Il 20 aprile si è tenuto a Tolmezzo un altro incontro promosso da Co.S.Mo. e dai sindacati confederali sul tema ‘sanità’ il cui orizzonte si sta colorando di tinte sempre più fosche. Riporterò in due o tre articoli quanto detto, non con trascrizione letterale dalla registrazione da me fatta, ma in modo discorsivo. I temi trattati sono stati molti ed importantissimi, e le persone intervenute hanno dato validi apporti al dibattito ed all’ informazione sul tema.

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Introduce Franco Barbera della Cgil: “sta per venir meno uno dei caposaldi del welfare …”

«Vi è un grande ammalato, ed è la nostra sanità pubblica». – così ha esordito Franco Barera- della Cgil pensionati Alto Friuli. E da tempo- ha continuato – i sindacati confederali si stanno battendo per difenderla, quando, dopo esser stata colpita dal covid, che ha fatto emergere una serie di difficoltà, si è avviata lungo una china pericolosa. E, con la deriva della sanità pubblica, sta per venir meno uno dei capisaldi del welfare e dello stato sociale, che dà il senso della civiltà raggiunta da un paese. Perché il nostro era un servizio sanitario nazionale che era fruito da tutti, indipendentemente dal reddito, e questo in base alla Costituzione.

Ma nonostante il nostro impegno come sindacato: ricordo che siamo andati fino a Roma a protestare dal Presidente della Repubblica ed a Trieste più volte; nonostante si sia cercato in tutti i modi di avere uno spazio di trattativa con la Regione, non abbiamo portato a casa risultati tangibili. Ed è per questo motivo che, come sindacati, dobbiamo cercare di uscire dai nostri steccati e trovare alleanze all’esterno, e qui abbiamo trovato i comitati che sono nati spontaneamente. Ed è importante anche ascoltare la voce dei cittadini sul problema del sistema sanitario, che è uno fra principali che l’Italia ha in questo momento.

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Parla Ira Conti di Co.S.Mo.: “E ora vi è anche chi non riesce a curarsi più ….”

Quindi ha preso la parola Ira Conti. Ira ha sottolineato, ringraziando i presenti in apertura, il numero elevato di cittadini accorsi all’incontro, spinti, a suo avviso, da una preoccupazione di fondo: quella di perdere un sistema sanitario per tutti, quello nato, non senza trovare resistenze, nel 1978 sulla spinta dei movimenti culturali precedenti di area democratica, che avevano concepito la sanità come un diritto umano. Ed in questo tipo di approccio, la sanità è stata vista come un bene non solo individuale ma anche collettivo, in quanto la società ha interesse a che tutti stiano bene.

E la Costituzione, all’art. 32, così recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». E gli inglesi hanno capito, subito dopo la seconda guerra mondiale, che era importante, per lo sviluppo sociale, che tutti potessero star bene e curarsi, e quindi hanno per primi creato un sistema sanitario che raggiungesse tutti, non escludendo alcuno. Invece in Usa non è così.

Ma il nostro sistema sanitario nazionale sta ora percorrendo una rapida china che lo sta portando alla fine, e negli ultimi 10 anni sono stati tagliati dai vari governi 37 miliardi allo stesso, ed attualmente in Italia si stanno spendendo 48 miliardi in meno per sanità e salute, della media dei paesi europei.  Per allinearci quindi all’ Europa, lo Stato dovrebbe spendere, fino al 2030, 15 miliardi in più all’anno, ma presumibilmente non sarà così ed invece il governo toglie ancora. Inoltre dal 2021, sono stati tagliati circa 100.000 posti letto, 158 reparti ospedalieri, 125 ospedali, l’11% di quelli esistenti, 700 ambulatori, e l’80% dei macchinari è obsoleto.

