conquistato la Gallia, che Luigi XVI non fu ghigliottinato e via dicendo. E così non si possono sparare favole su via Rasella e le fosse Ardeatine.

Inoltre io penso, e mi scusi La Russa ma è così, che di ben altri problemi debba interessarsi il Presidente del Senato, seconda carica dello stato, che non paghiamo per giocare a chi la spara più grossa in questo momento storico così difficile per l’Italia: con spese militari incombenti imposte da terzi, i prezzi dei generi alimentari che stanno aumentando a dismisura e quelli energetici che vanno su e giù, con i cambiamenti climatici in corso, la siccità che imperversa, il mercato immobiliare allo stallo, il sistema bancario in bilico, la Ue che vuole tutto e subito e l’Italia che va a rotoli. Presidente del Senato La Russa, su questi temi vorremmo, da cittadini fieramente italiani che Lei parlasse, non su fatti storici già chiari. Nel merito dei nostri attuali problemi, per cortesia, ha qualcosa da dirci?

Poi sui  fatti di via Rasella e le ‘Fosse (cave) Ardeatine’, avvocato, ci sono volumi, documenti, filmati c’ è persino materiale al Quirinale che magari potrebbe consultare, una volta tanto. E così si trovano sintetizzati per l’archivio del Quirinale questi fatti nel presentare un filmato divulgativo di Gianni Bisiach: «23 marzo 1944, Roma viene quotidianamente attraversata da un plotone di soldati tedeschi cantando provocatoriamente. Giorgio Amendola ordina ai Gap di colpirli. A via Rasella esplode un carretto dell’immondizia uccidendo 32 tedeschi. Vengono rastrellati 335 italiani che saranno uccisi dalle SS nelle Cave ardeatine. Gianni Bisiach intervista nel 1977 i colonnelli Kappler e Dollmann che si rimpallano la responsabilità. Kappler sarà l’unico a pagare con l’ergastolo. I patrioti romani continueranno a combattere fino al 4 giugno (1944 ndr) quando gli americani libereranno la città. (https://archivio.quirinale.it/aspr/gianni-bisiach/AV-002-000382/23-marzo-1944-via-rasella-e-fosse-ardeatine).

Allora erano vivi Kappler e Dollmann, intervistati da Bisiach, e nessuno disse mai che erano morti in via Rasella 4 semi pensionati che formavano una banda o che ne so, come pare abbia sostenuto La Russa, e cosa era accaduto allora coincideva nella ricostruzione nazista e gappista, ma Kappler disse che lui c’era sì, ma aveva obbedito agli ordini. Il mio consiglio a Ignazio La Russa, di tre anni più vecchio di me, è che entri in rete, vada al riferimento indicato e si guardi almeno il filmato.

All’archivio del Senato, poi, giacciono gli atti giudiziari di un processo intentato dai parenti delle vittime a partigiani, Cln romano etc. per avere risarcimenti, nel 1949 all’ indomani della vittoria della Dc. (https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/rosario-bentivegna/IT-SEN-017-000040/via-rasella). A sostegno degli accusati si schierarono vari partiti politici (tra cui il Pci e il Partito d’azione) ed insigni giuristi come Alessandro Galante Garrone e Domenico Riccardo Peretti Griva. Il 9 giugno 1950, la I sezione civile del Tribunale di Roma, rifiutò ogni richiesta di condanna dichiarando che l’attacco di Via Rasella si “inquadra[va] nella Resistenza e nella lotta partigiana”. L’azione era quindi legittima anche secondo il diritto internazionale (Convenzione dell’Aja del 18 ottobre 1907 e Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949).
La Corte d’appello di Roma, il 5 maggio 1954, confermò integralmente la sentenza di primo grado.
La sentenza fu, infine, confermata dalla Corte suprema di cassazione, il 9 maggio 1957 che rigettò il ricorso dei famigliari delle vittime, sconfessando ogni ipotesi d’illecito a carico dei partigiani e destituendo da ogni fondamento giuridico la pretesa legittimità della rappresaglia tedesca»
. (Ivi). Gli atti del processo si trovano appunto nell’ archivio del senato.

