Riporto qui tre interventi dall’incontro sulla sanità tenutosi il 9 marzo 2024 a Moggio Udinese: il mio perché sinora non si è levata altra voce per il mantenimento del punto nascita tolmezzino, almeno in modo esplicito, tranne quella del consigliere regionale carnico Massimo Mentil, e per capire quali siano i tempi di attesa attuali in Asufc, quello di Ira Conti che ha riportato alcuni dati generali sulla crisi, voluta e procurata del SSN e quello di Michele Negro, mentre siamo ancora, a livello di spesa pubblica, a: non pane, non salute, ma armi e bombe!!!!

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Laura Matelda Puppini. A favore del mantenimento del punto nascita di Tolmezzo. Chiuderlo sarebbe una follia, e sui tempi di attesa.  

Incomincio questo articolo sull’ incontro del 9 marzo 2024 a Moggio Udinese, promosso da Co.S.Mo Comitato per la Salute della Montagna, dal mio intervento, non per mania di protagonismo, ma perché il fatto che l’assessore Riccardo Riccardi voglia togliere il punto nascita di Tolmezzo, per concentrare tutto ad Udine, per via della neonatologia lì presente o che ne so, è gravissimo, perché il parto naturale non è programmabile e non esistono più le ostetriche di paese, sparite negli anni ’80.

Pertanto una donna incinta, che abita per esempio a Sauris, Lauco o a Forni di Sopra, che perde le acque, o a cui iniziano dolori fortissimi, o che ha una di quelle varie situazioni di cui mi ha parlato, proprio a Moggio, l’ostetrica ora in pensione Lucia Zamolo della Cisl, o che ha iniziato la fase del travaglio, dovrebbe trovare chi la accompagna fino ad Udine, ad un’ora o più di distanza, (Forni di Sopra dista 90 chilometri da Udine, Lauco 62, Sauris 88), con le strade che, fino ad Amaro, sono quelle che sono, e c0n l’autostrada che ha sempre lavori in corso, (e se è notte e piove è peggio con peggio), con il rischio che qualcosa anche di grave accada alla madre ed al nascituro a causa dei tempi per il tragitto, come quello di partorire sulla strada, fra mille difficoltà e senza un ambiente sterile, mentre,  se il punto nascita si trovasse a Tolmezzo, la gravidanza ed il parto potrebbero venir seguiti fra pareti amiche,  e con tempi di intervento adeguati. Se poi, come vorrebbe l’assessore, tutte le donne andranno a partorire nell’ ospedalone che arranca, mi dite voi cosa si farà se i travagli da seguire sono tanti, il personale poco e le sale parto o per interventi urgenti colme? Inoltre psicologicamente, la politica non può far vivere alle mamme l’evento del parto con angoscia e come fosse un cancro che ha bisogno delle cure adeguate. E lo dico io che mamma sono. 

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Inoltre i nostri paesi non hanno un taxi neppure di vallata, e se il papà lavora, potrebbe dover sommare altri chilometri per raggiungere la sua donna e poi portarla sino ad Udine. E poi ci sono casi di aborto spontaneo, che si possono palesare con una forte emorragia, di parto prematuro, di gestosi gravidica, le gravidanze da seguire, ecc. che possono essere adeguatamente presi in carico con un reparto di ostetricia non distante e senza stress e continui viaggi su mezzi pubblici o privati della gestante, quando magari sarebbe opportuno che stesse tranquilla. Quindi prima di fare scelte affrettate, che possono mettere a rischio la vita della madre e del nascituro, l’assessore dovrebbe leggersi un manuale di ostetricia anche sulla imprevedibilità del parto, che non sempre avviene a rigorosa scadenza, sul fatto che è importante, per la madre ed il bambino, un parto in sicurezza ed in ambiente pulito, non in casa o sui sedili di un’auto, magari con il parente autista a seguire il parto guidato da uno di quelli della Sores, che ormai fanno, da che si legge, da medici emergenzisti via telefono, sperando che la batteria del cellulare sia carica, che vada tutto bene, che si abbia qualcosa per legare e tagliare il cordone ombelicale. E mi scusi l’assessore per queste parole ma informarsi prima di agire è aspetto fondamentale, più che mai nel settore dei servizi sanitari che, in un caso come questo, sono sì ospedalieri ma anche territoriali e riguardano la bellezza della nascita e non una patologia come andrà a finire, perché nell’ ottica finanzio-centrica verrà considerata una malattia persino partorire.  