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Inoltre la ricerca va avanti, e ormai ci sono delle cure di cui noi però non possiamo usufruire, perché sono fuori della nostra portata. Da 15 anni ci portiamo dietro il tetto alle assunzioni, così quando, qualche anno fa, medici ed infermieri avrebbero voluto entrare nel ssn, non hanno potuto farlo. Ora la situazione si è capovolta: si vorrebbe assumere ma nessuno vuol entrare nel sistema sanitario pubblico, perché non è più appetibile. Non è che non ci siano medici giovani anche specializzati, ma vanno altrove, perché negli ospedali sono stati soppressi molti reparti, e non c’è possibilità, nel Sistema sanitario pubblico, di migliorare la propria situazione lavorativa. Ed i medici del ssn italiano sono i peggio pagati d’ Europa, e sono costretti a fare turni massacranti. E questa situazione ha pure portato molti medici ed infermieri a lasciare il posto pubblico per andare verso altri lidi. Così, attualmente, in Friuli, mancano 1858 operatori sanitari, di cui 381 Medici, 824 Infermieri, 411 OSS, 128 Tecnici e 114 Amministrativi.

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Si parla ora di Case di Comunità, ma manca il personale per farle funzionare. Inoltre gli italiani spendono 40 miliardi, un terzo della spesa sanitaria, in prestazioni private, il che va contro le indicazioni dell’Oms, che non prevedono che il privato sostituisca il pubblico in sanità.

E non si può sentire che l’11% della popolazione italiana, dato del 2021, cioè circa 7 milioni di persone non si cura più, e che una delle cause principali del fenomeno sono le lunghe liste di attesa. (1). Inoltre 1/3 delle famiglie si indebita per poter accedere alle cure, ed alcune anche in modo catastrofico. Perché si deve pensare che un ciclo di chemioterapia può costare anche 100.000 euro. Ma ci sono anche altri trattamenti e farmaci che sono costosi, e ci sono situazioni in cui, e penso alla nostra montagna, è difficile raggiungere le sedi di cura. Per esempio, se un anziano deve muoversi con i mezzi pubblici per andare da Forni di Sotto a Palmanova, deve prendere almeno tre corriere. E questi tagli alla sanità pubblica ricadono su ciascuno di noi, e ci fanno sprecare tempo ed energia. E quando ci si ammala le energie vengono meno.

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Non solo: quando uno è ammalato, fa qualunque cosa pur di star meglio, e se vi è solo la via del privato, la imbocca. Ma questo può esser visto come una specie di ricatto e non si può approfittare di chi sta male. E stanno prendendo quota le assicurazioni sanitarie private, ma bisogna ricordarsi che non esiste una assicurazione privata che può coprire tutti i servizi che copre la sanità pubblica. E ora se si vuole fare un investimento redditizio, si deve investire in armi, cioè in morte, od in sanità. E gli investitori hanno tutto l’interesse a che si passi dal sistema pubblico a quello privato.

E bisogna star attenti a non pensare che queste difficoltà in sanità siano passeggere, perché il passaggio dal pubblico al privato del sistema sanitario è una scelta cosciente e voluta. Inoltre sentiamo parlare di razionalizzazione del sistema sanitario, ma noi dobbiamo tener duro sulle prestazioni a bassa complessità in particolare, perché se non ci vengono erogate più, potremmo peggiorare in salute e dover ricorrere a quelle più complesse.

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Quindi Ira ha citato una lettera che medici del Lazio hanno mandato a cittadini del Lazio, di questo tono: Cari concittadini, cercate di non ammalarvi in questo periodo, perché rischiate di non trovare le cure di cui avete bisogno. Ed in Carnia manca a più persone anche la presa in carico da parte di un medico di base, mancando i MMG.  E se manca la sanità pubblica, uno è costretto a comperare prestazioni da privati che non hanno controllo alcuno.

Ed infine ha chiuso dicendo che vi è un movimento che percorre tutta la penisola che lotta per la sanità pubblica, e che organizza manifestazioni, assemblee, incontri. E dopo aver invitato tutti alla manifestazione del 4 maggio a Tolmezzo, ha affermato che però Co.S.Mo. non smetterà al sua presenza capillare sul territorio carnico anche dopo la stessa.

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Laura Matelda Puppini: “La situazione della Carnia è grave, la privatizzazione del ssr in questo momento storico impossibile …. Ci sono soluzioni per la sanità pubblica, basta cercarle e volerle …

Secondo me la situazione politica europea, nazionale ed internazionale non comporta che si possa ora passare anche ad una modifica del sistema sanitario in senso privatistico, perché i prezzi dei generi alimentari e delle fonti energetiche stanno aumentando e la popolazione non ha soldi da spendere anche nella sanità privata. Ed andare verso la stessa, in questo momento storico, impedisce, di fatto, ai cittadini di curarsi o di curarsi in modo adeguato, con tutto ciò che questo comporta anche a livello sociale, a causa dei costi che dovrebbero gravare e gravitano su ogni soggetto o nucleo familiare.  E non si può giungere ad una situazione in cui o si mangia o ci si cura.

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Inoltre si parla di assicurazioni sanitarie private. Ma non siamo in America dove il sistema sanitario, peraltro piuttosto mediocre, si regge sulle stesse, ed attualmente il costo per una assicurazione sanitaria, che copra molti settori, non solo una possibile operazione, può essere alto: oltre 100 euro al mese a testa, il che significa, per una famiglia composta da padre, madre e due figli, pagare oltre 400 euro al mese, più di un mutuo. E non sempre le assicurazioni coprono ogni spesa. Infatti a Paularo qualcuno ha detto, senza però chiarire il nome dell’assicurazione, che una operazione per protesi al ginocchio non è stata risarcita perché il problema che andava a risolvere non era causato da malattia ma da usura dell’articolazione nel tempo; ed attualmente il servizio di perizia assicurativa è stato demandato ad agenzia esterna, che pare abbia il compito di trovare ogni scusa per non far pagare e questo per esperienza personale in altro settore.

Comunque il costo di una polizza sanitaria può variare molto perché determinato da una serie di variabili. Nella composizione del premio annuo solitamente incidono: età e condizioni di salute dell’assicurato, oltre che il tipo di prestazioni e coperture offerte, le franchigie, gli scoperti e i massimali e più è alto il massimale, più è alto il premio. Inoltre bisogna stare molto attenti a come si compila il foglio con le patologie presenti, perché se vi è un errore, le assicurazioni non pagano. (2). Ma se un paziente ha diagnosi errate, come nel mio caso, mentre, in Fvg, la Regione viaggia verso il mare dell’esternalizzazione senza che siano neppure noti i titoli del personale assunto, che si fa?

E le assicurazioni private non coprono ogni fascia di età ed alcune pongono dei limiti per patologia: per esempio non coprono gli anziani oltre i 75/80 anni (ma non tutte); i tossicodipendenti; le persone affette da HIV. Inoltre alcune compagnie non assicurano i pazienti insulinodipendenti. E una polizza sanitaria privata copre solo: visite ed esami relativi a una malattia sospetta, insorta o a un incidente; interventi chirurgici per una malattia o un incidente; ricoveri ospedalieri per una malattia o un incidente; medicinali acquistati in seguito a malattia o incidente; cure dentistiche conseguenti sempre a malattia o a incidente. Non coprono: cure e interventi relativi a malattie preesistenti note; le cure, i ricoveri, gli acquisti di medicinali conseguenti a malattia o incidenti provocati da abuso di alcol, droghe e psicofarmaci; cure e interventi dentistici con l’eccezione di quelli derivanti da incidente o malattia; cure e interventi estetici; visite ed esami riguardanti la nutrizione. (3).

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Quindi sono giunta a parlare della situazione in Carnia, caratterizzata dalla carenza di una sanità territoriale, mancando molti MMG. Infatti nel distretto della Carnia sono in servizio 18 medici di base, per circa 36.000 residenti e con una popolazione sparsa in 150 borghi e paesi, con una età media alta. (4).  Asufc si è inventata i medici di vallata che dovevano essere un escamotage momentaneo, e che si sono trasformati, invece, in un servizio istituzionalizzato, al di fuori di ogni accordo e contrattazione aziendale, che sono 3 pensionati, che non possono dare nessuna garanzia di permanenza, ed una dottoressa che si è licenziata da precedente attività. Inoltre una sanità che si regge sulla telemedicina non ha senso in generale, e gli anziani che popolano la Carnia ben poco sanno  utilizzare cellulari, che possono scaricarsi facilmente, e possono trovarsi in zone ove non sempre ‘c’è campo’, dovendo pure modificare la ormai radicata abitudine di andare dal medico e di parlare con lui. Ma si sa che le abitudini inveterate sono dure a morire. 
Inoltre comunicare con un cellulare non è parlare vis a vis neppure per un politico o per un giovane. E così va a finire che l’anziano non comunica più con il medico e che non si cura più adeguatamente. E pensate che Sauris, tanto propagandata, prima aveva un MMG full time, ed ora ne ha uno di vallata per due ore a settimana, a coprire anche le estati turistiche.

E da quello che si sa e si può calcolare, ci sono più di 10.000 persone in Carnia senza medico di base sul tesserino e sparse fra i monti, che usufruiscono del medico di vallata, senza vedere, per ora, alcun futuro diverso.

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In questa situazione, è chiaro che i pazienti, mancando il cardine della sanità territoriale cioè il medico di medicina generale, riempiono il Pronto Soccorso di Tolmezzo, non avendo altra possibilità, che si trova così a coprire spazi non propriamente suoi , che la notte ha un numero di ambulanze, che servono tutto l’Alto Friuli, nettamente insufficiente, in quanto alcuni mezzi sono operativi solo dalle 8 del mattino alle 20 della sera, e che ha un numero di medici che è lo stesso sia che ci si trovi in periodi con un alto numero di turisti in Carnia sia no, e che dovrebbe almeno esser potenziato nei periodi in cui il numero di coloro che vi potrebbero afferire aumenta. (5). E le variabili territoriali nel numero di utenti di un servizio sanitario dovrebbero iniziare ad esser prese in considerazione dalla Regione, nei poli turistici.

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L’ospedale di Tolmezzo sta perdendo specialità, e mi dicono che ci sono ambulatori che non sono più ‘fissi’ ma dove arriva uno specialista a visitare ad orario da fuori, ed a Paularo si parlava di quelli di dermatologia e di diabetologia, ma credo che sia in situazione similare anche quello di oculistica, ammesso esista ancora. E stiamo parlando di tre ambulatori importanti per gli anziani che popolano la Carnia. Almeno questo ho sentito, ma non so se sia vero perché gli ospedali sono ‘blindati’ come si suol dire, e lentamente quello tolmezzino si sta svuotando di una funzione fondamentale per il territorio, da quando è diventato ospedale regionale. Inoltre è più facile temo, per qualcuno che appartiene alla marea di cittadini di Udine, prenotare a Tolmezzo, utilizzando poi per gli spostamenti la corriera n. 100 via autostrada, coprendo posti a chi ne avrebbe bisogno, abitando a Forni di Sotto o di Sopra, Timau, Rigolato o Forni Avoltri, oltre che a Paluzza e via dicendo. Ed ormai qui si parla di ‘turismo sanitario’ che ha pure costi aggiuntivi.
In questa situazione ditemi voi, come si fa a parlare di un sistema sanitario funzionante, funzionale ed efficiente.

E l’attuale quadro sociale è ben diverso da quello di venti, trenta, quaranta anni fa, da quello dei tempi della riforma di Rosy Bindi (6). E pertanto o salviamo il sistema sanitario pubblico o salviamo il sistema sanitario pubblico, non ci sono alternative. Perché, distrutta la classe media e impoveriti vari strati di popolazione, ai più, via via, viene a mancare denaro per rispondere a tutte le esigenze vitali proprie e della famiglia. E senza soldi non vi è guadagno per nessuno, neppure per i privati, ma solo progressivi abbandoni del servizio sanitario.

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Infine ho ringraziato Aurelia Bubisutti di essere venuta all’ incontro, perché non abbiamo mai avuto il piacere di vedere in sala qualcun’altro della destra, magari della giunta o della maggioranza regionale, che venisse ad ascoltare quello che dicevamo, e questo è un altro limite perché chi si trova in alto, e ormai decide senza contrappeso alcuno, dovrebbe ascoltare i cittadini che fanno presente problemi e perplessità seguendo il metodo democratico, per ora non in teoria vietato od obsoleto.

Inoltre se il Presidente Fedriga è capace di andare fino in Usa per fare il procacciatore di affari, ma non so se ho capito bene, e scusatemi, posso esser imprecisa nel definire questi ruoli, è sicuramente capace, dato che ci sono tutti questi problemi in sanità non solo in Carnia ma in tutta la Regione ed in altre regioni, di andare alla Conferenza Stato Regioni che presiede ed approntare insieme agli altri un piano di organizzazione della sanità rispondente alle esigenze dei cittadini.

