Sui pronto soccorso …. Sempre pieni …. E su quei presidi ospedalieri che non si sa cosa siano… sul personale medico e infermieristico insufficiente ed altro ancora
Scegli il tuo ps. l’ultima trovata di Maria Sandra Telesca
Io non sarei riuscita a pensare, neppure seduta sul water in una giornata di stitichezza….
Io non sarei riuscita a pensare, neppure seduta sul water in una giornata di ostinata stitichezza, di cui peraltro non soffro, di far scegliere il pronto soccorso fra quelli regionali, distanti anche chilometri e chilometri, via cellulare, peraltro moderno, alla popolazione del Fvg grazie ad un programma App, come da nuova pensata dell’assessore M.S. Telesca, mai eletta dalla gente. Ma questo si legge, ahimè, sul Messaggero Veneto del 24/11/2014, regalatomi subito, in questo caso, visto il mio interesse per l’argomento, prima della sera inoltrata, da un’esercente angosciata, che mi spiegava che Lei non sarebbe mai riuscita a fare una cosa del genere. Ma si immagina detto Assessore, con i nostri soldi pagato, un infartuato, uno che soffre di dolori fortissimi all’addome od ai reni, od uno che si è fratturato qualcosa, un anziano… che si mette a utilizzare il cell o l’iPad, ammesso li abbia, per scegliere un pronto soccorso? E se il p.s. mezzo vuoto si trovasse a Trieste e la persona abita a Tarvisio? Non sarebbe più utile a tutti lasciar aperti e funzionanti i ps di Gemona e Cividale 24h su 24h? E le ambulanze dove si dovrebbero recare? Ed il problema del trasporto come lo risolverebbe l’assessore? Io credo, francamente, che i medici dovrebbero chiarire qualcosa all’amministrativa Telesca, prima che sanità e salute in fvg. affossino insieme. Inoltre è duro constatare come si taglino, all’urlo non vi è più denaro, servizi essenziali e si paghi l’Insiel per servizi di questo genere, senza volerne a nessuno, naturalmente, ma sulla base della politica della buona massaia. Aggiungo poi che mi è parso che si stia iniziando a smantellare l’ospedale di Gemona, pure confortevole ed a misura d’uomo anche negli spazi d’attesa ambulatoriali, spostando i medici sempre più a Tolmezzo, e senza capire quali alternative si propongano ai pazienti. Pura sensazione o realtà?
(Prima pubblicazione con titolo: Scegli il tuo ps. l’ultima trovata di Maria Sandra Telesca sul sito: La Casa del popolo di torre, http://www.casadelpopolo.org/ 25 novembre 2014).

A ciò aggiungo i problemi dati ai pronto soccorso Gemona – Tolmezzo dal sistema informatico. Da che ho sentito e visto di persona, computer possono non accendersi, il caricamento dati in certi momenti è lentissimo, facendo perdere tempo prezioso al personale medico ed infermieristico, il sistema informatico regionale si apre, pare, solo alle 8 del mattino, il trasporto campioni per laboratori fa perdere altro tempo prezioso.  Inoltre sciatori possono riempire i pronto soccorso in stesso orario spostando di fatto quanto visto prima con i pad.

Su quei presidi ospedalieri che sono, non solo per il Ministero, dei no – sense … e su quegli ospedali soppressi dalla riforma della sanità Marcolongo-Telesca.

Leggo sul Messaggero Veneto di oggi, 2 gennaio del 2015, con vero stupore, gli articoli intitolati: “Fvg, Roma declassa quattro ospedali”, e “Ma la Regione si oppone: «Non cambieremo nome»”, ambedue di Anna Buttazzoni, da cui apprendo una notizia che mi era sfuggita. E passo subito a questa. L’assessore Maria Sandra Telesca sostiene la bontà del termine “Presidi ospedalieri” per i da lei soppressi ospedali di Gemona, Cividale, Maniago e Sacile, perché avranno qualche posto letto, per esempio 8 o più, non è chiaro, per acuti, udite, udite, gestiti dai medici di famiglia, che sono quelli di base, che sono quelli di medicina generale, che sono quelli sulla cui associazione per coprire le 24 h si basa la riforma, associazioni mai create. E come potrebbero fare a gestire anche acuti, con 1500 pazienti a testa, senza guardia medica, dovendo coprire ampi territori? E con che strumenti, mancando a detti e cosiddetti “presidi ospedalieri” il laboratorio analisi, la farmacia, ecc.? Che aborto è mai questo? Per fortuna che la gente di Gemona, per fare un esempio, ha capito che un ospedale o è tale o non lo è più, e lotta per il mantenimento del San Michele. E per fortuna che lo ha capito anche il Ministero, che pare non sappia che pesci pigliare davanti alla terminologia della riforma Telesca, nel caso specifico. Perché quello che la dott. Telesca sembra non capire è che un termine definisce una struttura all’interno del sistema sanitario ancora nazionale, e che la creatività, in campo di organizzazione della sanità, su di un territorio, è preferibile sia messa nel cassetto.
Inoltre, dai 2 articoli, sembra che la dott. Telesca, come il solito, non voglia ammettere mai la lacunosità della “sua” riforma, partorita con il dirigente Adriano Marcolongo, riforma che si presenta, come già scrissi, fortemente teorica, non calata, nella realtà situazionale e centrata su di una sanità organizzativamente virtuale. Ma l’assessore persiste ad andare avanti così, mentre gli iscritti al PD dei comuni che perderanno, per detta riforma, gli ospedali, ora incominciano ad aprire, lentamente, gli occhi.
Insomma questa riforma, secondo me, si regge su parole, parole, parole, ed è priva di concretezza e di decreti attuativi, il che non fa ben sperare.
E solo all’articolo 20, si giunge, infine, all’organizzazione dell’assistenza medica primaria, che si incentra su: le aggregazioni funzionali territoriali (AFT); la medicina di gruppo; i centri di assistenza primaria che svolgono le funzioni delle unità complesse di cure primarie; i presidi ospedalieri per la salute, tutti da creare non si sa come e non esistenti, da che si sappia, in altre parti della nazione.
Ed il comma 7 dell’ articolo 20, che dovrebbe chiarire la materia, non è meno nebuloso dato che recita: «Le forme organizzative della medicina generale sono proposte dalle Aziende per l’assistenza sanitaria e approvate dal direttore centrale salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e famiglia. Con l’attivazione delle AFT le forme di partecipazione dei medici di medicina generale alla direzione del distretto sono assunte dai coordinatori delle AFT. Le modalità di individuazione dei coordinatori di AFT sono definite dall’accordo integrativo regionale».
Inoltre, francamente, io mi sento presa in giro quando si scrive che Roma declassa i 4 ospedali, perché al comma 6 dell’ articolo 20 della riforma si legge, testualmente: «Presso le strutture di Cividale del Friuli, Gemona del Friuli, Maniago, Sacile e l’ospedale Maggiore di Trieste sono garantite, oltre alle attività assicurate dai centri di assistenza primaria, le attività residenziali di assistenza primaria realizzate in residenze sanitarie assistenziali ovvero presso gli ospedali di comunità, organizzate come indicato all’articolo 34.» Peccato che non sia chiaro cosa siano i centri di assistenza primaria e gli ospedali di comunità.
L’ art. 34 relativo alla riconversione di strutture ospedaliere, precisa, quindi che:
« 1. I presidi ospedalieri di Cividale del Friuli, Gemona del Friuli, Maniago e Sacile, nonché parte del presidio ospedaliero “Maggiore” di Trieste, sono riconvertiti per lo svolgimento di attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie. Tali presidi si rapportano, per l’erogazione dell’attività, con l’ospedale di riferimento e supportano, se necessario, le attività del medesimo.
2. Le strutture di cui al comma 1 sono denominate “Presidi ospedalieri per la salute”.
3. Presso le strutture di cui al comma 1 sono mantenuti, sotto la responsabilità organizzativa distrettuale, come specificato all’articolo 20, comma 6, tutti i servizi ambulatoriali presenti, comprese la dialisi e la radiologia tradizionale; inoltre viene assicurata la presenza di un punto di primo intervento sulle dodici/ventiquattro ore e la postazione di un mezzo di soccorso sulle ventiquattro ore.
4. Presso le strutture di cui al comma 1, oltre ai servizi distrettuali già attivi, devono essere gradualmente realizzate in collaborazione con l’ospedale di riferimento tutte le forme avanzate di assistenza primaria e di gestione della cronicità, di riabilitazione, nonché la residenzialità, in particolare riabilitativa e di lungo termine, compresi gli ospedali di comunità; tali strutture diventano anche luoghi di integrazione sociosanitaria con spazi destinati alle associazioni dei malati».
Insomma, par di capire, perché io francamente ho dei limiti di comprensione del testo di detta riforma, che gli ospedali citati verranno trasformati in cronicari con qualche fisioterapista, ed una stanza per fisioterapia, in sintesi in una mezza casa di riposo, in luoghi dove già le stesse esistono. Inoltre non è chiaro chi pagherà detto servizio.
Inoltre in questi presidi ospedalieri ci dovrebbero essere: posti per R.S.A. che ha personale infermieristico proprio ed i cui pazienti, che possono restarci solo 20 giorni, sono affidati ai medici di base, che hanno già molti altri assistiti; qualche posto di hospice, con che personale specializzato non si sa, qualche posto per acuti, tutti seguiti dai medici di base, senza strumentazione, laboratorio analisi, farmacia, oncologia, posto per elargire chemioterapici, ecc… e, magari, senza un ps notturno.
E senza i piccoli ospedali non staranno bene neppure i tre più grossi che collasseranno e si intaseranno, come già più volte ho scritto.
Ed una cosa, relativa a questa riforma, l’ha chiarita anche il ministero: questa riforma è una riforma basata sulle parole, diventata, purtroppo legge.
La configurazione dei presidi ospedalieri, come li vuole la riforma regionale, li ipotizza come strutture per malati cronici, come sono spesso di fatto gli anziani, ma senza la continuità delle case di riposo. Mio padre è stato un paio di mesi in casa di riposo a Tolmezzo, ho mia madre in casa di riposo a Moggio. Detta struttura, comunale, ha una sala per la fisioterapia, e due fisioterapisti che cercano di fare onorevolmente il loro lavoro, almeno un infermiere presente 24 h su 24, personale da appalto a cooperativa e si regge sui medici di base. Non vedo quindi in che modo si possa differenziare il presidio ospedaliero, come concepito dalla riforma regionale, dalla casa di riposo. Un problema che avevo posto è se non si potesse avere, poi, un medico solo di riferimento e di struttura nelle case di riposo.
(Prima pubblicazione su: Prima pubblicazione con titolo: Su quei presidi ospedalieri che sono, non solo per il Ministero, dei no sense, … e su quegli ospedali soppressi dalla riforma della sanità Marcolongo- Telesca , sul sito: La Casa del popolo di torre, http://www.casadelpopolo.org/ 25 novembre 2014).
Ancora sulla riforma sanitaria.

