Leggo ancora una volta, come da anni faccio, testi e documenti sul fascismo, sul nazismo e sulla resistenza in particolare e, nelle storie partigiane, anche solo chiuse in aride comunicazioni come questa che vi propongo ora, incontro difficoltà diverse nella vita di Battaglioni e Brigate, ma anche, al di là delle parole, un sogno comune di un mondo migliore come diceva pure Bruno Cacitti, osovano, mentre una inenarrabile coltre di dolore ed un fiume di sangue coprivano l’Europa. (Cfr. su www.nonsolocarnia.info: Uomini che scrissero la storia della democrazia: Bruno Cacitti, Lena, osovano. Perché resti memoria.). Speriamo che ora più che mai la Ue rifletta sulla sua vera storia non quella politicamente manovrata, che cambia pure le carte in tavola, e sul valore incommensurabile per le popolazioni della pace. 

Lottavano per qualcosa quei ragazzi dell’Ozak che avevano detto no alla leva tedesca ed al nazifascismo e senza quel sogno non sarebbero andati avanti fra mille stenti (basta leggere Annibale Tosolini per capirlo) fra la possibilità di essere torturati o di morire od ambedue le cose per un ideale non certo per un vitalizio. Ed erano sloveni e slavi la cui terra avevamo invaso per il comodo nostro, ed erano friulani, giuliani, operai o militari italiani che si trovavano qui l’8 settembre 1943 e che dettero origine alle formazioni garibaldine ed osovane. Ma c’erano anche inglesi e americani che lottavano e soffrivano in quell’inverno pieno di neve, chiamati a combattere per la libertà dell’Europa, perché la resistenza fu europea, non dimentichiamolo.

E mi pare, leggendo, di sentire tutta quella fatica, quel dolore fisico, il freddo le armi la fame e la paura, talvolta le incomprensioni, e questo mi fa pensare a come possano essere rimasti questi partigiani quando il vento di una mezza restaurazione, quel vento che sapeva troppo di pensiero fascista mai cancellato, rincominciò a soffiare ancora feroce anche tramite le ‘interpretazioni’ storiche bislacche ad uso politico,  che hanno riscritto, in modo quasi direi surreale, vicende a tutti note allora, rispolverando un nuovo razzismo non verso l’ebreo ma verso lo slavo ‘sporco, rosso, comunista’. Basta leggere Romano Marchetti per capirlo, Romano che, solo per esser stato, lui organizzatore della Osoppo e tenente degli Alpini, favorevole al secondo Comando Unico e poi favorevole ad un governo realmente democratico, fu privato di qualsiasi funzione nella Osoppo a fine gennaio 1945 da don De Luca, che, non si sa con quale potere, lo invitò pressantemente ad andare a vedere della sua famiglia ed abbandonare la resistenza (Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel ‘900 italiano, IFSML, Kappa Vu ed. 2013, p. 149); fu pedinato dopo la fine della guerra (Ivi, p. 248); convocato in prefettura ed interrogato con la scusa di una vacca mancante di cui egli si era interessato per primo non avendola, evidentemente, sottratta lui,  (Ivi, pp. 249-250); fu sospettato di filoslavismo per essersi scusato ad Ugovizza, ove teneva la prima lezione di un corso per agricoltori, di non conoscere né lo slavo né il tedesco lingue madri degli abitanti del luogo;  fu fatto inginocchiare a Roma a giurare che non era comunista in quanto correva voce che fosse “sospetto di intelligenza con Tito e pericoloso in zona di confine” (Ivi, p. 177); ed infine diviso dalla famiglia con trasferimento immediato prima a Savona e poi per bontà e sperata redenzione a Treviso, a tirar quattro soldi per il lesso” (Ivi, p. 217)cioè per poter comperare almeno qualcosa da mangiare. E non fu mai comunista ma non odiava i comunisti e non accettava alcun razzismo né di piegare i suoi ideali al volere dominante e credeva intensamente nella Costituzione del 1948 e nell’ unione dei popoli verso la pace ed il progresso.

E amaramente scrive Marchetti relativamente alla fine della guerra: «dai nascondigli escono i furbi a preparare le trappole a scatto più o meno ritardato, ma di ciò è ignaro chi sogna un mondo rigenerato» (Ivi, p. 191).                                                                             Ma è anche vero che ideali diversi mossero quella lotta di liberazione, come ben si comprende dal volume a cura di Eric Gobetti, ‘1943- 1945 La lunga liberazione’ Franco Angeli ed., 2007, ma la maggioranza di questi giovani e giovanette, uomini  e donne lottarono per una società dove si potesse esprimere le proprie idee, ove la giustizia non fosse di parte, dove i politici rappresentassero i bisogni delle popolazioni, dove movimenti e gruppi potessero liberamente sorgere, dove una vita dignitosa fosse permessa a tutti, dove la menzogna di stato fosse bandita come la corruzione, e sognarono una nuova primavera. Ma poi tutto andò diversamente perché ci fu chi era ossessionato dal comunismo e dal dopoguerra ancor prima che si potessero capire gli esiti della guerra anche fra i partigiani osovani, almeno in Friuli.  

                                                                                                                 ____________

Per questo pubblico questo documento, non per polemica ma per far capire come si trovarono i garibaldini della Natisone, che non erano assolutamente tutti comunisti chiusi fra la fame, il freddo, un sogno e la maldicenza di alcuni osovani.

E nella nuova storia tirata a lucido e costruita anche sul frutto della maldicenza di allora, una cosa restò reale: che molti partigiani garibaldini ma qualcuno pure di altra formazione, che avevano tanto sofferto lottando, finirono stritolati in un ingranaggio politico di non poco conto senza averne colpa, in nome di una quasi restaurazione e del procedere per passi felpati, che l’Italia invero non meritava. Ora è chiaro che vi erano divergenze di idee all’ interno della resistenza sul dopoguerra, ma quello che è accaduto poi e che ha preparato a quello a cui siamo, piano piano giunti oggi, ha dell’incredibile. Fine di ogni sogno, ritorno indietro nelle impostazioni dello Stato, singoli che lo reggono sempre più, pare, rappresentando interessi propri e altrui ma non certo dei cittadini, spese folli militari (riarmo) e civili (vedi ponte sullo stretto), senza un disegno, senza una visione del domani.

Non vi è nessun motivo per dire che questo documento non sia vero, e neppure che, dato che è firmato dal Comando della Natisone, sia una mistificazione della realtà: è veramente quello che i vertici della Natisone, provatissimi dalla lotta come del resto Bolla, comandante osovano, per la fine della Zona libera del Friuli Orientale la cui esistenza ci fu nascosta per anni, scrissero, dopo quello che era stato loro comunicato. E che alcuni osovani parlassero male dei garibaldini non è un’invenzione.

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Il documento che qui propongo è quello con cui il Comando della Divisione Natisone comunica al Corpo Volontari della Libertà; alla Delegazione Triveneta Brigate “Garibaldi”; al Comitato di Liberazione Nazionale A.I. (Alta Italia); Al Comitato di Liberazione Nazionale P. (Provinciale) l’avvenuto passaggio della Divisione Garibaldi “Natisone” sotto il Comando Operativo del 9° Corpo d’Armata Sloveno e la situazione creatasi in seguito a tale avvenimento. Il documento è datato 21 dicembre 1944, e quindi successivo all’ incontro fra i vertici della 157a Brigata e la Missione inglese che ho già pubblicato nel mio: Laura Matelda Puppini. Porzus. Ma siamo proprio sicuri che nel caso dell’eccidio di Porzus il mandante fosse la Natisone? Secondo me no e, come scritto più volte, fu una idea di Giacca, che comandava i Gap. L’intero documento, con gli allegati, si trova in Archivio Istituto Gramsci. Roma – Veneto – Friuli – Friuli – Fondo BG – Sez IX – Cart 2 – Fasc 5: “Divisione Natisone”, è composto da 4 pagine numerate da 09508 a 09511 più 5 allegati numerati: il primo 09512 – il secondo 09513- il terzo 09514- il quarto 09515- il quinto 09516-09517 (composto da 2 fogli). Per quanto riguarda gli allegati, hanno anche altre fonti, e per quanto accaduto a Conegliano, esso è una comunicazione alla brigata “Picelli” di Furore della Anita Garibaldi, e non frutto di Ettore e Banfi. Ma passo subito al testo.

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«Corpo Volontari della Libertà – Divisione d’Assalto Garibaldi “Natisone”

COMANDO

N. 211 di prot.                                                                                                                                                     Zona 21/12/44

OGGETTO: Relazione.

AL CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ

ALLA DELEGAZIONE TRIVENETA BIRGATE “GARIBALDI”

AL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE A.I.

AL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE P.

LORO SEDI.

Si dà comunicazione dell’avvenuto passaggio della Divisione Garibaldi “Natisone” sotto il Comando Operativo del 9° Corpo d’Armata Sloveno e della situazione creatasi in questa zona in seguito a tale avvenimento.

La Divisione Garibaldi “Natisone” opera nel territorio che è notoriamente ritenuto zona d’operazione dell’Esercito Jugoslavo di Liberazione del maresciallo TITO e per esso del 9° Corpo d’ Armata Sloveno.

Abitata da popolazioni che parlano sloveno, la zona stessa è sotto il controllo del ‘Podrocje” (COMANDO SLOVENO REGIONALE) che si interessa di tutta l’attività militare, politica, economica e culturale. Si tratta cioè, della zona che ultimamente il Maresciallo TITO ha rivendicato come appartenete di diritto alla Jugoslavia (Benecja).

Oltre al riconoscimento di tale stato di fatto e al riconoscimento dell’Esercito del Maresciallo TITO come l’Esercito Popolare che per primo ha indicato la via dell’insurrezione contro il nazifascismo, realizzando così quegli ideali di democrazia e libertà che sono l’aspirazione di tutti i popoli in armi contro il comune oppressore, le ragioni di carattere militare che hanno determinato questo Comando ad accettare la dipendenza operativa del 9° Corpo sono le seguenti:

1° ) – unire le nostre forze con quelle dell’Esercito Jugoslavo di Liberazione nostro alleato più vicino;

2°) – rafforzare la lotta contro il comune nemico, attraverso un’unità di comando e d’impiego;

3°) – assicurare alla nostra unità, che opera in zona di interesse vitale per il nemico e dove quindi si può prevedere più violenta la sua reazione, la possibilità di appoggiarsi alle formazioni slovene, come le meglio inquadrate e le più provate dalla lunga lotta. –

Questo Comando eguale linea di condotta avrebbe adottato nei confronti di qualsiasi esercito alleato. Per incidenza si fa notare che la I^ Brigata “Osoppo” – secondo dichiarazioni esplicite del maggiore inglese Capo della Missione alleata in zona – dipenderebbe direttamente dal Comando Supremo delle forze alleate in Italia. L’unità di comando e di impiego delle forze garibaldine e slovene operanti nella stessa zona, nello spirito delle direttive emanate dal C.L.N.A.I., costituisce indubbiamente un rafforzamento della lotta comune per la liberazione di tutti i popoli.

D’ altra parte occorre tener presente la particolarità della nostra zona operativa: delimitata da vie di grande comunicazione stradale che conducono direttamente in Austria e attraversata dalla ferrovia Pontebbana lungo le quali si svolge notevole parte del traffico e del movimento di truppe nemiche rende molto problematica, per la sua ristrettezza e per la vicinanza di forti presidi nemici, la possibilità di sfuggire ad azioni di rastrellamento tendenti alla distruzione delle forze partigiane. (Es. Carnia).

La realizzazione di una unità di comando, che prevede un impiego organico di tutte le forze partigiane della zona, oltre a far sentire maggiormente il peso della nostra forza, contribuisce notevolmente a limitare le possibilità del nemico. Non è da escludersi il fatto che con questa unione si stroncano le mire reazionarie del nemico di seminare dissidi fra italiani e fra italiani e sloveni.

Queste sono state, in sintesi, le ragioni che hanno informato la decisione di questo Comando; si ritiene di essersi attenuti anche allo spirito e alle disposizioni emanate dal Corpo Volontari della Libertà.

Lungi dall’esser interpretato nel suo giusto valore, il passaggio alle dipendenze operative del 9° Corpo d’Armata Sloveno ha dato origine, in seno ai reparti della Brigata “Osoppo” operanti nella zona e conseguentemente nelle sue Organizzazioni del terreno, ad una campagna diffamatoria che ha avuto i suoi riflessi anche in sede di Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale.

Non trascurando alcuna occasione e travisando volutamente la realtà, si è iniziata in seno alle formazioni osovane e fra le popolazioni una propaganda tendenziosa diretta a dimostrare che:

1°) – i garibaldini hanno “tradito” gli interessi italiani, “vendendosi” agli sloveni;

2°) – i garibaldini appoggerebbero le “mire imperialistiche slave”;

3°) – i garibaldini, quali comunisti, favorirebbero i questo modo anche le mire imperialistiche dell’U.R.S.S.;

4°) – i garibaldini depaupererebbero la zona di generi alimentari per inviarli all’Esercito di Liberazione Jugoslavo;

5°) – i garibaldini avrebbero permesso la chiusura delle scuole italiane ordinata dalle autorità slovene;

6°) – i garibaldini avrebbero accettato passivamente il divieto di esposizione della bandiera italiana;

7°) – i garibaldini effettuerebbero azioni a volta inutili, a volta addirittura dannose perché provocano rappresaglie nei confronti della popolazione la quale viene sistematicamente spogliata e pregiudicano il lavoro di organizzazione dei reparti osovani (è quindi preferibile limitarsi ad azioni di sabotaggio, tener conto della popolazione e dei reparti, non escludendo la possibilità di venire a patti con il nemico per assestargli naturalmente “al momento opportuno” un “colpo decisivo”).

Praticamente si vuole screditare di fronte a tutti, le formazioni garibaldine, impugnando gli arcinoti motivi del “pericolo slavo”, dell’“imperialismo russo” del “comunismo” ecc. –

È bene precisare, senza prendere in seria considerazione alcune grosse e calunniose frasi che non hanno alcun fondamento, ma che risentono di scissionismo e che servono solo al gioco del nemico, quanto segue:

1°) – pur accettando la dipendenza operativa del 9° Corpo d’ Armata Sloveno, alle nostre formazioni è stato garantito il rispetto della nazionalità e dele caratteristiche italiane, restando le formazioni garibaldine legate agli interessi italiani. A tale riguardo si fa notare che le formazioni garibaldine, per lunghi mesi, sono state le uniche a rappresentare in questa zona la vera espressione dell’italianità.

2°) – Non è il caso di parlare di tradimento, essendo la nostra un’unione di forze e di intenti con un esercito alleato che ha dimostrato a tutto il mondo come si combatte il nazifascismo;

3°) – nessuno meglio dei garibaldini, che combattono fianco a fianco con un popolo fratello da oltre 15 mesi, può smentire le false affermazioni di “imperialismo slavo”;

4°) – in quanto all’ impoverimento della zona in favore degli sloveni, si può dichiarare che molto spesso, venuto a mancare alle formazioni garibaldine il necessario per vivere, esse hanno trovato tutto l’appoggio dele organizzazioni slovene;

5°) – non è mai risultato che da parte delle autorità slovene sia stata vietata l’esposizione della bandiera italiana. In quanto alla chiusura delle scuole, si precisa che alcune di esse sono state temporaneamente chiuse non perché vi si insegnasse la lingua italiana, bensì per il fatto che programmi e testi erano quelli fascisti e per di più gli insegnanti vi si attenevano strettamente, ignorando le nuove direttive impartite sull’insegnamento. La soluzione definitiva della questione dell’insegnamento, come di tutte le atre questioni interessanti le due nazionalità, è stata rimandata – di comune accordo – alla fine vittoriosa della guerra e si manifesterà con la libera decisione dei popoli;

6°) – non ci si soffermerà a condannare la mentalità attendista che serpeggia nelle file osovane (Vedi all. 5) in netto contrasto con le direttive del C.L.N.A.I. e già stigmatizzata dalla Circolare della Delegazione Triveneta delle Brigate Garibaldi dal titolo: “Opportunismo e lotta”;

7°) – la lotta ad oltranza condotta dalle formazioni garibaldine contro i presidi nemici non è solo un preciso dovere, ma un mezzo per procurare armi, munizioni e vestiario necessari alle formazioni stesse, private dal settembre scorso di qualsiasi aiuto. La mancanza di materiale esplosivo ha forzatamente limitato le azioni di sabotaggio.

Le ripercussioni e le conseguenze immediate di questa campagna si sono manifestate nei rapporti fra le nostre formazioni rispettivamente con la popolazione e con le formazioni della I^Brigata “Osoppo”.

Le popolazioni, istigate dagli osovani i quali dimostrano facilmente che gli attacchi dei garibaldini contro i presidi e le truppe nemiche in pattugliamento, si risolvono in esclusivo danno per le popolazioni stesse, rimproverano i garibaldini di attirare le rappresaglie nemiche.

Chi conosce l’importanza che assumono i rapporti fra la popolazione e partigiani può facilmente immaginare le conseguenze che ne derivano.

Le provocazioni verbali degli osovani sono in seguito degenerate in alcuni incresciosi incidenti che segnaliamo:

1°) pattuglie garibaldine fermate ed invitate ad allontanarsi dalla zona di “competenza” della Brigata “Osoppo” (vedi all.1);

2°) – prelevamento indebito di generi alimentari di proprietà della 157^ Brigata “Garibaldi G. Picelli” (vedi All.2);

3°) assassinio del compagno ALIGHIERI da parte di un patriota osovano (vedi alleg. 3);

4°) – assassinio di 4 appartenenti a formazioni garibaldine da parte di un Com.te osovano (vedi alleg. 4).

Questo Comando, nell’ unico intento di mantenere salda l’unità di lotta, ha preso tutte le misure affinché gli incidenti lamentati non trovassero la naturale reazione, tuttavia non si può fare a meno di rilevare che la causa di tali incidenti – in considerazione- del fatto che sono avvenuti successivamente al passaggio della Divisione Garibaldi “Natisone” alle dipendenze operative del 9° Corpo d’Armata Sloveno, va ricercata nella propaganda svolta in seno alle formazioni osovane, piuttosto che nelle iniziative individuali di elementi irresponsabili.

Per evitare errate interpretazioni si chiarificano pure le modalità di attuazione della mobilitazione ordinata in tutta la zona del 9° Corpo d’Armata Sloveno.

– I precettati si presentano davanti a una regolare commissione di leva mista italo-slovena;

– agli idonei è data piena facoltà di optare per le formazioni garibaldine o per quelle slovene.

L’esclusione delle formazioni osovane deriva dal fatto che il 9° Corpo d’Armata Sloveno non intende concedere la facoltà di mobilitare, nella sua zona operativa, a formazioni che non sono alle sue dipendenze.

Da presente documentata esposizione, possono trarre un giusto giudizio e risalire alle responsabilità.

Per quanto riguarda questo Comando, si precisa che soltanto lo spirito di unità di lotta che ha sempre animato le formazioni garibaldine, ha impedito finora che la campagna diffamatoria e gli incidenti trovassero un seguito.

Questo Comando manterrà sempre la stessa linea di condotta per il rafforzamento della lotta, e sarà sempre disposto a collaborare strettamente, come per il passato, con le formazioni osovane purché dimostrino di essere animate da quello spirito veramente democratico per cui devono combattere tutti i Volontari della Libertà.

MORTE AL FASCISMO: LIBERTÀ AI POPOLI!

               IL COMMISSARIO                                                                                                                                            IL COMANDANTE                                                                   VANNI                                                                                                                                                                                   SASSO»

(N.d.r. Il documento è privo di firme autografe).

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«ALLEGATO N.1

CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ

157^ BRIGATA GARIBALDI “G. PICELLI”

BATTAGLIONE “MANIN”.

COMANDO.

Zona li 3/12/1944.

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Riferiamo a codesto Comando che questa mattina una nostra pattuglia inviata a Subit, è stata fermata da elementi della Brigata “Osoppo” che proibivano il passaggio, dichiarando che tale zona era di loro competenza e per questo i garibaldini non potevano passare.

La pattuglia ha così dovuto raddoppiare il percorso per far ritorno alla base.

MORTE AL FASCISMO: LIBERTÀ AI POPOLI!

IL COMMISSARIO                                                                                                                                                    IL COMANDANTE

F/to MASSIMO                                                                                                                                                                  F/to ROCCO

P.C.C.

IL COMMISSARIO                                                                                                                                                     IL COMANDANTE

BANFI                                                                                                                                                                                    ETTORE»

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(N.D.R Massimo è Clodoveo Marini (Padoan Giovanni, Vanni, abbiamo lottato insieme. Partigiani italiani e sloveni al confine orientale, Del Bianco, 1965, p. 366); Rocco è Ferdinando Giorgiutti, nato a Savorgnano del Torre, Ivi, p. 367) Banfi è Vincenzo Marini (Ivi, p. 364) e Ettore è Gino Lizzero (Ivi, p. 365) rispettivamente Commissario politico e Comandante della Brigata Picelli delle Divisione Natisone, poi 157^ Brigata. L.M.P.).

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«ALLEGATO N .2.

DICHIARAZIONE

La sera del 25/11/1944 alle ore 20 circa, si sono presentati al nostro pastificio 30 uomini per prelevare pasta e farina.

Pur essendo ad essi notificato che pasta e farina giacenti, erano già destinate alla 157^ Brigata Garibaldi “G. Picelli”, i suddetti uomini hanno prelevato 50 Q.li di farina per pastificazione con relativi 50 sacchi e 22/21 Q.li di pasta con relativi 43 sacchi e due cassoni.

Per la merce prelevata, hanno rilasciato un buono intestato alla Brigata “Osoppo”.

Cortale 29/11/1944                                                                                                                                                        P. Barberini

                                                                                                                                                                                               F/to Signori

P.C.C.

IL COMMISSARIO                                                         M.F. – L.P.                                                                        IL COMANDANTE

BANFI                                                                                                                                                                                      ETTORE».

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«ALLEGATO N. 3

ESTRATTO dal foglio N. 00466 del 3/12/1944.

Il Patriota DE SILVA reo di omicidio è l’assassino del Compagno ALIGHIERI, appartenenti a formazioni garibaldine.

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Il Delegato politico                                                                                                                                                               Il Comandante

F/to Paolo                                                                                                                                                                                   F/to Bolla

P.C.C.

IL COMMISSARIO                                                                                                                                                          IL COMANDANTE

BANFI                                                                                                                                                                                          ETTORE»

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(N.d.r. qui Paolo è Alfredo Berzanti della 1a Brigata Osoppo e Bolla è Francesco De Gregori della 1a Brigata Osoppo; Banfi è Vincenzo Marini ed Ettore è Gino Lizzero Commissario e Comandante della Brigata Picelli della Divisione Natisone. Su detto processo ho riportato pure su www.nonsolocarnia.info nell’articolo intitolato: Confutando Strazzolini. Secondo un documento, Alfredo Berzanti (Paolo) non si trovava a Topli Uorch (Porzus) il 2 febbraio 1945. un documento dal fondo Lubiana, omettendo il nome del partigiano, che era riportato qui come là, firmato da Bolla ed Enea e datato Z.O. 2/2/45, in cui vengono descritti i fatti e le responsabilità e si legge che il partigiano che aveva sparato all’altro era osovano. Detto documento è firmato da Bolla ed Enea con firma autografa. L. M.P.).

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«ALLEGATO N. 4

RELAZIONE dei responsabili del terreno del Btg. “Anita Garibaldi”.

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Io FURORE responsabile del terreno del Btg. “Anita Garibaldi” dichiaro che il giorno 21/11/1944 a Conegliano si è presentato da me il Patriota Goi, Com. te del Btg. Montenero della “Osoppo”: egli mi ha chiesto 4 uomini che insieme a due squadre osovane avrebbero dovuto partecipare ad un’azione. Io ho provveduto ad inviare i 4 uomini, i quali al loro ritorno hanno riferito che:

1°) – al luogo convenuto hanno trovato solo il Com/te Goi, mentre le squadre osovane non si sono presentate.

2°) – IL Goi ha condotto i 4 uomini presso la casa da dove sono usciti due uomini contro i quali egli ha sparato da due metri uccidendoli sul colpo.

3°) – Il Goi alle domande dei 4 Compagni circa l’identità degli uccisi ha detto che si trattava di traditori.

4°) – Il Goi in seguito accompagnato dai 4 compagni si è recato in un’osteria dove dopo pochi minuti sono giunti due giovani. Il Goi si è avvicinato ad essi e, dopo aver scambiato poche parole ha estratto la pistola e ha sparato su di essi: uno è caduto a terra morto, l’altro è riuscito a fuggire, ma il Goi raggiuntolo nel vicino fienile lo ha ucciso.

