A Moggio per parlare di sanità regionale e nazionale. Gli interventi di Furio Honsell e Massimo Moretuzzo.
Dopo gli interventi di Ira Conti, Michele Negro ed il mio ampliato, principalmente a favore del mantenimento del punto nascita e dell’ostetricia di Tolmezzo, riporto qui le considerazioni fatte da altri, politici, sindacalisti, ed altri. Purtroppo la sala era stata prenotata, in quanto poi era impegnata per altro dal gentilissimo gruppo culturale di Moggio “e-DUcare” (1) promotore dell’iniziativa, e quindi alcuni interventi del pubblico sono forse saltati altri, come quello del sindacalista Giacomini, ridotti.
Ira Conti, dopo aver parlato come organizzatrice, seguita da Michele Negro, ha dato la parola prima a Furio Honsell e poi a Massimo Moretuzzo.
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L’intervento di Furio Honsell.
Furio Honsell, dopo aver salutato i presenti e notato l’afflusso imponente di persone all’incontro, ha sottolineato come questo aspetto indichi che il tema ‘sanità e salute’ è molto sentito in regione, ma, al tempo stesso, che non abbiamo più grandi momenti di aggregazione e di riflessione collettiva in questo nostro territorio. Pertanto un grazie profondissimo va ad Ira Conti che, nonostante abbia detto, quasi scusandosi, che non sempre trova le parole per dire quello che pensa, ci riesce benissimo, come in ogni incontro, presentando tematiche diverse con forza ed originalità.
Oggi, per esempio, Ira ci ha regalato un ragionamento sul perché non si faccia più prevenzione. La Corte dei Conti ha sempre detto che una parte importante della spesa sanitaria deve essere riservato alla prevenzione, ma anche l’OMS punta su questo aspetto. Invece qui, in regione, come del resto in tutto il paese, ne facciamo ben poca. E tanto più andremo verso il privato, tanto meno ci sarà prevenzione, perché per il privato non è interessante.
Ma non solo: anche il settore della riabilitazione viene sempre più indebolito in questa nostra regione, e lo si vede al ‘Gervasutta’ di Udine, perché al privato interessa erogare le cosiddette ‘prestazioni’, tant’ è che questa logica aziendalistico prestazionale ha invaso tutta la sanità regionale, lasciando noi cittadini di fronte ad un sistema che ci vede solo come numeri, con conseguenti inappropriatezze delle cure e ritardi, che derivano da qualche inghippo nella catena di montaggio attraverso cui passiamo come corpi, non più persone.
E noi dobbiamo, come cittadini, sottolineare alla Regione che questo sistema e questa visione della sanità non può essere accettato, e lo dobbiamo fare subito, perché, come dice Co.S.Mo, presto sarà troppo tardi.
Inoltre – ha detto sempre il noto esponente di Open Sinistra Fvg, «vorrei incitarvi, come cittadini, a prendere coscienza di ciò che sta accadendo. Io ho parlato con varie aziende private ad Udine, dove sono stato sindaco, e ne conosco tante, ed ho chiesto loro come andassero i loro bilanci, e tutte mi hanno detto che stanno andando benissimo. “La Regione ci dà più o meno quello che ci dava – mi hanno risposto – ma sono i cittadini che vengono poi direttamente da noi privati”. Ma io vi dico: carissimi cittadini non è accettabile essere così arrendevoli e scegliere il privato solo perché i cup ti dicono che ci vogliono ‘tot’ mesi, un anno per avere una visita.
E magari, poi, trovarsi come in Lombardia dove hanno rieletto l’assessore che, ai tempi del covid, ha fatto raggiungere a quella regione il primato mondiale del numero di morti durante la pandemia. Noi però questo problema non lo abbiamo avuto perché il nostro assessore non si è presentato prima alle elezioni, non si è presentato neanche dopo. È stato nominato ma nessuno lo ha eletto. Ma ritornando a voi, siete voi cittadini che ogni volta che vi dicono di attendere 8 – 10 mesi una visita dovete dire ‘no’, e non dovete dire: “Vabbè, pago io”. Perché questo significa negare quello straordinario sistema sanitario nazionale che aveva inventato Tina Anselmi (2) una delle madri della Costituzione, basato su un principio universalistico, di fruizione».
Quindi Honsell ha parlato dei problemi del Pronto Soccorso di Udine il cui servizio, per i codici bianchi e verdi, è stato dato in appalto come il reparto di radiologia di Pordenone. Però ad Udine, alla fine, hanno litigato, sono volati gli stracci, perché è difficile che persone che dipendono da un ente esterno e persone che dipendono dall’Azienda Sanitaria direttamente possano coordinarsi. Però poi Asufc ha continuato a scorrere la graduatoria, e questo lo dico io Laura Matelda Puppini, affidando il servizio ad altra cooperativa, senza nemmeno prendere in considerazione i problemi sorti.
E la regione -ha proseguito Honsell – impiega tanti soldi per la sanità a fronte di un sistema che non funziona non perché le sia stato imposto ma per scelta. Infatti, purtroppo nella nostra Regione, quando c’erano Fasola e Ceccotti, questi hanno deciso che la sanità ce la pagavamo noi, e così abbiamo ricevuto una quota della fiscalità dallo Stato maggiore di altre Regioni. E così il nostro bilancio della sanità ha raggiunto quasi tre miliardi. Ma se confrontiamo un anno con l’altro, notiamo che per questo 2024, rispetto all’ inflazione che è stata molto cospicua negli ultimi due anni, non si può ipotizzare una copertura dell’intera spesa neppure con tre miliardi.
Ma cosa ha fatto l’assessore Riccardi per cercare di risolvere i problemi della sanità regionale? Ha chiesto l’intervento dell’ente esterno, Agenas, per cercare di migliorare il sistema. E cosa hanno detto questi di Agenas in Consiglio Regionale? Che in Fvg ci sono più medici, più infermieri, più MMG rispetto ad una media nazionale. Ma questa media è come la vecchia storia di Trilussa, e in questo caso fare la media e ragionare sulla stessa non ha senso, perché si deve ragionare sui dati disaggregati, non essendo la situazione identica ad Udine e nelle zone montane, anche se pure nel capoluogo è difficile trovare i pediatri, e restano scoperti i quartieri dove ci sono più bambini. E la salute è un bene comune, ed è uno dei principali indicatori di benessere, e non è valutabile sulla base di tanto c’è chi sta peggio di noi.
Infine – ha detto sempre Honsell – altro argomento importante è il piano dell’emergenza urgenza – presentato dalla giunta a fine dicembre. In base a detto piano, il numero di automediche (auto per soccorso con medico a bordo) in tutta la provincia di Udine è minore di quello delle dita di una mano. Questo per far capire che anche il settore dell’emergenza urgenza è in una situazione estremamente difficile anche a causa, poi, del numero unico 112, che per carità doveva esser introdotto perché è il numero europeo, ma non chiudendo i 118. Perché questo ha avuto come risultato che la Sores ha dichiarato che il 45% degli accessi al numero unico erano inappropriati. Quindi l’unico compito svolto dalla Centrale Unica è stato quello di filtrare le chiamate, per dichiarare poi che le persone si rivolgono al pronto Soccorso perché non ce n’è bisogno.
Ma vi pare che le persone realmente si rivolgano al Pronto Soccorso quando non ce n’ è bisogno? Ma questo dico io, Laura Matelda Puppini, implica che ogni individuo della regione sia un medico emergenzista, e sappia chiaramente se dei sintomi rappresentano una situazione grave o meno.
Quindi Honsell ha così concluso: «Io sto facendo una azione capillare per chiedere tutti i dati relativi ai ritardi che ci sono stati nei soccorsi a causa del numero unico e della centrale unica, e si sa che molti arresti cardiaci bisogna gestirli subito», ed ha invitato i cittadini a prendere posizione, ad attivarsi ad ogni disservizio evidenziabile segnalandolo, perché è così che si può cercare di cambiare le cose.
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L’intervento di Massimo Moretuzzo.
Anche Massimo Moretuzzo ha iniziato il suo intervento con un saluto ma in lingua friulana, e quindi ha continuato ringraziando gli organizzatori dell’incontro e tutti coloro che si sono mobilitati per portare avanti iniziative di questo tipo. Inoltre il tema della sanità non è una questione di maggioranza ed opposizione, di destra e sinistra. «Io e Furio, insieme ai consiglieri dell’opposizione, abbiamo cercato di sottolineare questo anche in consiglio, e fin dalla campagna elettorale scorsa. E noi crediamo – ha continuato – che sulla sanità si giochi una delle partite fondamentali per il futuro di questa nostra terra. Perché la sanità vale metà del bilancio regionale, ed abbiamo superato i 3 milioni di euro, ma anche perché ha a che fare con il futuro delle persone. Ed allora io credo, come abbiamo del resto detto più volte, che su questa partita si debbano mettere via le maglie e le appartenenze, come è successo del resto nei momenti migliori della nostra terra, e penso per esempio al terremoto. Allora è successa una cosa straordinaria. Tutte le forze politiche si sono sedute intorno ad un tavolo, superando le appartenenze ai diversi partiti e schieramenti, ed hanno deciso insieme quali sarebbero state le scelte strategiche da fare. Sulla sanità oggi, per quello che sta succedendo, e per come il sistema sanitario si mostra, cioè in grandissima difficoltà, […] serve uno sforzo di quella natura.
E noi non diciamo che avremmo tutti le soluzioni in tasca, solo che loro non le stanno usando, non è così. Non diciamo che la situazione è complessa, che viene da lontano, e che serve uno sforzo collettivo per affrontare la situazione. Ed è proprio questo che abbiamo cercato di dire da un anno a questa parte, dall’ inizio di questa legislatura, ed abbiamo cercato di fare un sacco di proposte, e le abbiamo peraltro costruite insieme, in una serie di incontri sui territori, a partire proprio dagli stimoli del Coordinamento Salute regionale. E c’è stato pure un momento in cui le abbiamo presentate e cioè quando è stata discussa la legge finanziaria del dicembre scorso. […]. Noi in quell’ occasione abbiamo presentato degli emendamenti, come del resto fa sempre l’opposizione, sui Medici di Medicina Generale, sul tema dei Centri di Salute Mentale, sul tema della medicina territoriale, ma non sono stati presi in considerazione. Certamente erano degli emendamenti che presupponevano uno stanziamento finanziario, una spesa, dei soldi, e la maggioranza avrebbe potuto dire di no per questo motivo, perché volevano loro investire.
Ma non abbiamo fatto solo questo: abbiamo presentato anche degli ordini del giorno, che sono, in qualche modo, degli atti di indirizzo che il consiglio dà alla giunta che può accettarli o meno. Ed anche quegli ordini del giorno derivavano da tutti i confronti che avevamo avuto con il Coordinamento salute, ma anche in seguito all’ audizione che era stata fatta in Consiglio Regionale con i rappresentanti del Coordinamento, con l’assessore, con i consiglieri di maggioranza, ed erano firmati da tutti i consiglieri di minoranza ed eran ostati anticipati all’ assessore qualche giorno prima della discussione in aula. Ed erano davvero scritti, come dicono i tecnici, in modo giuntale, cioè fatti in modo tale da esser approvati. Ed erano davvero importanti, anche rispetto ad alcune cose dette stasera, ed erano senza impegni precisi.
Quale è stato il risultato per quei 5 ordini del giorno? Che quattro su cinque sono stati bocciati senza spiegazione alcuna. Ed allora diciamocelo pure: questo è un problema, quando cioè non c’è la volontà di confrontarsi nel merito delle cose. Ed io spero – ha continuato Moretuzzo – che questo problema si superi, perché le difficoltà che sono state esposte qui, altrimenti, tenderanno ad accelerarsi nei prossimi mesi, anche se già ora la situazione si sta sempre più complicando. Ed allora la prima cosa da fare, per affrontare il problema sanità, è quello di dire le cose come stanno, di dire la verità rispetto a quello che succede oggi in Friuli Venezia Giulia rispetto alla sanità.
Ma questo non sta accadendo. Lo abbiamo visto mercoledì scorso in terza commissione consiliare, in commissione salute. È arrivato il Presidente di Agenas, l’Agenzia Nazionale che collabora con le Regioni nell’ analizzare i dati, ed ha presentato il rapporto sullo Stato della sanità in Friuli Venezia Giulia. Ora sono dati pubblici, che noi abbiamo girato anche la Coordinamento, e chi vuole può accedervi. Beh, non a detta nostra ma di tutti quelli che lo hanno guardato, anche un minimo tecnici, ci hanno detto: “Ma è tutto qui?”
Cioè non so se mi spiego. È stato dato un incarico che è costato 142mila euro, sono state presentate una ventina di slides, con dati che erano già pubblici, e quindi non è stato detto nulla di nuovo. Sulla base di quei dati, l’assessore ha tratto le sue conclusioni politiche dicendo che per lui la situazione era complessa e si sarebbe dovuto metter mano. Come? In due modi, fondamentalmente. Uno: aumentando i soldi al privato accreditato, due: riducendo il numero delle strutture, con un accenno ai punti nascita.
Queste sono le ricette per migliorare la sanità pubblica che sono state dette mercoledì scorso in commissione. Ma non solo: l’assessore ha anche detto che chi si fosse messo di traverso rispetto a queste soluzioni, vuol dire che non ha a cuore il futuro della sanità regionale.
Ma no, non funziona così. Noi abbiamo il dovere di dire quali sono i problemi, di discutere insieme le soluzioni, ma partendo da dati di verità. E la prima cosa è chiedersi: è un problema di soldi? No. Negli ultimi sei anni questa Regione ha avuto risorse che non si erano mai viste prima, e sulla sanità sta spendendo più della media italiana: 2286 euro pro capite, se non ricordo male, contro 2269 della media italiana.
Quindi stiamo spendendo di più, ma la domanda è questa: li stiamo usando bene? Io credo di no. Privato accreditato: l’assessore dice che serve più privato accredito perché in questa regione abbiamo una percentuale di privato inferiore alla media italiana. Ma è un’altra cosa che non è vera, perché lo è solo se prendiamo il dato generale. Ma perché noi sinora abbiamo dato meno soldi al privato accreditato? Perché abbiamo una storia sanitaria diversa da quella di altre regioni, e non possiamo paragonare il Friuli Venezia Giulia alla Lombardia o all’ Emilia Romagna o al Lazio. Là ci sono strutture ospedaliere intere che sono private. Pensate solo all’ospedale San Raffaele di Milano od al Gemelli di Roma. Ma realtà di questo tipo non c’entrano niente con la nostra storia.
Inoltre invece di vedere i dati generali, spacchettiamoli e vediamo i singoli settori. Noi abbiamo settori, esclusi quelli ospedalieri, dove spendiamo di più rispetto ad altre regioni nel privato accreditato. Poi si deve vedere pure quali servizi propone il privato. Vi garantisco che fa quelli che gli convengono. E sapete quale è il settore in cui il privato è più presente? Quello degli interventi ortopedici programmati e delle cataratte, perché sono quelli più redditizi, e se fatti a batteria riescono a far fruttare bene a chi li esegue, legittimamente, per carità, ma questo per noi cittadini non è accettabile. Non è accettabile che noi, per far fronte ai problemi che oggi ha la sanità regionale, dobbiamo recarci dal privato. Il caso della radiologia che citava prima Michele (Negro) è emblematico: 50 milioni di euro per 10 anni. Ma sapete cosa accadrà fra 10 anni se si va avanti così? Che le strutture pubbliche si saranno impoverite e non saranno più in grado di prendere in mano il servizio. E questa è la cosa che non viene detta, non viene detto che le strutture pubbliche, fra 10 anni avranno perso competenze e professionisti per poter operare in modo adeguato. E questo vuol dire buttare alle ortiche decenni di eccellenza di storia sanitaria.
Ancora due considerazioni. Bisogna dire che mai nella storia della Regione una giunta ha governato per un periodo così lungo, con questa disponibilità di risorse. E bisogna dire pure che ci sono le condizioni per cambiar la rotta, ma bisogna vedere chi si mette ai vertici del sistema sanitario regionale. Perché se qualcosa non va, dopo sei anni, con risorse finanziarie illimitate, vuol dire che chi ha comandato, e non mi riferisco solo all’assessore, mi riferisco anche ai dirigenti delle Aziende Sanitarie, hanno sbagliato qualcosa, e questa giunta, la prima cosa che ha fatto, ha riconfermato i dirigenti. Sono ancora tutti lì. Ed ancora una cosa. Prima di parlare di chiusura di ospedali e di strutture di base, si deve mettere mano alla medicina territoriale. Perché non è pensabile chiudere strutture di base senza dare risposte, sui territori, alle comunità, perché così facendo rischiano di esplodere anche gli ospedali hub come Udine, Pordenone e Trieste, perché non sono in grado, oggi, di ricevere il carico che arriverebbe dai territori. E quindi buona manifestazione il 4 maggio».
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Gli altri interventi verranno riportati in un futuro articolo. Furio Honsell e Massimo Moretuzzo non hanno riletto quanto ho riportato, in forma sia discorsiva che citando per Honsell, citando quasi completamente per Moretuzzo. La registrazione degli interventi è mia, la trascrizione pure. Se ci sono delle imprecisioni siete pregati di avvisarmi.
Laura Matelda Puppini
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Note.
1) “e-DUcare” è una associazione di promozione sociale con sede a Moggio Udinese che promuove pure i diritti umani.
2) Tina Anselmi è stata una nota partigiana e politica italiana, ed è stata la prima donna, in Italia, a ricoprire la carica di Ministro. (Per la sua storia analitica cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Tina_Anselmi, o https://www.enciclopediadelledonne.it/edd.nsf/biografie/tina-anselmi.
L’immagine che accompagna l’articolo ritrae Furio Honsell e Massim oMoretuzzo ad una manifestazione per l’acqua al lago di Cavazzo, ed è tratta da: https://friulisera.it/giornata-dellacqua-morettuzzo-e-honsell-presenti-alliniziativa-in-difesa-del-lago-di-cavazzo/. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/a-moggio-per-parlare-di-sanita-regionale-e-nazionale-gli-interventi-di-furio-honsell-e-massimo-moretuzzo/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/03/honsell-e-moretuzzo-WhatsApp-Image-2023-03-22-at-12.58.49-3-300x225-1.jpg?fit=300%2C225&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/03/honsell-e-moretuzzo-WhatsApp-Image-2023-03-22-at-12.58.49-3-300x225-1.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀDopo gli interventi di Ira Conti, Michele Negro ed il mio ampliato, principalmente a favore del mantenimento del punto nascita e dell’ostetricia di Tolmezzo, riporto qui le considerazioni fatte da altri, politici, sindacalisti, ed altri. Purtroppo la sala era stata prenotata, in quanto poi era impegnata per altro dal...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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