Mentre noi pensavamo al referendum

Mentre noi pensavamo al referendum del 17 aprile, ed ad invitare, magari, qualche nostra conoscenza ad andare come minimo a votare, ed a votare sì, il governo, dopo essersi dato da fare  per propagandare, antidemocraticamente, l’astensione al voto, ha continuato a stravolgere la sanità, con un piano ben preciso di risparmio, che però non intacca le cure gratis dei politici e familiari.

Eppure non inquinare ed agire sulla bontà dell’ambiente di vita è tutelare la salute dei cittadini, farli ammalare di meno, e spendere meno in sanità. Insomma è prevenzione e taglio intelligente di costi che potrebbero esser risparmiati.  

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Ma veniamo al dunque. Ora si passa alla creazione generalizzata delle Aft, acronimo quasi misterioso, che significa Aggregazioni Funzionali Territoriali, di medici di base, con il risultato che, se applicate in montagna e nelle zone marginali, toglierà il medico ai piccoli paesi, con tutto ciò che ne può conseguire. Ma cosa vuoi che sia … Basta che Governo e Regioni garantiscano che funzioneranno a meraviglia e che saranno la risposta ad ogni problema, ed un pizzico di fede … Veramente, poi, alcuni medici di base consociati c’erano già, nelle grandi città, quindi non pare una novità ma se applicata ovunque dal Governo e dintorni …

 «Via libera su tutto il territorio nazionale alle Aft, raggruppamenti di medici di famiglia, guardie e specialisti che garantiranno assistenza continua ai cittadini e dovrebbero ridurre il superlavoro dei pronto soccorso»- si legge sulla filo governativa La Repubblica, in un articolo datata 13 aprile 2016. (Michele Bocci, Sanità. Arrivano i super ambulatori: il medico per 16 ore 7 giorni su 7, in: http://www.repubblica.it/salute/medicina/2016/04/13/news/).

Pare che il governo si attenda per questa ideona, (non nuova ma tendente a far realizzare i risparmi Renzi – Gutgeld – Lorenzin in sanità), di accorpare i medici di base su tutto il territorio nazionale, il tripudio generale dei pazienti, dei cittadini, e non solo dei soliti che ancora magari si dichiarano della “sinistra democratica” e non si sono accorti che in Italia «una sinistra sta provando a governare contro le idee di sinistra, facendo propri i dettami del neo liberismo, ideologia del capitalismo finanziario», (Corradino Minneo, La politica del governo alla prova. Le difficoltà dell’alternativa, Left, 9 aprile 2016), che certamente non ha a cuore lo stato sociale.

E se le Aft, come gli altri aspetti di questa “riforma” della sanità pubblica, che pare maggiormente una demolizione, non risultassero efficienti, come propagandato dal governo e da quelli al seguito, ma un ulteriore palla al piede per gli italiani? Cosa vuoi che sia …  Basta non vedere … basta non sentire …basta non permettere troppe statistiche … e vivere gioiosi … e poi un po’ d’indifferenza non guasta …  E vi è spesso nell’ esercizio della politica che ormai si sta riducendo a mero esercizio del potere sugli altri, almeno a me così appare, quello che io direi e definirei un comportamento arrogante, da “Lei non sa chi sono io”, che spesso ultimamente più che mai percepiamo. Chi avesse sentito ieri a Ballarò la diplomata Beatrice Lorenzin, avrebbe potuto udire quel grido, quasi finale,  «Io sono il Ministro», o giù di lì.

«Ambulatori dei medici di famiglia aperti dalle 8 alle 24 e 7 giorni su 7» – si legge sempre sull’articolo di Michele Bocci. In alcune Regioni ci sono già, precisa il giornalista – e da oggi l’esperienza potrà essere allargata a tutta Italia. «Nell’atto di indirizzo per il rinnovo delle convenzioni di medicina generale, che è stato approvato dalla Regioni e dal governo insieme ai professionisti, si fa infatti riferimento ai nuovi “super studi”. A rendere possibile la novità anche le guardie mediche, che collaboreranno con i colleghi». (Michele Bocci, cit.).

Oddio, – penso- si sono dimenticati di dirci come faranno questo cambiamento epocale, essendoci una realtà presente! Per esempio, come si fa a fare una diagnosi senza poter far fare subito le analisi, come può fare il pronto soccorso? Infatti si può fare una prescrizione di urgenza, ma poi l’ammalato sofferente deve raggiungere l’ospedale, sottoporsi alla burocrazia di rito, per magari sentirsi, stremato, dire: «Ma perché non è andato al Pronto Soccorso?» o giungerci per sopravvenute complicazioni. Il problema lo conoscono i medici di base, e quelli di guardia medica, che possono solo fidarsi dei loro sensi, non avendo un laboratorio analisi a disposizione. Ma, come disse a me, nel lontano 2007, una dottoressa, «mille occhi possono vedere mille cose diverse». Ma cosa vuoi che sia ….

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E nelle zone marginali che si farà?

E nei paesi di montagna, ma anche di pianura, che si farà? Venite in città, pare la risposta governativa, non è colpa nostra se vivete fuori dal mondo. E poi cosa vuoi che sia farsi 42 chilometri per andare da un medico di base, infatti tale è la distanza fra Tolmezzo e Forni di Sopra centro, non frazioni, ed altri 42 al ritorno, per sentirsi magari dire. «Ritorni domani, vediamo come si evolve la situazione …»

Non a caso il dott. Gianni Borghi, operatore in sanità, Presidente della Conferenza dei Sindaci, nel suo accorato appello a Maria Sandra Telesca, potentissimo assessore regionale mai eletto dal popolo, apparsa finalmente in carne ed ossa alla popolazione tolmezzina, così diceva:

«Credo non vi sia domanda più complessa da rivolgere a un assessore, se non quella contenuta nel titolo dell’incontro: “La nuova proposta per la salute in territorio montano”. Qual è?
Perché faccio questa affermazione?
Perché nessuno ha pensato di porre attenzione, nel legiferare, alla montagna, ai suoi problemi specifici. E si è legiferato “erga omnes”, per tutti nello stesso modo. E questa non è solo una mia considerazione, è soprattutto la mia preoccupazione. Perché ciò implica la necessità da parte nostra, dei Sindaci, di vigilare e difendere i servizi essenziali nei territori più critici (presenze grandi territori e poca popolazione quindi di diseconomie = costo / opportunità).

Vede assessore, siamo molto preoccupati perché come sempre, relativamente alla montagna: tutti teoricamente sanno cosa si dovrebbe fare, ma nessuno fa quello che si dovrebbe fare, perché nessuno o quasi, poi, alla fine, vive in montagna.
Secondo me vi è poca consapevolezza nel pensare che ciò che vale per un centro, non equivale a ciò che vale per una periferia!
Se poi la periferia è montagna, la cosa si complica sia per gli aspetti orografici che per quelli finanziari. Questo, per dirLe, Assessore, che non vogliamo 2 sanità, ma due modelli organizzativi intelligenti che rispondano ai bisogni di salute di una città come di un ambito rurale/montano». (Gianni Borghi su: “La nuova proposta per la salute in territorio montano”, in. www.nonsolocarnia.info.).

Ed il dott. Flavio Schiava ha messo nero su bianco il problema dei tempi di percorrenza in montagna …  (Flavio Schiava: Demografia e salute in Alto Friuli. Introduzione di Laura M. Puppini, in www.nonsolocarnia.info).

Allora però si pensava forse ancora che tagli ed accorpamenti, in Fvg, li potesse fare la Regione, come ci era stato fatto credere. Ma ora … Perché ora alla sanità, stanno mettendo mano tutti, regioni, stato, secondo loro idee, ecc., si fa per dire … dando l’impressione di stare creando un’accozzaglia tale, che andrà a finire che i medici migliori, se non più giovani, fuggiranno in pensione, mentre altri andranno  nel settore privato. Ma cosa vuoi che sia … Altro che eccellenze …

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Ma, tranquilli,  i medici Aft avranno un ecografo. Per far che e con che competenze?

Ma tranquilli, non dobbiamo temere. Il Governo, come un buon padre, ha pensato a tutto. Permetterà ai medici di base, anche senza corso alcuno, di utilizzare un ecografo, comperato a proprie spese. (Michele Bocci, cit.). Per la verità a Genova, l’Asl n.3 genovese, per motivi suoi, decideva, in accordo con i medici di famiglia, che essi potevano fare ecografie, dietro compenso per le stesse, ed inviando poi una certificazione per ogni paziente sottoposto ad ecografia, che doveva essere refertata. (http://www.siemg.it/files/asl%203%20accordo%20PIP%2031%20ottobre%20%202013.pdf).

Ma mica abitiamo tutti a Genova, in asl n.3… Oddio, potrebbe obiettare qualcuno, ma se è stato sperimentato, basta prendere l’esperienza, (datata 2013, e con che esiti non è dato sapere), e generalizzarla, mandare alle ortiche le radiologie … aumentare i contenziosi legali e mettere a rischio i risarcimenti delle assicurazioni private ai pazienti.

Inoltre un alto numero di ecografie riguardano l’apparato riproduttivo ed urologico femminile, anche in donne incinte, e maschile, e detti esami, con buona pace di tutti, li fanno ginecologi ed urologi. Allora per quale ipotesi diagnostica, un medico di base dovrebbe sottoporre un paziente ad ecografia, senza mandarlo poi dal radiologo, e senza avere in mano delle analisi ematochimiche? Infatti: «Le condizioni di salute che inducono un medico a prescrivere l’esecuzione di un’ecografia addominale sono varie e numerose. Ad esempio, le più comuni indicazioni operative sono legate al rilevamento di sintomi sospetti o di alterazioni degli “indici ematochimici” riconducibili alla funzionalità e allo stato di salute degli organi indagabili mediante ecografia addominale». (http://www.my-personaltrainer.it/salute/ecografia-addominale.html).

 E comunque per intervenire od operare, mi diceva un medico di base ieri, uno specialista o chirurgo vuole giustamente avere una ecografia fatta da un radiologo.

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Quali condizioni devono sussistere, perché venga fatto un esame ecografico di qualità?

Inoltre che tipologia di ecografo compererà il medico di base, e in base a quali competenze si trasformerà in radiologo? Infatti così si può leggere nell’ articolo firmato dal Consiglio Direttivo del SIEMG, (Società Italiana di Ecografia in Medicina Generale), intitolato: La qualità in ecografia generalista, in: http://www.siemg.org/:

«Quando la prestazione fornita è di tipo diagnostico, e nel nostro caso trattiamo di diagnostica per immagini, la complessità del sistema cresce dal momento che, alle competenze del professionista si sommano le qualità tecniche intrinseche allo strumento che viene utilizzato». Poi si continua dicendo che il paziente in genere percepisce aspetti relazionali e di confort, dando per scontati aspetti che per i professionisti sono fondamentali come la preparazione tecnico scientifica e l’adeguatezza della strumentazione. Ma esistono ecografi ed ecografi, si precisa su. “La qualità in ecografia generalista, cit. ed il costo di un apparecchio per ecografie può variare da 15.000 euro ad oltre i 100.000 euro, (non tenendo conto di quelli, portatili, che si possono comperare, come da breve ricerca su internet, a 700 euro o di seconda mano), spesa che può esser ammortizzata in 5 anni. Inoltre il fare ecografie comporta spese energetiche e di manutenzione, di aggiornamento dei software, spese per l’utilizzo di materiali deperibili indispensabili e per materiali di consumo.

Infine «la gestione di queste apparecchiature di diagnostica, e l’esercizio professionale in ambito diagnostico, richiedono specifiche coperture assicurative. Il costo complessivo di quanto sopra brevemente e sinteticamente esposto si ripercuote sul costo di ogni singolo esame. (La qualità in ecografia, cit.). Come copriranno dette spese i medici di base? Infatti conviene sia al paziente andare che al medico mandare in una radiologia ospedaliera per fare una radiografia, od in un centro radiologico. 

Inoltre, il Consiglio direttivo del SIEMG, precisa, sempre nell’articolo: “La qualità in ecografia, cit.”, che la qualità intrinseca dello strumento impiegato, è aspetto importante, e che a definirla concorrono, oltre il prezzo di mercato, la data di costruzione, e, quindi, di innovazione tecnologica e di qualità dell’immagine, i possibili sofisticati ulteriori ausili diagnostici di cui può essere dotata l’apparecchiatura, ed infine il «suo riconoscimento di qualità attestato dal marchio CE, elemento finale di un rigoroso percorso di “technology assessement”». 

I professionisti, operatori in ambito di diagnostica per immagini, sempre secondo il direttivo del SIEMG, dovrebbero avere una preparazione medica non solo di fondo, garantita dal conseguimento della Laurea in Medicina, ma anche eventuali Specializzazioni e l’iscrizione sia all’Ordine Professionale che ad eventuali specifici Registri che attestino una adeguata e particolare competenza. La competenza nel settore specifico viene sancita attraverso un sistema certificativo. Ed un sistema “certificativo”consente di valutare e misurare il mantenimento nel tempo delle competenze ed il loro aggiornamento attraverso il conseguimento di Crediti per l’Educazione e la Formazione Continua in Medicina (Crediti ECM)». (Ivi). Come faranno i medici di base, a diventare ecografisti?

Infine ogni aggregazione di medici di base può avere fino a ventimila (20.000) utenti! (Michele Bocci, cit.). In sintesi in Carnia ce ne sarà una sola par di capire, od un paio, e così il pronto soccorso si intaserà, come quello di Udine. Ma le Aft non erano state ideate per snellire i pronto soccorso? Solo dei codici bianchi, si legge sull’articolo di Michele Bocci. E siamo a fai il medico di te stesso, perché sei tu che ti attribuisci un codice decidendo se andare all’Aft o al Pronto Soccorso. E se stai male cosa ti può accadere se l’ambulatorio con un solo medico per 20.000 utenti è stracolmo, e notoriamente nessuno ti lascia “saltare la fila” neppure se stai “tirando le cuoia”? E quanto dovrai attendere, se il medico di base, quello presente in quella fascia oraria, deve fare anche accurate ecografie? Fai training autogeno e preghi il buon Dio, nel frattempo? E se magari stacca quel medico e ne subentra un altro, con ulteriore perdita di tempo? E per inciso che locali dovrebbe avere una Aft da 20.000 utenti, per cubatura d’aria, ecc. quando spesso i medici di base hanno ambulatori ricavati da appartamenti non sempre amplissimi, per sala d’aspetto, e con un solo gabinetto?   

E chi farà le visite a domicilio, magari a chilometri e chilometri di distanza? Ma cosa vuoi che sia … Ci dobbiamo abituare …

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Ma chi ti prescriverà farmaci, e quindi diagnosticherà, poi, in Pronto Soccorso?  

Ho letto poi un’altra nuova, relativa agli infermieri di pronto soccorso che potrebbero essere promossi medici dalle regioni così, perché fa comodo, ed in barba all’utenza, alla legge ed ai percorsi di formazione specifici.

Su http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/ , compare un articolo «Infermieri e 118. Da screening pre-ricovero ai farmaci. Emilia Romagna approva delibera su ‘funzioni avanzate’. Entro aprile le linee guida», ove si comprende che i politici regionali, a loro piacimento ed infischiandosene di lauree specifiche, hanno deciso che gli infermieri faranno i medici, così si pareggia il bilancio. Il motivo ufficiale, precisato dall’articolo, è che gli infermieri ed i medici devono lavorare insieme. Perché in Emilia Romagna non lavorano in modo coordinato in base a specifiche funzioni? In Friuli Venezia Giulia sì, ma gli infermieri non fanno i medici.

Ma udite, udite. Le linee guida di funzioni avanzate, della Regione Emilia Romagna, permetterà, contro la legge nazionale, agli infermieri di pronto soccorso di erogare farmaci prima che il paziente sia visto da un medico e vi sia una diagnosi medica.

«Solo ogni situazione che si presentasse complessa o con margini di incertezza, dovrà essere affidata alla valutazione di un medico» (Ivi), e quindi la diagnosi la fa l’infermiere, che sarà tenuto anche a stilare il referto. E l’infermiere potrà dare, senza consulenza medica, farmaci, anche se non in tutti i casi. Ma poi … fatta la legge … E chi dà farmaci cura, e quindi è medico. O può farsi coprire da un medico, come facevano un tempo i tecnici odontoiatri.

C’è da aver paura, credetemi, della sanità in mano ai politici. Ed i contenziosi legali ed assicurativi, anche con pazienti non italiani? Tranquilli, i politici che curano troveranno una risposta legale anche a questo, facendo pagare ai cittadini. Inoltre uno fa “a” uno “b”, con una confusione incredibile. E questo per togliere pazienti ai pronto soccorso.

Ma non si conoscono gli sprechi in sanità? Secondo intervenuti a Ballarò ieri sì, secondo cittadinanzattiva anche, ma … E rimando ai miei: “«Ghe pensi mi» No grazie. Sui problemi etici della sanità, sulla sua politicizzazione, sul laboratorio analisi tolmezzino”,  “Sanità: sui risparmi e sulle competenze. Verso la “cinesizzazione” del lavoro nel ssn?” “Cittadinanzattiva. Sprechi e buone pratiche in sanità. Dossier marzo 2016”.Dalla prescrizione medica alla prescrizione governativa. Sanità in black out?” e gli altri su sanità e salute, in www.nonsolocarnia.info..

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Queste sono solo mie considerazioni, e non è mia intenzione offendere alcuno, e solo per esprimere il mio pensiero, e se erro correggetemi. E per quanto mi riguarda, davanti al “casino” totale in sanità, ove pare che comunque “il tacon sia “peso del buso”, ricordo sempre più i vecchi detti popolari: “Sans e lontans” “Guia un mal di gnot” “Di un mal a si ha pur di muri” e “Siamo nelle mani di Dio”.  Ma nonostante tutto:  ” il vento soffia ancora” fino a che saremo qui, a difendere i nostri diritti, i nostri bambini, la nostra terra.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: http://www.inventati.org/cortocircuito/2013/01/17/ecco-i-tagli-alla-sanita-della-spending-review-e-della-regione-toscana/ e rappresenta la croce, (rossa nell’originale) della sanità tagliata da mani esperte che la configurano ad aereo da guerra. Laura Matelda Puppini

 

 

 

 

 

 

 

 

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