Io spero, in sintesi, che il dott. avv. Ignazio La Russa inizi ad occuparsi non di storia della seconda guerra mondiale, che non è di sua competenza, ma dei problemi del popolo italico e dello Stato, che non sono pochi. E a dichiarazioni del genere di quelle del dott. La Russa su fatti assodati, sarebbe opportuno rispondere con un “Non ti curar di lor ma guarda e passa …” o meglio, come scrisse il grande Alighieri: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” (Inf. III,51), solo che c’è un piccolo particolare. Questo Signore che parla è la terza carica dello Stato. Poi, da quanto si sa, ha fatto marcia indietro, ma vivaddio mica potremo andare avanti così! Per il 25 aprile, se ci andrà o no, pur essendo una festività nazionale, La Russa ci lasci sfogliare la margherita, almeno ci rilassa i nervi, con lo stress che la vita comporta. E se erro, lettori miei correggetemi, e dico pure che non intendo offendere nessuno ma solo scrivere un paio di mie considerazioni su una dichiarazione ufficiale che ha riempito i giornali.

Laura Matelda Puppini

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(1) Qui di seguito propongo la breve sintesi dei fatti dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea.

In merito alle dichiarazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa l’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea -, per rispetto alla verità storica, dichiara:
L’ attacco partigiano di via Rasella fu un legittimo atto di guerra condotto contro una pattuglia di poliziotti altoatesini appartenenti al terzo battaglione Bozen.
Il Polizeiregiment Bozen comprendeva tre battaglioni, si era formato nel settembre 1943, subito dopo che i Tedeschi, a seguito dell’armistizio, avevano costituito l’Operationszone Alpenvorland, (Zona di Operazione delle Prealpi), che comprendeva le province di Belluno, Trento e Bolzano.
La maggior parte dei suoi membri, a seguito della opzione del 1939, avevano preso la cittadinanza tedesca. Il battaglione Bozen non era una banda musicale ma un battaglione di polizia armato di pistole mitragliatrici e bombe a mano, che stava ultimando il suo addestramento.
L’età media dei componenti era sui 35 anni (avevano un’età dai 26 ai 42 anni), quindi certamente non delle giovani reclute ma neppure dei semi pensionati.
È bene ricordare che gli altri due battaglioni del reggimento Bozen erano stati subito impiegati in funzione anti-partigiana in Istria e nel Bellunese, dove si erano resi autori di stragi.
Il battaglione oggetto dell’attacco di via Rasella è stato successivamente impiegato in Italia i  funzione anti-partigiana.
A seguito dell’attacco i Tedeschi fucilarono alle Fosse Ardeatine 335 fra antifascisti, partigiani, ebrei, detenuti comuni. Le liste furono compilate con l’aiuto della Questura di Roma. L’ordine di fucilazione fu eseguito prima della pubblicazione del comunicato emanato dal comando tedesco della città occupata di Roma alle 22,55 del 24 marzo 1944.
Per tale atto il Questore di Roma, Pietro Caruso, fu condannato a morte dall’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo. La sentenza fu eseguita il 22/9/1944.

Milano, 1° aprile 2023.

Il Presidente Paolo Pezzino con tutti gli organi direttivi, i collaboratori e le collaboratrici dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea». (Comunicato giuntomi da: Ifsml). 

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L’immagine che accompagna l’articolo è una foto d’epoca, ha autore ignoto, ritrae “I resti dei militari del Polizeiregiment “Bozen” caduti nell’attentato di via Rasella allineati sul ciglio della strada” ed è tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_di_via_Rasella#/media/File:Attentato_di_via_Rasella.jpg. L. M.P.

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/04/Attentato_di_via_Rasella.jpg?fit=800%2C496&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/04/Attentato_di_via_Rasella.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSTORIAIo credo che questa destra, che è legata mani e piedi agli Usa, ora come allora, alla Ue e via dicendo, dopo aver preso voti nelle periferie romane all'urlo via Draghi per poi, preso il potere, esserne una versione peggiorativa, e per la quale non pare serva sapere, prima...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI