Ci sono articoli sfuggiti al cassonetto, tra i miei ritagli, che letti dopo qualche anno impensieriscono e fanno capire alcuni aspetti politico- economici della guerra in Ucraina, a cui altrimenti oggi non penseremmo. Uno è di Manlio Dinucci da ‘Il Manifesto’, e l’ho già riportato su www.nonsolocarnia.info, con titolo: “Propongo un vecchio articolo che parla già di armamenti e Nato, Russia, Ucraina, Ue, Usa per incominciare a capire i contesti, uno è il recentissimo di Pierre Rimbert, che ho riportato sempre sul mio sito con titolo: “Ucraina, un vecchio accordo con la Ue, il friend- shoring, affari possibili, ed altro ancora” che vi invito a leggere se non lo avete già fatto, se volete essere realmente informati e non, come pare, gabbati da una stampa per lo meno discutibile, ed uno è questo: “La guerra dimenticata, Kiev nella morsa di Usa e Russia”, di Yurii Colombo (1), pubblicato da ‘Left’ sul numero del 2 febbraio 2018. E lo strano è che, da questi articoli, in particolare da quest’ ultimo, pare che chi voleva la pace, fino all’invasione, sia stata sempre la Russia, ora rappresentata come il Babau di turno.

Questi articoli hanno il pregio di darci una serie di informazioni che, tassello dopo tassello, si uniscono ed intersecano come in un puzzle, a creare quadri sempre più chiari ed esaustivi dei contesti in cui la guerra Russia – Ucraina è iniziata e permane, e ci indicano, pure, quali siano e sono stati gli obiettivi di chi muove i fili: e pare siano gli Usa, la Nato e la Ue, in primo luogo, seguiti dalla Russia. E se erro correggetemi.  E non ditemi che sono filo uno o l’altro, io sono solo una persona di 71 anni, che ho a cuore i miei figli e nipoti, che mi informo, leggo stampa diversa, so pensare, so contestualizzare, mantengo articoli che mi interessano e sono già stanca di fare conti al centesimo, spegnere luci e patir freddo. E se si accetta che, comunque, alla base di questa situazione vi è il discorso delle materie prime del globo e l’accaparrarsi dei mercati, forzandoli, da parte degli Usa come dei paesi nordici della Ue, insomma di aspetti legati alla finanza che ‘uccide’ non solo metaforicamente, anche la capacità di discernere, la solidarietà, l’umanità, le persone, che crea nuovi ‘schiavi’, ‘schiavisti’ e poveri a bizzeffe, allora capiamo anche che per noi italiani il futuro che si prospetta sarà durissimo. E scusatemi se io penso così, e se pensate che sbagli scrivetemelo.  

Ma per ritornare all’articolo di Colombo,datato 2018, sull’ Ucraina, che vi sto per proporre, già il sottotitolo prepara al contenuto: «La popolazione è allo stremo. Ogni giorno deve fare i conti con la continua svalutazione della moneta e salari da fame. Mentre prosegue sotto traccia il conflitto con i secessionisti filo – russi, Poroshenko manda in rovina i minatori e il Paese acquistando carbone in nord America». Quindi uno, dopo aver letto solo queste parole, si conferma nell’idea che la guerra attuale è manovrata dai mercati e dagli interessi americani – Ue, che spazzano tutti, anche parte di noi europei. E se erro correggetemi. Ma passo subito all’articolo, che ricordo esser stato pubblicato oltre 4 anni fa.

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«Per comperare un euro oggi a Kiev ci vogliono 35 grivne, la divisa (sic! Ma è la moneta) locale ucraina. Tutte le mattine la gente alza gli occhi verso i tabelloni dei cambiavalute che si trovano ad ogni angolo di strada per osservare il corso delle monete. Per capire il motivo basta qualche cifra: la grivna dal 2014 a oggi si è svalutata del 350%, il Pil pro capite ucraino è di 2.200 euro l’anno e, se calcolato a parità di potere d’acquisto, non raggiunge i 7 mila euro, come nelle Filippine e in Congo.

“Appena la stagione lo consentirà nel week end andrò in dacia a coltivare il mio pezzetto di terra”, dice Nadia, 30 anni, ragazza – madre, impiegata in banca, 300 euro al mese di stipendio. L’economia naturale qui esiste sin dai tempi dell’Unione Sovietica. Nelle casette fuori città la gente coltiva patate, pomodori, cetrioli, uva: ma non è un hobby, è un modo per mettere in tavola qualcosa.

