Premessa.

Riprendo a pubblicare su questo mio blog, dopo un altro, breve ed imprevisto, periodo di sospensione a causa di una inaspettata malattia (e se avete sintomi influenzali, please, fate un tampone per covid, anche se, come me, lo avete già avuto e siete vaccinati per non mettere a rischio la salute degli altri), con un testo di Marco Puppini sul partigiano Olmo, originario della val Pesarina e, secondo Gianni Conedera, militare nella disastrosa campagna di Grecia (1), che pagò con la vita il fatto di avere sottratto forse una radio, preziosissima ed utilissima per la resistenza partigiana e forse anche altro a compaesani, dopo processo partigiano. Vi ricordate il partigiano osovano di cui ho riportato già il verbale di processo controfirmato, per la veridicità dei fatti, il 2 febbraio 1945 da Enea e Bolla? Il partigiano in questione aveva rivolto l’arma contro un giovane per questioni di donne, uccidendolo. Ma il furto e l’uso di armi per uccidere non in azione, ma per motivi personali, non erano tollerati sotto alcun esercito. Voi pensate che sotto il R.E.I., sotto l’esercito inglese o quello Usa, o quello russo, e via dicendo, uno potesse compiere azioni di questo tipo senza, se scoperto, pagarne le conseguenze con la vita? E da militari del R.E. I., in epoca fascista, bastava andare in giro per le vie, non ancora in periodo di coprifuoco, forse un po’ alticci, cantando in modo forse non da apprezzati professionisti il canto ‘Lilì Marleen’ (2) per finire in gattabuia per più di qualche giorno. Ma ritorniamo a Marco Puppini ed al suo testo. L.M.P.

Foto di Enore Casali. Particolare della lapide tombale di ‘Olmo’, presente nel cimitero di Prato Carnico. (Da Gianni Conedera, L’ ultima verità, Andrea Moro ed., 2005, p. 73). 

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Marco Puppini: Perché il partigiano Olmo è stato ucciso dai suoi compagni.

«Strazzolini mi chiede notizie sulla fucilazione del partigiano garibaldino Olmo (Enore Casali) ad opera delle stesse forze partigiane, fucilazione che alcuni hanno messo in relazione con la morte del commissario Arturo, Aulo Magrini. Olmo faceva parte del gruppo che aveva partecipato in luglio all’attacco ai tre camion tedeschi dopo il ponte di Noiaris, nel corso del quale Arturo era morto. Era stato arrestato alla fine di settembre 1944 o più tardi dalle formazioni garibaldine e nel novembre 1944 fucilato. Secondo voci incontrollabili circolate allora e poi riprese da alcuni storici, sarebbe stato lui ad uccidere Arturo per ragioni inconfessabili, invece dei tedeschi. Oppure avrebbe preso la borsa che Arturo aveva con sé, contenente una forte somma di denaro, quando, tornando sul posto dopo l’attacco, lo aveva trovato cadavere. Stando alla documentazione che ho potuto consultare,  le ragioni della fucilazione sono in realtà altre. Tocco questo tema per rispetto della verità e degli uomini coinvolti, si tratta di un esame di vicende antiche e dolorose, conseguenza di una guerra voluta dal regime fascista.

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Le fonti che uso qui riguardano solo apparentemente altro: sono gli atti del processo contro Ines Rupil, moglie e poi vedova di Olmo, accusata di essere stata la spia che aveva portato all’arresto ed alla fucilazione da parte dei tedeschi del comandante partigiano Bill (Albino Gonano) (3) accusato da lei di essere il responsabile dell’uccisione del marito. Sono carte rinvenibili nel fondo Corte di Cassazione Straordinaria, busta 8, fascicolo 146/1942 e nel fascicolo redatto dal Commissariato di PS di Tolmezzo, cat. 09, sulla stessa Rupil, rintracciabile presso l’Archivio dello Stato di Udine,  ricche di notizie sulla scomparsa di Olmo.

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Il 6 maggio 1945 – stando ad un rapporto del Commissario di P.S. di Tolmezzo del 10 agosto indirizzato al Procuratore del regno (l’Italia non era ancora una repubblica) ed alla Questura di Udine –  Rupil Ines veniva arrestata dalla polizia divisionale Osoppo – Garibaldi per collaborazionismo, in quanto sospettata di essere la spia che aveva provocato l’arresto da parte dei cosacchi di Bill, che veniva in seguito torturato e fucilato. Rupil, interrogata, aveva dichiarato che suo marito, Enore Casali Olmo, comandante di reparto della Garibaldi, era stato “fucilato dai suoi compagni in data 28 novembre 1944 perché accusato di furto in danno delle formazioni”. Bill aveva proceduto in settembre ad una perquisizione in casa di Olmo ed aveva trovato molto materiale, tra cui una radio, che Bill stesso aveva ritirato. In seguito alla perquisizione Olmo era stato arrestato e poi fucilato. In febbraio 1945 Rupil aveva chiesto la restituzione della radio minacciando il padre di Bill di denunciare il figlio se non lo avesse fatto, ma senza ottenere risposta. Il 16 marzo Bill era stato arrestato dai cosacchi, che si erano presentati a casa sua, incarcerato ad Udine, torturato e poi fucilato in aprile. In ogni modo Ines Rupil negava di essere stata la spia che aveva indirizzato i cosacchi e provocato la morte di Bill.

Intestazione del documento di cui parla Marco Puppini nelle righe precedenti dell’articolo. 

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La testimonianza rilasciata il 14 settembre 1945 dal comandante della brigata Gramsci e poi Val But, Augusto (Carlo Bellina) chiarisce alcune cose. “Come comandante di brigata, in un giro di ispezione – testimonia Augusto – raccolsi dei mormorii nel paese di Rigolato per quanto succedeva nella Valle Degano. La popolazione si dimostrava ostile al movimento dei partigiani avendo saputo che a Prato Carnico il Casali Enore aveva approfittato a suo profitto personale della sua condizione di partigiano”. Stando a quanto si diceva, in luglio, assieme ad un altro, Olmo aveva sottratto ad un macellaio di Rigolato una cassetta di medicinali e “tre fucili da caccia di grande valore” nascondendo questi ultimi a casa sua e la cassetta in un  fienile. Questo aveva leso “l’onore e il decoro delle formazioni partigiane”. Augusto aveva avvisato il suo comandante di divisione che aveva ordinato una perquisizione nella casa dove Olmo viveva con sua moglie, perquisizione cui aveva partecipato anche Bill, eseguita “nel successivo mese di dicembre”. Erano così stati trovati i tre fucili, più un quarto di cui non si era riusciti a conoscere il proprietario, altri oggetti, generi commestibili, denaro. Per questo Olmo era stato condannato a morte da un tribunale partigiano. Stupisce la data di dicembre, ma penso sia un errore della persona che ha dattiloscritto il verbale o dei ricordi di Augusto.

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Anche il partigiano Alberto Leone Leon aveva avuto segnalazioni sul comportamento scorretto di Olmo ed aveva partecipato alla perquisizione, secondo lui ordinata da Bill. Era stata trovata “molta roba”. Un particolare interessante a questo proposito lo dà il partigiano Guerrino Damo Garibaldi. Stando a Garibaldi, due erano stati i locali perquisiti nello stesso giorno, la casa di Olmo e Ines Rupil, ed uno: “stavolo situato ad un duecento metri dalla casa del Casali” (forse il fienile cui accennava Augusto) dove lo stesso andava a dormire per ragioni di sicurezza. Nello stavolo erano stati trovati due o tre fucili da caccia e due zaini, con biancheria e garze con medicinali, in casa commestibili, alcune sedie a sdraio, una radio.

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Altre testimonianze sono a mio parere meno interessanti. E’ stato osservato che la casa di Olmo veniva utilizzata per immagazzinare tutti o almeno buona parte dei generi che le formazioni partigiane prelevavano in quella zona. Kent (Fabio Lazzara) lo afferma con decisione, aggiungendo anche giudizi non lusinghieri su Bill e le indagini che aveva condotto. “Ho conosciuto Bill – racconta Kent – (…) Non ispirava fiducia, anzi metteva paura (…) Posso solo immaginare che tali indagini e ispezioni avessero una rassomiglianza con i comportamenti della polizia sovietica.” (Sito Carnia 1944 – partigiani – Aulo Magrini – F. Lazzara Kent: La morte di Aulo Magrini). Stando a Kent, in casa di Olmo venivano portati tutti i generi requisiti dopo un’azione. Questo però non è il vero problema; il problema è se i generi immagazzinati erano stati regolarmente requisiti e restavano a disposizione delle formazioni oppure venivano occultati e utilizzati a profitto personale.

Righe dalla testimonianza di Carlo Bellina Augusto sulle cause della morte di Olmo.

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Olmo era stato arrestato alla fine di settembre, anche se in realtà la data esatta non è sicura e può essere successiva. In realtà Arturo era morto ed il denaro sparito in luglio, Olmo era stato arrestato più di due mesi dopo, perché attendere tanto se vi erano dei sospetti? Era stato fucilato il 28 novembre (4). Perché non era stato fucilato subito? Per Conedera chi lo aveva arrestato lo stava interrogando per sapere dov’era il denaro contenuto nella borsa che Arturo portava con sé, denaro preso come invece sappiamo da una squadra della Waffen SS. In realtà, fucilare un compagno era decisione pesante e dolorosa, che i comandanti prendevano perché pressati dalla responsabilità del comando, ma che singoli partigiani cercavano di evitare. E’ anche vero che dai primi di ottobre tutti, comandanti e semplici partigiani, avevano altro cui pensare. Era iniziata l’offensiva che avrebbe portato alla caduta della Zona Libera della Carnia ed alla rioccupazione della regione da parte di tedeschi e cosacchi. Olmo è stato ucciso da Ennio Radina Barba, obbedendo a comandi superiori, come stando a Conedera lo stesso Radina avrebbe confessato dopo la sua cattura al posto di polizia cosacco di Pesariis (5)? (Dalla Resistenza a Gladio. Lotta partigiana ed organizzazioni paramilitari segrete sul confine orientale, Roncade (TV), 20112 p.135). Sappiamo che i partigiani catturati dal nemico confessavano anche cose mai compiute per scagionare gli altri, pertanto qualche dubbio su questo punto è lecito avere.

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La situazione era confusa anche perché nel mese di febbraio 1945 erano comparsi dei manifestini con firma falsa di Andrea (Mario Lizzero) e Ninci (Lino Zocchi) rispettivamente commissario e comandante della brigata Friuli in cui si affermava che: “Dato le continue proteste che da ogni parte ci provengono circa il processo non regolare svolto contro il compagno Olmo (Casali Enore) da tutti i partigiani della Carnia”, in seguito a nuove indagini si era scoperto che Olmo era innocente, ed i responsabili della sua morte avrebbero pagato “anche con la vita nel processo regolare che si svolgerà appena le circostanze lo permetteranno”. Rupil affermava di averli ricevuti da Bill (che non poteva confermare né smentire essendo stato fucilato), cosa che pare del tutto inverosimile anche agli inquirenti, e di averli consegnati al fratellastro di Olmo, Livio Agostinis Aulo. Poi i manifestini avevano fatto un percorso tortuoso. Gli interrogati dubitano della loro autenticità o affermano che si trattava di un falso. Lo stesso Andrea, chiamato a testimoniare al processo contro la Rupil, dichiara di non averli mai scritti e che si trattava senza dubbio di un falso. (6).

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Sul blog “Non solo Carnia” Laura Puppini riporta in data 25 luglio “Confutando Strazzolini …” un documento della Osoppo in cui si descrive la fucilazione nel febbraio 1945 di un partigiano della stessa formazione Osoppo, giudicato valoroso e coraggioso, ma che aveva iniziato a comportarsi in modo indipendente rispetto alle direttive di lotta ed aveva attirato il discredito sulle formazioni partigiane. Penso che il caso di Olmo sia analogo. Queste cose faceva la Osoppo, e queste cose faceva la Garibaldi nel tragico contesto di una guerriglia condotta in territorio occupato dal nemico dove la collaborazione della popolazione era indispensabile. A mio parere. Olmo è stato un partigiano coraggioso che aveva però iniziato a comportarsi in modo autonomo e contrario alle direttive della lotta di liberazione. Questo aveva suscitato le proteste della popolazione e gettato discredito sulla formazioni, e questo gli è costata la vita.

Copia del documento da me citato e riprodotto nel mio, su www.nonsolocarnia.info: “Confutando Strazzolini. Secondo un documento, Alfredo Berzanti (Paolo) non si trovava a Topli Uorch (Porzus) il 2 febbraio 1945.

Come sono andate a finire queste vicende? Ines Rupil, processata, è stata assolta per insufficienza di prove. Era vedova, nullatenente con tre figli e, stando ad una relazione dei carabinieri di Tolmezzo del 4 febbraio 1949: “Nel paese di residenza (…) è poco ben vista per il comportamento nel periodo di occupazione”. Vi è anche una lettera allo “Spettabile Comando Carceri di Tolmezzo” del parroco di Prato Carnico, Rinaldo Di Giusto in favore della scarcerazione di Ines. Liberata, chiede il passaporto per l’Argentina, dove risiedeva uno zio, le viene concesso e se ne va. Forse si era cercata una (anche comprensibile) soluzione umanitaria alla vicenda, che aveva però lasciato i due genitori e la sorella di Bill senza giustizia. Se Ines Rupil non era la spia, questa era rimasta sconosciuta ed impunita, se lo era, era stata ingiustamente assolta. In ogni caso, tirare in ballo in queste vicende la fine di Arturo non mi sembra giustificato: in nessuna carta processuale si accusa neppure velatamente Olmo della sua uccisione e le incongruenze sono davvero troppe.

Marco Puppini. »

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Note di L.M.P.

(1) Gianni Conedera, L’ ultima verità, Andrea Moro ed., 2005, p. 71. 

(2) Lilì Marleen o Marlene (titolo originale’La canzone di una giovane sentinella’)  è una canzone che fa parte di un poemetto: ‘L’arpa’ di carattere decisamente antibellico, scritta nel 1915 da Hans Leip, poeta tedesco, prima di partire per il fronte russo. La canzone poi chiamata ‘Lili Marlene’ attirò l’attenzione del musicista Norbert Schultze, autore di marce e di canzoni militaresche e propagandistiche, che la musicò nel 1938. Ma pur essendo utilizzata per sostenere i soldati tedeschi, essa fu osteggiata fa Goebbels. Però i  soldati tedeschi continuavano a cantarla. Presto, Lili Marlene o Marleen divenne la ragazza più sospirata da tutte le truppe naziste. Il 18 agosto 1941, in Jugoslavia, la stazione Soldatenseder Belgrad, che raggiungeva le truppe tedesche sparse in tutta Europa e in nord Africa, eluse il divieto e la trasmise via radio. A Erwing Rommel, il maresciallo delle Afrika Korps e uno dei maggiori esponenti nazisti, piacque e propose di inserirla nel programma musicale fisso. Divenne la sigla di chiusura delle trasmissioni. Da quel 18 agosto, tutti i giorni alle 21:55, cinque milioni di soldati spendevano qualche sospiro e qualche lacrima ascoltando la voce di Lale Anderden e riconoscendosi nel giovane poeta.(https://it.wikipedia.org/wiki/Lili_Marleen, https://www.lasepolturadellaletteratura.it/lili-marleen-storia-vera-marlene-dietrich/).

(3) Bill, detto anche ‘il biondo’ era Albino Gonano, comunista. Da che riporta Gianni Conedera nel suo ‘L’ultima verità, op. cit, p. 74-75, egli era sposato con Vilma Gonano, ed aveva avuto pure una bimba, ma questo non si deduce dalle fonti visionate da Marco Puppini, e decise di andare a vedere della piccola e della moglie. Allora i partigiani non avevano notizie delle loro famiglie e, dopo l’invasione cosacca, temevano che le loro donne venissero violentate e brutalizzate. Così pare che Albino Gonano fosse sceso dai monti per andare a casa sua per vedere la sua compagna di vita e sua figlia. Ma «poche ore dopo essere arrivato a casa, al mattino presto del giorno successivo, la casa di Truia venne circondata da truppe cosacche che avevano presumibilmente ricevuto precisa soffiata». A questo punto Albino, con le mani alzate, si consegnò al nemico. Era 16 febbraio 1945. (https://www.anpiudine.org/la-resistenza-in-friuli/1945-2/). Quindi, sempre secondo Conedera, fu portato al Comando cosacco di Comeglians dove fu brutalmente torturato, tanto da esser stato visto trascinato e sorretto per le braccia da due cosacchi, tanto era mal ridotto. Quindi passò tutta la notte gemendo e chiamando la madre. Ma, al mattino seguente, ricomparvero due cosacchi che lo ripresero e lo trascinarono via. Fu infine ucciso, a 26 anni, dai nazifascisti alla carceri di via Spalato ad Udine il 9 aprile 1945, insieme a Mario Foschiani, Guerra, ed altri carnici come, per esempio, Giovanni Maria (detto Giomaria) Ghidina di Forni di Sotto, Luigi Coradazzi da Socchieve, Valentino Monai di Amaro, Antonio Morocutti di Treppo Carnico, Elio Polo di Forni di Sotto ed Ennio Radina di Villa Santina. 

(4) In genere al processo, con l’imputato presente, seguiva subito l’esecuzione. Quindi non si capisce perchè per Olmo si parli di questo buco temporale, mai visto in altri casi. Ma relativamente alla storia della resistenza garibaldina carnica, molti problemi sono stati creati da sedicenti storici spesso di area cattolica, che non hanno contestualizzato, che non sapevano, che hanno dato per vere chiacchiere da bar, in particolare nel caso di noti esponenti comunisti, che si contavano sulle dita di una mano. Inoltre l’arte di sminuire e svilire chi non la pensa allo stesso modo è propria in Carnia di certa destra cattolica e non solo, che domina la scena dal secondo dopoguerra, secondo me, e se erro correggetemi. 

(5) Vorrei sapere quali cosacchi ed incontrati quando, hanno informato Gianni Conedera, più giovane di me e che non cita in genere le fonti, che Enno Radina, Barba, fucilato dai tedeschi alle carceri di Udine il 9 aprile 1945 con Albino Gonano, aveva detto, all’atto dell’arresto, che aveva ucciso lui Enore Casali per ordini superiori ricevuti. Secondo me Conedera non è qui credibile, come in altri casi, tanto da aver spinto Carlo Leschiutta, intendente di brigata della Osoppo in Carnia, a scrivere: “La resistenza sul massiccio dell’Arvenis. – Osservazioni e chiarimenti sul libro di Gianni Conedera ‘L’ ultima verità da Mirko al dopoguerra”, 2006, tiratura limitata e pubblicazione a spese dell’autore.

(6). Questo documento è riportato come vero in “Partigiani. La morte di ‘Olmo’ condanna ingiusta”, in: https://www.ilgazzettino.it/home/partigiani_la_morte_di_olmo_condanna_ingiusta_fine_novembre-829639.html, articolo datato 25 gennaio 2015 da Pier Arrigo Carnier, pubblicista, ora deceduto, che ha scritto una storia a mio avviso ben diversa da quella reale e, secondo don Moretti, sposando la versione nazista dei fatti, senza specificarlo. Il noto sacerdote sostiene però anche che in alcuni casi, il Carnier ha fornito documentazione interessante di provenienza tedesca. (cfr. https://www.nonsolocarnia.info/sulle-opere-di-pier-arrigo-carnier-note-metodologiche-in-particolare-da-mons-aldo-moretti/). Invece il Carnier spesso riportava solo pettegolezzi, se si trattava di partigiani carnici ma anche della montagna e pedemontana pordenonese. Vedasi come esempio il suo pessimo volume: “Cosacchi contro partigiani” Mursia editore, 2016. Ma per ritonare al documento da lui pubblicato, di cui dice di avere copia, esso è stato redatto il 2 dicembre 1944, quando Lizzero si era già ferito nell’incidente con la moto guidata da Angelo Cucito Tredici, e questo è certo, e Ninci non consta fosse con lui. Inoltre non si sa come potesse esser stato scritto dal comando della Divisione Garibaldi-Osoppo, quando Mario (Manlio Cencig), comandante della Divisione Osoppo e referente per il Comando di Coordinamento divisionale o unico, che esistette praticamente solo sulla carta, non era dove si trovava Lizzero, ma in altro luogo. Ed esisteva pure il comando unico della Pal Piccolo Carnia, guidato da Tredici, garibaldino, con Bruno, Terezio Zoffi, osovano, come vice, Romano Marchetti Cino da Monte, osovano, come delegato politico e Gracco Pietro Roiatti, garibaldino, come vice. Per dove si trovava Lizzero nell’ autunno – inverno 1944-1945, cfr., su www.nonsolocarnia.info, il mio: L.M.P. Risposta alla domanda di Strazzolini: “Ma dove si trovavano Berzanti e Lizzero” nell’inverno 1944-45?
Comunque Mario Lizzero, chiamato a testimoniare nel corso del processo ad Ines Rupil, come precisato da Marco Puppini, giurò che non aveva mai visto prima quel documento e che la firma non era sua, in sintesi che si trattava di un falso. E girarono anche falsi in quella lunga guerra a cui si aggiunsero quelli prodotti nel dopoguerra. 

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La foto che correda l’articolo, rappresenta la lapide sulla tomba di Enore Casali, ed è tratta da ‘L’ ultima verità di Gianni Conedera, op. cit. , p. 73. Come si nota dalla foto, sulla stessa sono riportati solo l’anno nascita e morte del Casali. L.M.P.

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