Ed il parto, ora come allora ha bisogno della presenza di una ostetrica, e se necessita di un medico, ma nulla di più. Se vi sono poi casi particolari, essi, con i mezzi attuali, sono evidenziabili precocemente. E milioni di bimbi sono nati naturalmente anche in Italia, senza problemi, e sarà ben meglio che un bimbo nasca in un reparto sotto i 500 parti, che, magari, in macchina. Inoltre, come si ipotizzava tanti anni fa, sparito il punto nascita di Tolmezzo, sparirebbe pure la pediatria, con il risultato che se un bimbo sta davvero male si presentano gli stessi problemi che per il parto, e si andrebbe a finire per intasare il Santa Maria della Misericordia in cui, fra l’altro, si trova difficilmente pure parcheggio. E le distanze devono venir calcolate anche per l’uso di una ambulanza che, pure se procede a sirene spiegate, non può correre più di tanto. San Daniele, poi, è distante, e si impiega circa un’ora per arrivarci da Tolmezzo non essendo raggiungibile in autostrada. 

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Massimo Mentil contro la chiusura del punto nascita a Tolmezzo.

Inoltre questa eliminazione del punto nascita di Tolmezzo (sperando che non ne sorga poi uno privato, a due passi e a pagamento) non si può sentire, e non capisco perché nessuno abbia sinora protestato, tranne Massimo Mentil, consigliere regionale Pd, carnico pure lui, che così si è espresso: «Il punto nascita di Tolmezzo non può essere sacrificato nell’ottica di una rivoluzione troppe volte annunciata e di cui finora non abbiamo notizie certe e ufficiali. Certo, si comprende la necessità di garantire criteri di sicurezza adeguata e questo lo si potrebbe fare attraverso un turnover dei professionisti tra Tolmezzo e Udine. […].

Nell’intervento sui punti nascita vanno poste due riflessioni: dal punto di vista territoriale non è possibile che Tolmezzo non abbia un punto nascita, dal momento che ha l’ospedale di riferimento per il vasto territorio montano dove, più che altrove, il concetto di presidio ospedaliero è fondamentale. Da questo punto di vista […] va garantito il punto nascita nonostante la casistica sotto la soglia di riferimento di 500 parti l’anno. Da un altro punto di vista è certo che va dato atto della garanzia della sicurezza clinica. Quindi il ragionamento da fare è su come ovviare a un limite dal punto di vista professionale, che riguarda il numero di parti. Ai professionisti va dunque garantito di mantenere una qualità professionale sempre alta attraverso una turnazione tra ospedali». (1).

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Laura Matelda Puppini sui tempi di attesa in Asufc per una visita o due. 

Per quanto riguarda i tempi di attesa, ho poi narrato quanto accadutomi. Essendomi recata a visita per problemi miei presso chirurgia vertebro – midollare di Udine a fine novembre 2023, mi sono stati prescritti degli esami e mi è stata fatta una impegnativa per nuova visita anche per visionare quanto richiesto e valutare le cure adeguate. Ma, essendo impossibile in quel momento fissare una data perché il servizio era intasato, mi è stato detto di chiedere l’appuntamento non appena avessi avuto gli esami in mano. Risultato: visita programmata per il 28 ottobre 2025!!!!  Inoltre ieri, 18 marzo 2024, non sono riuscita a prenotare una visita di controllo ginecologica per marzo/maggio 2025 né prima nè subito dopo, né a Tolmezzo né a Gemona, abitando io a Tolmezzo, ma solo al poliambulatorio San Valentino di Udine. Dott. Riccardi, dott. Caporale voi che ne pensate? Che va tutto bene, anzi benissimo?

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Ira Conti. Sanità nazionale e regionale allo sfacelo.

L’incontro di Moggio è stato introdotto da Ira Conti di  Co.S.Mo, che ha iniziato dicendo che la nostra sanità era di qualità, non certo da Terzo Mondo. Ma ora il rapporto della Fondazione Gimbe e quello della Scuola Sant’Anna di Pisa, dicono altro, parlano di uno scivolare della sanità italiana verso una discesa senza fine. Negli ultimi anni sono stati tagliati 37 miliardi al ssn, e noi spendiamo per sanità e salute ben meno della media europea; tra il 2012 ad oggi sono stati soppressi 100.000 posti letto, 758 reparti ospedalieri,  e 125 ospedali tra il 2011 ed il 2021 oltre 700 ambulatori. Insomma è stata fatta una strage. Inoltre l’ 83% dei macchinari è obsoleto e da 15 anni ci portiamo dietro il tetto per il personale. Dal 2020, in Friuli,  su 21mila dipendenti nella sanità pubblica, se ne sono andati 2.100, ed ogni anno se ne vanno mediamente 500, alcuni per pensionamento, ma molti perché migrano nel privato. Fino al 2010, noi siamo stati all’interno della media europea come spesa pubblica per la sanità, ma ad incominciare dal 2010 ci siamo allontanati in modo deciso. Solo per recuperare questo gap, l’Italia dovrebbe spendere 15 miliardi in più ogni anno per il ssn fino al 2030, mentre il governo vuole investirne sì e no 2 o 3, che sono, praticamente, nulla e servono solo per la manutenzione ordinaria.

A fronte di questo de-finanziamento, cosa si taglia principalmente? La prevenzione, basta pensare a come stiano scomparendo i consultori. Cosa sta venendo avanti? Il finanziamento al privato, incentivando così anche il passaggio alla sanità privata del personale del ssn. E c’è il privato puro e c’è l’intramoenia cioè l’attività privata svolta da medici della sanità pubblica, che permette al professionista di guadagnare qualcosa di più rispetto al suo normale stipendio, all’ Azienda Sanitaria di intascare qualche soldo, allo Stato di avere una maggiorazione, seppur minima, del gettito fiscale, ed infine ci sono le prestazioni del sistema sanitario regionale o nazionale date in convenzione. 

Nel 2021 sono stati incassati dalle Aziende Sanitarie, a livello nazionale, ben 235 milioni da visite intramoenia, con un netto aumento rispetto al 2010, e questo dell’intramoenia è un giro di circa un miliardo di euro. E ci sono luoghi dove le visite intramoenia hanno superato del 100% le visite ambulatoriali.

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Poi attualmente sono comparsi i gettonisti, assunti tramite cooperative, che sono un’altra forma di privato, che riempiono dei buchi e non hanno l’obbligo di rispondere alla chiamata, e per cui le aziende spendono molto di più che se assumessero personale fisso, creando ulteriori problematiche all’ interno degli ospedali, in particolare nei Pronto Soccorso, fra chi già lavora e queste ‘new entries’ che oggi ci sono e domani non ci sono e che, rispetto a chi vi lavora con contratto fisso, hanno davvero molte agevolazioni e, dico io, non è chiaro invece quali titoli.

Ed è ora in voga – ha continuato Ira – pure l’appalto a privati di interi reparti ospedalieri, come per esempio la radiologia di Pordenone. In questi casi un privato, sfruttando la struttura pubblica ed i macchinari pubblici, entra in un ospedale, fa lavorare personale suo, con lo scopo di trarne un guadagno, spendendo il meno possibile, perché le strutture gliele dona il pubblico. E il fatto che pubblico e privato abbiano missions diverse bisogna chiarirlo bene: infatti mentre il servizio sanitario pubblico ha come finalità la salute dei cittadini ed il suo miglioramento, il privato ha il guadagno puro, che si regge sulla malattia dei cittadini, vissuta come una merce. Inoltre sappiamo, sempre dal rapporto Gimbe, che la spesa italiana per sanità privata raggiunge i 40 miliardi di euro, quando l’OMS raccomanda che non superi il 13% del totale. E più la sanità va a finire in mano al privato, più esso acquista potere decisionale nell’ ambito sanitario di una regione o della Nazione.

Non solo: il privato convenzionato utilizza, per gli appuntamenti, il cup del servizio sanitario pubblico, accedendo in questo modo ad un numero di utenti ben più alto di quello a cui potrebbe accedere come privato puro. Ed il privato non ha neppure gli stessi doveri del pubblico, perché decide lui quali prestazioni offrire anche alla sanità pubblica, in caso di epidemia può defilarsi, come accaduto, e può esimersi dal gestire tutto il settore dell’emergenza – urgenza, che non conviene, se non fornendo suoi gettonisti da mettere a lavorare nelle strutture pubbliche.

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Infine in Italia l’11% della popolazione non si cura più, 1/3 delle famiglie si sta indebitando a causa di patologie presenti, fino a giungere a livelli di indebitamento catastrofico; mancano 106 mila fra medici ed infermieri per garantire un servizio sanitario nazionale decente. Insomma in Italia ci si trova in una situazione in cui la sanità pubblica è sempre più sotto-finanziata, mentre la sanità privata vede aumentare i finanziamenti. E nel corso dell’ultima manovra di bilancio, visto che le regioni che ricorrono al privato spendono di più, avranno probabilmente degli stanziamenti maggiori.

Possiamo pertanto dire che ci troviamo in un periodo in cui i fattori di rischio per la nostra salute stanno aumentando: aumenta sempre più l’inquinamento e diventa sempre più pervasivo: basta pensare al fatto che microplastiche si sono trovate anche nel latte materno, e l’età di insorgenza di molti tumori tende ad abbassarsi, per esempio nel caso del tumore al seno; e se è vero che è aumentata l’età media, è anche vero che questo fenomeno sta vistosamente decelerando. Inoltre, con il mutare del clima ed altri fattori, malattie nuove si profilano all’orizzonte ed aumentano i batteri antibiotico- resistenti, ma aumenta anche la povertà, che incide massicciamente sulla vita e sulla salute.
Non solo: stanno aumentando i nuclei familiari formati da una sola persona, magari anziana, che ha difficoltà ad andare chissà dove per una visita medica, e che è costretta a chiedere aiuto ad altri, mentre le aziende sanitarie continuano a scaricare sui cittadini il costo delle loro inefficienze. Inoltre stanno prendendo sempre più piede le assicurazioni private, e ora come ora, se uno ha due soldi da spendere, per fare un buon guadagno o li dovrebbe investire in armi o nella sanità privata. Non solo: stanno aumentando i prezzi di alcuni farmaci antitumorali mentre altri farmaci indispensabili non si trovano sul mercato.

Quindi Ira ha chiuso leggendo alcune frasi celebri pronunciate da un politico, tra cui spiccano queste, emblematiche del suo modo di pensare: “Bisogna alleggerire l’onere sociale della malattia!” oppure “Gli accessi al pronto soccorso hanno una natura più sociale che sanitaria!”. Ed ha infine invitato coloro che volessero partecipare alla rete informativa di  ‘Co.S.Mo. a lasciare il proprio nome, cognome ed email al banchetto predisposto. 

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Michele Negro, presidente del Coordinamento Salute FVG; la Regione spende tanto ma senza grossi risultati. 

Ha quindi preso la parola Michele Negro, Presidente del Coordinamento Salute Fvg, che ha incominciato sottolineando come la nostra regione, in controtendenza rispetto alla Nazione, stanzi moltissimo per il Sistema Sanitario Regionale, e sono soldi nostri. Ma allora uno potrebbe pensare che in Fvg si stia tutti bene, che qui ci si possa tutti curare tempestivamente e che qui non ci siano problemi a livello sanitario: non lunghe liste di attesa, non tempi lunghi per interventi. Ma invece non è così, e lo constatiamo di persona ogni giorno, sia a livello di servizi territoriali che ospedalieri che di MMG che sono sempre più carenti in particolare nelle zone periferiche e più decentrate ed in montagna.

Su questa spesa, che sta aumentando in modo considerevole, ma con esiti sempre meno soddisfacenti, sta indagando la Magistratura: da una parte l’Agenzia che si occupa della corruzione, dall’altra la Corte dei Conti, che valuta, per suo compito specifico, l’appropriatezza della spesa. E l’Agenzia contro la corruzione ha messo in evidenza il costo dei gettonisti, sia medici che infermieri, che lavorano dentro il Servizio Sanitario regionale e che guadagnano, a parità di prestazioni,  il doppio o talvolta anche il triplo del medico, con contratto pubblico e regolarmente assunto, che sta a fianco a loro, senza avere obbligo alcuno rispetto alla formazione ed alla presenza in servizio. E i dati della Regione ci dicono che ad oggi lavorano in Regione ben 155 gettonisti. E su questo dato e sul costo di queste persone, l’Agenzia sta indagando. 

C’è poi anche una parte di privato che lavora per lo più nei Pronto Soccorso, per gestire i codici bianchi e verdi, in una situazione di appalto. Ed anche in questi casi il costo è notevole, ben superiore a quello che si spenderebbe se si assumesse personale stabile e proprio: e si parla di 50 – 60 milioni di euro fino allo scorso anno, che è una cifra considerevole. E questo sistema si va, via via, ampliando. E per esempio a Pordenone si sta dando in appalto tutto il servizio di radiologia, importantissimo, sia a fini diagnostici che curativi (si pensi all’ importanza che sta assumendo la cura radiologica in certi tipi di tumore). E nessuno accetta di sottoporsi ad un intervento chirurgico se non esiste un esame radiologico preciso. 

Infine la Corte dei Conti, nella relazione fatta a fine marzo, ha messo in rilievo la parte sanitaria, perché a suo avviso anche in Friuli Venezia Giulia ora c’è una situazione di urgenza, come del resto in altre Regioni, e questo riguarda in particolare una situazione in cui la domanda sta aumentando, anche a causa dell’ aumento della fascia di popolazione anziana, mentre l’offerta sta diventando sempre più carente. Quindi è stato evidenziato da chi di dovere un problema oggettivo, non solo narrato dai cittadini, dai Comitati e dai Sindacati. Ma dato che è sotto indagine, la Regione dovrebbe dire qualcosa, anche se l’essere indagato non implica essere colpevole di qualcosa, però vuol dire che, magari, qualcosa non va. Ma cosa dichiarano ora come ora, sia l’assessore alla sanità che il Presidente della Giunta Regionale? Dicono che tutto va bene, e che il problema è dato dal fatto che c’è poco privato e troppo pubblico in sanità e che per risolvere i problemi del sistema sanitario regionale bisogna dare più soldi ai privati. Inoltre secondo la Regione c’ è troppo personale da mantenere nella sanità pubblica, a differenza di ciò che vediamo ogni giorno.

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Ma – ha detto sempre Michele Negro – dato che sono per la mobilitazione perché l’organizzazione del ssr Fvg non va proprio bene, ritengo che i cittadini, oltre che firmare le petizioni e partecipare alle assemblee, debbano incominciare a mostrare anche qual è la loro preoccupazione perché pare che la giunta regionale non si sia accorta di nulla. E quindi è importante che i cittadini partecipino alla manifestazione del 4 maggio a Tolmezzo ed alle altre in regione e segnalino, anche tramite gli strumenti amministrativi,  le difficoltà incontrate in sanità, perché, se non fermiamo questa deriva, tra un anno o due ci troveremo davvero male, e si continuerà a dare soldi ai privati, tantissimi soldi, per avere un risultato assolutamente scadente.

E sono soprattutto le aree più deboli, più decentrate, non necessariamente più povere di questa regione, la montagna in particolare, che ne soffriranno ben più di quanto soffrano ora. Perché il privato si concentrerà nelle aree dove c’è maggiore popolazione lasciando le altre scoperte e aumentando in quelle dette ‘interne’ i problemi di spostamento ed altri ancora, portando ad una forte carenza, in alcuni luoghi, del ssr. E Negro ha chiuso invitando, ancora una volta, tutti alla mobilitazione. 

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Infine chiudo questa prima parte di quanto è stato detto a Moggio, con la notizia, avuta oggi, di un incontro a livello regionale sui punti nascita, mentre per il resto non c’è nulla di nuovo, tranne il malcontento che cresce tra la popolazione per come è ridotto il ssr. Ma in compenso avremo una pista da sci in sintetico a Pian Cavallo! Senza voler offendere alcuno questo ho scritto e in parte trascritto dalla mia registrazione, e ho qui riportato senza voler offendere alcuno, ma per invogliare a discutere su questi temi. Avviso che però Ira Conti e Michele Negro non hanno riletto quanto ho scritto. E per cortesia commentate. Seguiranno poi, se ne avrò il tempo, anche gli altri interventi. 

Laura Matelda Puppini 

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Note. 

  1. https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/comunicatiStampaDettaglio.aspx?ID=836160
  2. Per dati vari cfr. https://www.gimbe.org/pagine/290/it/report-osservatorio-gimbe. Per la spesa in medici gettonisti, cfr. https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/01/spesi-17-miliardi-in-4-anni-per-medici-e-infermieri-gettonisti-soldi-a-poche-societa-invece-di-assumere-in-pianta-stabile-e-aumentare-gli-stipendi/7463703/?fbclid=IwAR2j55GLroI-968XP1Xy-762LBcAn8rHxKoeRmXGoyRaXdu9piOGiWy-Dxc.

 

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L’immagine che accompagna l’articolo ritrae una manifestazione in provincia di Savona per la chiusura di un punto nascita ed è tratta da: https://www.ivg.it/2022/12/punti-nascite-il-piano-b-della-regione-potrebbe-salvare-lospedale-san-paolo/- L. M.P.

 

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