Premessa.

Ci sono problemi che realmente assillano i cittadini di questa regione e non riguardano una ulteriore infrastrutturazione della stessa, ma la possibilità di curarsi. Ma sono preoccupati anche per i mutamenti climatici, per il paesaggio e l’ambiente che si deteriorano progressivamente ed anche da quel volere la Regione non solo costruire stradoni e fermare artificialmente il decorso del Tagliamento con una traversa rigorosamente a Dignano, ma anche trasformare le montagne in mero supporto a strade funzionali all’ economia, al denaro ad un turismo c motorizzato ed al taglio si spera non a raso dei boschi. Peccato che questa sia una visione del progresso che vive solo nelle menti della destra nostrana, secondo me, rimasta circa a quando io sono nata, agli anni cinquanta come mentalità, con un soffio di berlusconismo, ammesso si sappia cosa sia. Ma temo che Berlusconi nel far affari fosse davvero migliore di certi suoi emuli. 

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Ed a fronte di questa che ormai è ‘miseria sanitaria’ che si tocca con mano, condita anche da un paio di problemi legali in cui investire, dalle esternalizzazioni che donano una ricchezza pubblica al privato, risolvono ben poco, costano parecchio e sono a termine, che si presentano in una società dove la gente inizia già a non andare in vacanza, a metter via qualche euro per il lesso, per dirla alla Marchetti, sudando freddo quando si gli spiccioli iniziano a mancare, e dove il governo pare preso dalla tarantola della guerra e da americanite acuta, la Regione, con lo Stato e la giunta comunale della città a cosa pensano tenacemente? Alla realizzazione di una inutile cabinovia costosissima e che si presume andrà in perdita, in quel di Trieste! Ma io credo si debba costruire ad ogni costo solo perché velocemente i lavori erano già stati appaltati, e perché la destra la vive come una vittoria sugli ‘infingardi’ oppositori. Ma dare di fioretto con un matterello alle pale dei nuovi mulini a vento pare sia un altro obiettivo di queste persone al potere anche al comune di Trieste,  che vogliono vincere sui detrattori alla Radivo (1), a cui puntualmente poi il tempo darà completa regione. E se erro in quanto scrivo, vi prego: correggetemi.

Ho già dedicato a questo argomento alcuni articoli Trieste tra ‘nuovo Burlo’ ed ovovia. Ma che politica sta facendo questa Regione? Parte prima dedicata agli alberi di Trieste condannati a morte.(2) Trieste fra proposte assurde come l’ovovia ed altre volte ad una valorizzazione intelligente (3)  La nuova Trieste, targata Fedriga e c. Via gli alberi e largo al cemento a Cattinara, si parla di nuovo di rigassificatore, e poi c’è l’ovovia … (4) ma anche Testo delle osservazioni di Paolo Radivo contro la variante 12 al PRGC che, se approvata, darebbe il via ai lavori dell’ovovia triestina. (5).

E ho già riportato come è andata a finire a Venezia la cabinovia di Calatrava, già avevo riportato come altre cabinovie fossero state costruite in megalopoli come Bogotà, Città del Messico, Caracas, città con milioni di abitanti, predisposte per il trasporto dei cittadini ed altre ancora per fini turistici, come questa ed in Europa, dove risultavano in perdita. (6). 

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Ora della cabinovia triestina si è occupato anche ‘Il Dolomiti’, testata del trentino, il 12 giugno 2025, con un interessante articolo intitolato: “Un’infrastruttura che invece di collegare tende a dividere: storia della cabinovia metropolitana Trieste – Carso a firma di Samuele Doria, che compare mentre il comune di Trieste bolla con vari escamotage e con una maggioranza da tutti in fila per tre, pare, ogni richiesta della minoranza e del buon senso. Questo il testo che riporto. 

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«Il recente sondaggio di Nord Est Multimedia, secondo cui sette triestini su dieci sono contrari all’ovovia, ha gettato benzina sul fuoco di una polemica già accesissima. La risposta del sindaco: “Io con la cabinovia vado avanti, credo in quello che sto facendo per la città”. Cerchiamo di ricostruire gli argomenti delle due fazioni in campo.

L’idea di costruire una cabinovia metropolitana che collegasse il centro di Trieste all’Altopiano del Carso è emersa nel 2020. Il progetto prevede due tratte e quattro stazioni: rispettivamente Opicina – Bovedo e Bovedo – Porto Vecchio – Trieste. Il tragitto sarebbe lungo circa 4,7 chilometri, per un tempo di percorrenza totale di poco più di un quarto d’ora. In soli cinque minuti e mezzo da Opicina, sull’Altopiano del Carso, si arriverebbe a Bovedo, sul lungomare, percorrendo un dislivello di 350 metri. Si prevede una capacità di trasporto pari a 1800 persone all’ora, con una cabina ogni 20 secondi, che garantirebbe tempi di attesa minimi. Inoltre, le cabine permetterebbero l’accesso ai disabili e il trasporto di biciclette.