Il Paese arranca spossato. Dal 2014 Unione europea e Fondo monetario internazionale hanno fatto piovere sull’ Ucraina oltre 10 miliardi di dollari (alla fine dovrebbero essere più di 22 miliardi) in cambio delle solite medicine neoliberiste: “Riforma” delle pensioni, tagli alla sanità, lotta alla corruzione.

Il presidente Poroshenko, oligarca e padrone del gigante dolciario Roshen, si è ben guardato dall’ attuare il piano. “Oggi già più del 30% delle famiglie non paga le bollette, figuriamoci se può sopportare qualsiasi taglio” ci dice un funzionario alla sede del sindacato. Ma prima o poi è inevitabile. Poroshenko, il “re del cioccolato”, dovrà metter mano all’ aumento dell’età pensionabile, che qui è ancora “sovietica”: le donne vanno in pensione a 55 anni, gli uomini a 60. Il che è anche normale, visto che l’aspettativa di vita è di soli 71 anni.

Per quanto riguarda la corruzione, non c’è sfera della vita sociale che non ne sia affetta.  Vera è chirurgo dermatologo all’ ospedale pubblico di Cernigov, città natale di Angelica Balabnoff, la grande socialista per qualche tempo amante di Mussolini. “Al cambio attuale non guadagno 200 euro al mese. È inevitabile che debba farmi pagare ogni intervento” commenta amara.

“E poi il primo ad essere corrotto è il governo” aggiungono alla sede del sindacato di Kiev. Non si tratta del solito: “Piove governo ladro” o dell’indice di trasparenza che colloca comunque l’Ucraina al 131esimo posto di questa speciale classifica mondiale.

Michail Volynez, capo del sindacato indipendente minatori, fa l’esempio del suo settore: “Poroshenko compra il carbone dagli Stati Uniti che paga 110 dollari a tonnellata contro i 70 del costo di quello ucraino. Ma intanto qui si chiudono i pozzi e non si pagano i salari”. Il cerchio si chiude benissimo: Trump “aiuta” L’Ucraina vendendole carbone nordamericano, l’Ucraina a sua volta lo paga con i prestiti ottenuti dal Fondo monetario internazionale mentre i minatori ucraini restano senza lavoro.

Ma la Ue e il Fmi per ora sono disposti a chiudere tutti due gli occhi fino a che l’Ucraina combatte la sua guerra nel Donbass contro i secessionisti filo- russi delle repubbliche popolari del Donetsk e Lugansk. Già, la guerra. La guerra che infiammò l’Ucraina orientale nel 2014 è proseguita sotto traccia sino ad oggi. Nel 2017 ci sono stati nel Donbass oltre 200 morti e 40mila violazioni della tregua, ha calcolato l’Ocse.

“Effettivamente nell’ultimo anno attraverso il ‘Formato Normandia’, l’Unione europea e la Russia stavano cercando di arrivare alla pace, lo scambio dei prigionieri avvenuto a dicembre ne è la prova”, sostiene Volodomyr Ischenko, docente di sociologia a Kiev, e animatore della rivista della sinistra alternativa Commons. 2Parte dell’amministrazione Usa e il governo ucraino però non hanno intenzione di raggiungere la pace”.

Gli americani non vogliono un asse Europa – Russia e Poroshenko perderebbe qualsiasi alibi, il nazionalismo gli fa comodo, tiene insieme il paese” continua Ischenko.

Un’ipotesi […]  si era fatta strada lo scorso ottobre (2017 ndr.) quando Merkel e Putin si erano accordati per proporre una risoluzione all’Onu che prevedesse una sorta di forza di interposizione Ocse da dislocare su tutto il territorio dele repubbliche popolari. Si sarebbe fatto un passo deciso per l’implementazione degli accordi di Minsk e verso la pace, ma dalla Casa Bianca è arrivato un secco no. Poche settimane dopo Washington ha fornito a Kiev una grossa partita di mitragliatrici ad alta precisione M107A1 e si prepara a fornire micidiali missili anticarro Javelin. Secondo Kurt Volker, ex plenipotenziario della Nato e ora impegnato a tempo pieno sul fronte ucraino, “gli Javelin potrebbero cambiare i rapporti di forza in campo nell’ Ucraina orientale”.

Neppure le due “repubbliche ribelli” se la passano bene. Dopo che le formazioni di destra ucraine dal febbraio scorso hanno bloccato il transito a convogli commerciali verso l’Ucraina, la situazione economica, nelle due repubbliche autoproclamate, è sempre più difficile. “Molti giovani – conferma Ischenko – se ne sono andati da Donetsk, non c’ è più lavoro. Chi va a lavorare in Russia, nella vicina Rostov, sul Don, chi in Ucraina facendosi ospitare da parenti ed amici”. Non a caso le carovane russe di aiuti umanitari, dall’ estate, sono tornate a fare la spola tra Mosca e le due repubbliche.

In questo quadro non può stupire che le forze neofasciste e di estrema destra ucraine stiano crescendo. Lo scorso 14 dicembre (2017 ndr) i gruppi neofascisti hanno organizzato la loro più grande manifestazione della storia: circa 50mila persone inquadrate militarmente hanno sfilato per Kiev in occasione dell’anniversario della creazione, nel 1942, dell’esercito insurrezionale ucraino di Stepan Bandera.

Bandera, a differenza di quanto ha sostenuto Paolo Mieli sulle colonne del Corriere della Sera il 27 dicembre scorso (2017 ndr), non è quel nazionalista “terzocampista” senza macchia che avrebbe combattuto simmetricamente sia il nazismo che lo stalinismo nella Seconda guerra mondiale.

Bandera ed il suo gruppo non furono altro che la variante di tante formazioni di estrema destra che infestarono l’Europa orientale tra le due guerre come gli Ustascia di Ante Pavelic, segnate da radicamento nel mondo agrario, tradizionalismo, xenofobia, antisemitismo e culto della gerarchia.
Bandera collaborò apertamente con l’occupazione nazista dell’Ucraina e venne fatto arrestare dai tedeschi solo quando dichiarò a Leopoli l’indipendenza e l’intenzione di creare uno Stato satellite filo- tedesco, che però non era nei piani di Hitler.
Durante il conflitto le sue guarnigioni riuscirono a farsi ricordare dalla popolazione polacca, macchiandosi di atrocità contro la popolazione locale, le minoranze nazionali presenti nell’ Ucraina occidentale, trucidando, nelle zone sotto il loro controllo, oltre diecimila persone.

 A Mieli varrà la pena di ricordare che, nel 1944, quando i tedeschi persero l’Ucraina, Hitler fece liberare Bandera per sguinzagliarlo contro i russi.  

Le formazioni neonaziste ucraine odierne che fanno riferimento a Bandera come Pravy sektor o Svoboda si distinguono per gli assalti ai club animati da gay, per le provocazioni contro i militanti di sinistra e per il disprezzo nei confronti del “cosmopolitismo”.

In un rapporto pubblicato dall’ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, si afferma che il battaglione Azov, uno dei reparti militari dell’estrema destra nella guerra del Donbass, “commette regolarmente crimini di guerra: saccheggio, pestaggio di civili, tortura, violenza sessuale”. Ciò significa che a Kiev regni il fascismo? “Il regime di Poroshenko non è fascista – riflette il professor Ischenko – perché il fascismo è basato su uno Stato forte e sulla distruzione del movimento operaio. E in Ucraina non esiste né l’uno né l’altro.

Non più tardi di una settimana fa comunque, il commando neonazista C14 ha attaccato una manifestazione in ricordo degli omicidi (ancora rimasti impunti a nove anni di distanza) di Stanislav Markelov e Anastasia Baburova, due giovani giornalisti e attivisti umani russi che avevano denunciato il ruolo dei gruppi neofascisti nel loro Paese.

Alcuni attivisti di sinistra sono stati minacciati di morte, accusati di essere “servi di Putin” e dopo esser stati picchiati, hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere, mentre la polizia osservava il tutto senza intervenire.
“Il fascismo non c’è ancora – conclude Ischenko – ma se la crisi economica e sociale del paese non troverà una soluzione, visto che la vecchia sinistra del Partito comunista è del tutto screditata, l’estrema destra continuerà a crescere e trovare consenso”».

Yurii Colombo, Left 2 febbraio 2018.

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Adesso capiamo pure da dove è nata la moda di definire uno ’filo putinano’ e ci chiediamo pure perché la nostra stampa pare che ci abbia più infinocchiato che informato, sdoganando attraverso mogli e compagne, persino il battaglione Azov, mentre ora si narra la favola che Putin ha sanzionato noi con gas e petrolio, appena tagliato, mentre è stata solo e sempre la Ue a ridurci alla povertà energetica, per le sue fisse delle sanzioni a Putin, che potrebbero solo far comodo a Biden, una Ue che ci affama per acquistare armi. O tempora o mores! Almeno apriamo gli occhi, ma mi pare, per fortuna, che il popolo italiano li abbia già aperti.

Senza offesa per alcuno e che, di fronte all’ignavia dei potenti, Dio ci aiuti.

Laura Matelda Puppini .  

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(1) Yurii Colombo è un giornalista freelance residente a Mosca che ha collaborato con “Il Manifesto” e lavora per altre testate italiane e internazionali. Appassionato di storia e cultura russa e dei paesi ex-sovietici, recentemente ha scritto Svoboda. L’Ucraina tra l’espansionismo della Nato e l’egemonismo russo (Castelvecchi, 2018), La sfida di Putin. Come cambierà la Russia (Manifestolibri, 2018). (https://ogzero.org/autore/yurii-colombo/. Su questo sito troverete anche suoi articoli recentissimi sulla guerra Russia – Ucraina).

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Altri articoli sull’Ucraina presenti in questo sito.

Ucraina, un vecchio accordo con la Ue, il friend- shoring, affari possibili, ed altro ancora.

Donatella Di Cesare. Manifestare per la pace e fermare questa follia. Da Il F.Q. 8-10-22.

Storia di gas tra Russia ed Ucraina e di un rigassificatore tutto italiano. Da Report 2014.

Mao Valpiana. La guerra giusta è sbagliata.

E andremo a finire, in Italia, al 1929 grazie all’Ucraina, all’Unione Europea ed agli Usa, alla Nato ed alla Russia.

Italia fra sanzioni a se stessa e strane politiche. Dove andremo a finire?

Propongo un vecchio articolo che parla già di armamenti e Nato, Russia,Ucraina, Ue, Usa per incominciare a capire i contesti.

Guerra in Ucraina. L’importanza dei contesti e dei possibili motivi e per la pace.

La Resistenza italiana nel 1943- 1945 e l’opposizione ad una invasione da parte dell’esercito regolare ucraino sono la stessa cosa? Ma nemmeno per sogno.

Quattro considerazioni criticabilissime in margine al 25 aprile 2022.

21 minuti di analisi lucidissima sulla guerra in Ucraina di Vincenzo De Luca governatore della Campania.

Laura Matelda Puppini. Considerazioni su una guerra evitabile.

Pensieri sulla bomba atomica. Da un testo di Arundhati Roy. Non per spaventare ma per riflettere.

East Journal. Qualche buon libro per capire la situazione in Ucraina.

Guerra: invitiamo i nostri governanti a muoversi per la pace, unica garante di prosperità per tutti.

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L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: “https://ogzero.org/ucraina-frenetici-dialoghi-tra-sordi/”, e l’ho scelta perchè per me rappresenta come è stata ridotta la nazione Ucraina fra lotte intestine ed interessi altrui, e con un Presidente che farebbe meglio a por fine a questa insulsa guerra, che però ha avuto le sue premesse sotto un altro governo ed ha una lunga storia alle spalle, pure di ingerenze straniere. (Cfr. Ucraina l’altra verità, you tube, https://www.youtube.com/watch?v=XOqq9ALn1Tw).  E senza voler trattare la pace, nulla è possibile. E non si spinge nessuno alla pace inviando armi, ma si favoriscono solo i macelli. L.M.P.

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/12/colombo-kiev-1210x423-1.jpg?fit=801%2C411&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/12/colombo-kiev-1210x423-1.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSenza categoriaCi sono articoli sfuggiti al cassonetto, tra i miei ritagli, che letti dopo qualche anno impensieriscono e fanno capire alcuni aspetti politico- economici della guerra in Ucraina, a cui altrimenti oggi non penseremmo. Uno è di Manlio Dinucci da ‘Il Manifesto’, e l’ho già riportato su www.nonsolocarnia.info, con titolo:...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI