In questi giorni si è tenuto ad Udine un convegno molto interessante ed estenuante, anche per chi, come me, lo ha seguito da casa, e ricco di imprevisti a livello di registrazione. Ma si sa che la tecnologia non ha la perfezione che la destra, in genere, vorrebbe attribuirle. Eppure mio figlio mi ha garantito che zoom è un’ottima piattaforma, ma bisogna vedere i collegamenti anche domestici.

Detto questo, passo a riportare il titolo del Convegno: “Dopo l’8 settembre. Organizzazione, violenza e collaborazionismo nel primo anno del Litorale Adriatico”, che è stato organizzato dall’Ifsml, ed in particolare dal prof. Paolo Ferrari del direttivo, responsabile della rivista dell’Istituto, e pure docente dell’Università di Udine. Credetemi che a questo punto ho tirato un sospiro di sollievo: finalmente si parla di Ozak (Operationszone Adriatisches Küstenland), la grande dimenticata soprattutto da chi scrive di storia partigiana sapendo poco o nulla e con l’ossessione del confine orientale per noi, come certa politica oltranzista vuole. Ma nel nuovo assetto europeo di matrice nazista non vi era posto per confini italiani ad est, perché con la creazione dell’Ozak, il problema era stato cancellato definitivamente e l’Italia di fatto non esisteva più.  

Ozak e Olav nel disegno nazista.

L’ ‘Operationszone Adriatisches Küstenland’, considerata una struttura territoriale a sé stante, creata dai nazisti occupanti dopo l’8 settembre 1943, comprendeva le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana. Inoltre non bisogna dimenticare la realizzazione, contemporaneamente, dell’Ozav (Operationszone Alpenvorland), confinante con L’Ozak, che comprendeva le province di Belluno, Trento e Bolzano, e costituiva la seconda zona cuscinetto nazista anche in funzione difensiva del confine a sud del Reich ma pure per permettere alle truppe tedesche di muoversi agevolmente dal Terzo Reich ai Balcani e viceversa.

In verde: OZAK (acronimo di Operationszone Adriatisches Küstenland) formato dalle province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana, e OZAV (acronimo di Operationszone Alpenvorland) formato dalle province di Bolzano, Trento e Belluno. (Immagine da https://it.wikipedia.org/wiki/Zona_d%27operazioni_del_Litorale_adriatico, e https://it.wikipedia.org/wiki/Zona_d%27operazioni_delle_Prealpi).

E per la geografia della penisola italica, non più Italia dopo l’8 settembre 1943 e dopo la fuga del Re e di Badoglio al Sud, vi invito a leggere il mio: Confini, geografia e politica ai tempi della Resistenza, in: www.nonsolocarnia.info. In queste cartine per Germania si intende Terzo Reich e bisogna ricordarsi che l’Austria era stata annessa con l’Anschluss del 1938 e quindi non esisteva più come stato autonomo.  

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Alcuni testi dedicati al Litorale Adriatico.

Detto questo, riservandomi di riprendere in altro articolo alcune considerazioni dal convegno citato ma anche dallo stimolante incontro tenutosi il 24 novembre a Pordenone con titolo: “1943-1945: Friuli o Terzo Reich? Repressione e propaganda nazista per il Nuovo ordine europeo”, mi preme riportare qui alcune considerazioni da un libretto di estremo interesse scritto da un grande storico: Enzo Collotti, ed intitolato “Il Litorale Adriatico nel Nuovo Ordine Europeo 1943-1945″, Vangelista editore, 1974. Per chi volesse leggerlo, detto volume è reperibile presso la sede centrale della biblioteca Joppi di Udine e presso le biblioteche di Bertiolo, Camino, Codroipo, Sedegliano, Mereto, Tricesimo, Pasian di Prato, Forgaria, Martignacco. Curioso appare il fatto che non esista copia alcuna in Carnia, Val Canale e Canal del Ferro, dove spesso una ricostruzione dell’ultima fase della seconda guerra mondiale è affidata a non storici che cancellano i reali contesti e diffondono teorie senza supporto, che potremmo definire tranquillamente fake news, intrise di antislavismo e ossessione per il confine orientale stravolgendo la storia del nostro territorio. E mi scuso pure per essere stata così esplicita.

Copertina di volume di Enzo Collotti, dedicato al Litorale Adriatico.

Nel 2014 è stato pubblicato lo studio di Giorgio Liuzzi intitolato: “Violenza e repressione nazista nel Litorale Adriatico, 1943-1945”, edito dall’ Isrml Fvg nel 2014 e, nel 2022, è uscito pure “Litorale adriatico: progetto annessione: propaganda e cultura per il Nuovo ordine europeo, 1943-1945” di Paolo Ferrari, edito da Rubbettino, che però, a mio avviso, ha una copertina davvero brutta perché non fa capire il contenuto del saggio. I due volumi sono acquistabili. Quindi usciranno gli atti del Convegno tenutosi ad Udine a cui ho fatto riferimento all’inizio, ma temo si debba attendere un po’. Tutti questi volumi presentano aspetti interessanti ed approfondimenti.

Per esempio i dati sulla violenza alle popolazioni, le stragi, gli incendi di paesi interi, i massacri in Ozak da parte dei nazisti e delle truppe collaborazioniste, sciorinati in modo puntuale da Giorgio Liuzzi a Pordenone, ci danno l’effettiva idea di cosa significasse per il Terzo Reich la repressione. Basti pensare solo che, il 17 giugno 1944, Kesselring emanò un ordine relativo alla lotta contro le bande inserendo una postilla conclusiva di questo tono: «Coprirò ogni comandante che nella lotta contro le bande oltrepassi nella scelta e nel rigore dei mezzi la moderazione che ci è solita». (Giorgio Liuzzi, La politica di repressione tedesca nel Litorale Adriatico (1943-1945)”, tesi di dottorato in storia presso l’Università di Pisa, 2004; tutor prof. Paolo Pezzino, coordinatore del dottorato prof. Roberto Bizzocchi, in: https://core.ac.uk/download/pdf/14699357.pdf, p. 159).

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Ma per ritornare al dunque, riprendo qui due informazioni dal volume di Collotti su cos’era l’Ozak nel pensiero nazista e che funzione avrebbe dovuto assolvere nel contesto di una politica incentrata sulla realizzazione di un nuovo ordine europeo. Scrive Collotti che, dopo l’8 settembre 1943, mentre nel resto d’ Italia i nazisti crearono una struttura di occupazione facente capo all’ amministrazione militare tedesca, nel Litorale Adriatico venne creato un sistema di occupazione civile che, nello schema generale del sistema di dominio dei nazisti in Europa, aveva una sua specifica funzione e obiettivi determinati. (E. Collotti, cit., p. 9). Ed in questo nuovo stato cuscinetto per il Terzo Reich, la presenza dell’R.S.I. era praticamente quasi solo simbolica, risultando via via sempre più marginale, perché i nazisti volevano avere Ozak ed Ozav sotto il loro diretto controllo in ogni settore.

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Ozak: soluzione provvisoria o definitiva?

Soluzione provvisoria dettata dal momento o definitiva se la vittoria avesse arriso alla grande Germania? Il riferimento, per Collotti, era a quanto accaduto in Alsazia, Lorena, in Lussemburgo e nei territori polacchi successivamente annessi al Reich. Guardando a quanto successo nel resto d’Europa, secondo lo studioso, si può ipotizzare che i territori ove il Reich aveva creato amministrazioni particolari del tipo di quella in Ozak, fossero destinati, in una fase successiva, nell’ottica della ristrutturazione europea per mano nazista, ad essere in qualche modo annessi. (Ivi, p. 10).

Ma può darsi anche che, al momento della creazione dell’Adriatisches Küstenland, i tedeschi non avessero ancora ben chiaro quanto volevano fare in futuro di detta Zona di Operazioni, ma fossero interessati, (fin dalla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, dall’avanzata degli alleati angloamericani a Sud e degli alleati sovietici ad est), a creare una zona/corridoio cuscinetto che, insieme a quella dell’Alpenvoland (Ozav) avrebbe permesso di difendere il confine orientale del Reich e di tenere aperte le vie di transito per le forze tedesche e per i rifornimenti alle truppe attraverso i valichi di Tarvisio e del Brennero. (Ivi., pp. 10-11).

 Inoltre la creazione dell’Ozak era funzionale pure, qualora se ne fosse sentita l’esigenza, alla creazione della cosiddetta ‘Alpenfestung’ , cioè della ‘ridotta alpina’ destinata a preparare l’estrema difesa delle forze tedesche in Italia e ad ospitare l’ultima sede della Repubblica Sociale Italiana. (Ivi, p. 12). La scelta ricadde su Udine o Cividale, ma questa ipotesi fu poi accantonata in quanto si sarebbe dovuta creare, in Ozak, «una sorta di isola territoriale, un’enclave, avulsa dalla dipendenza diretta dai tedeschi per conservare la finzione formale della sovranità della Repubblica Sociale». (Ivi, p. 12).

Friedrich Rainer gauleiter (capo del territorio) dell’Ozak. (Da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Friedrich_W._Rainer.jpg).

Però è molto difficile che il Führer ed i suoi pensassero ad una annessione totale al Reich dell’Ozak, come successo all’Austria, ma semmai ad un protettorato come avvenuto già in Boemia e Moravia. Infatti «l’annessione formale avrebbe comportato […] la totale parità di diritti dei cittadini del territorio annesso rispetto ai ‘Reichsdeutsche’ (i tedeschi del Reich n.d.r.): una soluzione difficilmente ipotizzabile se non altro in base a considerazioni di carattere razziale. […]». (Ivi, p. 13).

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Divide et impera. Un’unica grande Germania ed altri territori satellite funzionali al disegno tedesco. 

Un primo dato da tener presente è che l’Ozak non configurava il territorio come la vecchia Venezia Giulia prima del 1940, ma come la vecchia Venezia Giulia austroungarica più la provincia di Udine da una parte e Lubiana dall’altra. (Ivi, pp. 13-14). E proprio al passato austroungarico di queste terre si guardava. Non a caso, quindi, al nuovo territorio, che si voleva definitivamente staccato dall’Italia almeno da parte di Rainer (Ivi, p.23), venne dato l’antico nome geografico della zona sotto l’impero austroungarico, a cui si faceva riferimento. (Ivi, p. 9).

Per quanto riguarda la parte di penisola jugoslava sotto l’Ozak ed in generale, Hitler pensava che l’idea una Jugoslavia unita in nazione dovesse venir sepolta «tanto da proibirne il nome unitario» e che si dovesse, invece, «fare riferimento sempre e soltanto alle singola nazionalità, allo scopo di radicalizzarne le spinte autonomistiche e separatistiche e nello stesso tempo per stabilire con esse un tipo di rapporto bilaterale tra il Terzo Reich e gli sloveni ed i croati o i serbi» (Ivi, p. 47) che, giocoforza, avrebbe posto dette popolazioni in balia del Reich. Ecco allora che si comprende ancor meglio quanto espresso dagli studiosi sloveni nel convegno udinese. 

Per quanto riguarda gli sloveni, secondo Collotti, essi furono utilizzati e sfruttati dai nazisti in particolare per un duplice fine: quello di diventare elemento di disgregazione del vecchio stato jugoslavo da un lato, e soggetti atti ad espellere, dalle zone che erano state italiane come per esempio l’Istria, il più possibile ogni cosa che sapesse di Italia o la ricordasse. (Ivi, pp. 47-48).

Insomma in Ozak i nazisti perseguirono una politica del divide et impera, possiamo dire, concedendo ad alcuni gruppi (sloveni per esempio e friulani), abitanti in zone direttamente accanto ai confini del Reich, alcune rivalutazioni in senso culturale in cambio di un loro appoggio alla politica nazista. Per quanto riguarda, per esempio, il Friuli, gli occupanti nazisti cercarono di sostenere il ‘Furlanentum’ cioè, in sitentesi la ‘friulanità’ come concetto etnico astratto e valore, che però secondo Fogar non ebbe successo, (1), gonfiando tradizioni locali in un contesto di ‘piccola patria’, esaltando la vita contadina friulana e creando il mito del ‘Friuli rurale’. (E. Colotti, cit., p. 44). In questo contesto si può comprendere pure il tentativo di diffondere il giornale ‘Voce di Furlania’. (Ivi, p. 45). E sempre secondo Collotti, questa politica e questa propaganda nei confronti delle popolazioni del Friuli, che voleva portarle al riconoscersi in una particolare etnia, con caratteri specifici diversi da quelli degli abitanti del resto d’ Italia, ed in qualche modo superiore e privilegiata nonché legata alla terra e contadina, portò qualche frutto perché pare, che «a quest’ epoca si devono fare risalire certi spunti, forse i più gretti e campanilistici dell’autonomismo friulano». (Ibidem).

Ozak. Il marco e la Reichskasse entrano di prepotenza nella vita del Friuli. (Documento da archivio Anpi, pubblicato in “1943- 1945 Immagini della resistenza friulana”, Aviani & Aviani ed. 1996).

Per quanto riguarda la Slovenia, il problema era più complesso e Rainer cercò di sostenere la borghesia conservatrice e reazionaria della Slovenia, il clero ferocemente anticomunista sloveno ed il gruppo degli ex funzionari ed ex ufficiali austroungarici portandoli verso il Reich, facendo convergere i loro interessi locali con le prospettive di lunga scadenza previste dai nazisti per quel territorio. (Ivi, p. 46). Infatti Hitler aveva deciso che, alla distruzione di qualsiasi ipotesi di nazione jugoslava, sarebbe seguita una rivalutazione della Slovenia, i cui abitanti avrebbero assunto un ruolo di semi privilegiati  «con un trattamento tra quello ottimale destinato per opportunità e convenienza agli alleati naturali dei tedeschi (vale a dire i croati) e quello più duro, al limite della pura sudditanza e del più puro sfruttamento, destinato ai maggiori responsabili del ‘tradimento’ ai danni della Germania e della disfatta della Jugoslavia (i serbi)». (Ivi, p. 47). E gli sloveni collaborazionisti furono sfruttati in un duplice modo dai tedeschi: per disgregare la vecchia compagine jugoslava da un lato e per espellere la presenza italiana, che non si era certo fatta benvolere dall’altro.  (Ivi, p. 48).

Ozak: territorio infestato dai banditi.

In ogni caso tutto l’Ozak doveva venir liberato dai banditi con ogni mezzo, e qualsiasi civile avesse in qualsiasi modo sostenuto un ribelle veniva a questi parificato. Così violenze, stragi, torture inaudite non furono risparmiate alle popolazioni, mentre gli ammassi le riducevano alla fame. Non solo: una sottile e martellante propaganda da parte germanica tese a parificare ogni partigiano ad un bolscevico, ed a cercare di convincere in particolare i contadini dei pericoli che avrebbero corso se avessero appoggiato la resistenza.

In Friuli Venezia Giulia, nel periodo della ‘guerra fredda’ questa parificazione fra comunisti e partigiani, di cui si salvava sì e no solo la componente osovana, considerata ‘italianissima’ e quindi in contrapposizione con la componente garibaldina ed avulsa da qualsiasi reale lotta, riprese virulenza ed è ancora per certi versi in auge, anche se in modo più velato. E mi ricordo che quando presentai a Venzone il volume di Romano Marchetti da me curato, quasi fresco di stampa, con egli al mio fianco, parlai di Ozak, di lotta contro l’occupante tedesco anche da parte degli osovani, lotta che era organizzata, lotta che era armata, e che aveva fini chiari ed espliciti: cacciare i nazisti ed i fascisti e far risventolare la bandiera italiana su di una nazione riunificata che avrebbe dovuto passare dal regime ad un governo democratico. E non per nulla il motto della Osoppo era: «Viva l’Italia libera!».

E mi ricordo che, alla fine della mia esposizione, si alzò una persona tra il pubblico per parlare, ed era il notaio Cesare Marzona, presidente allora dell’Apo, che aveva perso il fratello, partigiano come lui nelle file osovane, nel corso della lotta contro il nazifascismo. Egli disse che finalmente aveva ascoltato parlare della Osoppo nella sua realtà di formazione combattente, complimentandosi con Romano ma anche con me.

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Il sostegno di industriali e commercianti ai nazisti in Ozak.

Vorrei accennare infine qui, ad un ultimo argomento, che è stato lungamente analizzato ad Udine, ed è quello del supporto della classe industriale ed anche commerciale, che prima era fascista, ai nazisti che controllavano ogni centrale e fonte energetica, ogni infrastruttura, e la rete dei trasporti in Ozak, oltre che sfruttare a loro uso e consumo ogni risorsa naturale, anche esportandola verso il Reich, tanto da far scrivere ad Enzo Collotti che si trattò di un «sostanziale e massiccio saccheggio» dei territori occupati da parte dei tedeschi (ivi, p. 63), mentre la popolazione doveva prestare lavoro obbligatorio per loro.

Non solo: da quanto scrive Collotti, i tedeschi imposero in Friuli persino «tipi e piani di coltivazioni direttamente funzionali alle esigenze dell’economia di guerra del Reich» (Ivi, p. 63), mentre gli ammassi e le rapine sistematiche dei generi alimentari, attuate dagli occupanti, costringeva la popolazione al mercato nero ed alla fame.

Copertina di una rivista che ho acquistato in Bretagna ove si legge la situazione di detta regione, sotto occupazione tedesca, nel corso della seconda guerra mondiale. Dal confronto con le problematiche presenti nelle terre in Ozak, si evince che  alcuni problemi similari caratterizzarono le zone di occupazione nazista e fra queste il mercato nero. Ho tradotto parte di questa rivista nel mio, su www.nonsolocarnia.info: Seconda Guerra Mondiale. Friuli e Carnia in Ozak, Bretagna nella Francia occupata: Terre diverse, esperienze similari.

Per concludere il disegno di sottomissione forzata della popolazione dell’Ozak  agli interessi tedeschi, i nazisti emanarono una serie di ‘editti’: per esempio nel marzo 1944 precettarono la popolazione giovane maschile dell’Ozak, obbligandola o all’arruolamento nelle file naziste o, se italiana anche in quelle dell’R.S.I. su scelta volontaria, secondo quanto detto ad Udine il 22 novembre 23 da Nevenka Troha, oppure, in alternativa, a lavorare per la Germania nella Todt,  pure con trasferimento diretto nel Reich, quando serviva lì mano d’opera. (Cfr. quanto narra Annibale Tosolini sul perché andò partigiano, in:  E tu seis chi a contale, Annibale… Storia di un partigiano friulano della Divisione Garibaldi Natisone, in: www.nonsolocarnia.info).

L’alternativa era una sola: andare sui monti. Il primo reclutamento coinvolse le classi 1923-1924-1925, e per questo, in alcuni paesi carnici e friulani, vi fu chi dette fuoco ai municipi e alle liste dei nati in quegli anni perché i loro nomi non potessero cadere in mano nazista, il secondo, scrive Collotti, venne attuato dopo lo sbarco in Normandia, temendo i tedeschi uno sbarco nel settore balcanico o nell’ Alto Adriatico, (Ivi, p. 64) che invece, come narrato anche nel convegno di Udine, non era che una beffa, costruita in ogni suo particolare “a tavolino” creata dagli alleati per confondere il nemico. 

In Ozak il Reich, allora, aveva necessità di sostenere la propria economia di guerra da un lato, dall’altro di puntare ad un collaborazionismo volontario degli industriali e delle figure di punta della cantieristica navale, del settore assicurativo e di quello degli spedizionieri, prima al servizio dei fascisti, ma questo poteva avvenire solo se i nazisti avessero loro garantito una posizione privilegiata immediata e futura. Inoltre il settore industriale e commerciale considerava slavi e comunisti come un pericolo, e pertanto i tedeschi iniziarono a sostituire i fascisti nel rappresentare una garanzia di difesa dal ‘pericolo rosso’. In precedenza il comunismo era stato demonizzato dal fascismo, che si era erto a difesa degli industriali contro i movimenti popolari, ma ora tale compito era finito in mani naziste. E come ci racconta ampiamente il prof. Paolo Ferrari nel suo volume sopraccitato e pubblicato nel 2022, la propaganda nazista contro la Russia (alleata con gli inglesi e gli americani contro Hitler) ed il comunismo fu continua e martellante.

Infine la lotta contro il nemico partigiano che poteva vivere solo con il sostegno della popolazione civile fu di una efferatezza inaudita anche perché coinvolse popolazioni inermi, considerate collaborazioniste con i partigiani, in ripetute stragi, ma il colonialismo ha spesso le stesse dinamiche e lo stesso volto. Ed anche oggi, di fronte alla strage di inermi palestinesi da parte del governo di Israele (14.854 morti tra cui 6.150 tra bimbi e ragazzi e 4000 donne globalmente- da: https://www.rainews.it/ – 23 novmebre 2023) che rasenta il genocidio, dovremmo riflettere sul nostro passato e su quale futuro vorremmo per noi e per i nostri figli e su quali valori trasmettere in questa società in cui uno vale solo come individuo che consuma, e che ha perso ogni etica umana.

E TERMINO SCRIVENDO CHE LA RESISTENZA ALL’ INVASORE NAZISTA AVVENNE QUI, IN FRIULI, IN VENEZIA GIULIA, IN CARNIA, NEL TARVISIANO QUANDO C’ERA L’OZAK CON ACCANTO L’OZAV, NON L’ITALIA, E IN ALTRE REGIONI, IN VENETO, IN TOSCANA, IN EMILIA ROMAGNA, IN PIEMONTE, IN LOMBARDIA ETC. ETC.  QUANDO C’ERA LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA, STATO FANTOCCIO GERMANICO E NON LA NAZIONE ITALIA, CHE NON ESISTEVA PIÙ.

Laura Matelda Puppini

(1) Galliano Fogar, Occupazione tedesca e resistenza in Friuli e Venezia Giulia 1943-1945, in: https://storiaeregione.eu/attachment/get/up_154_16232251558283.pdf

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Per come si comportavano i tedeschi nelle zone occupate, cfr. anche su www.nonsolocarnia.info: Nazisti e collaborazionisti a Marsiglia, culla della resistenza: la distruzione del Porto Vecchio e l’evacuazione ed internamento dei suoi abitanti, un crimine contro l’umanità.

E sulle stragi italiche per mano nazista cfr. sempre su www.nonsolocarnia.info: Intervento di Marco De Paolis ad Udine. Processi ai nazisti per le stragi in Italia. Ed uccisero donne e bambini …

ed anche: Paolo Pezzino. Il duplice volto dell’Italia nel secondo dopoguerra, e quella difficile giustizia per i crimini nazisti, quasi negata.

Per la fame che attanagliava tutti ed il mercato nero, cfr. sempre su www.nonsolocarnia.info, il testo di una canzonetta popolare, sulla musica di ‘Passano i sommergibili’, che canticchiava sottovoce anche mia madre che ne è la fonte e che era diffusa in tutta l’alta Italia, intitolata: “Passano i commestibili”, in:  “Passano i commestibili”, una canzone popolare dei tempi della guerra, che denunciava il mercato nero.

Per quanto accadde in Italia dall’inizio del 1943 e la lenta penetrazione nazista in Italia, quando i nazisti compresero che essa stava facendo accordi con gli alleati, cfr. su www.nonsolocarnia: 6 agosto 1943: l’incontro di Tarvisio tra italiani e nazisti.

Per la propaganda nazista, cfr. Paolo Ferrari. Guerra al confine nella propaganda nazista.

Infine vi propongo, sempre su www.nonsolocarnia.info un ricordo del dopo 8 settembre di mio padre, intervistato da Remo Brunetti, intitolato: Geremia Puppini. Subito dopo l’8 settembre 1943, in risposta ad una domanda di Remo Brunetti.

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La cartina dell’ Ozak è ripresa da: https://www.pinterest.it/pin/698128379707012724/. Laura M. Puppini.

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/11/ozak-133982-md.jpg?fit=1000%2C928&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/11/ozak-133982-md.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSTORIAIn questi giorni si è tenuto ad Udine un convegno molto interessante ed estenuante, anche per chi, come me, lo ha seguito da casa, e ricco di imprevisti a livello di registrazione. Ma si sa che la tecnologia non ha la perfezione che la destra, in genere, vorrebbe attribuirle....INFO DALLA CARNIA E DINTORNI