Non sento per nulla questo Natale.

Non sento per nulla questo Natale, ripieno di morti e di guerre, su cui domina la strage ed ormai direi genocidio dei palestinesi, uccisi a migliaia, fra cui 7000 bambini sinora, condotto per mano ebraica con sostegno armato americano, palestinesi cacciati dalla loro terra e dalle loro case sventrate. Perché ormai ciò che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti, ed il cinismo di chi giustifica tutto questo, ed ancora di più di chi vuole poi costruire ville nei territori ove ci furono le case altrui, grida vendetta contro Dio e ci parla del mondo moderno e che verrà, se la finanza dominerà sull’etica, più di altro.

Dio non abita più qui, ed in Israele anche i 10 comandamenti di Mosè sono stati dimenticati in nome di un nuovo reale comandamento: fai quello che ti pare ed uccidi, ferisci, fai morire di fame, sete, stenti e malattie chi ti pare, basta che sia palestinese o abiti nella striscia di Gaza, senza discriminazione alcuna. Oddio, penso fra me e me, pare proprio che il popolo ebraico sterminato dai nazisti in modo efferato, ora abbia sposato le teorie hitleriane! Ma se erro, vi prego, correggetemi. E che dire, poi, del piano unilaterale di spostare tutti i paleatinesi in Egitto, nella penisola del Sinai, di cui si sa solo ora? Non è forse un discorso di pulizia etnica? E non a caso anni fa, per la precisione nel 2008, Ilan Pappé, storico israeliano,  ha scritto un volume intitolato: “La pulizia etnica della Palestina”.

E non a caso, il grande Romano Marchetti, intellettuale, mazziniano e partigiano, vista la politica dei governi israeliani verso i palestinesi, si rifiutava di acquistare qualsiasi prodotto provenisse da quello Stato. Ma quando altri iniziarono a fare così, in Italia apriti cielo, ancora un po’ venivano messi in carcere, non si sa con quale motivazione. Infatti io compro con i miei soldi cosa voglio, in un mondo liberista, e nessuno mi può vietare di dire perché scelgo un prodotto invece che un altro. Non solo: vi è chi sostiene che esiste “Il diritto di boicottare Israele” come intitola un testo a cura di BDS Italia, datato marzo 2018, leggibile in: https://sci-italia.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/03/DOSSIER-sul-DIRITTO-DI-BOICOTTARE-ISRAELE-mar-2018.pdf.

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Israele pare aver dimenticato i 10 comandamenti e non si sa che Dio preghi ora.

Ma riprendendo il discorso sull’oggi, proprio la comunità ebraica di Bologna, nel ricordare e commentare i 10 comandamenti, scrive che “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano”, che significa pure che «Combattere guerre che arbitrariamente e contro ogni logica, vengono dichiarate sante e condotte in nome di quel Dio che ci ha insegnato: “non uccidere” è blasfemo» (1); e che «Non attraverso la guerra e le imposizioni si ottiene il ritorno a Dio, ma attraverso l’insegnamento e l’attuazione di una società più giusta e rispettosa dei diritti e della cultura degli altri». (2).

Inoltre Israele viola palesemente pure il quinto comandamento che così recita: «Non uccidere» ed anche il nono ed il decimo che così recitano: «Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo» e «Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo» (3), e quindi neppure la terra su cui abitano i palestinesi. Inoltre proprio in nono comandamento vieta di narrare falsità verso il prossimo e tale è la narrazione che ogni palestinese è un potenziale terrorista, e quindi vanno tutti eliminati, neonati compresi, senza bisogno della ‘rupe Tarpea’. Ed anche quando ho visto quei bimbi tolti dalle incubatrici, distrutte, mi sono chiesta come avrebbero potuto vivere al di fuori di quel ‘nido artificiale’ in cui erano stati posti per salvaguardare la loro vita ed integrità. Poi sono spariti dagli schermi e nulla sappiamo di loro.

Ma ormai forse è valida anche per gli ebrei la frase che sentii pronunciare dal grande Raniero La Valle al Balducci di Zugliano: «Dio è stato gettato fuori da Gerusalemme e gli sono state chiuse dietro le porte della città» che, se pur riferita ad altro contesto ed alla società occidentale tutta, ben si presta ora ad essere applicata per la politica di massacro dei palestinesi, (portato avanti, pare, con sostegno parziale dei soliti Usa che hanno fornito e forniranno le armi allo Stato ebraico) nella striscia di Gaza da quello che si è sempre considerato “il popolo eletto” di un Dio che però sembra ora abbiano cacciato per propria scelta, insieme ai suoi comandamenti.

Ed ancora questo si legge sul testo della comunità ebraica di Bologna: «I comandamenti sono di fatto il compendio di tutto quanto la Torah ci insegna. E la Torah potrebbe anche essere riassunta in tre parole: amore, giustizia, insegnamento». (4).

Ma quali insegnamenti della Torah stanno seguendo in Israele, quali stanno applicando Netanyahu ed il governo monocamerale di quello Stato che ricorda giustamente i suoi morti ma crea migliaia di nuove vittime innocenti, e caccia da case e paesi un popolo intero?

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A Gaza “Dio piange con gli occhi dei bambini”, è frase di don Gabriel Romanelli che narra che ….

La frase del titolo di questo articolo: a Gaza “Dio piange con gli occhi dei bambini” non è mia ma di padre Gabriel Romanelli, argentino, cattolico, parroco della parrocchia latina di Gaza, dedicata alla Sacra Famiglia, nella cui chiesa e strutture adiacenti hanno trovato rifugio 600 persone di religione cristiana, cacciate dagli israeliani. Padre Romanelli vorrebbe essere tra queste persone, nella sua parrocchia, ma è bloccato a Betlemme, e gli israeliani non permettono ad alcuno di muoversi.

I racconti che gli giungono sono raccapriccianti. «Bombardamenti continui, pannelli solari distrutti, contenitori di acqua sui tetti inutilizzabili, la mancanza di cibo e ora anche la pioggia che sta allagando alcuni ambienti dove gli sfollati abitualmente passano la notte». (6). E Israele continua ad uccidere inermi, come è accaduto nella parrocchia della Sacra Famiglia da parte di cecchini ebrei che hanno tolto la vita a due donne innocenti che dovevano andare a fare pipì, e inermi sono i quasi due milioni di palestinesi cacciati dalle loro terre e case, e i quasi ventimila uccisi sempre da truppe israeliane o da coloni israeliani che, dopo essersi impossessati di terre altrui, non da ora attaccano e bastonano i palestinesi di Cisgiordania, oltre che sparare su di loro, mentre cercano di raccogliere, sui loro oliveti,  le olive, loro alimento. Ma questo non fa che ricordare quanto avvenne nell’Africa Orientale conquistata dal fascismo italiano: infatti allora ad agricoltori italiani fu affidato il compito di colonizzazione delle terre abitate da secoli da popolazioni autoctone. (Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Africa_Orientale_Italiana).

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Tacciono i rabbini, parla solo Papa Francesco. 

Non abbiamo sentito levarsi voce di rabbino alcuno contro questo genocidio, mentre Papa Francesco, appena ripresosi dalla malattia, alla folla assiepata a San Pietro, all’ Angelus di domenica 17 dicembre 2023, ha detto: «Continuo a ricevere da Gaza notizie molto gravi e dolorose […]: civili inermi sono oggetto di bombardamenti e spari. E questo è avvenuto persino all’interno del complesso parrocchiale della Santa Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie, bambini, persone malate con disabilità, suore”. 
“Una mamma e sua figlia, la signora Nadha Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton sono state uccise e altre persone ferite dai tiratori scelti, mentre andavano in bagno – ha ricordato. È stata danneggiata la casa delle suore di Madre Teresa, colpito il loro generatore. Qualcuno dice è il terrorismo: è la guerra. Sì, è la guerra, è il terrorismo. Per questo la scrittura afferma che Dio fa cessare le guerre, rompe gli archi e spezza le lance. Preghiamo il signore per la pace”». (7).  

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E così narra padre Gabriel su ciò che sta accadendo a Gaza.

E così continua padre Gabriel, parroco della ‘Sacra Famiglia’ in Gaza. «Vedo le foto che mi mandano e Gaza è irriconoscibile. Solo macerie. Ma questo non ci impedirà di vivere il Natale”. Come consuetudine, proprio in questi giorni, la parrocchia latina di Gaza avrebbe dovuto ricevere la visita natalizia, quest’anno la prima da cardinale, del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa. La guerra in corso ha bloccato tutto». (8). La vita di tutti, nella striscia, si è fermata, ed alla quotidianità, seppur penosamente vissuta, si è sostituito il terrore.

E questa sarà la richiesta a Dio per il Natale di padre Gabriel e della comunità della Sacra Famiglia: «Il dono che chiediamo in questo Natale […] è una vera tregua, un cessate-il-fuoco permanente. Ogni giorno in più di guerra significa morte, distruzione, feriti, dolore, odio. Pregheremo perché le armi tacciano, perché i feriti e i malati vengano curati, perché i prigionieri e gli ostaggi vengano tutti rilasciati. Chiediamo che gli aiuti arrivino a tutti, anche al nord, dove sono rimasti 400mila abitanti che non hanno più niente. Nelle precedenti guerre qualcosa in piedi restava, mi riferisco a negozi, ospedali, scuole, luoghi di svago. Adesso ci sono solo macerie”. […]  “oltre 18mila vittime palestinesi, più di 1200 quelle israeliane, 50mila feriti palestinesi e oltre 5400 israeliani, più di 7700 bambini uccisi». (9).

Ed ancora, sempre padre Gabriel: «dobbiamo chiedere a Dio la forza di ricostruire e di credere che sarà possibile. Altrimenti i 2,3 milioni di gazawi (10) dove andranno, cosa faranno, come vivranno? La comunità internazionale non li può abbandonare». (11).  Ed ormai, continua il parroco argentino, «L’altare di Gaza non è solo di pietra ma è tabernacolo vivente». (12).

E mentre Israele spara, uccide, sradica ed annienta un popolo intero, quasi portando la già ingarbugliata situazione verso una “soluzione finale”, la comunità cristiana di Gaza, finché potrà ancora farlo, prega e pregherà Dio per la pace e la giustizia.

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A Gaza tutti soffrono, il dolore non distingue tra cristiano, ebreo, druso, musulmano, credente o non credente.

Anche i pochi cristiani rimasti a Gaza sarebbero tentati di spostarsi, racconta padre Gabriel, e sono poco più di 1000, e fra questi solo un centinaio sono cattolici, mentre in Gaza 2,3 milioni di persone sono di religione musulmana. Ma «Da qui viene la forza di testimoniare la nostra fede attraverso la carità verso tutti, senza distinzioni di fede, con le opere nel campo scolastico, sanitario, sociale, dando speranza a tutte queste persone che da oltre 16 anni vivono nella prigione più grande del mondo che è Gaza. Ci sono tantissime famiglie musulmane che vivono nelle vicinanze della parrocchia e che cerchiamo in qualche modo di aiutare». (13).

«Lo scorso ottobre – ricorda […] – abbiamo ospitato oltre 2500 sfollati nella scuola della Sacra Famiglia nell’area di Rimal. Tutti soffrono, il dolore non distingue tra cristiano, ebreo, druso, musulmano, credente o non credente. I gazawi non devono essere dimenticati dopo questa guerra […]. La forza per fare questo ci viene dalla fede in Gesù. Non è facile perché a volte – ammette – siamo tentati dalla ricerca di un luogo più sereno dove stare ma bisogna rimanere vicino alla gente che soffre». (14).

«Perché anche a Gaza Dio piange, piange con gli occhi dei bambini rimasti orfani, di coloro che hanno perso i loro arti, dei tanti che hanno perso la libertà. In questa missione i cristiani di Gaza godono del sostegno quotidiano di Papa Francesco, del patriarca, card. Pierbattista Pizzaballa, e di centinaia di migliaia di persone, cristiane e non, che invocano pace e giustizia». (15).

E così conclude il suo articolo Daniele Rocchi: «Padre Romanelli non si ferma al Natale ma invita a guardare alla Sacra Famiglia – “Gaza è Terra Santa, da qui passarono Gesù Giuseppe e Maria per fuggire in Egitto dopo l’editto di Erode – e agli Innocenti martiri (28 dicembre). La nascita di Gesù è segnata dalla Croce. Ogni essere umano è nato per vivere, Gesù nasce per morire e poi risorgere. In ogni innocente morto vediamo soffrire Gesù. Per questo lo vogliamo consolare, difendere, pregare. Ogni essere umano è creato a immagine di Dio. In questo Natale ci sono decine di migliaia di innocenti che piangono e che attendono di essere consolati. Preghiamo allora per il dono della pace». (16).

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Considerazioni finali e personali.

Faccio mie queste considerazioni per il Natale, firmandole e pubblicandole sul mio sito  perché sono stata educata nella religione cristiana, i cui principi non ho mai abbandonato, e ascoltavo i sacerdoti, fra cui il bravissimo don Arrigo Codarini, catechista, poi andato ad insegnare al seminario di Castellerio, parlare anche della Bibbia e del popolo ebraico. E molto ho imparato sulle feste e religione ebraiche anche da Annalisa Candido, mia figlia, per esempio sul festa di Channukkà già citata nel commento all’articolo precedente su questo tema, intitolato: Fedriga, i palestinesi, ed uno strano concetto di democrazia. Non solo: ella ha scritto pure l’interessantissimo testo intitolato: “Dalla xenofobia alla discriminazione religiosa e razziale, alla schiavitù, all’olocausto”, leggibile in: www.nonsolocarnia.info.

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Ma ora penso che davvero il popolo di Israele abbia abbandonato il suo Dio ed i Comandamenti che Jahvè ha dato a Mosè sul monte Sinai, e che il: “non avrai altro Dio all’infuori di me” (17) sia finito in disuso, sostituito dal Dio del denaro, della sicurezza che porta all’annientamento totale di altri, percepiti come avversari, dove ogni palestinese, anche infante, è vissuto come un potenziale possibile terrorista, dell’arricchimento sulle spalle altrui, così a Gaza, quando la mattanza sarà finita, qualche abbiente ebreo potrà infine farsi la sua villa al mare. E questo nel tempo della festa della riconsacrazione del tempio, della festa della luce, che ormai si è trasformata in buio e tempesta portata dalla mano armata di Israele che uccide innocenti e profana con le armi luoghi sacri, di rifugio e cura, scuole, ospedali, sedi Onu portando distruzione e morte. O tempora o mores.

Pensiamo anche a questo a Natale non solo a Santa Claus, doni ed alberi addobbati. Ed uniamoci alla preghiera di Papa Francesco e di don Gabriel e della sua parrocchia allargata. Per il piano ebraico, post 7 ottobre 2023, di spostare in Egitto ogni palestinese non massacrato e sfuggito alla fame, alle piogge, alla sete, cfr. https://www.today.it/mondo/striscia-gaza-piano-intelligence-israele-spostare-palestinesi-sinai.html. Ivi si legge che, il 13 ottobre 2023, sarebbero state formulate tre opzioni da parte di Israele per chei fare della popolazione palestinese, «con un’analisi costi benefici dettagliata che definisce l’alternativa migliore per gli interessi dello Stato ebraico: evacuare 2,3 milioni di palestinesi dalla Striscia. Il documento pubblicato da Mekomit è lungo dieci pagine ed è datato 13 ottobre. Su ogni foglio c’è il logo del Ministero dell’Intelligence guidato dalla ministra Gila Gamliel del partito Likud. Un funzionario del ministero in questione ha confermato che si tratta di un documento autentico, distribuito al sistema di sicurezza per conto della Divisione Politica del Ministero, e che “non avrebbe dovuto raggiungere i media”». Ma anche ‘Limes’ intitola un articolo: “Per gi Isrealiani il destino dei Palestinesi è nel Sinai. (18).  Ma hanno chiesto qualcosa all’ Egitto, a cui appertiene il deserto del Sinai? Macché, fanno tutto loro. Ma ditemi un po’ voi … Ed alte si sono levate pure le voci del cardinale Zuppi, che ha detto che, a Gaza questo «È il Natale di Erode» (19), e e del card. Pierbattista Pizzaballa che così ha parlato: «A Betlemme a Natale […] non ci saranno luci. Non ci saranno manifestazioni di Natale perché non ha molto senso oggi fare festa quando ci sono persone che muoiono continuamente ogni giorno. Sarà un Natale meno festoso. In questo mare di odio, violenza, rancore e sfiducia abbiamo bisogno che Gesù bambino risvegli anche nei cuori più duri il desiderio di voltare pagina». E questi uomini di chiesa certo non sono pro Hamas. E con queste parole chiudo questo testo dedicato al Natale, scritto senza voler offendere alcuno.

Laura Matelda Puppini

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  1. https://www.comunitaebraicabologna.it/it/cultura/abc-del-giudaismo/130-i-dieci-comandamenti.
  2. Ibidem.
  3. Ibidem.
  4. Ibidem.
  5. Daniele Rocchi, Natale a Gaza. Padre Romanelli (parroco): “Qui Dio piange con gli occhi dei bambini”, in: https://www.agensir.it/mondo/2023/12/16/natale-a-gaza-padre-romanelli-parroco-a-gaza-dio-piange-con-gli-occhi-dei-bambini/
  6. Ibidem.
  7. https://www.rainews.it/video/2023/12/papa-ricorda-le-due-donne-uccise-in-parrocchia-gaza-sacra-famiglia-b6f1b617-fba3-43a3-82b5-701d8637dff4.html.
  8. Daniele Rocchi, Natale a Gaza, op. cit.
  9. Ibidem.
  10. Il termine ‘gazawi’ indica tutti coloro che sono nativi od originari di Gaza o vivono a Gaza. 11
  11. Daniele Rocchi, Natale a Gaza, op. cit
  12. Ibidem.
  13. Ibidem.
  14. Ibidem.
  15. Ibidem.
  16. Ibidem.
  17. Frase presa dalla canzone di Fabrizio De André “Il testamento di Tito”.
  18. https://www.limesonline.com/cartaceo/per-gli-israeliani-il-destino-dei-palestinesi-e-nel-sinai.
  19. https://www.dire.it/18-12-2023/994054-il-cardinale-zuppi-a-gaza-strage-degli-innocenti-e-il-natale-di-erode/.
  20. https://www.agensir.it/quotidiano/2023/12/20/striscia-di-gaza-card-pizzaballa-a-tg2000-abbiamo-contatti-con-esercito-israeliano-hanno-ammesso-i-fatti-serve-nuova-leadership/.

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L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta Gesù Bambino che nasce fra le macerie di Gaza indossando un kefiah palestinese, ed è tratta da: https://www.ilgiornaleditalia.it/video/esteri/556913/nativita-con-kefiah-e-macerie-il-presepe-in-una-chiesa-di-betlemme.html. L.M.P.

 

 

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