Ed aggiungo ora che se il Presidente della Giunta Regionale Fedriga è riuscito a raggiungere Paularo per sostenere Marco Clama sindaco, può benissimo venire a Tolmezzo, che ha già raggiunto più volte in campagna elettorale, magari accompagnato da Denis Caporale, almeno ad ascoltare i problemi della sanità in montagna. 

Siamo stanchi di questa mancanza di programmazione, siamo stanchi che vengano spesi soldi nostri senza che ci sia un piano globale di intervento migliorativo sulla sanità tutta ed in particolare in Carnia dove le difficoltà sono tante, le strade sono quel che sono, e i tempi di percorrenza pure.

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Maurilio Venuti, sindacalista della Cisl. “La sanità pubblica va potenziata non dismessa”.

Maurilio Venuti, dopo essersi presentato, dicendo che egli è un rappresentante della Cisl Pensionati Alto Friuli, ha iniziato il suo intervento affermando che, visto l’alto numero di partecipanti all’ incontro, preferisce proporre una riflessione in modo che ognuno dei presenti possa farsi una autonoma opinione di quanto sta avvenendo, piuttosto che riferire l’intervento già predisposto. Primo punto da prendere in considerazione: sul nostro volantino abbiamo riportato questa frase: “Dove va la sanità pubblica?” Chiediamocelo.

Nel merito si potrebbe fare un elenco delle doglianze sulla sanità, ce ne sono tante e la lista è davvero lunga. Ma ormai non serve, sempre secondo Venuti, fare un ragionamento su quali siano. Invece bisogna capire dove sta andando a finire il sistema sanitario pubblico. Infatti se riteniamo che la sanità sia un bene essenziale per la comunità e per la nostra regione, dobbiamo porre la sanità pubblica al primo posto dei nostri pensieri e delle nostre azioni.

E ha continuato dicendo che, a suo avviso, la sanità in Friuli Venezia Giulia va potenziata nei suoi organici, nella sua strumentazione e nelle risorse necessarie per far fronte ad un servizio sanitario che serva tutta la popolazione regionale, senza discussioni, senza né se … né ma…. E non si può utilizzare dati statistici disaggregati e vetusti Agenas per far partire altre operazioni che non seguono la logica di un adeguamento del ssr alle esigenze dei cittadini e per proporre soluzioni che sono di fatto contrarie a quello che è il sentire comune della gente.

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E qui in Carnia i problemi non mancano a partire dai MMG inesistenti, ed i cittadini hanno l’obbligo di pretendere, dalla Direzione della Sanità Asufc e dall’Assessorato, un piano in rientro che mostri come intendano risolvere questo grave problema della Carnia, superando il ricorso al medico di vallata che è uno strumento di emergenza. Certamente ci vorrà un po’ di tempo per cercare una soluzione, questo lo sappiamo, ma ci devono dare quella che viene definita la “road map”, cioè il programma concreto per risolvere di questo disservizio.

Relativamente alle liste di attesa, sempre la Direzione Asufc e l’assessorato devono dirci quali azioni concrete hanno pensato e stanno attuando per superare questo impasse nella sanità pubblica; non è una soluzione globale il rivolgersi all’accreditato privato, può essere solo, anche questo, un ripiego in emergenza, ma deve venir potenziato il sistema sanitario pubblico, che garantisce una sanità fruibile da parte di tutti, sia da parte del povero sia da parte del ricco, sia da una cittadina povera che vive con una piccola pensione di reversibilità, sia da uno che guadagna 10.000 euro al mese.

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Ma come possono muoversi i cittadini per avere risposte programmate e valide alle loro richieste? Bisogna creare una rete, con la presenza anche degli amministratori locali, che non sono brillati sinora per la loro presenza agli incontri. Ed i Sindaci devono farsi carico dei problemi della sanità in Alto Friuli, assieme ai sindacati ai comitati ed alla società civile. Noi abbiamo la necessità di essere sentiti, e non siamo del tutto disarmati rispetto alla amministrazione regionale.

Noi cittadini possiamo far sentire la nostra voce, ed abbiamo diversi strumenti: il primo sono le elezioni, e quest’ anno diverse amministrazioni locali andranno in Carnia e Gemonese al rinnovo delle cariche; il secondo scendere in piazza. Perché non c’ è cosa migliore per far sentire all’ amministrazione regionale attuale che l’aria è cambiata, che su questo argomento non possono decidere da soli, come stanno facendo.

Ed ancora una cosa va detta: dato che spesso ci parlano di rete ospedaliera, noi dobbiamo chiedere all’amministrazione regionale quale rete ospedaliera vuole fare in questa regione, perché pare non sia chiaro ad alcuno.

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Vengano Riccardi e Caporale a Tolmezzo e ci spieghino cosa vogliono fare dell’ospedale di Tolmezzo, e siamo stanchi di sentire e leggere su giornali e mezzi di comunicazione interviste e dichiarazioni. Infatti l’organizzazione di un ssr che risponda alle esigenze della popolazione è sì un argomento da trattare in consiglio regionale ma anche assieme alla società civile, indipendentemente dal colore politico di ciascuno.

E Maurilio Venuti ha concluso dicendo che non vuole fare né Masaniello né diventare un populista ma è assolutamente convinto che è importante mantenere un ssn e ssr universale, come è stato disegnato nel 1978. E quanto abbiamo allora guadagnato non è cedibile ad alcuno. E se lo Stato non ha soldi per la sanità, li cerchi e faccia pagare le tasse a chi non le paga. E chiude con questo invito rivolto a tutti: venite in piazza, perché è l’unico sistema per far sentire subito la nostra voce!  Tutti a Tolmezzo il 4 maggio!!!!

Fin qui quanto è stato detto a Tolmezzo nei primi interventi.

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 News, post 20 aprile. Esternalizzazione prelievi e laboratori analisi, crisi P.S. Udine, taglio nazionale delle prestazioni, già visto ai tempi di Lorenzin , ove ormai il medico diventa un impiegato al soldo della politica che però i soldi per armi all’Ucraina li trova.

Vorrei però aggiungere qui tre informazioni non note il 20 aprile o non riportate durante l’incontro: la giunta regionale e Riccardo Riccardi hanno già deciso di esternalizzare tutto il sistema analisi, rivoluzionando la sanità tutta, (7) e ponendo seri problemi a noi ed agli MMG, sapendo che non vi è controllo alcuno sul privato, ma solo un notevole esborso pecuniario regionale. Si parla di controllo Arcs, ma l’Arcs, retta ora e sino a fine 1924 da Joseph Polimeni, dirigente che mi pare avesse avuto più di un problema ai tempi in cui era dg di Asfo, (e se erro mi scuso e correggetemi), è al tempo stesso l’organo istituzionale che promuove questa novità insieme alla Ass regionali. Quando poi i soldi non ci saranno, vorrò sapere che faremo. Inoltre i privati fanno loro il prezzo delle prestazioni e possono decidere quali erogare e quali no. Ma pare già che il Burlo Garofalo abbia detto No alla esternalizzazione del settore analisi. (8).

E se fossimo noi in proprio a gestire il nostro patrimonio comune, per un sistema sanitario sceglieremmo l’affidabilità ed il controllo esterno, ed un sistema pubblico che garantisca continuità anche di metodo, di operatori, di reagenti, e quant’altro, non la baraonda attuale, che fa pensare che i fascicoli personali di noi pazienti siano solo serviti per passarli a Novartis, gratuitamente, anzi regalando a questa farmaceutica privata anche non pochi soldi nostri, per cosa in cambio non si sa, dato che nulla si è visto.

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Inoltre le nostre analisi valgono oro per il privato, e quindi magari la Regione, invece di passare ad altri, tramite Insiel, i nostri fascicoli personali, come fatto per Novartis, faccia subito firmare a tutti i residenti se intendono o meno che i proprio fasciscolo sanitario venga trasmesso a terzi come già accaduto, senza consenso alcuno, dato che ognuno di noi aveva firmato all’atto dell’accordo per la creazione del fascicolo personale, il consenso a costruirlo e porlo in rete ma con visibilità condizionata all’ interno del ssr per favorire le cure.

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Inoltre si è dimessa la facente funzione di primario o Direttore che dir si voglia del pronto soccorso di Udine, e già vi è stato chi ventilava una possibile esternalizzazione a cooperative del più grande pronto soccorso della regione!!!!  (9).

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E sapete come il Governo della Meloni ha deciso di affrontare il problema delle liste d’attesa? Obbligando gli MMG a non prescrivere troppo!!!!! Così meno prescrizioni ci sono, più il sistema diventa agile!!!! (9). O tempora o mores!!!!! Sembra una barzelletta, ma la chiamano principio di appropriatezza!!! Insomma si rispolvera Beatrice Lorenzin, che aveva persino tagliato le risonanze magnetiche per far passare solo i raggi, senza sapere neppure il valore di un esame e dell’altro a livello diagnostico curativo. Così a me nel 2021 non è stata vista una trocanterite, secondo me però, che ora potrebbe esser diventata cronica. Mandiamo a casa queste destre, prima di finir male. Lo dobbiamo anche ai nostri bambini, per quando cresceranno!!!!!! (10). E ricordo che i parlamentari possono andare a farsi visitare ed avere cure da chi vogliono, e così i loro familiari, gratuitamente per loro e a spese nostre, se non è cambiata questa norma, ma non credo proprio.

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Infine ho letto su ‘Il Dolomiti’ che, dimostrando un grande senso della realtà, Elisa Viliotti, nuova presidente della Consulta provinciale per la salute della provincia di Trento ha dichiarato che «il Trentino ha bisogno di una vera riforma della medicina territoriale. Allo stato attuale si è ragionato solo sulle risorse ma è mancata un’idea di fondo». Ed ancora, relativamente alla domanda su cosa fare prima che la situazione esploda, visto che la sanità territoriale non funziona e fa riempire i Pronto Soccorso, ha risposto che va riformata la medicina territoriale, valorizzando e investendo sulle reti organizzative assistenziali di concerto con l’attuazione delle potenzialità che derivano da un Pnrr che si pone l’obiettivo di riformare la sanità territoriale con criteri di prossimità (vicinanza all’utenza), secondo una visione e una progettualità complessiva, non limitata alla pura progettazione delle strutture,  ma che derivi da una reale co-programmazione basata sui bisogni e le necessità delle persone, con il Distretto nel ruolo di regista.

«Serve che il management aziendale non si dedichi solo alla definizione dell’emergenza ma agisca in base ad una visione complessiva»- ha sostenuto. Ed ancora: Il sistema sanitario pubblico deve essere messo al centro dell’agenda politica e sostenuto da adeguate risorse, invertendo la deriva verso il privato, considerando il finanziamento della sanità pubblica un investimento e non un costo da contenere nel bilancio pubblico. (11).

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Ed ancora: «La carenza di personale medico sanitario in tutti i servizi provinciali, e in particolar modo, nella medicina generale, va affrontata secondo una visione futura di sanità e non con soluzioni tampone come l’aumento del numero di assistiti. Serve alleggerire la parte burocratica e dotare i medici di base di strumenti semplici di prima diagnosi […], per diminuire il ricorso alle prestazioni specialistiche». (12).

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E chiudo questa prima parte della relazione su quanto detto a Tolmezzo ed altre considerazioni, con quanto detto dalla sindacalista Orietta Olivo della Cgil contro le esternalizzazioni che sono «un percorso che potrebbe mettere a rischio la salute, soprattutto quando si tratta di colmare le carenze di medici, infermieri e operatori sanitari”. “Una scelta – continua Olivo – profondamente sbagliata che non risponde in alcun modo alle esigenze dei cittadini, come l’esternalizzazione dei Pronto soccorso, non solo che non risolverà i problemi esistenti nel sistema sanitario, ma potrebbe aggravarli ulteriormente. Basta varcare la soglia di un ospedale o di un presidio sul territorio per rendersi conto che il personale è esausto, con aggressioni sempre più in crescita con un numero dei dipendenti diretti del SSr che si sta riducendo. Dobbiamo smettere di perseguire chimere e iniziare a pensare seriamente al futuro della nostra sanità pubblica”». (13).

Oggi Lisa Zanconer, giornalista del Messaggero Veneto, ha scritto un articolo che evidenzia il numero di accessi in aumento al Pronto Soccorso mentre dovrebbero andare dal MMG. Ma si sa che esistono migliaia di pazienti anche residenti in luoghi sperduti, senza MMG. Ed anche i MMG sono stracolmi di lavoro, al limite della sopportazione psicofisica. (14).

Laura Matelda Puppini.

 

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Note.

  1. https://www.ilsole24ore.com/art/oltre-4-milioni-italiani-hanno-rinunciato-curarsi-causa-liste-d-attesa-e-costi-AEKYMA5C
  2. https://www.medvidapartners.it/blog/polizze-salute-cosa-coprono/
  3. https://assicurazioni.segugio.it/guida-assicurazioni-e-strumenti/domande-frequenti/cosa-copre-l-assicurazione-sanitaria-privata.html.
  4. Cfr. su www.nonsolocarnia.info: La sanità in Carnia sta toccando il fondo, mentre l’angoscia cresce e gli anni di vita persi sono fra i più alti della regione.
  5. Cfr. su www.nonsolocarnia.info: Pier Paolo Pillinini – Direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza di Tolmezzo. “Sanità e Pronto Soccorso in montagna, il presente e le prospettive”.
  6. Il riferimento è al cosiddetto ‘decreto Bindi’, cioè alla L. 502 del 1992, che introduce pure l’aziendalizzazione delle Usl. (Cfr. https://www.dimensioneinfermiere.it/sistema-sanitario-nazionale-la-riforma-ter-la-2291999-la-riforma-bindi/ e https://moodle2.units.it/pluginfile.php/218851/mod_resource/content/1/4.%20D.Lgs%20229_1999.pdf.) Inoltre la Bindi è considerata la ‘madre dell’intramoenia’, nato per combattere le liste di attesa. (https://www.sanitainformazione.it/politica/rosy-bindi-madre-dellintramoenia-ricorda-e-nata-per-abbattere-le-liste-dattesa-ma-e-stata-gestita-da-apprendisti-stregoni/). E Rosy Bindi è ritenuta anche, assieme a Storace, una delle responsabili dell’aver permesso l’impero Angelucci. (https://www.ilpost.it/christianraimo/2014/07/26/lingenuo-problema-politico-della-sanita/). Ora la Bindi si batte per una sanità non privatizzata.
  7. Marco Ballico. “Sanità, prelievi al privato, la gara a metà giugno”. Il servizio sanitario esternalizzato sotto il controllo di ARCS, verso il via nel 2025. Una partita da 89 milioni (di euro n.d.r) per 15 anni. (https://messaggeroveneto.gelocal.it/regione/2024/04/25/news/sanita_prelievi_al_privato_la_gara_a_meta_giugno-14253081/).
  8. Da facebook, ma cercherò il riferimento completo.
  9. AAROI-EMAC FVG. Pronto Soccorso dell’Ospedale di Udine: “Cronaca di una fine annunciata”, in: https://www.aaroiemac.it/notizie/?p=35651.
  10. https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/03/20/schillaci-nuovo-piano-nazionale-contro-le-liste-dattesa_9d3c1e56-42ea-44c0-9079-ec3928135279.html.
  11. https://www.ildolomiti.it/cronaca/2024/sanita-in-trentino-a-rischio-lintero-sistema-la-neo-presidente-della-consulta-stop-alla%C2%A0deriva-verso-il-privato-e-sui-punti-nascite-condizioni-di-rischio.
  12. Ibidem.
  13. Olivo (Fp Cgil Fvg): “In sanità impoveriscono i servizi e non incentivano il personale, in: https://www.quotidianosanita.it/friuli_venezia_giulia/articolo.php?articolo_id=117431.
  14. Lisa Zancaner, Aumentano i pazienti che si rivolgono al Pronto Soccorso, in: Messaggero Veneto, 29 aprile 24.  

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L’immagine che accompagna l’articolo ritrae Ira Conti  e i due sindacalisti: Franco Barbera della Cgil e Maurilio Venuti all’incontro Tolmezzo ed è tratta da Co.S.Mo https://www.facebook.com/photo/?fbid=430481176234207&set=pb.100078169840937.-2207520000. L.M.P.

 

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