I principali vantaggi di questo intervento si rintraccerebbero, secondo i sostenitori, nel positivo impatto ambientale, con l’assenza di inquinamento atmosferico e sonoro, il mancato consumo di suolo e il recupero di aree fin ora destinate a strade e parcheggi; nella riduzione del traffico in centro storico e nella zona del porto, costituendo inoltre una risposta all’annoso problema dell’accesso nord alla città; e nell’interesse turistico, che la struttura susciterebbe offrendo un punto panoramico privilegiato sulla città e sul golfo, nonché agevolando il raggiungimento del mare e del centro storico.

La questione dell’accesso della città da Nord, ovvero dallo stretto braccio di terra che collega Trieste alla nostra penisola, è senz’altro uno dei cavalli di battaglia per i sostenitori della cabinovia. Trattandosi dell’unico accesso possibile da Nord, ogni mattina, la Statale 14 “Costiera” si trova intasata da più di 1.900 veicoli, che si dirigono verso il centro città. Oltre al traffico, ad aggravare la congestione della statale intervengono i continui interventi di manutenzione, dovuti alle frequenti frane e smottamenti. Un sistema di trasporto aereo, come la cabinovia, con le sopracitate caratteristiche di agilità e portata, offrirebbe un’alternativa capace di alleviare il flusso automobilistico sulle arterie principali, e migliorerebbe l’esperienza di residenti e turisti.

Tra studi e consulenze sono già stati fatti investimenti significativi sul progetto, la cui realizzazione è stata affidata alla ditta altoatesina Leitner, leader nella costruzione degli impianti a fune. Sebbene il Comune di Trieste non intenda retrocedere, gli oppositori del progetto sembrano sempre più determinati a pretendere un dietrofront.

Mentre, la scorsa settimana, si riuniva la seduta comunale in cui si discuteva della delibera sulla variante al piano regolatore della seggiovia, nell’antistante Piazza Unità si affollavano i manifestanti del Comitato “No Ovovia”, forti del recente sondaggio secondo cui il 73 per cento dei triestini sarebbe contrario all’opera.

Le argomentazioni dei detrattori della seggiovia, come si legge sul sito del Comitato, sarebbero almeno una decina. Tra queste vi sono i numerosi giorni di stop annuo cui andrebbe incontro la struttura, dovuti al vento e alla manutenzione, i disagi che la seggiovia comporta agli abitanti del capolinea e dei territori attraversati, e la deturpazione del paesaggio. Ad acuire i contrasti, sarebbe poi il dubbio coinvolgimento dei cittadini e la mancata trasparenza nel processo decisionale riguardo l’opera.

Il Comitato calcola inoltre l’invasività ecologica dell’infrastruttura, stimando il disboscamento di almeno quattro ettari. Due ettari di bosco andrebbero estirpati per la realizzazione del parcheggio a Campo Romano, nei pressi di Opicina; e altri due per la posa dei quindici pali di sostegno della seggiovia, “tutto ciò in una zona della Rete Ecologica Europea Natura 2000”.

Sempre sul sito di “No Ovovia”, invita a considerare il rischio di dissesto idrogeologico cui sarebbe soggetta l’area che va da Viale Miramare a Campo Romano, e che aumenterebbe a seguito del disboscamento.

Particolarmente proibitive, se confermate, sarebbero infine le accuse di insostenibilità economica. A dicembre, per le pagine de La Nuova Ecologia, si leggeva: “Il progetto della cabinovia di Trieste, che attraverserebbe un’area protetta della rete Natura 2000, è in conflitto con il principio europeo Do no significant harm, cioè ‘non arrecare danno significativo all’ambiente’. Per questo non può essere finanziato dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ad affermarlo ora è anche il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, anche se il Comune di Trieste è deciso ad andare avanti, contando sulla possibilità di reperire altri fondi statali”. A gennaio, infatti, era stato ufficializzato il finanziamento, proprio da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dei 48,8 milioni in sostituzione di quelli perduti del Pnrr.

 Tuttavia, i dubbi ricadono ora sulla capacità di sostenere – tramite l’affluenza di pubblico e il prezzo dei biglietti – l’investimento iniziale e i costi di manutenzione della struttura. “Il progetto preliminare prevede che siano necessari almeno 11.400 passeggeri/giorno tra Molo IV e Stazione Porto Vecchio, almeno 8.300 passeggeri/giorno tra la stazione Porto Vecchio e Bovedo, e almeno 3.700 passeggeri/giorno tra Bovedo e Opicina per un pareggio di bilancio, ipotizzando un costo di 1,35 € per i biglietti urbani e 5 € per quelli turistici: una domanda di mobilità con trasporto pubblico che non è attendibile. A questo si aggiungeranno i costi della manutenzione straordinaria. Il tutto porterà, in base alle proiezioni realistiche dei passeggieri, ad almeno 100 milioni di euro di perdita in 40 anni”.

Nonostante le proteste, i ricorsi al TAR e il sondaggio secondo cui sette triestini su dieci sarebbero contrari, la Giunta e la maggioranza di centro destra in Comune hanno confermato di voler andare avanti con il progetto. La discussione a Trieste si promette particolarmente accesa; allo stato attuale delle cose, è difficile prevedere in che direzione andranno le cose. Certo è che la voce dei cittadini, i quali sembrano seriamente preoccupati che la seggiovia sia l’ennesimo occhiolino ai turisti alle spalle dei residenti, dovrebbe pur dirci qualcosa».

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Fin qui “Il Dolomiti”. Ma sottolineo come l’articolo non parli della bora, del tram di Opicina tanto amato anche ora che ha ripreso a funzionare, degli autobus che non si possono togliere, di Trieste che non è una megalopoli ma ha sì e no, 200.000 abitanti, non certo posizionati per lo più sul Carso e, chiusa fra il retroterra ed il mare, ha possibilità di espandersi quasi nulla e non comunque ad Opicina. Ma se puta caso tutta Opicina diventasse edificabile e si trovassero soggetti che desiderano ardentemente andarci ad abitare, presumibilmente utilizzerebbero per spostarsi l’auto personale o il tram e non una incerta cabinovia che sarà sempre più cara.

Non so voi che ne dite? Io che la Regione ed il Comune si devono fermare finché sono in tempo da questa follia che rovinerebbe uno dei luoghi più belli della città per non portare alcun beneficio alla stessa, solo un nuovo disbosco e nuovi piloni che fra 10 anni risulteranno abbandonati. Ma poi con questi chiari di luna chi la gestirà? La popolazione ha presentato circa 3000 osservazioni al progetto, che la maggioranza comunale ha respinto in quattro ore (7).  Ma vi pare logico? Questa giunta dica subito che vuole quel che vuole e che ha il coltello dalla parte del manico e stop. Ma siamo davvero in democrazia? 

Laura Matelda Puppini 

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1 – Paolo Radivo è un giornalista nato a Trieste nel 1970, politicamente vicino ai radicali, che si occupa dei problemi della sua città in modo attivo. Così si può dire che sia stato il leader del comitato per la salvezza della pineta di Cattinara e contro il nuovo Burlo, che lotti contro la distruzione dei grandi alberi in città, e contro l’ovovia. 

2 – https://www.nonsolocarnia.info/trieste-tra-nuovo-burlo-ed-ovovia-ma-che-politica-sta-facendo-questa-regione-parte-prima-dedicata-agli-alberi-di-trieste-condannati-a-morte/

3 – https://www.nonsolocarnia.info/trieste-fra-proposte-assurde-come-lovovia-ed-altre-volte-ad-una-valorizzazione-intelligente/

4 – La nuova Trieste, targata Fedriga e c. Via gli alberi e largo al cemento a Cattinara, si parla di nuovo di rigassificatore, e poi c’è l’ovovia …

5 – Trieste fra proposte assurde come l’ovovia ed altre volte ad una valorizzazione intelligente.

6) Dette informazioni si trovano in: https://www.nonsolocarnia.info/trieste-fra-proposte-assurde-come-lovovia-ed-altre-volte-ad-una-valorizzazione-intelligente/.

7) Il numero delle osservazioni contro la costruzione dell’ ovovia si trova in “Liquidate le 3000 osservazioni che erano state presentate in circa quattro ore. Le opposizioni: “Inaccettabile colpo di mano e totale …” in https://www.triesteprima.it/cronaca/cabinovia-approvata-commissione.htm

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L’ immagine che accompagna l’articolo mostra le bandiere del Comitato “No Ovovia” che sventolano in piazza Unità davanti alla sede del Comune di Trieste ed è tratta da https://www.ilfriuliveneziagiulia.it/il-comitato-no-ovovia-presenta-10-350-firme-nella-sede-di-rappresentanza-del-parlamento-europeo/. E sappiamo che il Parlamento Europeo ha vietato l’uso dei fondi Pnrr per l’ovovia. L.M.P. 

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/07/NO-OVOVIA-Senza-titolo.jpg?fit=275%2C183&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/07/NO-OVOVIA-Senza-titolo.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniECONOMIA, SERVIZI, SANITÀPremessa. Ci sono problemi che realmente assillano i cittadini di questa regione e non riguardano una ulteriore infrastrutturazione della stessa, ma la possibilità di curarsi. Ma sono preoccupati anche per i mutamenti climatici, per il paesaggio e l’ambiente che si deteriorano progressivamente ed anche da quel volere la Regione non...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI