Eric Gobetti. Tito è morto! Ma i camerati non se ne sono accorti.
Riporto qui queste considerazioni di Eric Gobetti, riprendendole da “Patria Indipendente”.
Ma chi è Eric Gobetti che mi ha fatto ritornare alla mente il più noto Piero Gobetti, liberale, torinese, nato nel 1901 e morto nel febbraio 1926 in Francia, «giornalista, filosofo, editore, traduttore e antifascista italiano, nonché fondatore di una casa editrice, e che ha dato importanti contributi alla vita politica e culturale italiana, prima che le aggressioni, le percosse e i pestaggi subiti ripetutamente dagli interventi dello squadrismo fascista provocassero un forte declino delle sue condizioni di salute e dunque la morte prematura a nemmeno 25 anni di età, durante l’esilio francese»?. (1).
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Eric Gobetti è uno storico, freelance, studioso del fascismo, della seconda guerra mondiale, della Resistenza e della storia della Jugoslavia nel Novecento, ed è famoso per esser osteggiato dalle destre, con insulti di diverso tipo, fino talvolta a dover venir scortato dalle forze dell’ordine. È autore di due documentari, “Partizani” e “Sarajevo Rewind”, e di diverse monografie e per Laterza ha pubblicato “Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943)”, ed “E allora le foibe?” edito nel 2021. (2). E non si può negare che i due Gobetti sono accomunati non solo dal cognome ma anche dal rigore della ricerca, dal desiderio della divulgazione, dall’antifascismo.
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Ma essendomi fin troppo dilungata, per farvi conosere Piero ed Eric Gobetti, riporto qui il testo di quest’ ultimo relativamente ad un argomento che da anni e anni è diventato un cavallo di battaglia delle destre e di F d’I in particolare, seguendo un corso altalenante, e cioè la revoca dell’onorificenza (Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica) a Josip Broz, detto Tito, conferitagli quando era Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. I motivi per chiedere la revoca derivano sempre dal mitico racconto che ruota intorno ai fatti avvenuti alla fine della seconda guerra mondiale nel territorio che fu Ozak, che vedono Josip Broz esser vissuto come il cattivissimo capo degli infoibatori di italianissimi, peccato che non fu così e che semmai egli fu colui che, nel 1948, spezzò ogni rapporto con l’Urss, facendo finire al confino nell’ isola Calva (Goli Otok) gli internazionalisti comunisti che non approvavano il nuovo corso.
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Prima però di fare questo, voglio mostrarvi le motivazioni adottate da Fd’I per chiedere la revoca dell’ onorificenza riportando qui una lettera aperta di alcuni esponenti del cuneese di questo partito, che così hanno scritto: «In questi giorni in numerosi Comuni del Cuneese si è doverosamente commemorato i Martiri delle Foibe e l’esodo forzato degli Italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia: odio politico e di classe sociale e pulizia etnica da parte dei comunisti jugoslavi del maresciallo Tito. In questi stessi giorni, ad oltre 75 anni dalla fine del Fascismo, ci sono Comuni in cui si chiede con patetica negazione della storia, di revocare la cittadinanza onoraria conferita a suo tempo a Benito Mussolini per i meriti acquisiti in favore dei loro territori. C’è oggi una grande ipocrisia in cattedra. Nessun antifascista reclama la revoca del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferito al maresciallo Tito, presidente della Repubblica Socialista di Jugoslavia, il 2 ottobre 1969 dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
Quando ancora gli Italiani avevano una coscienza nazionale imputavano l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe come l’”impiccatore” dei nostri compatrioti, oggi manteniamo l’onorificenza a Tito “infoibatore” degli Italiani» Seguono 12 firme. (3). Ma a mio avviso questo testo fa solo una grande confusione e vive fatti storici in bianco e nero, dimenticando contesti e realtà, così, per far un po’ di fumo in politichese, tanto da far finire l’argomento alla camera, con quel che paghiamo i parlamentari!!!! Ma torniamo al Eric Gobetti ed alla lettera che egli ha inviato ai camerati, sull’ argomento: “Revoca onorificenza a Tito”.
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Così scrive Eric Gobetti sull’ ultimo numero di Patria Indipendente «Cari camerati, immagino non vi dispiaccia se vi chiamo così, tanto ormai il fascismo non è più reato…
Cari camerati, dicevo,
scusatemi se vi scrivo direttamente, ma lo faccio nella speranza di ricevere finalmente una risposta: siete bravissimi a offendere, diffamare, calunniare, minacciare, ma mai una volta che qualcuno di voi o dei vostri compari mi abbia detto cosa non va nelle mie ricerche storiche. A differenza vostra, a me invece piace rispondere alle domande, entrare nel merito delle questioni. Io non mi sottraggo mai al confronto, ma si sa, io sono antifascista, stiamo su fronti diversi: voi il confronto democratico non sapete nemmeno cosa sia, e se lo sapete lo schifate. Eccomi dunque pronto a rispondere a una vostra domanda, contenuta sullo striscione mostrato durante uno dei tanti tentativi di censura che subisco continuamente da anni.
Mi chiedevate che ne penso della proposta di revoca dell’onorificenza, Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone, conferita dall’Italia al presidente jugoslavo Josip Broz Tito nel 1969.
Innanzitutto vi prego di scusarmi se ho fatto passare più di un mese: nelle ultime settimane sono stato molto impegnato a combattere contro i mulini a vento dalla propaganda antistorica sulle foibe, promossa del governo e rilanciata da tutti i principali mass media. Nel frattempo ho cercato di sopravvivere, spesso protetto dalla polizia, cercando di schivare striscioni e manifesti affissi contro di me, la gogna mediatica e le diffamazioni sempre più deliranti di politici che credo siano il vostro riferimento. Ma ora ecco, ho trovato il tempo di rispondere, come sempre cerco di fare, alla vostra domanda.
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Come saprete, avendo certamente letto i miei articoli in merito, non sono affatto un fanatico sostenitore dell’ex leader jugoslavo. Mi sento però di concordare con il professor Pupo, un collega più noto e moderato, comunque più volte attaccato come “ideologico” (intendete “comunista”, il che fa davvero ridere, considerato che l’illustre studioso è stato per anni segretario della Democrazia Cristiana di Trieste) e persino, in alcuni casi, come “negazionista delle foibe”. Consultato dalla Commissione parlamentare, lo storico triestino ha correttamente ricordato la dura resa dei conti di fine guerra (nella quale rientra anche le vicende delle foibe) e la brutale repressione politica della dissidenza interna, specie quella comunista (certamente amate quanto me il detto: “I comunisti hanno ucciso più comunisti di chiunque altro”). Al tempo stesso ha però sottolineato l’importante ruolo internazionale ricoperto dalla Jugoslavia socialista e le indubbie capacità di governo del suo presidente Tito, “che è stato uno statista di grande respiro” (parole sue). Insomma, per usare un’espressione a voi cara: Tito “ha fatto anche cose buone”!
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Mi rendo conto però che il mio parere arriva probabilmente troppo tardi. Negli ultimi tempi si è discusso molto della possibile revoca dell’onorificenza a Tito: ben tre proposte di legge sono state depositate in Parlamento (se voleste ripassarle: 1, 2, 3); a lungo ne ha discusso la Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati (con tanto di audizioni già segnalate), e con orgoglio ha ribadito tale impegno nientepopodimeno che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la prima sua visita da numero uno del governo a Basovizza. L’obiettivo, dal punto di vista legislativo, sarebbe stato quello di modificare una legge e un decreto della Presidenza della Repubblica (legge 3 marzo 1951, n. 178, e decreto del 13 maggio 1952), permettendo di revocare le onorificenze anche post mortem, “qualora l’insignito si sia macchiato di crimini crudeli”.
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Arrivo tardi, cari camerati, non perché la modifica di legge sia stata approvata, ma perché, a quanto riportano i mass media, il dibattito è stato rimandato a data da destinarsi. Come mai? L’ennesimo complotto komunistah!?! No, semplicemente il Quirinale ha precisato che le onorificenze di cui si chiede la revoca “sono legate alla esistenza in vita dell’insignito e decadono con la sua morte”. (5). All’armi camerati! Tito è morto da più di quarant’anni, l’onorificenza che volete revocare virtualmente non esiste più. Tant’è che la pagina del Quirinale ora è vuota! Avete preso un granchio, anche questa volta…
Ma niente paura; voglio aiutarvi a uscire dall’imbarazzo. In tutte le proposte di legge depositate si fa esplicito riferimento alle foibe e all’esodo, e spesso ribadendo stereotipi, luoghi comuni, veri e propri errori storici anche abbastanza ridicoli: dai 10.000 morti nelle foibe (più del doppio della realtà) ai 350.000 esuli italiani (da un territorio che contava però, secondo gli stessi censimenti condotti in epoca fascista, un numero di abitanti di nazionalità italiana minore a questa cifra…).
Ma soprattutto ogni volta si parla esclusivamente di Tito, come se si trattasse di una proposta di legge ad personam (proprio come sono ovviamente le onorificenze), ma una tipologia di normativa non prevista, come certamente sapete, dal nostro ordinamento legislativo. A questo punto non resta che identificare altri personaggi da condannare, trovare onorificenze, medaglie, lapidi, monumenti (magari legalmente rimuovibili) dedicati ad altri personaggi storici che si siano macchiati di “crimini crudeli”.
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Non fraintendetemi, non sono un fautore della cancel culture, che voi sembrate invece amare, dato che ha permesso negli ultimi decenni di cancellare decine di migliaia di segni della memoria del passato comunista soprattutto nell’Europa dell’Est. No, non penso che l’oblio del passato possa servire a comprendere meglio il presente. Al contrario, passo tutto il mio tempo a divulgare conoscenze spesso rimosse riguardanti la nostra storia: dalle foibe all’esodo, dalle campagne coloniali ai crimini di guerra fascisti.
Proprio per questo mi è capitato di imbattermi in personaggi storici importanti, criminali di guerra acclarati, spesso riconosciuti tali anche dalla giustizia italiana, ma che ancora godono di medaglie o altri riconoscimenti. Faccio solo alcuni nomi, magari li conoscete: Benito Mussolini e Rodolfo Graziani, per esempio, o i meno noti Gaetano Collotti, Vincenzo Serrentino e Pietro Maletti. (4).
Mussolini ha ancora la cittadinanza onoraria in molte città italiane ed è Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia; Collotti ha ricevuto dall’Italia repubblicana (democratica) la medaglia di bronzo al valor militare ottenuta combattendo contro i partigiani nell’esercito repubblichino (fascista).
Maletti e Serrentino hanno vie a loro intitolate, e il secondo ha pure ottenuto il riconoscimento di “martire delle foibe” (…). A Graziani sono addirittura dedicati un monumento (ad Affile, in provincia di Roma) e un parco giochi (a Filettino, Frosinone). Quale occasione migliore, dunque, per proseguire sulla strada da voi intrapresa e ritirare tutti questi riconoscimenti. Ripeto, non si tratta di cancellare la storia; al contrario, è necessario conoscerla, in modo da poter celebrare chi se lo merita davvero e condannare chi ha commesso “crimini crudeli”. Sarà un piacere condurre insieme questa battaglia culturale (per una volta dalla parte dei mulini) nel rispetto delle povere vittime di questi spregevoli personaggi. Maletti e Serrentino hanno vie a loro intitolate, e il secondo ha pure ottenuto il riconoscimento di “martire delle foibe” (…). A Graziani sono addirittura dedicati un monumento (ad Affile, in provincia di Roma) e un parco giochi (a Filettino, Frosinone). Quale occasione migliore, dunque, per proseguire sulla strada da voi intrapresa e ritirare tutti questi riconoscimenti. Ripeto, non si tratta di cancellare la storia; al contrario, è necessario conoscerla, in modo da poter celebrare chi se lo merita davvero e condannare chi ha commesso “crimini crudeli”. Sarà un piacere condurre insieme questa battaglia culturale (per una volta dalla parte dei mulini) nel rispetto delle povere vittime di questi spregevoli personaggi.
E poi naturalmente potremo proseguire: da Cadorna a re Umberto, da Crispi al Principe Eugenio sterminatore di Turchi, fino ai tanti Papi crociati e ai condottieri rinascimentali.
C’è tanto da lavorare, per ripulire la nostra memoria pubblica da chi ha ucciso o condannato a morte ingiustamente, da chi ha ordinato persecuzioni di minoranze nazionali o religiose, da chi ha fatto carriera e accumulato ricchezze sul sangue della povera gente.
Ne resteranno pochi, di personaggi storici, nessuno di quelli che tanto amate, pochissimi fra i padri della patria, quasi nessun politico o militare. Ma in fondo è un gran male? Avremo tanto spazio vuoto per celebrare finalmente i pacifisti e i disertori, i poeti e i sognatori, i non violenti e gli artisti popolari, le donne che hanno fatto la storia e anche quelle che l’hanno solo subita, le vittime di femminicidio o di aborto clandestino, le streghe e le partigiane, i Caduti sul lavoro o per malattie professionali, i migranti morti lontani da casa, partendo dall’Italia o cercando di arrivarci.
Ma forse ho equivocato. In tal caso allora spiegatemi cosa intendete quando parlate di “crimini crudeli”: è forse l’appartenenza al fronte antifascista quel crimine che non tollerate? Eric Gobetti».
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Ringrazio Eric Gobetti per questo articolo, e Patria Indipendente per averlo diffuso, e spero che ora i nostri parlamentari usino meglio il tempo a loro disposizione informandosi prima di aprire inutili polemiche.
Laura Matelda Puppini.
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Note.
(1) Per Piero Gobetti, cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Gobetti, da cui è tratta la citazione, e https://www.treccani.it/enciclopedia/piero-gobetti/.
(2) Nota biografica su Eric Gobetti in appendice all’ articolo “Tito è morto! Ma i camerati non se ne sono accorti”, in: https://www.patriaindipendente.it/storia-2/tito-e-morto-i-camerati-non-se-ne-sono-accorti/.
(3) https://www.cuneodice.it/politica/cuneo-e-valli/revochiamo-lonorificenza-a-tito-infoibatore-degli-italiani_33533.html.
(4) Gaetano Collotti fu un noto torturatore, a capo della famigerata banda Collotti. Fu insignito il 25 agosto 1953, della medaglia di bronzo al valor militare, per aver ucciso dei partigiani sloveni nel 1943, prima dell’ armistizio. (https://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Collotti).
Vincenzo Serrentino fu prefetto di Zara dalla fine del 1943 all’ ottobre 1944, ed uno dei puiù noti membri del Tribunale Straordinario della Dalmazia. Venne arrestato a Trieste alla fine della guerra e giustiziato (tramite fucilazione) per crimini di guerra dalle autorità jugoslave a Sebenico il 15 maggio 1947. Il 10 febbraio 2007 il Presidente Napolitano gli concesse una onorificenza, creando molte polemiche.
Pietro Maletti, già nel 1917, si dice per aspetti legati al suo metodo punitivo e coercitivo di condurre la truppa, fu inviato in Cirenaica dove la sua durezza, in epoca fascista, si trasformò quasi in un merito, e successivamente, nell’aprile del 1937, quando era già generale, fu posto al comando della 2ª brigata indigeni dell’Eritrea. Con tale grado concorse alla guerra di repressione del “brigantaggio” etiopico, cioè della resistenza anticoloniale e antifascista, nella quale fu ancora più efficiente e duro di quanto fosse stato in Libia: «dapprima comandante del settore Giuba in Somalia, partecipò alle operazioni di grande polizia coloniale nella “zona dei laghi”; condusse alcune sanguinose repressioni e fu al comando delle truppe che, nel maggio 1937, perpetrarono le stragi di Dèbra Libanòs e di Engecha. Operazioni volute dal viceré Graziani e condotte “a freddo”, a distanza di mesi dall’attentato contro quest’ultimo del febbraio precedente». Morì in combattimento, il 10 dic. 1940, nel corso dell’offensiva britannica di Sīdī el-Barrānī. (https://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-maletti_(Dizionario-Biografico)/
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L’immagine che accompagna l’articolo raprresenta Tito ed è tratta da: https://www.cuneodice.it/politica/cuneo-e-valli/revochiamo-lonorificenza-a-tito-infoibatore-degli-italiani_33533.html
https://www.nonsolocarnia.info/eric-gobetti-tito-e-morto-ma-i-camerati-non-se-ne-sono-accorti/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/03/tito37701.jpg?fit=800%2C529&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/03/tito37701.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ETICA, RELIGIONI, SOCIETÀRiporto qui queste considerazioni di Eric Gobetti, riprendendole da 'Patria Indipendente'. Ma chi è Eric Gobetti che mi ha fatto ritornare alla mente il più noto Piero Gobetti, liberale, torinese, nato nel 1901 e morto nel febbraio 1926 in Francia, «giornalista, filosofo, editore, traduttore e antifascista italiano, nonché fondatore di...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Cfr. nel merito anche: «“Non ce l’ha più, è morto…”. Il Colle e l’onorificenza a Tito». Sommario: “DISTRATTI – Mesi di litigi alla Camera sulla legge per togliere un titolo al dittatore jugoslavo, chiusi da una frase apparsa sul sito del Quirinale», in: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/03/16/non-ce-lha-piu-e-morto-il-colle-e-lonorificenza-a-tito/7481112/.
E per vedere chi sta dietro la revoca, oltre F.d’ I., e cioè LE associazioni private di categoria degli esuli, potentissime e iper- finnaziate, ma con una visione personalissima della storia, cfr, per esempio: “La Commissione Affari Costituzionali lavora per revocare l’onorificenza a Tito” in: https://www.anvgd.it/la-commissione-affari-costituzionali-lavora-per-revocare-lonorificenza-a-tito/, ove si legge: «Una delle richieste ricorrenti da parte delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati è quella di togliere al dittatore comunista Josip Broz “Tito” il titolo ricevuto il 2 ottobre 1969 di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana».
Ed ancora: per Roberto Menia cfr. “Menia (FdI): ritirare l’onorificenza a Tito”, in: https://www.aise.it/anno/menia-fdi-ritirare-lonorificenza-a-tito/186516/1. In questo articolo si legge pure che Ignazio La Russa Presidente del Senato, ha sottolineato «la necessità di ritirare l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana al maresciallo Tito. Sarebbe il minimo dovere morale nei confronti delle vittime infoibate». Ancora una volta c’è chi vorrebbe riscrivere la storia decontestualizzandola e in un modo che poco riporta ai fatti realmente accaduti, creando, d’ufficio, delle giovani generazioni che dovrebbero apparire come tanti soldatini di argilla, plasmati ed avvezzi non alla ricerca storica ma a cosa narra loro il potentato di turno. E questo davvero spaventa e riporta a tempi bui. E pare che Fd’I e associazioni private di profughi, oltre che la Lega di Salvini, non abbiano aspettato altro che di andare al potere nello Stato per emettere decreti leggi paurosi e che sviliscono il Parlamento, come dice Scarpinato, ma pure di riscrivere a piacimento la storia facendone un uso meramente politico.