Con questi tre documenti inizio a pubblicare quanto si trova presso l’Ifsml in interviste a partigiani in Carnia, raccolte da Mario Candotti ed altri documenti. (Archivio IFSML Udine, Fondo testimonianze. Busta 1 Fascicolo 7). La ricerca del Candotti risale agli anni Ottanta, ma alcuni avevano dimenticato qualcosa di quella lotta tremenda, altri vennero influenzati nel racconto a distanza di anni da discussioni avute, e così quando qualcosa posto in ipotesi  non combacia l’ho specificato in nota.

Leggere anche queste testimonianze rese da protagonisti a 35 anni dalla fine della guerra è importante per riportare i fatti ai reali contesti ed a far riflettere, si spera, chi ancora ha una visione mitica e distorta dei Cosacchi e della guerra e non capisce perché vi fu Resistenza all’ occupante. E riflettiamo almeno su cosa avesse significato in Ozak la leva obbligatoria per l’esercito tedesco o l’esser obbligati a lavorare per i nazisti occupanti.

Inoltre come ho già scritto nell’ introduzione alla intervista a Bruno Cacitti, «molti partigiani facevano fatica a parlare di quella guerra di liberazione, in cui tanto avevano patito e per la quale alcuni avevano avuto tanti problemi nel dopoguerra ed anche successivamente, in periodi costellati da testi che mettevano in dubbio il valore del loro sacrificio. Non da ultimo ricordare quel periodo contemplava, per molti, ricordare amici e compagni di lotta, morti, feriti, straziati, ricordare orrore e terrore intollerabili». (1).

Infine  una delle frasi più chiare, per capire il passaggio di molti militari, dopo l’8 settembre 1943, alla resistenza è stata quella di Bruno Cacitti, l’osovano Lena: «Senti, bambina: ci siamo trovati, il vot di …di settembre quarantatrei, abbandonati, soldati abbandonati: i capi, il re, Badoglio, andati al Sud, al Nord… e noi altri ci siamo trovati in un mare di fango. Per salvarci abbiamo dovuto andare in montagna. Se non si andava, ci aspettavano i lager tedeschi. Basta. Non fu una questione politica. Siamo scappati perché ci hanno abbandonato i capi – chiuso». (2).

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DOCUMENTO 1.

Lettera di Carlo Bellina Augusto (3) a Barba Toni, Mario Candotti (4), che gli aveva chiesto informazioni sulla resistenza nel comune di Treppo Carnico.

Mestre, 24/7/1980.

Caro Barba Toni,

dovresti già sapere che l’organico del Bat. (Battaglione  ndr.) è stato compilato a Tolmezzo a guerra finita, una copia dovrebbe trovarsi presso l’Anpi e uno presso la Commissione Triveneta o altro ufficio che Marco (5) dovrebbe sapere. Per ora ti invio parte del materiale che ho racimolato.

A fine novembre parte del Btg. Gramsci si scioglie e venne a lavorare con la “TODT”, per Tarvisio partono i sotto elencati partigiani:

Craighero Francesco Gim
De Cillia Pietro Pio
Moro Primo Sernio
Brunetti Giobatta Firenze
Craighero Primo Lion
Ortis Remo Mingo
Craighero Idolo Osoppo
Morocutti Giacomo Alpi
De Cilia Mario  Fulmine
Coppizis Ermenegildo Leone
Plazzotta Aldo Marius
Moro Osvaldo
De Cillia Gastone
Moro Matteo
Tomat Matteo.
Quaglia Ferruccio. (6).
 

Primo contatto di Gim.

 Ex Capitano dell’Esercito  Capitano Mazzoli
Tenente Vitali  G.A.F.
Tenete Zamparo.

Al mio arrivo a Tarvisio il Tenente Zamparo e Gim comandavano un reparto Garibaldino di 120 uomini distribuiti nelle caserme della Guardia di Finanza di Tarvisio e nella zona di Camporosso.
Presidiavano magazzini, parcheggi di macchinari vari e distributori.
A Chiusaforte vi era un reparto garibaldino (vedi partigiano Attilio).
A Pontebba vedi il partigiano Colpo (anni fa era un attivista comunista).

Al prossimo incontro chiariremo alcuni particolari di questa zona.

In zona Trasaghis si trasferirono i sotto elencati partigiani di Cleulis

Puntel Attilio Canin
Puntel Pietro  Albero
Primus Paolo  Valanga
Matiz Attilio   Valle
Primus Angelo Mosca  
Pes Angelo
Micelin Egidio. (6).

Con questi partigiani si trovarono a Trasaghis (con) dieci civili di Cleulis. Il compagno Canin che era anche il comandante, ebbe contatti con il C.L.N. locale. Tutti rientrarono a Piano Arta e dettero vita a quel reparto che ivi rimase fino alla smobilitazione.

Allego alla presente quanto i partigiani di Cleulis mi hanno fatto pervenire.
Per il rimanente materiale, farò il possibile di inviari qualcosa entro breve tempo.

In attesa di vederti a Cleulis un fraterno saluto a te e Marco se lo vedi.

Carlo Bellina

Segue firma autografa CBellina

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DOCUMENTO 2.

Mestre 10 settembre 1980.

Caro Barbatoni,

Confermo quanto detto da Nitro (7), ed aggiungo che, fra le materie trattate vi era quella dell’ipotenusa del triangolo, che era la distanza reale fra due postazioni situate a quote diverse (radice quadrata).
Non ho frequentato il corso in “Malga Avedrugno”. (8).

Alla liberazione la “Brigata Val But” (9) aveva la sua sede all’albergo ‘Rossi’. Capo di Stato Maggiore Cesare Stagni Italo (10). Comandante Bellina Carlo Augusto, Commissario Bullian Maurillio Gino (11) che aveva sostituito Remo (12) il mancino di San Donà ancora dal gennaio. Remo riuscì a salvarsi quando i cosacchi irrompettero (sic!)  nel bunker di Grifo (13), ed era in viaggio di trasferimento fuori della Carnia.

L’allontanamento e la testa di tanti altri Garibaldini carnici fu il prezzo vergognoso che la Garibaldi pagò al Gattopardismo Carnico ed al comando osovano di Udine; mentre questi trattavano con Valerio Borghese a Villa Manin di Passariano (fuori Udine). (14). Le stragi di oggi non sono altro che la continuazione di quel tempo.

Verdi (15) ebbe a dire che quello fu il suo più grande errore politico di tutta la sua vita, e precisò quell’incontro con questa frase: “ad un passo dallo scontro con al Garibaldi”.

Di qui le ragioni del mancato accordo sull’unificazione della Garibaldi e della Osoppo. Tenendo presente che i nominativi dei nuovi quadri erano già stati fissati e fra questi il sottoscritto doveva essere Capo di Stato Maggiore di un’unità mentre il Comandante ed il commissario dovevano essere osovani. (16).
Di questi ed altri problemi io ed il povero De Caneva (17) discutemmo più volte e giungemmo alla determinazione che per districare in parte questo gomitolo, sarebbe stato necessario un incontro con te e Marco.

Allego alla presente due foto nel caso dovessero servirti, ricordandoti che dovrai restituirmi quello che è il solo ricordo personale che io possiedo.

In attesa di inviarti altro materiale fraternamente;;;;;;;

Bellina Carlo.

Segue firma autografa CBellina.»

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DOCUMENTO 3.

« INVASIONE COSACCA A CLEULIS.

Verso le ore 20 del 11 di Ottobre 1944 arrivarono al ponte di Rivat le prime avanguardie nemiche con carri e camions, Ma siccome il ponte era stato fatto saltare dai partigiani, passarono solo le fanterie che andarono a istallarsi a Timau, obbligando i civili a sloggiare dalle case per dare posto a loro.

Il giorno 12 il ponte del Rivat fu riattivato e durante il giorno apparirono a Cleulis, alla spicciolata, i primi Cosacchi i quali con la scusa di cercare i partigiani andavano per le case portando via tutto quello che a loro faceva comodo: biancheria, orologi, catenelle ed altri oggetti di valore in oro e argento.

Con la scusa di farsi aprire le porte delle camere facevano salire le ragazze e le giovani spose e tentavano di violentarle minacciandole con il fucile. La mattina incominciarono la rapina delle pecore e delle capre (18) che caricavano sui loro carri per condurle a Timau. La popolazione terrorizzata lasciava fare cercando solo di salvare la propria persona e la propria onestà.

Deciso a porre un freno a queste soldatesche, e parendomi possibile che il comando Germanico avesse dato tali ordini a dette soldatesche, affrontai in piazza alcuni russi che stavano caricando sul loro carretto una pecora e riuscii a farla restituire alla padrona. Nel frattempo arrivarono altri russi con altre pecore ed ottenni che una fosse restituita.

Dal Borgo di Placis mi vennero a chiamare d’urgenza perché un russo voleva impossessarsi di una giovane sposa ed anche qui ebbi vittoria.
Resomi coraggioso da questi successi, corsi in som la vila (19) dove i russi stavano legando diverse pecore ebbi con loro una discussione, ma riuscii a farmi restituire solo un animale.

Mi vennero a chiamare di correre in canonica dove i cosacchi erano entrati e stavano dando delle noie a mia sorella. Arrivato alzai la voce facendomi capire che avrei telefonato al comando se non se ne fossero andati. Benché sapessi che il telefono era guasto, girai la manovella e parlai facendo finta di ascoltare e di ringraziare.

Fu allora che i russi mi accusarono di essere partigiano e mi minacciarono con rivoltella. Intanto, avendo visto i miei alveari, volevano il miele. Mi misi a gridare nell’intento di finirla con tanti soprusi e decisi di andare a Timau al comando.

Quando mi videro partire accompagnato da Puntel Leonardo, che avevo pregato di seguirmi, anche loro salirono sui loro carri e ci seguirono loro per la strada nuova e noi due per il viottolo di ciaranda (20) e fu qui che i russi mi spararono contro facendomi segno che mi avrebbero ucciso se non fossi ritornato indietro.

E così per prudenza ritornai in canonica dove scrissi una lettera al parroco di Timau affinché informasse quel comando di quello che stava succedendo a Cleulis. Scrissi anche la podestà di Paluzza che volesse parlare anche con quel comando e, d’accordo con la popolazione, decisi di mandare qualcuno a Tolmezzo da Puntel Angelo addetto alla polizia tedesca.

L’indomani infatti, 14 Ottobre, arrivò Puntel Angelo con alcuni ufficiali tedeschi del comando di Tolmezzo, di Paluzza e di Timau. Ci fu una inchiesta ed il risultato fu che cessarono le rapine, le violenze e le perquisizioni arbitrarie e la vita in paese ritornò nella normalità.

Si continuò però a far sparire qualche pecora e si capì che il comando tedesco lasciava correre. Allora in ogni casa si uccise almeno una pecora si uccise almeno una pecora e le altre si tennero  nascoste nelle cantine. Negli altri paesi le ruberie, le rapine, le violenze e gli omicidi assunsero un carattere straordinariamente rigido.

Venne ucciso il Vicario di Imponzo, Don Giuseppe Treppo (21). Venne cercato a morte il Pievano di Illegio, Don Osvaldo Lenna.
A Cedarchis vennero messi i cavalli in chiesa.
A Cabia la chiesa fu occupata per tre giorni da Cosacchi e fu minacciato il Vicario. Lasciarono il locale solo all’arrivo delle SS tedesche. In altre chiese rubarono calici ed oggetti preziosi. Molte delle case di Paluzza vennero sgomberate per dar posto alle famiglie dei cosacchi. Tutta la Carnia è stata vittima di questa perfida invasione.

Firmato Don Celso Morassi»

Privo di firma autografa.

 

«Copia conforme all’originale che si trova nell’archivio della Canonica di Cleulis».

Questo ultimo documento, con diverso inizio alcune lievi varianti e tronco, è stato pubblicato su Gleisiuta Clevolana nel 1978 riportando come autore don Celso. (Cfr. https://gleisiutaclevolana.wordpress.com/wp-content/uploads/2009/03/linvasione-cosacca-a-cleulis.pdf).

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NOTE.

(1)               “Uomini che scrissero la storia della democrazia: Bruno Cacitti, Lena, osovano. Perché resti memoria”, in: www.nonsolocarnia.info.

(2)               Ibidem.

(3)               Carlo Bellina Augusto era di Cleulis di Paluzza, era nato nel 1918 e fin da giovanissimo  era emigrato per lavoro in Francia ed Algeria. Rientrato in Italia per la chiamata alle armi, era stato bersagliere e paracadutista sotto le Forze Armate. Dopo l’8 settembre aderì alla Resistenza e fu Comandante del btg. Gramsci prima, della Brigata Val But dal 1° Novembre 1944 e fu davvero abile a mantenere i contatti fra i vari gruppi di garibaldini dopo l’invasione cosacca. E fu lui a cercare contatti pure con la resistenza austriaca. Fu anche decorato con medaglia al valor militare. Comunista, dopo la fine della guerra si spostò a Carpenedo, in Veneto, dove fu pure segretario della locale sezione del P.C.I.. Viene ricordato come persona di estrema serietà e saldi principi. (Scheda n. 18 Bellina Augusto in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici).

(4)               Mario Candotti Barbatoni era di Ampezzo e, dopo aver intrapreso la via religiosa, ammalatosi era rientrato a lavorare con il padre. Ufficiale di artiglieria alpina nella Divisione Julia, gruppo Conegliano, partecipò alle campagne di Grecia e Russia, collezionando varie medaglie. Raggiunse prima il grado di tenente, poi capitano ed infine maggiore. Nella guerra di Liberazione mostrò doti non indifferenti di guida, salvando pure Mario Lizzero, ferito e portandolo attraverso una epica traversata in alta montagna e d’ inverno, da Tramonti al Pura. I suoi nomi di copertura furono sia Barba Toni o Barbatoni, sia Candioli sia Mario. Il 1° novembre 1944 divenne Comandante dell’intera Divisione partigiana “Garibaldi Carnia”. Ha raccontato la sua esperienza in Russia e nella Resistenza nel suo: “Ricordi di un uomo in divisa: naia guerra resistenza”, ed. IFSML, 1986, in collaborazione con A.N.A. Pordenone. Dopo la fine della seconda guerra mondiale si spostò a Pordenone dove divenne prima direttore didattico poi ispettore scolastico. (Scheda n. 55 Candotti Mario in: : https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici).

(5)               Ciro Nigris Marco era pure lui di Ampezzo, era nato nel 1921 ed era, prima dell’ 8 settembre 1943, un ufficiale del R.E. I. passato alla Resistenza subito dopo la liberazione, da parte di un gruppo di partigiani non locali di Armando Zagolin, medico comunista, ai primi di aprile del 1944, con cui già collaborava. Aveva frequentato la scuola Allievi Ufficiali di Aosta, e poi fu arruolato nell’ 8° Alpini. Quindi fu inviato in Russia e visse la ritirata, per finire la sua esperienza sotto il R.E.I. sui confini italiani ad est contro i partigiani sloveni. Ai primi di aprile 1944 passò alla resistenza dove comandò il primo battaglione carnico garibaldino, il ‘Carnia’ che partecipò anche all’azione sul ponte di Sutrio il 15 luglio 1944 assieme ad un gruppo di osovani comandato da Terenzio Zoffi Bruno. Divento poi Capo di Stato Maggiore della Garibaldi Carnia continuando la lotta armata contro i nazifascisti fino alla Liberazione. Dopo la guerra si laureò in Lettere a Padova e successivamente insegnò al Liceo Classico di Udine dove promosse il teatro fra i ragazzi. (Scheda n. 311 Ciro Nigris in:  https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici) e l’intervista a Ciro Nigris divisa in due articoli e pubblicata su www.nonsolocarnia.info con titoli: “Ciro Nigris il comandante carnico garibaldino ‘Marco’. Io ufficiale del R.E.I. passato alla Resistenza. Intervista di Jacopo Cipullo, Denis Guarente, Marco Martinis” e “Ciro Nigris il comandante carnico garibaldino ‘Marco’. Resistenza, Costituzione, attualità. Intervista di Jacopo Cipullo, Denis Guarente, Marco Martinis, anno 2001: parte seconda”.

(6)               L’elenco di questi partigiani che passarono l’inverno a Tarvisio o Trasaghis è reperibile nell’ articolo di Mario Candotti,  La lotta partigiana in Carnia nell’inverno 1944-1945 in Storia Contemporanea in Friuli, ed. I.F.S.M.L.  n. 11 nota a pagina 42.  In malga Avedrugno, di proprietà di Umberto De Antoni, si tenne un incontro per quadri della Garibaldi nel febbraio 1945. Mentre si recava ad uno di questi incontri, fu catturato dai cosacchi, si presume sulla base di una spiata, Mario Foschiani Guerra che fu quindi torturato e giustiziato il 9 aprile 1945 al carcere di Udine. Quindi ai primi di marzo la malga fu data alle fiamme dal nemico, e quindi venne ricostruita nel dopoguerra.

(7)               Trattasi di Vitale Azoto, nome di copertura Nitro, di Esemon di Sotto in comune di Enemonzo, classe 1922, alpino della Julia e reduce di Russia, vicecomandante del btg. carnico Friuli, guidato da Mirko. Da quello che si sa condusse il battaglione anche nella battaglia di Chiaulis di Verzegnis, essendo il comandante in condizioni di salute pessime per la tisi, e successivamente dopo la morte di Mirko. Nel dopoguerra lavorò prima in una cooperativa boschiva locale, poi si portò in Canada ed al suo rientro fu impiegato dal Comune di Enemonzo dove era noto come ‘Vidal’. (Scheda n. 11 Azoto Vitale in:  https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici)

(8)               Malga Avedrugno si trova sopra Muina di Ovaro ed allora era di proprietà dell’ industriale del legno Umberto De Antoni. Qui, nel febbraio 1945, si tenne un corso per comandanti e commissari politici della Garibaldi. Pietro Roiatti, Guerra fu catturato a fine febbraio dai cosacchi mentre si recava ad uno di questi incontri. Quindi ai primi di marzo i cosacchi o i nazisti la dettero alle fiamme, e Romano Marchetti racconta come vide con grande angoscia, da lontano, le fiamme che si alzavano e quello che era stato un rifugio per molti partigiani andare in fumo. Quindi nel dopoguerra la malga fu ricostruita.

(9)               La Brigata Val But della Garibaldi Carnia univa diversi battaglioni ed era comandata da Augusto, Carlo Bellina.

(10)           Cesare Stagni nato nel 1923, era di Villa Santina e faceva parte del btg. Friuli ed utilizzava sia il nome di battaglia Italo che Andrej.. Verso la fine della guerra, fu nominato Capo di Stato Maggiore della Brigata Val But sempre della Garibaldi. 8Sche da n. 420 in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici)

(11)           Maurillio (anche Maurilio) Bullian (anche Bulian), nome di copertura da partigiano: Gino era di Ampezzo ed era nato nel 1924. Verso la fine della guerra venne nominato Commissario della Brigata Val But. Nel dopoguerra visse ad Udine. (Scheda n. 43 Maurilio Bullian in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici).

(12)           Mario Bortoletto di San Donà di Piave, mancante di un braccio, operaio comunista. Ricoprì,nella Resistenza carnica la carica di commissario prima del btg. Carnico comandato da Angelo Cucito Tredici poi, dal 6 settembre 1944, della brigata Val But. Risulta in allontanamento dalla Carnia ai primi di marzo 1945. Lo si trova anche in un elenco Anpi come figlio di Sergio, ma il Comune di San Donà di Piave  non è riuscito a trovarlo. Forse si faceva chiamare Mario ma è Bortoletto Aldo Giovanni, sempre di San Donà, comunista ma non vi è assolutamente certezza. (Scheda n. 30 Bortoletto Mario in: https://www.nonsolocarnia.info/altre-327-schede-di-partigiane-e-partigiani-garibaldini/)

(13)           Andrea Pellizzari Grifo di Socchieve era nato il 5 novembre 1918. Geometra, aveva prestato servizio militare nell’aeronautica. Antifascista convinto e divulgatore dei propri ideali, fu, dall’autunno 1944, il comandante del btg. Carnico, dopo Mario Candotti, diventando poi, dal 1° febbraio 1945, Capo di Stato Maggiore della brigata Garibaldi Carnia.Avvisato della cattura di Mario Foschiani – Guerra, e ricevuto l’ordine di spostarsi immediatamente dalla sua base locata a Tolvis di Socchieve, non si spostò subito. Così i cosacchi raggiunsero il luogo e Grifo cadde sotto i colpi nemici l’1 o 2 marzo 1945. (Scheda da n. 326 Andrea Pellizzari in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici

(14)           L’incontro, avvenuto a ridosso degli accordi di Yalta,  tra Candido Grassi Verdi che però allora non comandava la Osoppo essendo stato sostituito da Manlio Cencig Mario che all’epoca si trovava a combattere, e un esponente della X Mas, Manlio Maria Morelli, è documentato da più fonti. Verdi pare fosse stato chiamato da Gino Boccazzi, Piave, che era stato catturato dalla X Mas, per salvarsi ed onde impostare, per il dopoguerra, un fronte comune anticomunista, come desiderava l’inglese Nicholson, ufficiale britannico presente in Friuli e che ebbe un ruolo politico non di poco conto come don Aurelio De Luca con cui si trovò spesso a collaborare. Ma detta ipotesi fu fermata dal vero vertice della Osoppo. (Laura Matelda Puppini. Resistenza e guerra in Ozak: scenari di fine guerra, in www.nonsolocarnia.info). Però vi sono divergenze sul luogo. Certamente i cosiddetti rapporti con il nemico, crearono grandi problemi tra Garibaldi ed Osoppo favoriti pure dalla politica antislovena e anticomunista del Maggiore Inglese Nicholson, presente pure nel dopoguerra in Italia, che accusò subito gli sloveni di aver ucciso gli osovani a Porzûs in un inizio di invasione. Peccato non fosse vero.

(15)           Candido Grassi Verdi, era nato ad Udine nel 1910. Portatosi a Venezia, frequentò i liceo artistico e poi l’Accademia della Belle Arti. Pittore e disegnatore, il 7 gennaio 1928 fondò con altri la scuola friulana di avanguardia. Ufficiale dei bersaglieri, dopo l’8 settembre 1943 passò alla resistenza con la Osoppo, nome di battaglia Verdi, formazione di cui divenne il comandante, nome di battaglia Verdi. Invischiato nella crisi di Pielungo, fu esonerato dal comando e sostituito con Manlio Cencig per poi riprendere il comando nel marzo 1945. Ma di fatto mantenne, con don Ascanio De Luca, un indubbio potere sulla formazione Osoppo. Dopo la Liberazione, fu eletto deputato in parlamento tra le file del Partito socialista e ricoprì vari incarichi nell’amministrazione udinese. E riprese pure ad insegnare, diventò ispettore della Soprintendenza alle belle arti e, insieme con altri autori locali, fondò nel 1961 il Centro friulano arti plastiche e l’Intart, iniziative volte a promuovere l’arte regionale anche in una prospettiva di rapporti con le vicine Carinzia e Slovenia. Morì di cancro a Udine il 15 luglio 1969. (https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/grassi-candido/  e https://www.nonsolocarnia.info/laura-matelda-puppini-romano-zoffo-barba-livio-o-livio-il-battaglione-carnia-e-la-crisi-innescata-dai-fatti-di-pielungo/

(16)           Qui lo scritto è impreciso, e pare che riporti quanto elaborato in incontri personali o scritti fra lui e De Caneva, non la realtà. Infatti i primi di ottobre, secondo Mario Candotti,  venne formato il primo comanda unico. Il secondo, in base ad un accordo fra Romano Marchetti organizzatore della resistenza osovana e Mario Lizzero, comandante della Garibaldi Friuli, doveva venir creato a febbraio 1945 per giungere uniti alla fase finale della guerra. Ma don Ascanio De Luca, che fu persona che nella resistenza ebbe, da quello che si sa, molto a cuore un dopoguerra democristiano si precipitò in Carnia, non si sa a che titolo, ad incontrare altri comandanti osovani ed a ‘licenziare’ Marchetti. E De Luca era stato anche colui che, pur essendo parte in causa nei fatti di Pielungo, fece analoga mossa per allontanare dalla Carnia Romano Zoffo Livio e screditarlo. Insomma la figura di don Ascanio De Luca sarebbe da analizzare a fondo perché servì nella lotta armata gli interessi democristiani. E suo discepolo era pure Paolo Alessandro Foi, messo a guidare la Osoppo Carnia a fine guerra, senza avere la reale capacità di gestire una situazione difficile.

(17)           Tranquillo De Caneva, di Trava di Lauco, era nato nel 1920, dopo aver frequentato il centro di addestramento alpino di Aosta, venne inviato all’ 8° Alpini, e partecipò alle Campagne di Grecia/Albania e di Russia come sotto ufficiale, ricevendo una medaglia di bronzo al valor militare e due croci di guerra. Aderì, dopo l’8 settembre 1943, alla Resistenza, diventando il Commissario Politico del btg. Friuli. Utilizzò i nomi di battaglia Ape e Mauri, sfuggì miracolosamente ai cosacchi che, grazie ad una spia ne avevano individuato la base a Feltrone e, verso la fine della guerra, divenne il Commissario Politico della Brigata Garibaldi Carnia. Nel dopoguerra in un primo momento si impiegò presso la miniera di ovaro, quindi emigrò in svizzera. dal duro lavoro della miniera e dalla diretta esperienza dell’emigrazione, riportò quella conoscenza dei problemi e dei bisogni dei lavoratori che ne fecero un dirigente sindacale fra i più preparati e combattivi e uno dei fondatori, nel 1968, dell’Alef. negli anni 1960 –1964, fu uno degli uomini più autorevoli del centro studi della C.G.I.L. di Roma, dando un notevole contributo soprattutto nel campo dell’emigrazione di cui fu responsabile. Fu consigliere provinciale dal 1956 al 1960; consigliere comunale a Tolmezzo dal 1964 al 1970; delegato alla Comunità Carnica per il Comune di Forni di sotto dal 1967 al 1970, e fu eletto consigliere regionale per il P.C.I. nel 1964, carica che ricoprì per una legislatura. Si prodigò in ogni modo per la risoluzione dei problemi più gravi della sua terra. fu autore di articoli ed interventi anche nell’Anpi, per esempio a favore delle portatrici carniche, e fu uno dei fondatori dell’ ifsml. Morì a Milano il 23 giugno 1975 e fu sepolto a Tava di Lauco. (Scheda n. 112 De Caneva Tranquillo, in https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici

(18)           Evidentemente, nonostante la legge Serpieri del 1923 che vietava l’allevamento delle capre, qualcuno le teneva comunque. E non bisogna dimenticare che l’avere una capra era per alcuni anziani l’unico mezzo di sostentamento, come per il povero Prato di Maiaso, che, dopo l’ uscita della legge, si uccise. (Cfr. Romano Marchetti, (a cura di Laura Matelda Puppini) Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel ‘900 italiano, Ifsml KappaVu ed. 2013).

(19)           Questa frase è espressa dal sacerdote in friulano, la lingua che parlava normalmente. “In somp da vila” significa “Nella parte più alta  del paese”.

(20)           Tracciato non reperito su internet. Per cortesia aiutatemi a compilare la nota.

(21)           Ricordo che don Giuseppe Treppo, giovane parroco di Imponzo, per voler difendere una ragazza aggredita a fini di stupro, fu freddato da un cosacco. Per la sua storia e quella del parroco di Ovaro, ucciso dai cosacchi insieme ad un chierico il 2 maggio 1945, vedi Giannino Angeli, Tarcisio Venuti, “Pastor Kaputt” Chiandetti ed.,  1980.

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L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta i cosacchi in Carnia ed è già da me stata utizzata. Laura Matelda Puppini

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