Si è tenuto in questi giorni a Roma, città scelta per volontà precisa degli organizzatori, in quanto la Capitale è la sede dei messaggi che dovrebbero giungere anche all’orecchio dei politici al governo, il 101° congresso nazionale del Cai, intitolato: “La montagna nell’era del cambiamento climatico” che ha proposto spunti di riflessione importantissimi sulla montagna. Obiettivo dichiarato: «individuare una linea guida che, partendo dall’attuale contesto, guardi al futuro e sottolinei l’importanza di promuovere un approccio sostenibile alla montagna».

Le parole del Presidente Nazionale Cai.

Questi i temi del congresso, espressi dal Presidente nazionale del Club Alpino Italiano Antonio Montani: «La montagna come dimensione naturale dell’Italia, dorsale e corona dello Stivale. Un luogo di bellezza e scrigno della biodiversità, patrimonio unico del nostro Paese. Ma la montagna anche come ambito naturale e sociale soggetto all’attacco dell’emergenza climatica in atto e delle sue conseguenze, e dei fenomeni sociali dello spopolamento. Per queste, e per altre ragioni, “il tema che trattiamo è di estrema attualità e urgenza, e lo trattiamo con l’attenzione di una grande associazione che ha 160 anni di storia e che si deve interrogare come intervenire per invertire la tendenza del degrado dell’ambiente». (https://www.valseriananews.it/2023/11/25/congresso-nazionale-cai-la-montagna-va-tutelata/).

«Il capitale naturale è uno dei tre pilastri della sostenibilità, con gli altri che sono le attività sociali ed economiche – spiega Montani -. Abbiamo quindi voluto distinguere tra capitale naturale, la frequentazione, che è il nostro oggetto sociale, frequentazione anche ludica ma con attenzione, e infine le politiche per la montagna». (Ivi).

Ed ancora: «“Guardando a quel che possiamo fare, noi possiamo essere di esempio alla politica e avere la forza morale di chiedere alla politica di fare interventi importanti”, prosegue Antonio Montani […]. Ad esempio, “possiamo invitare a un approccio corretto alla montagna, (ma) è necessario cambiare il paradigma, le modalità. Ad esempio pensiamo al potere arrivare in montagna con mezzi pubblici e non privati. Avere inoltre particolare attenzione all’economia e alle popolazioni che vivono in montagna».Infatti «non dobbiamo mai dimenticare che la montagna italiana è una montagna antropizzata che necessita della presenza dell’uomo per potersi mantenere in buono stato.
Il pensiero va inevitabilmente alle risorse: è questo il punto debole delle politiche per le aree montane? Credo che servano in particolare risorse morali più che economiche […]». (Ivi).

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Questo l’intervento al Congresso di don Luigi Ciotti, figlio della montagna.

«Le mie montagne, che sono anche le mie radici, le porterò sempre dentro di me come un essenziale desiderio di bellezza e infinito. Sono nato a Pieve di Cadore, nel Bellunese, e sono orgoglioso di essere montanaro. E mi ha fatto molto piacere ritrovare le Dolomiti anche in Aspromonte, perché anche lì c’è quel tipo di roccia», esordisce così don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel suo applauditissimo intervento dal palco del 101° Congresso nazionale del Club Alpino Italiano che si è celebrato a Roma il 26 e 26 novembre.

«Ma non possiamo permetterci di separare l’etica dalla bellezza. Le montagne, come per tanti, anche per me sono l’immagine di un cammino spirituale che ho cercato di percorrere,  con tutti i miei limiti. Hanno un’anima, e noi dobbiamo diventare capaci di ascoltarle e d’accoglierle. Mi hanno aiutato a guardare al cielo e a Dio, senza mai dimenticare le responsabilità a cui ci chiama la terra». E allora non si può non rileggere la ‘Laudato sì’, l’encliclica verde di papa Francesco e la recente esortazione apostolica ‘Laudate deum’, perché, osserva il sacerdote, “ci invitano a vivere la cura della casa comune e a non dimenticarci il passaggio fondamentale dalla transizione ecologica”.

«Sono trascorsi otto anni dall’enciclica, ma le cose non sono migliorate, anzi», prosegue don Ciotti, che cita i passi dell’ultimo intervento del Papa quando invita tutti a fare attenzione a quei soggetti potenti che vogliono influenzare l’opinione pubblica quando hanno intenzione di avviare un progetto a forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti: gli abitanti della zona dove si vogliono fare certe operazioni, vengono illusi, parlando di progresso locale che si potrà generare, e di opportunità economiche e occupazionali da cogliere. Ma, intanto, fanno i loro affari sporchi. E’ un inganno».

E cita ancora un intervento del Papa dell’ottobre del 2022 in cui affermava: “voglio chiedere in nome di Dio alle grandi compagnie estrattive, minerarie petrolifere, forestali, agroalimentari  di smettere di distruggere i boschi,  le aree umide  e le montagne di smettere di inquinare i fiumi e intossicare i popoli e gli alimenti”. «Che sintesi, che forza. Facciamola nostra», invita don Ciotti: «Perché siamo ormai a un punto di rottura e siamo chiamati tutti ad affrontare questa doppia crisi climatica e la riduzione della bio-diversità».

E poi tornando a parlare delle “terre alte”, ricorda al popolo del Cai: «La montagna ha un storia lunga, ricca di valori, che oggi sembrano un po’ sbiaditi, consunti da parole svuotate di contenuti, come “sviluppo”, come la stessa “sostenibilità”. Tutti che parlano di “green”, ma poi dimenticano la storia passata della nostra gente, dei nostri montanari, che è fatta di una convivenza che aveva ben presente i limiti. Comunità nate coi valori della cooperazione, della solidarietà della redistribuzione dei beni; cresciute con la necessità di coltivale al meglio i pascoli e tenere i boschi. Oggi dobbiamo chiederci quanto rimane di questi valori e perché la montagna si sia lasciata omologare ai bisogni delle città e dei cittadini».  Alcuni la amano, altre la usano, la consumano, denuncia il fondatore di Libera che poi pone interrogativi a cui non si può sottrarre chiunque abbia a cuore l’ecosistema montagna e si batta contro il grave spopolamento delle valli: «Perché questo strappo tra la cultura del passato e il vivere di oggi? Dove stanno i servizi essenziali per le persone che vivono in montagna? La salute, la scuola, la cultura, la banda larga? I nostri monti sono sempre più impoveriti di servizi. E ciò toglie libertà e dignità alla nostra gente. Perché i suoli fertili sono stai erosi dalla cementificazione selvaggia e da un’urbanistica cieca? Perché la grande speculazione riguarda anche le “alte quote”? Chi sono questi imprenditori che fanno investimenti con pochi controlli?». E qui l’ennesima denuncia: «Abbiamo scoperto forme di riciclaggio anche di organizzazioni criminali mafiose che vanno a investire in zone montane stupende. E c’è chi concede loro deleghe in bianco non tenendo conto di tutto questo».

Invece, osserva ancora don Ciotti, “Abbiamo bisogno di comunità energetiche rinnovabili, di cooperative legate a produzioni biologiche, e la politica deve fare qualcosa di più in questo senso. Abbiamo bisogno di incentivare una nuova filiera che metta insieme agricoltura, turismo cultura e storia. Abbiamo bisogno di coltivare il valore della biodiversità, ma anche quella culturale; servono nuove aree protette in quota per creare professioni diverse.
Abbiamo ragazzi che hanno saperi nuovi e che vorrebbero portare il loro contributo nelle loro terre. Diamo loro una mano a rimanere, invece che spendere soldi per piste da bob inutili. Ritorni l’acqua ad essere un bene pubblico. i parchi sono risorse naturali straordinarie che vanno tutelate e valorizzate e cosa ci impedisce di farne altri?». E rilancia la proposta del “Parco del Cadore” che raccoglie i gruppi di Antelao, Marmarole e Sorapiss.  «Dobbiamo, insomma, favorire una nuova frequentazione della montagna. Invece – conclude Don Ciotti – gli impianti da sci sono sufficienti. Facciamo in modo che funzionino bene. Non c’è bisogno di turbare ulteriormente l’ambiente». (Da: https://www.famigliacristiana.it/articolo/don-ciotti-al-cai-attenzione-alla-speculazione-e-alle-mafie-che-riciclano-in-alta-quota-.aspx).

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Alcune mie considerazioni personali sulla politica per la montagna in Carnia.

Io credo da tempo immemore, ma in particolare oggi, che anche la politica regionale Fvg, in particolare la giunta regionale, che pare abbia un potere quasi assoluto in Regione, debba riflettere su alcuni aspetti e debba dare delle spiegazioni sulle sue proposte a mio avviso distruttrici dei territori, fea cui la pista per motoslitte di 70 chilometri in alta Val Tagliamento, figlia, a quanto sembra, solo di un interesse preciso di un paio di società private e di una pratica burocratica, per carità legittima, tanto ormai le leggi o nazionali o regionali coprono tutto, intercorsa fra un dirigente regionale e 4 sindaci, con scelte avvallate poi dalla giunta regionale e, successivamente, in particolare dal Presidente Fedriga che ha suggellato tutto con un suo decreto.

Non pare esista per quanto riguarda i comuni interessati (Ampezzo, Forni di Sopra, Sappada e Sauris) delibera giuntale o comunale alcuna su questi percorsi per motoslitte che stravolgono l’ambiente naturale della zona più bella della Carnia sulla base pure di un desiderio dello stravotato, non so francamente perché, Stefano Mazzolini (https://www.udinetoday.it/attualita/progetto-regione-fvg-motoslitte.html). Non esiste valutazione alcuna, da quanto io so, dell’impatto ambientale di un ‘mostro’ del genere, che potrebbe pure allontanare la ricerca da Baita Torino e portare animali a valle; non si sa come verranno garantite la sicurezza e la pulizia dei tracciati, come verrà affrontato il rischio concreto, su una montagna friabile, che le motoslitte creino valanghe se non con la nomina di un responsabile alle stesse, soluzione che a me pare come minimo ridicola; non si sa come verranno evitati la distruzione di un ecosistema millenario ed unico, l’inquinamento da gas di scarico e rumore per esempio nella conca di Sauris, la circondata, che perderà sicuramente il suo titolo di ambìto villaggio alpino. E se ho errato in questa mia ricostruzione dei fatti, correggetemi.

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Poi c’è lo stradone Sostasio Sappada, (che io chiamo semplicemente ‘lu stradòn’, alla rigolatese) a cui ho dedicato pure un paio di articoli, frutto di un progetto discutibile partito dal Consorzio Boschi Carnici per avere fondi per lo sviluppo rurale, e il cui iter progettuale ho descritto nel mio: Sull’ infrastruttura viaria Sostasio – Monte Talm – Casera Tuglia – Confine Veneto” – uno scempio ambientale che vi invito a leggere. Il progetto di un tale primo mostro seguito dalla pista per motoslitte, è stato affidato con lo stesso principio con cui si potrebbe acquistare un moccio in emergenza per la pulizia di una scuola cioè in economia e affidamento diretto, e realizzato in parte seguendo la politica del ‘volli, fortissimamente volli”. E questa pista forestale carrabile e larghissima, parzialmente realizzata al posto dei preesistenti sentieri, come previsto anche da alcuni esperti, è già franata nei tratti costruiti (Cfr. https://www.facebook.com/groups/1765997663733738/posts/1778275085839329/). Non solo: la progettazione pare sia stata affidata ad un tecnico che non consta allora fosse neppure laureato. Ed anche in questo caso se erro correggetemi, perché io scrivo in base alle informazioni che ho ed ho reperito.

Pure il Cai Fvg ha espresso parere contrario alla realizzazione dello ‘stradone’ in alta quota, (passa a 1660 metri dal livello del mare), perchè è «Un’opera viaria priva di giustificate motivazioni e che andrebbe a rovinare una zona delle montagne friulane con caratteristiche ambientali uniche». (https://www.loscarpone.cai.it/dettaglio/strada-forestale-contrarieta-cai-fvg/) e così Legambinete ed latri ancora, ma cosa volete che sia …. 

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Infine vi sono le nuove piste da sci in programma, anche queste nei sogni di Stefano Mazzolini, che alterano ancora la montagna pure alta senza che ne si conosca realmente l’impatto ambientale, il costo, il possibile futuro utilizzo, visto il mutare del clima.

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In compenso la politica che punta all’individualismo selvaggio, coltivata dalla società, ha fatto presa anche qui, dove persone sognano, senza dati di fatto in mano, di avere loro sì personalmente un interesse dalla realizzazione per esempio dello stradone, senza pensare che, franando, esso non sarà di vantaggio a nessuno, ed a detrimento per molti ed anche, per alcuni, personale.

Infatti scrive Daniele Puntel ieri, 27 novembre 2023, di aver incontrato in zona Sostasio due cacciatori che, fermatisi a parlare con lui ed un suo amico che si trovavano in zona, capito chi erano, prima li hanno definiti sbrigativamente, quasi si trattasse di una tifoseria “Quelli contro la strada”, poi hanno affermato che «È normale che un versante scarichi…si ripassa e si risistema. Inoltre dicono… le strade sono necessarie in Carnia…pensate che io avevo un bosco qua sopra che non valeva nulla. Ora invece ha il suo valore. Capito? Io rimango sempre più BASITO e di fronte a personaggi del genere, ho la sensazione che qui si andrà avanti così ancora per decenni. AVVILITO». (Post di Daniele Puntel, in: https://www.facebook.com/groups/1765997663733738/, pubblicato ’19 ore fa, cioè ieri 26 novembre 2023).
Peccato che questi soggetti non sappiano che anni fa tagliavano comunque i boschi ma portavano via i tronchi con gli elicotteri. Lo hanno fatto a Sauris per un bosco di mia madre, lo hanno fatto a Rigolato per un bosco di mio marito e fratelli. Inoltre fare manutenzione come sul Lussari quasi quotidiana, se ho ben capito da Marco Lepre, è costosissimo ed improponibile.

Ma ci si chiede pure a cosa servisse ‘cementare’ il Lussari, a cosa la nuova strada camionale per il Marinelli, quando ce ne è già una, a cosa le previste o già realizzate nuove piste forestali.

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E per ora chiudo qui questo testo, constatando che anche al congresso del Cai sono emerse le problematiche dello spopolamento della montagna mentre la montagna, antropizzata, ha bisogno di nuova linfa umana per sopravvivere, ma perchè ci si fermi qui, necessitano servizi e sanità, non l’essere abbandonati a noi stessi, e si è toccato il tema, centrale al Congresso, degli effetti climatici sulla stessa, che molti non vogliono vedere, sperando che, chiudendosi gli occhi, ogni problematica svanisca, e si sia sottolineata l’importanza di discutere ed affontare in modo rigoroso una nuova politica sostenibile per l’ambiente montano, per le cosiddette, terre alte, prima che tutto si sgretoli.

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Ho scritto questo articolo senza voler offendere alcuno, solo per riportare alcune considerazioni mie e non mie, ma provenienti da voci ben più autorevoli di me, e vorrei dire anche a chi ha un bosco che a suo dire non può essere immediatamente tagliato, dando soldini sonanti subito, che non è buona cosa vendere subito ed in fretta, a qualsiasi prezzo un gioiello, per poi rimpiangerlo. E spero che anche i sindaci locali inizino a pensare a quello che stanno facendo ed hanno fatto, perché la politica del ‘becjut’ può risultare anche devastante per il territorio, ed un assenso dato, una firma posta, senza magari passare per il consiglio comunale su temi importanti può poi rivelarsi una vera catastrofe.

Infine sarebbe ora passata che la Regione FVG, ricca di uffici e funzionari, cercasse di studiare l’impatto ambientale delle sue singole scelte, direi quasi fissazioni, senza voler offendere alcuno, in un’ottica globale territoriale prima di distruggere pensando di costruire. Vivaddio, siamo nel 2023, non ai tempi degli antichi romani, con tutto il rispetto per loro e per le loro notevoli costruzioni, vedasi per esempio gli acquedotti. E se il metodo democratico prevede la discussione fra più persone su di un tema od un progetto, sia nelle maggioranze sostenitrici che fra le minoranze in opposizione, è perché lo stesso, prima di venir attuato, venga visionato in ogni suo aspetto, nei suoi pro come nei suoi contro, perché si sa da tempi immemori, in generale senza riferimento ad alcuno in particolare, che un paio di persone sole possono sbagliare nel decidere e possono essere soggette a maggiori pressioni o influenze a livello personale.

Laura Matelda Puppini

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Articoli di riferimento su www.nonsolocarnia.info:

No al circuito di 70 km per motoslitte nell’ alta Carnia, voluto, come novità turistica, dalla Regione Fvg, quando il transito di motoslitte in montagna è un grosso problema ambientale da anni e anni.;

No a 70 km per motoslitte in alta Val Tagliamento! Qualche riflessione anche sui testi normativi;

 Claudio Bearzi. Su chilometri di piste forestali dedicati alle motoslitte nell’alta val Tagliamento, Sauris, ed il nuovo turismo.;

Quei 70 chilometri di pista per motoslitte che possono creare valanghe. Ma che cosa è saltato in mente ai nostri ‘sorestanz’?

Sull’ infrastruttura viaria Sostasio – Monte Talm – Casera Tuglia – Confine Veneto” – uno scempio ambientale.

Storie montane odierne. Su quello ‘stradone’ che distrugge i sentieri Cai 227 e 228 e che neppure ‘l’ira del Pleros’ riesce a fermare.

Sci in montagna, nuove piste, paesi piegati e trasformati in poli turistici, mentre il caldo imperversa e l’acqua manca, con particolare riferimento all’intervento di Mario di Gallo il 26 luglio 2022.

Invito ad escursione a difesa dei pascoli di Varmost minacciati da ulteriori distruzioni. Ma che si fa della montagna?

Dal prezzo del legno dettato da Cina e Usa, alla mania regionale di costruire nuove camionali forestali , ad uno strano caso locale.

Nuove piste forestali Fvg: il documento congiunto Legambiente – Cai sul ripristino viabilità agrosilvo – pastorale Collina – Plotta in Comune di Paluzza.

Inoltre su non solocarnia.info ho pubblicato pure: Esortazione Apostolica. Laudate Deum del Santo Padre Francesco. A tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica.

Infine sul mio blog/ sito ci sono poi tutti gli articoli dedicati a Lago di Cavazzo ed ai cogeneratori Siot ed altri a tema ambentale a cui rimando.

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L’immagine che accompagna l’articolo è da me, Laura Matelda Puppini, scattata dalla strada che scende da Valdaier a Ligosullo nel 2017. Speriamo che la bellezza infinita e la spiritualità delle nostre montagne non resti affidata solo a foto datate nel tempo. L.M.P.

 

 

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