Scrissi, nell’agosto 2014, nel mio testo di osservazioni alla riforma della sanità, pubblicato sul sito “La casa del popolo di Torre”, che nella riforma “non si tiene conto del fatto che vi sono limiti nel sostituire il personale medico e paramedico pensionato, con ulteriore aggravio sul fronte sanitario”. Oggi posso scrivere che non avevo torto. Infatti ieri ed oggi sono comparsi sul Messaggero Veneto degli articoli che, relativamente all’ ospedale di Gemona – servizio pronto soccorso ed area emergenza – ed a quello di Udine, palesano questo problema per il personale infermieristico. Si è tagliato personale in funzione della spesa, invece che scegliere delle priorità di spesa, e limitare quelle secondarie, come farebbe la buona massaia; si è riformato tutto, cioè si è costruita una nuova casa, senza pensare di organizzare meglio la vecchia; e senza avere un’idea della qualità del servizio sanitario futuro, del reale budget richiesto, delle ripercussioni del nuovo servizio, mai sperimentato e non si sa ancora se attuabile (vedi strutturazione medici di base e copertura territoriale servizio), sulla qualità della vita dei cittadini. Ed una buona massaia non taglierebbe certo il personale. Mi scriveva tempo fa una persona dell’ospedale di San Daniele che quando vi erano le Usl locali, con bravi segretari ragionieri, i bilanci erano in pareggio. Ma poi l’Italia è stata presa, e questo lo penso io, dalla mania di spendere senza copertura, e così siamo finiti in questo modo. Io credo che se non si modifica la mentalità dei dirigenti e dei politici, non si farà molto per l’Italia, che andrà sempre più a rotoli. E basta sorrisi e dovete credere a noi, non funziona così nella vita. Dopo un po’ di sorrisi lo scontro con la realtà riporta anche certi fedelissimi a più concrete considerazioni.
( Prima pubblicazione con titolo: Ancora sulla riforma sanitaria, sul sito: La Casa del popolo di torre, http://www.casadelpopolo.org/ 11 ottobre 2014).

Laura Matelda Puppini.

Laura Matelda PuppiniECONOMIA, SERVIZI, SANITÀSui pronto soccorso …. Sempre pieni …. E su quei presidi ospedalieri che non si sa cosa siano… sul personale medico e infermieristico insufficiente ed altro ancora Scegli il tuo ps. l’ultima trovata di Maria Sandra Telesca Io non sarei riuscita a pensare, neppure seduta sul water in una giornata di...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI