[Aggiornato con comunicato il  il 6 febbraio 2024.]  Mi hanno invero meravigliato le parole dell’Assessore Riccardo Riccardi sui consultori familiari, che egli ha tolto alla città di Trieste, portandoli da 4 a 2, perché pare non sappia neppure che sono centri di prevenzione e che non conosca le importanti funzioni che svolgono pure nei riguardi di donne e bambini. 

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I consultori familiari sono stati istituiti con la legge n. 405 del 29 luglio 1975 allo scopo di intervenire in sostegno della famiglia o del singolo che vi faccia ricorso. Essi rappresentano un servizio gestito ed organizzato dalle regioni italiane, fornito istituzionalmente dalle ASL alle quali compete l’organizzazione finanziaria e gestionale, rientrante nelle prestazioni del Servizio sanitario nazionale. (https://it.wikipedia.org/wiki/Consultorio_familiare). Però, pur essendo stati previsti nel 1975,  di fatto vennero realizzati, effettivamente, sulla base della legge 833/78, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, e presero a funzionare nel 1980.  (https://www.epicentro.iss.it/consultori/pdf/consultori2.pdf).

Da subito si comprese il valore sanitario e sociale di queste strutture che in certi luoghi diventarono pure centri di sostegno sanitario per madri e bambini, comprendendo, di fatto, i compiti prima assunti dall’ ‘Opera nazionale maternità e infanzia’ (ONMI), creata nel 1925 e sciolta solo dopo la emanazione della legge sui consultori familiari, con legge n. 698 del 23 dicembre 1975. (https://it.wikipedia.org/wiki/Opera_nazionale_maternit%C3%A0_e_infanzia).

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Ma anche per la creazione di un organismo di tutela anche igienica e delle condizioni di vita dell’infanzia l’Italia non fu  certo la prima, perché il Belgio, la Norvegia e la Francia l’avevano preceduta. Ma vi garantisco che, al di là di altri problemi, l’Onmi ebbe una sua funzione nel contesto della penisola, e così il medico scolastico, che controllava la nostra crescita ed i problemi dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ma ora non sai dove andare per far controllare se un ragazzino in crescita non abbia qualche normale problema alla schiena, o un altro di vista, o se una ragazzina non ha, a 14 anni, ancora le mestruazioni. Invece quando io ero bambina e ragazzina, e quindi negli anni ’50 e ’60 a Tolmezzo c’era il medico scolastico comunale, cioè la dott. Caterina Moro, cattolica, (cfr. il mio: Laura M. Puppini. Storia di Caterina Moro in Pavan, donna e medico, da tutti a Tolmezzo benvoluta e stimata, in: www.nonsolocarnia.info, scritto perché le venisse pure dato un riconoscimento pubblico, a cui però il sindaco Vicentini non mi pareva interessato quando gliene parlai), che dava anche consigli alle mamme su come parlare alle ragazzine delle mestruazioni, discorso che per molte, allora, era un tabù, perché le bambineo ragazzine non ne fossero spaventate. E lo dico perché consigliò in tal senso anche mia madre, dopo aver visto il mio fisico quando avevo 10 anni.

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Quindi ed in sintesi, i consultori familiari sorsero come strutture regionalizzate che assorbivano pure i compiti dell’Onmi. E se volete vedere un consultorio che funziona a tempo pieno, occupandosi pure di neonati e dei problemi dei piccolissimi, dovreste andare a vedere non quello di Tolmezzo, che a me pare un consultorio nato già zoppo, ma quello del Trullo a Roma, che serve una popolazione, non certo anziana come la nostra, di circa 30.000 persone, seguendo gravidanze, pesando pargoletti per controllarne la crescita, dando consigli sull’allattamento, visitando puerpere, facendo nelle scuole educazione al sentimento e sessuale in accordo con i dirigenti scolastici, e quanto di competenza, avvalendosi, per le attività, di personale apposito, numericamente limitato ma che si dà da fare in ogni modo.

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Il vantaggio del consultorio è pure quello di essere una struttura per l’accesso alla quale non serve ricetta medica, è di supporto agli oberatissimi pediatri del ssn, e dovrebbe avere al suo interno un ginecologo, una ostetrica, un pediatra, un’ assistente sociale ed una psicologa che si occupa di clinica e di consulenza rivolta al singolo, alla coppia e alla famiglia, ma anche di violenza domestica, oltre ad un’infermiera professionale. Il personale che vi opera lavora in genere in equipe. E vedendo che il consultorio si prende cura delle loro donne e dei loro bambini, vi sono anche uomini che vi accedono, per vari motivi, in genere assieme alle loro compagne, anche se credo siano ancora pochissimi, ed iniziando così a conoscerlo.
Ed ho visto addirittura a Roma, al consultorio del Trullo, anni fa, la locandina di un corso interessantissimo, sulla gestione familiare dei bambini in un contesto in cui erano presenti, anche se non conviventi ma vicini, i nonni, ritenuti una risorsa.

Ma è anche vero che i soldi per sostenere ciò che è socialmente utile sono sempre pochi, mentre sono tanti per fare infrastrutture e scelte inutili, distruggendo il pregresso, o qui per sostenere multinazionali del farmaco. E pensate solo quanti soldi diamo come Nazione per armi all’ Ucraina, cioè per perpetuare la distruzione di quel paese e dei suoi abitanti, ora, di fatto. 

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Ma per ritornare a dunque, vorrei che pure voi leggeste quali erano i compiti della fascista Onmi, per notare come da essi discendano alcuni propri dei consultori: «la protezione e l’assistenza della maternità, la protezione dell’allattamento materno, l’igiene sociale della prima infanzia, la profilassi antitubercolare infantile, l’igiene scolastica, l’educazione fisica, la protezione igienica del fanciullo nel lavoro, la repressione degli abusi della patria potestà, la protezione sociale del fanciullo nella vita, la repressione degli abusi e dei delitti contro l’infanzia, l’educazione dei fanciulli anormali, l’assistenza e la protezione dei fanciulli materialmente o moralmente abbandonati, la prevenzione della mendicità, del vagabondaggio e della criminalità dei minorenni, la rieducazione dei fanciulli traviati, il trattamento delinquenti» (https://it.wikipedia.org/wiki Opera_nazionale_maternit%C3%A0_e_infanzia).

Allora converrete con me che molte funzioni della disciolta e benemerita Onmi sono svolte ora dai consultori familiari, che Riccardo Riccardi vuole ridurre nell’unica città del Fvg di circa 300.000 abitanti, perché non è dato capire, mentre la popolazione, ormai stremata dalle scelte tragiche di questa giunta vecchia/ nuova in sanità si indigna sempre più essendo il vaso colmo.

E se la giunta retta da anni da Massimiliano Fedriga, che sostiene il ‘family day’, cancella strutture di prevenzione, igiene e controllo per madri ed infanzia, questo non può essere che un motivo in più per chiedergli di andarsene a casa, o almeno di mandare a casa il mai eletto Riccardi. Perché se in Italia magari qualcuno si è messo in testa che i consultori sono figli della sinistra, devono sapere prima che l’Omni, le cui funzioni poi sono state assorbite dagli stessi, era di origine fascista.

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Inoltre, forse, le destre, cattolicissime, (pronte però magari a sostenere il genocidio palestinese non si sa in nome di quale Dio e morale) potrebbero avere una delle loro fisse, che appartengono al mondo dell’iperuranio ove vivono, non della realtà che non conoscono di fatto, ma su cui legiferano e scelgono: i consultori sono i luoghi ove si permette ad una donna di abortire. Ma credetemi, solo una donna poverissima andrebbe per questo motivo ad un consultorio, e non serve un consultorio familiare per domandare di abortire, secondo legge ci vuole un ginecologo, non obiettore, che ascolti la donna, la inviti a tenere il bambino, che può poi lasciare per l’adozione, ed infine, se la donna vuole abortire comunque, la faccia proseguire nel percorso previsto, ammesso che si trovi qualche ginecologo non obiettore, ora come ora. E per far questo, non serve necessariamente un consultorio, e non è questo uno dei compiti fondamentali dello stesso.

Però è anche vero che, a livello nazionale «la mancanza di un piano sanitario nazionale, di indirizzo dei piani sanitari regionali operativi, che potesse contribuire a definire i termini di riferimento da utilizzare per i confronti tra realtà diverse ed esperienze diverse», non è stata senza conseguenze relativamente pure ai consultori. (https://www.epicentro.iss.it/consultori/pdf/consultori2.pdf). Ed ora, se passa quella per me follia che si chiama autonomia differenziata, avremo, magari 21 modelli diversi di consultorio. Ed intanto, accanto a consultori funzionali e funzionanti come quello del Trullo in Roma, che fanno opera meritoria, vi è quello di Tolmezzo privo di personale medico, e che era, in precedenza, specializzato in particolare in adozioni, perdendo gran parte della sua funzione.

E questo costituisce un problema perché i consultori familiari sono servizi di prevenzione in particolare, non di cura e riabilitazione, (Ivi), e invece pare proprio che i politici che urlano a favore della prevenzione, (avendo qui scompaginato i luoghi di diagnosi cura e riabilitazione, fra l’altro) siano poi quelli che dimezzano pure i servizi territoriali per madri ed infanti e per le donne!

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Inoltre i consultori familiari offrono prestazioni  varie e diverse, rivolte essenzialmente alla coppia e alle attività che vi girano intorno: contraccezione e procreazione responsabile; danno informazioni agli adolescenti, assistenza in gravidanza e al neonato, ma in alcuni casi trattano anche la prevenzione dei tumori femminili, dell’osteoporosi e informano le donne sulla menopausa. (https://www.paginemediche.it/benessere/cura-e-automedicazione/consultorio-familiare-cos-e-e-chi-puo-rivolgersi). Ed essendo gratuiti, permettono un controllo anche sulla diffusione di infezioni uro/genitali e in ambito di igiene pubblica. Ma cosa si fa in Fvg? Si limitano, invece che mantenerli e potenziarli. Non solo: accentrando in pochi locali l’utenza, si potrebbe favorire la diffusione fra i neonati e piccoli di quelle virosi, bronchioliti, gastroenteriti e quant’ altro, che preoccupano madri e pediatri.

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Quello che pensa Riccardo Riccardi sulla sua chiusura di 2 consultori sui 4 previsti anche dalla legge, se non erro, in quel di Trieste.

Ma leggiamo cosa pensa Riccardi dei consultori, mentre ne toglie, a Trieste, due su quattro, e facendo ricadere sugli ospedali e sui pediatri territoriali, quasi inesistenti, una serie di funzioni che non possono svolgere per le note carenze e disorganizzazioni del ssr in capo a Riccardi stesso ed ai direttori generali aziendali da lui scelti, che ci stanno trascinando nel baratro sanitario. E loro, di destra, distruggono proprio una delle poche cose buone e utili nate come servizio nel fascismo, a tutela di madri ed infanzia. O tempora o mores!

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Un paio di giorni fa, per la precisione il 2 febbraio 2024, è comparso su https://www.triesteprima.it/, un articolo di Stefano Mattia Pribetti intitolato: “Protesta consultori, Riccardi: “La filastrocca dei soliti noti”, avente come sommario: « L’assessore alla salute difende l’attuale modello organizzativo in quanto “garantisce un’apertura maggiore rispetto al precedente, mette insieme una casistica importante dei professionisti che sono in grado di dare risposte”. Ieri la protesta davanti al consiglio regionale con momenti di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine».

E già qui uno, che abiti in questa regione, trasecola: di quale modello organizzativo parla Riccardi? Perché non se ne vede uno neppure in lontananza, e non si vede disegno alcuno per la sanità, ora che anche la Lombardia ha cambiato rotta almeno in parte, ma solo tagli e dichiarazioni, ed ancora tagli e dichiarazioni.

Ma cosa sostiene Riccardi, non eletto né nella precedente legislatura né in questa, ma in posizione decisa di comando? Vediamolo: «Se penso a quello che abbiamo ascoltato ieri siamo alla filastrocca dei soliti noti”. È il commento dell’assessore regionale alla salute e vicepresidente del Fvg all’indomani della protesta contro la chiusura di due consultori, che si è tenuta ieri davanti al Consiglio regionale.
Riccardi, a margine di una conferenza stampa, difende l’attuale modello organizzativo in quanto “garantisce un’apertura maggiore rispetto al precedente, mette insieme una casistica importante dei professionisti che sono in grado di dare risposte”, aggiungendo che “le ore medie sono il doppio di quello che è nella valutazione statistica dell’Istituto Superiore della Sanità nel nostro paese” e che “se il problema è fare qualcosa in un posto invece che in due, l’importante è che la risposta ci sia”». (https://www.triesteprima.it/cronaca/protesta-consultori-riccardi-la-filastrocca-dei-soliti-noti.html).

Scusate, ma lo dico qui e subito: a me pare che l’ASSESSORE NON ABBIA NEPPURE IDEA DI COSA SIA UN SERVIZIO SOCIALE TERRITORIALE, CHE DEVE ESSERE DI PROSSIMITÀ, non potendo mamme con neonati farsi chilometri in auto (sempre che ce l’abbiano) per giungere sfinite ad un servizio sovraffollato, e che i servizi territoriali non entrano nella logica: basta che ce ne sia uno. Questo è parlare per parlare. Almeno questi politici di destra leggano qualcosa sull’OMNI, da cui i consultori derivano. Inoltre, Riccardi, i tempi di percorrenza anche a Trieste dipendono dal traffico, dalle macchine parcheggiate di traverso o in doppia fila, dall’affollamento degli autobus che, in certi casi, neppure aprono le porte. Almeno questo accadeva negli anni ’70 quando vivevo lì ma non mi pare che la situazione sia migliorata.

Poi un consultorio distante ma aperto 10 ore, a chi serve ASSESSORE? Ma Lei conosce i problemi di donne incinte, neonati e lattanti, e di puerpere, oltre il resto? Fedriga e giunta, per cortesia, fermate queste scelte che vanno contro la prevenzione e ingenerano il caos e un mancato servizio all’ infanzia. Togliamo i soldi con cui avete deciso di sostenere le multinazionali del farmaco, e dateli per i consultori a difesa delle mamme, dei bambini e dei lattanti! NON DOMANI, SUBITO!

E se un assessore deve uscire scortato dai carabinieri, (Ivi) cosa mai accaduta, se ne faccia una ragione, forse c’è qualcosa, davvero, nelle sue scelte, imposte dall’alto, che non va bene.
In quanto ai ‘soliti noti’ non so a chi si riferisca Riccardi, ma credo che vi sia più d’uno che non apprezza quanto sta decidendo in campo sanitario, senza disegno alcuno. Purtroppo però questa giunta, o almeno Fedriga, Riccardi e Bini, sono totalmente refrattari ad ascoltare i cittadini ma anche a comunicare loro cosa vorrebbero fare, e vanno avanti per conto proprio da padroni. Ed a mio avviso questo non è il loro compito statutario e ingenera conflittualità e problematiche perchè il fvg è abitato da cittadini, non da pecoroni, e perchè società private potrebbero pensare che quanto detto da un assessore sia pensiero generale, quando magari nessuno ne sapeva nulla. E se erro correggetemi.

Senza voler offendere alcuno ma solo per esprimere il mio pensiero, questo ho scritto, cercando pure commenti nel merito. Almeno parliamo di questi problemi.

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Aggiungo qui, oggi 6 febbraio 2024, la presa di posizione della minoranza in Consiglio Regionale come giuntami da un Comunicato di Patto per l’Autonomia Civica, datato 27 gennaio 2024.

«Trieste, 27 gennaio 2024 | In seguito alla chiusura dei due consultori di San Giovanni e San Giacomo di Trieste, e allo spostamento dei servizi per l’infanzia dai distretti di Valmaura, Roiano e San Giovanni, in Consiglio regionale approda una mozione firmata da tutte le opposizioni per la difesa e – anzi – il potenziamento dei servizi sociosanitari pubblici di prossimità. La mozione è stata calendarizzata nella seduta di giovedì primo febbraio.

«Abbiamo presentato una mozione per chiedere alla Giunta di sviluppare un piano per il potenziamento dei servizi sociosanitari pubblici di prossimità, in particolare consultori e distretti – afferma Giulia Massolino, consigliera del Patto per l’Autonomia – Civica FVG e prima firmataria della mozione sottoscritta dall’intera opposizione -. L’attacco incorso alla salute pubblica da parte della maggioranza è evidente e va fermato a livello politico. Visto che la precedente richiesta di audire le parti sociali è stata ignorata, nonostante fosse stata sottoscritta dall’intera opposizione come da regolamento, abbiamo chiesto anche di avviare un tavolo di confronto tra sindacati, associazioni, vertici ASUGI e parte politica. Infine, impegnamo la Giunta a dare mandato all’Azienda Regionale di Coordinamento per la Salute e alle Aziende Sanitarie regionali di individuare le soluzioni per colmare le gravi mancanze che il territorio già sta subendo».

«C’è un merito, ovvero il rischio di una riduzione di servizi sul territorio, e c’è un metodo, quello del rifiuto di un confronto nelle sedi opportune, quelle istituzionali in primis, che respingiamo. Da qui il senso della mozione» commenta Roberto Cosolini, consigliere regionale del Partito Democratico.

«Il presidente Fedriga afferma che i servizi socio sanitari pubblici, per essere efficienti, non sono ammissibili doppioni. Per quel che riguarda i consultori di Trieste supera se stesso e dimezza il numero. Il presidente dichiari una volta per tutte che non ci saranno limiti per chi offrirà il servizio privato che busserà alle porte dell’assessore per ottenere l’accreditamento e la convenzione per raggiungere il numero necessario di consultori così come obbliga la normativa nazionale» aggiunge Serena Pellegrino di Alleanza Verdi Sinistra.

«Accorpare servizi territoriali di prevenzione e assistenza primaria come i consultori familiari contraddice il senso stesso di cosa siano  servizi “di prossimità” vicini ai cittadini. Si sta azzerando una cultura sanitaria ottenuta con molta fatica» Così si è espresso Furio Honsell di Open Sinistra».

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.facebook.com/ConsultorioFamiliareTreviso/. E non credo proprio che Zaia abbia tolto i consultori. Ci voleva Riccardi per una pensata di questo tipo. L.M.P.

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