Il giorno dopo io mi sono interessato di conoscere l’identità dei quattro uccisi ed ho appreso che dai documenti trovati sui loro cadaveri essi risultano essere 4 compagni garibaldini.

MORTE AL FASCISMO: LIBERTÀ AI POPOLI!

Zona, lì 23/11/1944                                                                                                                                                                     F. to Furore

P.C.C.

IL COMMISSARIO                                                                                                                                                                      IL COMANDANTE

BANFI                                                                                                                                                                                                         ETTORE»

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(N.d.r. Le fonti su cui si basa Tommaso Piffer per sostenere che i fatti avvennero a Conoglano sono “Libro storico della Parrocchia di Cassacco, 21 novembre 1944, in Archivio parrocchiale di Cassacco, Libro storico della Parrocchia di Treppo Grande, p. 165, in Archivio parrocchiale di Treppo Grande e Storia della vicaria di S. Marco di Raspano (1912-1958), p. 13, in IFSML, fondo Diari storici parrocchiali, busta 1, fascicolo 11, e …». Stralcio di lettera datata 18.11.1944 (Uff. Post. Mitt. Palmanova 21.11.44) diretta dal Munaretto Alessandro dtm Caserma Piave Palmanova a famiglia Borsetti [sic] Angelo Via san Martino 10 Sacile, in ANPI Udine, busta 105, fascicolo 17 e in originale in ACS Udine, fondo Prefettura, busta 39, fascicolo 11. Ma si sa da Liliana Ferrari che diari parrocchiali furono pure redatti dopo la fine della guerra, per pressante richiesta dell’Arcivescovo (Liliana Ferrari, Il clero friulano e le fonti per la sua storia, in: AA.VV., La Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli, IL Mulino ed., 2013, pp. 232-233), che per Giorgio Gurisatti: nel verde la speranza, Apo, 2003, Goi era sempre stato con lui nella ritirata, e pare abbia una forte tendenza a sottolinearlo  e si trovava in quella data, ancora in zona Anduins (Vito d’Asio) senza però altre fonti di alcun tipo (p.161), che il btg. “Anita Garibaldi” faceva parte della Picelli (http://archivioresistenza.fondazionegramsci.org/resistenza-gramsci/detail/IT-GRAMSCI-HIST0004-0000496/Friuli-divisione-Natisone.html?index=0&startPage=0&query=&jsonVal=%7B%22jsonVal%22%3A%7B%22query%22%3A%22*%3A*%22%2C%22startDate%22%3A%22%22%2C%22endDate%22%3A%22%22%2C%22fieldDate%22%3A%22dataNormal%22%2C%22_perPage%22%3A20%2C%22archivio%22%3A%22%5C%22Brigate+Garibaldi%5C%22%22%2C%22enti%22%3A%22Comando+generale+delle+brigate+Garibaldi.+157%C2%AA+brigata+Garibaldi+G.+Picelli.+Battaglione+Manin%22%7D%7D&orderBy=&orderType=asc). In: https://www.reteparri.it/wp-content/uploads/ic/RAV0068570_1950_4-9_12.pdf pp. 59 – 60 viene segnalata una Brigata Anita Garibaldi operativa in Friuli. L.M.P.).

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«ALLEGATO N.5

VERBALE DI INTERROGATORIO del Patriota Ermes della I^ Brigata “Osoppo”.

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Il giorno 10/12/1944, in Cornappo, due compagni del 1° Btg. Sloveno Za Zap Primorsko sono stati fermati dal patriota Ermes della I^ Brg. “Osoppo”, Btg. “Scuola”. Il Patriota Ermes ha espresso ai due compagni la sua disapprovazione per il fatto che essi, pur essendo nati in territorio italiano ed educati in Italia, facessero parte di formazioni di combattimento sloveno. Ha dichiarato ad essi, come risulta dall’accluso rapporto che i Garibaldini della divisione d’assalto Garibaldi “Natisone” non sono veri italiani e che non combattono per la libertà, ma per gli sloveni ed i comunisti. Ha detto, inoltre, che i veri italiani non sono quelli che si fregiano con la stella rossa, ma quelli che portano il tricolore. In seguito, dop oaver chiesto ai due compagni se essi fossero mobilitati o volontari, ha terminato invitandoli a raggiungere le formazioni osovane, seguendo l’esempio di altri partigiani, perché solo in quelle essi avrebbero potuto combattere per la vera libertà.

Ha aggiunto, infine, che nelle formazioni osovane non avrebbero trovato i commissari i quali fucilano quelli che non condividono le loro idee.

In seguito al rapporto dei due compagni sloveni, questo comando ha provveduto al fermo del Patriota Ermes, il quale alla contestazione in quanto sopra esposto, ha fatto le seguenti dichiarazioni:

DICHIARAZIONE

Io sottoscritto Patriota ERMES della I^ Brg. “Osoppo”, interrogato dal Comando della 157^ Brg. Garibladi “G. Picelli”, dichiaro quanto segue:

1°) ho fermato il giorno 10/12/1944 in Cornappo, due compagni sloveni con i quali ho avuto una conversazione, richiedendo loro viarie notizie di carattere militare e politico. Ho avuto con essi una discussione come sopra esposto, riguardo alla quale preciso quanto segue:

2°) – personalmente ritengo che bisogna combattere i fascisti e non il fascismo; il fascismo ha una sua teoria, il corporativismo, che in certi punti è buono, in altri condannabile e che bisogna combattere ciò che è stato praticato dai fascisti e non la teoria, che ha qualche cosa di buono;

3°) – per quanto riguarda la frase contestatami “”” i garibaldini non combattono per la vera libertà””” preciso che la libertà, nel senso più lato della parola, non può trovare una soluzione completa secondo il punto di vista dei comunisti; io nel discorso tenuto agli sloveni ho sostituito la parola “garibaldini” a quella di “comunisti” in conseguenza dell’errato concetto in uso nelle formazioni osovane per cui i due termini si equivalgono;

4°) – per quanto riguarda la lotta che i garibaldini conducono a fianco degli sloveni, non riesco a capire come degli italiani riescano a mettersi sotto gli ordini di ufficiali sloveni cioè di TITO, per favorire pretese politiche e territoriali slovene;

5°) – non ho affermato che i commissari delle brigate garibaldine cercano di eliminare gli elementi che non la pensano come loro, ma che essi non godono dei loro favori: questa convinzione si è derivata dal racconto di un ex garibaldino passato nelle file osovane, il quale, ex carabiniere, avrebbe riferito che all’atto del suo passaggio nelle formazioni osovane, sarebbe stato minacciato da un commissario;

6°) – ritengo che non tutte le azioni delle formazioni garibaldine abbiano un certo valore (ad eccezione di quelle di sabotaggio) es. attacco la presidio di Faedis composto di 100 cosacchi: perché queste azioni fanno scaturire azioni di rappresaglia contro i partigiani tutti che provocano disorganizzazioni di comandi e basi e razzie ai danni delle popolazioni;

7°) – ritengo, invece che bisogna lasciare la zona tranquilla per i nostri rifornimenti e per le popolazioni, e, in determinate circostanze, stabilire se è necessario degli accordi o delle tregue con il nemico per poi sferrargli un colpo decisivo;

8°) – mi sono interessato per motivi miei personali se i compagni da me fermati fossero mobilitati o volontari.

Zona, li 12/12/1944.                                                                                                                                                       In fede

                                                                                                                                                                                   F/to Patriota Ermes

P.C.C.

IL COMMISSARIO                                                                                                                                                      IL COMANDANTE

BANFI                                                                                                                                                                                       ETTORE.»

(N.d.r. Ermes della prima brigata Osoppo potrebbe essere Guido Pasolini. L.M.P.).

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Per ora mi fermo qui, concludendo questo testo con le immagini dell’allegato n. 4.

 

Per continuare un dibattito.

Laura Matelda Puppini 

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/07/documento-Conegliano746-scaled.jpg?fit=1024%2C616&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/07/documento-Conegliano746-scaled.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSenza categoriaLeggo ancora una volta, come da anni faccio, testi e documenti sul fascismo, sul nazismo e sulla resistenza in particolare e, nelle storie partigiane, anche solo chiuse in aride comunicazioni come questa che vi propongo ora, incontro difficoltà diverse nella vita di Battaglioni e Brigate, ma anche, al di...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI