«Voglio aggiungere solo due righe alla lunga (forse un po’ troppo lunga) nota di Laura sulla chiesa militante in Spagna. Dalla fine della seconda guerra mondiale noi viviamo in un’area del mondo nella quale si è svolta una guerra psicologica e disinformativa al comunismo, ed oggi una guerra alla sua memoria. In quel contesto sono state messe in circolo notizie false o solo parzialmente vere su molti temi storici e politici. Tra esse, la notizia che a sterminare i preti durante la guerra civile spagnola erano stati “anarchici” e “comunisti” per motivi ideologici ed in odio alla religione, e che preti e monaci erano morti da martiri, per testimoniare la fede.

Con la nota che avevo già scritto in data 8 settembre 2019 (1) mi pare di aver mostrato come la chiesa spagnola fosse stata combattente e militante, molto legata al potere politico, che non ha esitato a servirsi della guerra contro chi metteva in discussione la sua egemonia in campo sociale e culturale, o a benedirne le armi. Anche la reazione anticlericale, talvolta violenta, ha una storia molto lunga, che ha permeato la cultura popolare e che risale ad un epoca lontana, che precede la creazione delle prime organizzazioni anarchiche e socialiste, per non dire comuniste. La prima ondata di incendi di conventi e uccisione di esponenti del clero in epoca contemporanea in Spagna è avvenuta nel 1834. Certo le squadre che nei primi mesi di guerra civile nel 1936 hanno sequestrato ed ucciso esponenti del clero (circa 7.000 in totale) erano composte da anarchici, ma anche da socialisti, qualche comunista (che doveva vedersela con la linea di unità popolare varata dall’Internazionale che cercava l’alleanza anche dei cattolici), sindacalisti, forse repubblicani, probabilmente anche da esponenti di un partito laico “né di destra né di sinistra” (per adottare un linguaggio attuale) come il partito radicale spagnolo (da non confondersi con quello italiano) e da tanti contadini e operai che volevano “punire” e sradicare i ceti privilegiati e sfruttatori (per usare un linguaggio dell’epoca).

Ma erano solo gli ultimi protagonisti di una storia molto più antica di cui la chiesa spagnola porta grande responsabilità. Preti e monaci sono stati uccisi non per motivi ideologici ma in primo luogo per la compromissione della chiesa nel corso degli ultimi secoli col potere politico e per aver difeso in ogni modo i suoi privilegi, fatto che ha lasciato segni profondi nella memoria popolare. Inoltre, durante quella guerra alcuni luoghi di culto erano usati dai franchisti come depositi di armi o basi logistiche (senza opposizione) e preti e monaci partecipavano alla “caccia” ai repubblicani nei vari paesi grazie alla loro conoscenza degli ambienti locali oltreché alla persecuzione dei prigionieri repubblicani con richieste di conversioni forzate, allontanamento dei figli ecc. Non mi pare comportamento da martiri che testimoniano la propria fede. Come è noto, giustamente, i governi repubblicani hanno cercato, in buona parte con successo, di porre fine alle uccisioni indiscriminate e di ripristinare il culto pubblico.

Cosa possiamo imparare da questa storia? In primo luogo che è esistita, in Spagna ma anche fuori, anche in Italia sia pure in forme meno “militari”, una chiesa molto distante dalla immagine della chiesa pacifista e materna che ci è stata presentata durante il pontificato di Giovanni XXIII. Chiesa presente ancora oggi, influente in seno al Vaticano e ritengo in conflitto con le scelte del pontefice attuale. In secondo luogo ci si può chiedere se quella chiesa combattente non sia stata anche un tassello (forse non il principale, ma dipende dalle singole realtà) di quella guerra psicologica e disinformativa di cui parlavo all’inizio, contribuendo a diffondere una memoria falsa di certi momenti di lotta per l’emancipazione umana che avevano allora messo in discussione i suoi privilegi.

Vorrei aggiungere anche un brevissimo commento sulla recente formazione del governo Sanchez in Spagna, dopo un periodo travagliatissimo di crisi politica. È forse il governo più a sinistra di tutta Europa, nato dall’accordo tra partito socialista e il gruppo di Unidas Podemos ma con una composizione molto ampia e varia. Una novità assoluta in Spagna dai tempi del governo Caballero durante la guerra civile. Dopo la transizione alla democrazia infatti si erano susseguiti governi monocolori, di centro – sinistra (socialisti) o di centro – destra (Partito Popolare e simili). E’ certamente anche governo con una maggioranza scarsissima (due voti), che si regge grazie all’astensione di una parte degli indipendentisti catalani, che avrà una strada in salita e molto accidentata da percorrere. In ogni modo una novità nello stesso panorama europeo, cui i media italiani, poco o niente interessati alle vicende spagnole non hanno dato a mio parere grande attenzione.

Marco  Puppini».

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(1) Marco Puppini. “Matanza de los Frailes” (uccisione dei monaci) e Guerra di Spagna. Due precisazioni”. Versione rivista dall’ autore, in: www.nonsolocarnia.info. Prima edizione pubblicata l’8 settembre 2019 in : http://www.storiastoriepn.it/matanza-de-los-frailes-uccisione-dei-monaci-e-guerra-di-spagna-due-precisazioni/#comment-55050.

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L’immagine che correda l’articolo rappresenta le parti che si affrontarono nella tremenda guerra causata dai golpisti 1936-1939. (http://www.storiaxxisecolo.it/antifascismo/Thumb_GCE_SN_Anon_justicia.jpg).. LMP.

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